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Autore: Kharma    08/02/2015    1 recensioni
"Nel quinto del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una deserta area oscura..."
Questi sono i primi versi dell'inizio della mia (se cosi posso chiamarla) opera, che fa riferimenti al 5° della mia vita, che significa che, essendo un intorno di 100 anni la buona aspettativa di vita, io ne ho 20 (100/5=20).
Quest'opera parla di un metaforico viaggio (come fece Dante) intrapreso da me e riporterò su pagine di Word fatti, avvenimenti, personaggio, atti impuniti, satira e tratterò tanti altri argomenti che hanno segnato, segnano e segneranno il mio Paese, e in più grande il Mondo intero.
Cosi inizio dicendo che l'opera è ambienta all'Inferno, mettendoci chi ritengo abbia colpe; poi visiterò il Purgatorio, ed infine il Paradiso (con le stesse regole e gli stessi criteri di giudizio dei precedenti due).
L'Italiano che utilizzo è quello Dantesco, ricco di metafore di cui bisogna coglierne il significato per capire a pieno la storia.
Ogni "errore" che pensate di trovare, in realtà è voluto.
Buona Lettura.
Genere: Comico, Commedia, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Virgilio
Note: Nonsense, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La Divina Lolledia

CANTICA I – CANTO I°


Nel quinto del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una deserta area oscura
E capii di non aver iniziato una gita
Ma a lo passo dell’Inferno vicin d’altura
Spaventato bloccai l’piedo presso pepita d’oro
Che scambiata al Market facea moneta pura.
Ora racconterò versi e gesta di coloro
Che in vita han fatto li cattivi intoppi
Degradati e umiliati da disguidi in coro,
Ma una luce, appare Lui a occhi doppi
E’ l’amico mi, che meco seguirà sto viaggio
Col suo consiglio e l’suo picchia-topi.
 Gallo est l’nom suo è, e sì saggio
Che Io non può far meno de inchinarmi
Ed io a lui: “Ave a te Gallo sub Baggio”,
e lui: “Tu se fori, cosi non nominarmi,
Lo mio giusto nome si Gallo è
Ma non Maradona ne Platinì dovrai chiamarmi
Poiché io son Gallo Aligusta Pelè”;
detto ciò risi un poco ma iniziai il cammino
e lui mi fermò avvisandomi che
da nessuna parte sarei andato senza ‘n mezzino
dicendo: “questa è la polvere del sorriso,
inspirane un poco col tuo nasino
e presto sarai dritto in Paradiso”.
Ma lasciai perdere le inutili adulazioni
E iniziai la discesa verso un porton ben circonciso.
Arrivato giù udii gemiti e bestemmioni
Vidi un baffon messicano imprecar contro Dio
E lo maestro mio disse: “ Guardalo a svarioni
Quel’uom che per lo pel fa stridio
Chiedendo di poter entrar in un pertugio”,
allor diss’io: “spero non vorrà il mio!”
   
 
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