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Autore: fennec    08/02/2015    1 recensioni
Harriet rispose all'abbraccio con un sospiro. Non c'era bisogno di chiedere niente.
Sapeva bene che a John non servivano racconti di mostri o storie dell'orrore per non riuscire a prendere sonno. Non quando i mostri esistevano davvero e vivevano a casa loro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Harriet Watson, John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A window to the past - A study in Watson'
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Ti proteggo io
Ti proteggo io










- Harry? - la timida voce di suo fratello la raggiunse dalla porta. 
- Cosa c'è, John? -
- Non riesco a dormire. Posso stare un po' qui con te? -
I piedi scalzi, un pigiama con le macchinine e due occhi azzurri che supplicavano conforto. Harry non poté fare a meno di pensare che suo fratello sapeva essere estremamente tenero, quando ci si metteva d'impegno, un vero e proprio cucciolo. Ma forse sarebbe dovuto essere proprio quello: a otto anni si ha ancora tutto il diritto di essere cuccioli... o no?
- Brutti pensieri? - chiese.
Lui fece di sì con la testa.
- Vieni qui, Johnny boy - lo invitò, facendogli spazio nel suo letto.
Un sorriso e suo fratello la raggiunse di corsa sotto le coperte.
Per un attimo vi fu un leggero imbarazzo e mantennero le distanze. Ma appena la ragazza alzò una mano per accarezzare i capelli biondi del bambino, questi l'abbracciò forte, stringendosi al suo petto. Harriet rispose all'abbraccio con un sospiro. Non c'era bisogno di chiedere niente.
Sapeva bene che a John non servivano racconti di mostri o storie dell'orrore per non riuscire a prendere sonno. Non quando i mostri esistevano davvero e vivevano a casa loro.
Come era già successo anni prima a lei, anche suo fratello aveva imparato a temere i passi pesanti e incerti di loro padre che saliva ubriaco le scale, i pianti della mamma che scoppiavano all'improvviso quando credeva che nessuno potesse sentirla, le urla e il rumore delle bottiglie rovesciate e i lividi che la mamma cercava di nascondere la mattina dietro a strati improbabili di trucco. Era passato così tanto tempo da quando per la prima volta aveva sentito il papà picchiare la mamma che Harry non sapeva nemmeno dire da quanto le cose continuassero così. E se si chiedeva per quanto tempo avrebbero ancora potuto continuare così, le veniva male al cuore.
- Harry, tu dici che c'è qualcosa di sbagliato in me? - la voce di John la strappò improvvisamente da quei tristi pensieri.
- Qualcosa di sbagliato in te? Certo che no, Johnny! Ma cosa ti salta in testa? Perché me lo chiedi? -
- E' che papà... papà è sempre così arrabbiato. E' per colpa mia? -
Harriet si scostò un attimo da suo fratello, per guardarlo negli occhi.
- Ascoltami bene, John: quello che fa papà non c'entra niente con te, mi hai capito? Lui non è arrabbiato o... lui non picchia la mamma perché... non è colpa di nessuno! Anzi, è solo colpa sua, mi hai capito? Papà beve e quando beve fa cose cattive. Ma non è colpa tua e nemmeno della mamma, non è neanche colpa mia, è solo colpa sua, mi hai capito? Tu non c'entri nulla, è solo colpa sua, ok? -
- Papà è cattivo? Come i cattivi delle fiabe? - i suoi occhi azzurri sembravano dover digerire qualcosa che era più grande di loro.
- Beh... lui fa delle cose cattive, cose che non dovrebbe fare... Ma adesso basta pensare a queste cose! Dai, vieni qui, che ti racconto una storia! -
Ma negli occhi di John si era accesa una luce strana.
- Papà è cattivo - disse ancora tra sé.




