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Autore: Jecchan92    09/02/2015    1 recensioni
Jess e Nick si sono lasciati da due mesi.
Lei decide di cambiare casa, il dolore è insopportabile.
Lui vorrebbe che rimanesse, ma non ha il coraggio di dirglielo.
Ma accade qualcosa, qualcosa a cui nessuno era preparato.
Qualcosa che cambierà le vite di tutti i coinquilini.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cece Meyers, Jessica Day, Nick Miller, Schmidt, Winston Bishop
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jessica Day si svegliò verso le sei del mattino, intenzionalmente. Chiunque la conoscesse, si sarebbe meravigliato nel vederla in piedi a quell’ora: ma Jess faceva questo ormai da due mesi, da quando lei e Nick si erano lasciati.
La loro è stata una rottura concordata, erano d’accordo sul fatto che fossero troppo diversi, con aspettative e obiettivi troppo diversi: Jess ormai era un’insegnante di ruolo in una scuola elementare, a breve avrebbe avuto un aumento di stipendio, mentre Nick aveva abbandonato per l’ennesima volta l’università e aveva riottenuto il suo posto nel solito bar.
Ma non era solo quello: Jess era pronta per una relazione seria, voleva dei figli prima che l’orologio biologico smettesse di battere, voleva sposare Nick e comprare una casa tutta loro: ma lui non aveva assolutamente intenzione di fare nulla di tutto ciò. Così, dopo una litigata furibonda, si erano lasciati.
Ma comunque, continuavano a vivere insieme a Schmidt ed a Winston, anche se per loro la convivenza stava diventando insopportabile.
Jess e Nick si vedevano raramente, giusto per i pasti, ma poi entrambi si rinchiudevano ognuno in camera propria. I tempi felici erano finiti, la casa era calata nel silenzio e nell’imbarazzo.
Per questo, Jess si svegliava così presto: non voleva vedere Nick, non voleva averci a che fare.
Il solo pensiero la faceva star male, la faceva piangere, e si era ripromessa che non sarebbe mai più stata male per un uomo.
Il lavoro iniziava alle otto del mattino, così la ragazza fino a quell’ora stava a casa della sua migliore amica, Cece, che in realtà tornava a casa dalle serate mondane proprio per le sei del mattino.
Era distrutta, ma non aveva il cuore di ammettere con la sua amica che, grazie alle sue incursioni mattutine, non poteva dormire quelle due ore vitali per la sua salute mentale, quindi sperava solo che quel periodo sarebbe passato presto.
Jess era pronta: indossava un paio di jeans scoloriti aderenti, una camicetta rossa sbottonata appena sopra l’incavo dei seni e un paio di stivaletti senza tacco di camoscio.
Si permise un’ultima occhiata allo specchio, e, come faceva sempre, volse lo sguardo altrove: le occhiaie si stendevano fino alle tempie, che il pesante trucco riusciva a nasconderle solo un po’, e le si erano formate delle macchie sulle guance, conseguenza delle tante, troppe lacrime versate. Il viso era scavato, e ciò rendeva i suoi occhi azzurri ancora più grandi.
Decise che ben presto si sarebbe rimessa in forma, e avrebbe ridato colore alla sua pelle, già pallida di natura, ma che la separazione aveva reso cadaverica.
Quando si fissò un’ultima volta allo specchio vicino all’ingresso, il riflesso le regalò non solo la sua immagine distrutta, ma anche Nick Miller.

Jess si girò di scatto, talmente veloce che ebbe la brutta sensazione di aver accavallato i nervi del collo.
Nick era in piedi davanti al corridoio che portava alle camere, e la fissava.
“Non parlare, se parli è finita” si ripeteva la ragazza come un mantra.
-Buongiorno- disse lui, in un sussurro.
Jess provò a rispondere, ma ne uscì solo un rantolo poco femminile.
Si schiarì la gola e ci riprovò, senza successo.
Si limitò così a salutare con la mano.
-Sei già sveglia- riprese lui.
Lei si limitò ad annuire, e prese in fretta le chiavi della macchina adagiate in un contenitore di vetro vicino alla porta.
-Buona giornata, allora- concluse Nick, lo sguardo annebbiato un po’ dal sonno e un po’ dall’imbarazzo.
-Ciao- rispose lei al saluto, miracolosamente.
Si chiuse in fretta la porta alle spalle, cercando di tenere a bada i tremiti e costringendo il cuore a rallentare il battito.
“Per l’amor di Dio, Day, sei ridicola. Ormai è una storia finita, è il passato!” si sgridò.
Chiuse gli occhi e prese due bei respiri lunghi che un po’ la calmarono, e ancora traballante, si avviò nel box.

