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Autore: LeoValdez00    09/02/2015    5 recensioni
"Storia partecipante al contest La Lirica della Coppia Felice indetto da MichiGR sul forum di EFP"
"Il cuore non era una macchina.
Non poteva capirne il funzionamento.
Non poteva comandarlo.
Non poteva aggiustarlo una volta infranto"
Leo e Hazel... Una coppia che secondo me ha davvero troppo poco spazio all' interno del fandom...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname Autore (su Efp e sul Forum):  LeoValdez00
Titolo: Coincidenze
Tipologia: Rating Verde
Generi: Romantico, introspettivo
Avvertimenti: nessuno
Note: what if?/ missing moments
Nda: Finalmente partecipo al mio primo contest!!! Comunque… niente, questa storia è una Lazel, perché ce ne sono davvero troppo poche in giro e perché sono una coppia perfetta secondo me (OTP ovviamente). La frase allegata alla coppia è presa dal Doctor Who ed è “Non ignorare le coincidenze, a meno che tu non abbia altro da fare, in quel caso ignorale”.
Spero vivamente che vi piaccia!

 


Quei grandi occhi dorati, quei teneri riccioli che le cadevano disordinati sul volto, quel viso aperto e gentile, quel sorriso…
Quel sorriso che scaldava il cuore e che infondeva sicurezza, che rendeva un momento migliore di quello precedente.
Quella ragazza che era riuscita a trovare un posto nel cuore di Leo.

Il ragazzo sospirò, passandosi una mano tra i capelli già scompigliati e chiudendo gli occhi.

Non poteva pensare a lei.
Non in quel modo.
Non in quel momento.
Ma allora perché il pensiero di lei gli affollava la mente da giorni?
Perché il solo vederla lo rendeva così dannatamente felice?
E perché vederla insieme a Frank gli provocava un dolore al petto impossibile da ignorare?
A Leo erano piaciute tante ragazze nella vita, cos’aveva questa di così speciale?

Il figlio di Efesto non capiva e, più ci pensava, più la soluzione gli pareva lontana.

Il cuore non era una macchina.
Non poteva capirne il funzionamento.
Non poteva comandarlo.
Non poteva aggiustarlo una volta infranto.

Il ragazzo aprì gli occhi, respirando a fatica la fredda aria notturna del ponte della Argo II, cercando di calmarsi.

Doveva semplicemente non pensarci, ignorare come lei lo faceva sentire, solo sfiorandolo con lo sguardo.
Ignorare quanto avrebbe voluto starle vicino.
Ignorare lei, ignorare tutti.

Leo tamburellò nervosamente le dita sul parapetto della nave per distrarsi, guardando fuori bordo le città illuminate, mentre ascoltava gli sbuffi e i ticchettii di Festus, che lo avvertiva mancassero quattro ore all’arrivo.
Rimase così a lungo, il silenzio rotto solo dal rumore della propria mano sul legno, tanto che le dita gli presero a far male.
Allora strinse forte i pugni, allontanandosi dal parapetto e avvicinandosi alla testa del drago.
“Allora, Testa di Bronzo? Aggiornamenti?” chiese cercando di sorridere, accarezzando dolcemente le lamine di metallo.
Festus replicò con qualche cigolio sommesso, per poi rimanere in silenzio, lasciando che Leo si sentisse ancora più solo di prima.
Il ragazzo allora si allontanò sospirando e si sedette a terra a pochi metri dal timone, la schiena appoggiata al fianco della nave e le ginocchia al petto.
Sentì le palpebre diventare pesanti e realizzò che erano almeno cinque ore che si trovava lì fuori da solo.
Chiuse gli occhi, mettendo le mani in tasca e cercando di non pensare a quel sorriso che era ormai indelebilmente impresso nella sua mente.
***
“Leo? Che stai facendo?”
Il ragazzo si svegliò immediatamente al suono della voce.
Della sua voce.
Spalancò gli occhi e si ritrovò il viso di Hazel a pochi centimetri dal proprio, tanto che si spaventò arretrando istintivamente, e picchiò la testa contro il fianco della nave con un gemito di dolore.
“O miei dei, Leo! Aspetta che ti porto dell’ ambrosia!”
Il figlio di Efesto non riuscì a sopprimere un sorriso sentendo il tono preoccupato della ragazza, ma non voleva di certo fare la vittima davanti a lei.
“Tranquilla Miss Sottosuolo, sto benone! Un bernoccolo non riuscirà a sciupare tutta questa focosa bellezza” disse sforzandosi di non guardarla negli occhi e grattandosi la nuca dove aveva preso il colpo.
Hazel sbuffò scuotendo la testa, ma sorrise timidamente e si sedette di fianco a lui.
“Sei un idiota, Valdez” disse portandosi anche lei le gambe al petto e appoggiandosi al fianco della nave.
“Lo so! Credi che per essere così basti un’attitudine naturale? No, mia cara, servono anni di duro e faticoso lavoro per raggiungere questi livelli!” rispose Leo ridacchiando e appoggiando lentamente la testa dolorante sul legno che rivestiva la nave.
La ragazza scoppiò in una risata, appoggiando la testa sulle ginocchia, così da essere nascosta dallo sguardo di lui dai riccioli.
“Ma come fai a farti venire in mente riposte del genere?” rise scuotendo la testa.
Leo la guardò, non riuscendo a reprimere un grande sorriso.
“Solo Sammy riusciva a farmi ridere così” continuò lei, per accorgersi solo in un secondo momento di quello che aveva effettivamente detto.
Il figlio di Efesto si morse il labbro abbassando lo sguardo.

