La Divina Lolledia
CANTICA I – CANTO I°
Nel quinto del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una deserta area oscura
E capii di non aver iniziato una gita
Ma a lo passo dell’Inferno vicin d’altura
Spaventato bloccai l’piedo presso pepita d’oro
Che scambiata al Market facea moneta pura.
Ora racconterò versi e gesta di coloro
Che in vita han fatto li cattivi intoppi
Degradati e umiliati da disguidi in coro,
Ma una luce, appare Lui a occhi doppi
E’ l’amico mi, che meco seguirà sto viaggio
Col suo consiglio e l’suo picchia-topi.
Gallo est l’nom suo è, e sì saggio
Che Io non può far meno de inchinarmi
Ed io a lui: “Ave a te Gallo sub Baggio”,
e lui: “Tu se fori, cosi non nominarmi,
Lo mio giusto nome si Gallo è
Ma non Maradona ne Platinì dovrai chiamarmi
Poiché io son Gallo Aligusta Pelè”;
detto ciò risi un poco ma iniziai il cammino
e lui mi fermò avvisandomi che
da nessuna parte sarei andato senza ‘n mezzino
dicendo: “questa è la polvere del sorriso,
inspirane un poco col tuo nasino
e presto sarai dritto in Paradiso”.
Ma lasciai perdere le inutili adulazioni
E iniziai la discesa verso un porton ben circonciso.
Arrivato giù udii gemiti e bestemmioni
Vidi un baffon messicano imprecar contro Dio
E lo maestro mio disse: “ Guardalo a svarioni
Quel’uom che per lo pel fa stridio
Chiedendo di poter entrar in un pertugio”,
allor diss’io: “spero non vorrà il mio!”