Erano giorni che papà era fuori casa. Negli ultimi mesi succedeva sempre più spesso. Se ne andava la sera senza dire niente a nessuno e poi non lo si vedeva per dei giorni interi.
Harriet sapeva che prima o poi se ne sarebbe andato e non sarebbe più tornato. In effetti, lo sperava. Ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe successo in quel modo.
Stavano cenando quando sentirono girare la chiave nella serratura. Si guardarono spaventati e mamma spense subito la televisione.
Nel momento stesso in cui la porta della cucina si aprì con un cigolio sinistro, un disgustoso puzzò d'alcol inondò la stanza. Mamma scattò in piedi, nervosa. - Norman? -
- Sembri stupita di vedermi, Rose. Si direbbe quasi che non sono tuo marito -
Harry vide sua mamma tremare, nonostante cercasse di nasconderlo.
- Allora? Che accoglienza è mai questa? Nessuno mi invita a tavola? Che scortesia! -
- J-john... a-apparecchia per tuo padre -
- Sì, da bravo, John, e prendimi anche un bel bicchiere di whisky -
- No. - la voce ferma e lo sguardo duro non potevano stridere di più sul viso dolce dei suoi otto anni.
- Cosa hai detto? -
- Ti prego, John, fa' come vuole papà - la voce supplichevole della mamma, invece, sembrava quella di una bambina impaurita.
- Ho detto di no! - urlò, picchiando la forchetta sul piatto.
Papà scattò in avanti, ma ancora prima che potesse afferrarlo, John aveva svuotato il suo bicchiere di latte e ora lo brandiva davanti a sé con uno sguardo minaccioso e pieno di rabbia, la rabbia feroce di un bambino che cerca di difendere le poche cose che gli sono rimaste.
L'uomo scoppiò in una fragorosa risata e dovette aggrapparsi a una sedia per non perdere completamente il suo già precario equilibrio.
- E adesso cosa vorresti fare, John? - disse non appena riuscì a riprendere fiato - Colpire tuo padre, colpire il tuo vecchio? -
- Tu sei cattivo! E io non ti permetto di fare di nuovo del male alla mamma! -
- Ora mi hai stancato, brutto figlio di put... -
Successe tutto così in fretta che solo dopo che fu tutto finito Harry seppe davvero dire cosa era accaduto.
Un momento prima papà stava per lanciarsi contro suo fratello e un attimo dopo si ritrovò seduto a terra, il viso coperto di sangue e dei frammenti di vetro tra i capelli sporchi.
Dall'altra parte del tavolo, John tremava e ansimava, il viso rosso e la mano che prima aveva stretto il bicchiere alzata ancora a mezz'aria.
- Piccolo b-bastardo, i-io ti ammazzo con le mie mani - balbettò l'uomo, tenendosi la testa.
- No! - urlò ancora suo fratello e, mentre suo padre cercava di alzare la testa per guardarlo, si voltò verso il tagliere e prese il coltello da pane.
- Prova anche solo a toccarci e giuro che sarà l'ultima cosa che fai! -
Harry non riusciva a credere ai suoi occhi o alle sue orecchie. Sembrava il copione di un film scadente, quelli che mandano in tv in seconda serata. Ma il suo fratellino, quello che aveva consolato tante volte e a cui leggeva le storie la sera, quello che scriveva ancora la lettera a Babbo Natale e guardava i cartoni animati, il suo fratellino, insomma, se ne stava ora ritto come un soldato a minacciare suo padre con un coltello e sul suo viso non c'era più niente di innocente o infantile. Anche gli occhi, prima incerti di paura, erano ora lucidi di rabbia e determinazione.
Avrebbe colpito ancora suo padre, se ce ne fosse stato il bisogno. E l'uomo doveva aver pensato la stessa cosa, dal momento che si era alzato barcollando e, senza dire un parola, si era fatto strada a fatica verso la porta che dava sul retro.
- E non ti azzardare a tornare mai più! -
Quando sentirono la porta sbattere, la mamma crollò sulla sedia e scoppiò a piangere, le mani sul viso. Per un attimo John rimase lì in piedi dov'era, continuando a tremare, il coltello sempre stretto tra le mani. Poi sbiancò di colpo e, mentre il coltello cadde a terra con un tintinnio, le sue ginocchia picchiarono il pavimento, su cui si piegò a vomitare. La cucina fu riempita dai conati del suo fratellino e dal pianto sottile di sua mamma, ma l'unica cosa che Harriet riuscì a fare fu guardare il latte che John aveva rovesciato sulla tavola e che ancora continuava a gocciolare a terra.


















Angolo dell'autrice

Vi prego, abbiate pietà di me. E' la mia prima fanfiction su Sherlock (ho scoperto questa fantastica serie tv appena qualche mese fa e ne sono già innamorata). Sinceramente non so da che parte salti fuori questa storia. Ho letto poche fanfiction su Sherlock, per lo più in inglese, ma mi sembra che in generale il rapporto tra John e sua sorella venga quasi sempre ignorato... il che è un gran peccato, secondo me, perché offre un sacco di spunti.
Ora qualche piccolo chiarimento: so che nella serie si dice (e si vede) chiaramente che John e Harriet non hanno, anzi, non hanno mai avuto un buon rapporto, ma la cosa non mi convince molto... dopo tutto sono fratello e sorella e se, sotto sotto, Mycroft si preoccupa per Sherlock, come possono odiarsi loro due, che sono molto più "normali" e "umani"? xD Quindi ho pensato che John e Harriet fossero abbastanza legati da bambini, ma che si siano allontanati col tempo: l'alcolismo di Harry potrebbe essere una delle tante possibili reazioni a un'infanzia difficile. Ho dato poi per scontato che Harriet fosse abbastanza più grande di John (in questa fanfiction lei ha più o meno quindici anni), ma non mi sembra che si dica mai niente di esplicito a riguardo, né negli episodi, né nei libri (dove tra l'altro John ha un fratello che è morto e non una sorella). Se qualcuno dovesse sapere qualcosa in proposito, mi corregga. Ah, chiaramente mi sono inventata di sana pianta i nomi dei coniugi Watson... non so su che basi, ma mi sono sembrati appropriati.
Ad ogni modo, spero di non avervi annoiato troppo (chiedo venia!) e che qualche anima pia che ha avuto la pazienza e il coraggio di arrivare fin qui sia così magnanima da lasciarmi un commentino (insulti, bestemmie e simili sono ben accetti se costruttivi xD).
E ora vi lascio davvero.
Grazie ancora per il vostro tempo!
fennec




  
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