Sammy.
Il suo bisnonno.
Il ragazzo spiritoso, sicuro di sé, coraggioso, simpatico che Hazel aveva amato negli anni quaranta.
Leo era solo la sua brutta copia.

La figlia di Plutone alzò la testa per guardarlo, lo sguardo imbarazzato per le parole di poco prima.
“Scusa” sussurrò.
Il ragazzo si impose di sorridere.
“E di cosa? Dovrei esserne onorato, non credi? Significa che in questa generazione sono ancora imbattuto” disse facendole l’ occhiolino.
In realtà a Leo sembrò di aver appena ricevuto una pugnalata.

Sammy.
Sammy era migliore di lui in tutto!
Sammy era riuscito a farsi amare da Hazel, non di certo lui.
La figlia di Plutone, guardandolo, avrebbe sempre e solo visto un’ immagine sfocata del ragazzo che amava.

Hazel sorrise appena, non accorgendosi dei veri pensieri di Leo.

E, forse, era davvero meglio così.

“Ecco una domanda indiscreta ma che, vantandomi io di essere il semidio più indiscreto di tutta la storia greco-romana, non posso trattenermi dal fare…
Che ci fai sul ponte, da sola, all’ alba?” chiese guardandola, cercando di ignorare la fitta che gli attraversava il petto ogni volta che i suoi occhi dorati indugiavano su di lui.
Quasi gli leggesse nella mente, la ragazza abbassò lo sguardo.
“Io… Non lo so… Non riuscivo a dormire…” disse alzando impercettibilmente le spalle, mantenendo il viso puntato a terra.

Leo capiva perfettamente.
Erano ormai quasi due settimane che non riusciva a dormire davvero, aveva solo dei crolli che duravano non più di un paio di ore ciascuno, il minimo indispensabile per non impazzire completamente.
Anche se ne risentiva molto.
Gli occhi scuri del figlio di Efesto erano sempre più segnati, contornati da grandi occhiaie e anche nel modo di fare sembrava essere stremato.
E vedere Hazel tutti i giorni, di certo non aiutava.
Capiva perfettamente il fatto di non riuscire a dormire, anche se era certo che le sue motivazioni fossero molto diverse da quelle della figlia di Plutone.

“Davvero Miss Sottosuolo? Perché? O meglio, per quale delle seguenti motivazioni:
-Bruttissima profezia di cui riusciamo a capire sì e no quattro parole, che però sembra comunque non essere favorevole in alcun modo a noi poveri semidei.
-Rinascita dei giganti.
-Madre Terra brutta e cattiva che si fa gioco di noi pianificando intanto la nostra completa distruzione.
Ora… Quale delle tre vince la tua insonnia?” disse Leo sorridendo, non riuscendo ad ignorare la vicinanza con lei.

Pochi centimetri e avrebbe potuto tranquillamente abbracciarla.
Baciarla.

