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Autore: signac_6    08/02/2015    0 recensioni
''La corsa è una ricerca della propria pace interiore, e così è una vita ben vissuta.''
Dean Karnazes
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un sogno, una corsa, un ricordo  


Respirare: è questa la prima cosa.
Atto banale ,sì, ma fondamentale. Sento l’aria entrare dal naso e arrivare dritta ai polmoni.
È come inalare fuoco. Brucia. Mi sento in fiamme. Tutto dentro di me è in combustione: i polmoni, i muscoli delle gambe, gli occhi e anche la mente. Il vento sferza su di me incurante del dolore che provoca, frustandomi il volto con i miei stessi capelli. L’odore acre degli aghi di pino invade i miei sensi e mi riporta indietro, a quel giorno, forse il più spensierato.

Anche quel pomeriggio c’era bel tempo, come oggi, e l’aria era ricca di elettricità, come a farmi intendere che la mia vita stava per cambiare. Un cambiamento radicale, che mi avrebbe fatto rivedere tutte le mie priorità.

Dentro lava, fuori ghiaccio. È così che mi sento. Avverto qualcuno avvicinarsi. L’adrenalina entra in circolo, mi scorre nelle vene e brucia le sottili pareti dei miei vasi sanguigni. Aumento la velocità. I miei muscoli implorano
pietà ma non posso permettermi di ascoltarli. Corro. Fuggo, come se avessi un branco di lupi alle calcagna.
Alzo gli occhi e la colgo con lo sguardo. La vedo avvicinarsi come il crepuscolo su una giornata senza fine apparente. Agognata, desiderata, tanto da considerarla un’utopia.
Eppure eccola là: fine della salita.
Apro gli occhi sempre di più, per gustare la mia oasi di pace. L’orizzonte si apre su un’immensa superficie piana. Noto i nastri colorati ai bordi della strada, il vento li muove come fa con i rami degli alberi. Li fa unire in una danza che trasmette gioia, facendoli intrecciare e creando decine di figure immaginarie nell'aria. 

Anche con suoi capelli il vento giocava quel giorno. Il sole li faceva splendere, mettendo in risalto i riflessi arancione e oro. Al suo viso non servivano i raggi solari per illuminarlo,bastava il sorriso che mi aveva rivolto.

Lo  stesso, anche se meno ipnotizzante, lo rivedevo ora su centinaia di volti ricchi di aspettativa stretti dietro le transenne. Mi appaiono sfocati ,sì, ma le loro voci arrivano chiare. Non le conosco, sono nuove alle mie orecchie, eppure mi infondono forza. Una scarica di energia mi pervade e  mi smuove. Sono come catapultata nei miei ricordi
. La velocità, il calore, la forza: elementi che non posso fare a meno di associare a quegli istanti.
La velocità repentina con cui il mio cuore aveva preso a battere, il calore alla bocca dello stomaco, vedendolo là, steso sull'erba a farsi accarezzare dai  tenui raggi del sole primaverile e la forza, quella che avevo sentito scorrermi dentro, che mi illudeva di essere invincibile.
Sposto in avanti la gamba con più forza, piego le ginocchia e finalmente ricordo cosa mi abbia spinto ad iniziare. È stato tutto per quei pochi secondi. Quegli infiniti attimi di eternità in cui i piedi si staccano dal suolo e il mio corpo si libra nell'aria, libero e senza confini, poco prima di ritornare a terra. La consapevolezza di questo ricordo mi invita a mettercela tutta. Percorro gli ultimi metri con un fervore mai provato prima. Con un’intensità pari solo al momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati, fondendosi. Ancora una volta, la mia mente ritorna a quel giorno.

 Era sdraiato a leggere e anche se non vedevo il titolo del libro, ero certa fosse appassionante e coinvolgente. Lo notavo dall'aggrottarsi delle sopracciglia in certi punti o dall'aprirsi di un ampio sorriso sul suo volto. Erano minuti o forse ore che l’osservavo, non ne ho idea, il tempo non contava. Niente contava, c’era solo lui e il suo sorriso. Non pensavo mi avesse notato, invece aveva alzato lo sguardo. Ci eravamo fissati per un tempo infinito, prima che mi rendessi conto di quanto ciò fosse imbarazzante.

 Taglio il traguardo.

 La sottile striscia di stoffa sostenuta da due pali ai lati della strada mi sfiora e oppone una leggera resistenza, non appena le mie braccia si alzano al cielo in segno di vittoria. Quando anche quest’ultimo ostacolo cade inerte di fronte a me, mi libero in un urlo. Un grido che sa di vincita, di riscatto ma soprattutto di speranza.
Ho una nuova concezione di me, dettata forse dalla marea di sensazioni che mi invadono, ma ora non ha importanza.
Perché adesso mi sento bene, mi sento viva. Niente potrà fermarmi.
Totalmente rinata e in preda a emozioni travolgenti prometto a me stessa che lo troverò.
Cercherò il ragazzo dai capelli rossi che leggeva nel parco e che con un solo sguardo mi aveva fatto cadere nel più antico dei sentimenti: l’amore.
La gente rompe la barriera e invade la strada. Migliaia di coriandoli piovono dal cielo e lacrime di gioia rigano il mio volto. Vedo i miei amici avvicinarsi, scruto la folla per individuare la mia famiglia. Tutto quello che accade dopo è confuso: vedo mia madre abbracciarmi e mio padre congratularsi ma sono troppo scioccata per rendermene effettivamente conto. La mia bocca è spalancata in un grido di muto stupore e i miei occhi guardano fissi in un punto, sono incatenati nei suoi.
È qui!
Fermo a una decina di metri da me c’è lui, il ragazzo che mi ha fatto capitolare con uno sguardo. Non so cosa mi passa per la mente ma decido che devo farlo, devo parlargli anche solo una volta. Perché ora sento che è giusto.
Mi libero dall'abbraccio di mia madre e faccio la cosa che so fare meglio: corro. 


Corro verso di lui.
   
 
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