Leo tremò quando si rese conto di quello a cui stava pensando e Hazel se ne accorse.
"Hey, va tutto bene? Hai fatto un' espressione... strana..." disse preoccupata.

Il figlio di Efesto si impose di non pensare al suo sguardo puntato su di lui.
Al suo tono preoccupato.
Al suo viso a pochi centimetri dal proprio.

"Io sto bene..." sussurrò a fatica il ragazzo, abbassando velocemente lo sguardo.
"Sei un pessimo bugiardo, Valdez" disse Hazel seria, prendendogli il viso tra le mani per guardarlo negli occhi.
Lui la guardò e si morse nervosamente il labbro per poi voltarsi.
"Non mi hai risposto...
Come mai non dormi?" disse cercando di cambiare discorso.
La figlia di Plutone distolse lo sguardo da lui.
"Non era tra i motivi che hai elencato" sussurrò grattandosi una mano imbarazzata.
Leo la guardò interrogativo.
"Non so se essere contento del fatto che tu non sia spaventata per il nostro destino, o se essere preoccupato perché non dormi per qualcosa di peggiore" rispose il figlio di Efesto guardandola con un sorriso.
Hazel rise appena, scuotendo la testa, per poi guardarlo negli occhi mordendosi il labbro.
"Tu perché non dormi?"
Leo distolse lo sguardo.

-Non dormo perché, sebbene stiamo per affrontare la più grande guerra della storia, penso a te.
Penso a quanto tu sia bella, alla tua simpatia, alla tua dolcezza e al tuo ottimismo.
Penso a quanto tu sia fantastica e meravigliosa.
Penso che tu ami ancora Sammy, anche se stai con Frank.
Penso che per questo non mi amerai mai, perché il tuo cuore appartiene ancora a lui.
Penso che non poterti stare vicino mi uccida e mi porti via inesorabilmente qualcosa.
Penso che ti amo.
Penso che sia meglio che tu non lo scopra mai- pensò il ragazzo.

"Io? Nah, sono un tipo tradizionale... Non dormo per Faccia di Terra... Dopotutto è sufficientemente inquietante, no?" disse sforzando un sorriso, mentre Hazel lo guardava triste.
"Sei un pessimo bugiardo, te l' ho già detto... Mi dispiace che tu non ti fida abbastanza di me per dirmi la verità" rispose Hazel distogliendo lo sguardo.
Leo si morse il labbro nervosamente.
"Io mi fido ciecamente di te" disse poi serio.
La ragazza allora lo guardò a lungo, indugiando con i suoi occhi dorati sul suo viso.
"Allora perché non me lo dici?"
"Perché non ti serve saperlo" disse più freddo di quanto avesse voluto.
Hazel distolse lo sguardo.
"Allora non ti serve sapere nemmeno quello che tiene sveglia me, Valdez... O sbaglio?" disse lei con un tono fintamente indifferente.
"Mi dispiace..." sussurrò lui.
"Bene. Peccato che è colpa tua se non dormo, ma tanto non ti serve saperlo…" disse lei a voce bassissima, alzandosi senza guardarlo.
"Hazel!" urlò il figlio di Efesto ad occhi sgranati, troppo sorpreso per dire qualcosa di diverso dal suo nome, prendendola per un braccio.
La ragazza si fermò, ma non lo guardò e mantenne il viso girato dalla parte opposta.
"È colpa tua se non dormo" ripeté Leo con un filo di voce, pronunciando le stesse parole della figlia di Plutone.
Hazel si decise a guardarlo.
"È una coincidenza?" continuò il figlio di Efesto, lo sguardo puntato sui suoi occhi dorati, il respiro accelerato.
Lei annuì appena, le mani tremanti.

"Non ignorare le coincidenze, a meno che tu non abbia altro da fare, in quel caso ignorale" disse il ragazzo, tenendole ancora il braccio.

La figlia di Plutone sorrise triste.

"Temo che entrambi abbiamo altro da fare, Leo" sussurrò, mordendosi il labbro mentre abbassava lo sguardo, gli occhi lucidi, sottraendosi alla stretta del figlio di Efesto, per poi tornare sottocoperta, lasciandolo da solo sul ponte della grande nave.




 
   
 
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