Nel frattempo, Nick si era avvicinato alla porta d’ingresso, nel punto esatto in cui pochi secondi prima c’era Jess, e si lasciò cadere a terra, con la schiena rivolta proprio verso l’uscita, e affondò la testa tra le ginocchia.
Era una situazione stupida, lui era stato uno stupido: Jess le mancava come l’aria, non l’aveva mai sentita così lontana, e lui aveva un bisogno quasi patologico di quel sorriso, di quelle mani, di quei grandi e meravigliosi occhi azzurri.
Per una sua grande paura, le cose tra loro erano finite, e con che coraggio poteva chiedere alla ragazza di tornare insieme?
Anche lui prese un paio di grossi sospiri che gli liberarono la mente da pensieri troppo profondi per lui, e alzò la testa, trovandosi davanti il suo migliore amico Schmidt.
-L’hai vista?- chiese lui.
-Avevi ragione, si alza almeno due ore prima per evitarmi- rispose Nick.
-Puoi darle torto? Sei il mio migliore amico, ma Dio santo, hai fatto la più grande cazzata che questa casa abbia mai visto!-
Nick si alzò, stiracchiandosi.
-Non infierire, mi sento abbastanza male così, senza che rigiri il coltello nella piaga-
Schmidt prese per le spalle il suo amico e lo condusse in cucina.
-Non voglio metterti ansia, Nick, ma credo che Jess stia cercando un altro appartamento-
Improvvisamente, tutti i neuroni ancora addormentati del ragazzo si svegliarono di colpo: Jess voleva andarsene?

-Te ne vuoi andare?- chiese Cece.
Jess annuì, sorseggiando lentamente la sua tazza di caffè sul divano dell’amica.
-Ma così, di punto in bianco?-
La ragazza sospirò.
-Non è di punto in bianco, ci sto pensando da due mesi. Cerco un appartamento nuovo sin dal giorno dopo la nostra rottura. Cece, non ce la faccio più- concluse Jess, gli enormi occhi azzurro cielo annebbiati dalle lacrime che, prepotenti, minacciano di scendere.
E se c’è una cosa che Cece non sopporta, è vedere la sua amica piangere, e negli ultimi due mesi l’ha vista farlo troppe volte.
Un rumoroso “bip” interrompe la conversazione: è il cellulare della ragazza.
-Chi è?- chiese Jess curiosa, e speranzosa di cambiare argomento.
-Sarà mia madre- rispose Cece alzando le spalle.
Lesse il mittente del messaggio e sorrise: era lui.
-I messaggi di tua madre non ti hanno mai trasformato la faccia- ribatté Jess, sorridendo maliziosa.
Cece divenne rosso pomodoro: non poteva dirglielo, non ancora.
La sua amica le leggeva dentro come nessun altro, e anche adesso si era accorta di qualcosa, ma non era il momento di spostare le attenzioni che Jess meritava sulla sua nuova relazione.
Che poi così nuova non era.
-Non sei in ritardo?- chiese la ragazza, fissando l’orologio e scoprire con sollievo l’ora.
Jess balzò in piedi e rovesciò la tazza dove poco prima c’era il caffè, salutò la sua amica con un abbraccio e corse verso la porta.
Finalmente sola, Cece si buttò sul divano e si addormentò quasi subito.
Quasi due ore dopo, lesse il messaggio che l’aveva fatta sorridere ed arrossire.
“Non mi sembra vero che tu stia con me, ancora. Non dopo tutto quello che ti ho fatto. Ti amo”

La mattinata di Jess e Nick trascorse come tutte le altre, da due mesi a quella parte: lei dovette fare i conti con il perenne mal di stomaco che le stringeva le budella e le impediva di concentrarsi sulla classe, e lui rovesciava drink in continuazione, e di nascosto se ne rovesciava qualcuno anche in bocca.
Così, all’ora di pranzo, Jess era già sotto effetto di medicinali antiinfiammatori, e Nick era già ubriaco.
Il ragazzo tornava a casa a pranzare da solo, dato che Schmidt lavorava tutto il giorno e Winston durante il giorno dormiva, per poi andare a lavorare di notte alla stazione radiofonica.
Quando stavano insieme, Jess faceva i salti mortali per tornare a casa e pranzare con lui, e anche se si vedevano per meno di un’ora, quel tempo per loro era prezioso.
Ora, ovviamente, la ragazza mangiava alla mensa della scuola, e tornava a casa il più tardi possibile.
Mentre Nick trangugiava il suo hamburger, non faceva altro che pensare a lei, ovunque volgesse lo sguardo, in qualunque pidocchioso angolo della casa guardasse, tutto gli ricordava Jess, la sua risata, le sue uscite fuori luogo.
Ad appena un quarto di panino, Nick lo lanciò sul piatto, rassegnato al fatto che la fame non sarebbe tornata tanto facilmente.
Forse era un bene per tutti il fatto che Jess stesse pensando di andarsene, anche se la sola idea di non vederla più gli faceva mancare il respiro. Buttò poco delicatamente il resto del pranzo nella spazzatura, piatto di ceramica compreso, e andò in camera sua, sbattendo la porta e svegliando il povero Winston che, maledicendolo, riprovò inutilmente a prendere sonno.

-Ho trovato un appartamento- annunciò Jess un paio di giorni dopo a Cece, durante una cena.
La ragazza smise di masticare, incredula.
-Così presto? Non pensavo saresti stata così veloce- riuscì a dire, ingollando l’ultimo pezzo di pane che le era rimasto in bocca.
-Devo andarmene da lì, Cece. Mi sto ammalando, non mi vedi?- domandò Jess, indicandosi.
La sua amica la squadrò per un po’.
-A parte il viso scavato e il pallore, per il resto mi sembri a posto, anzi direi che hai messo su peso-
-E’ solo che ormai mangio solo alla mensa della scuola, e lì i pasti non sono proprio salutari, anche se in effetti dovrei smettere, da quando io e Nick ci siamo lasciati ho un mal di stomaco terribile che non mi lascia stare-
Cece osservò ancora la sua amica, e si chiese fino a che punto la rottura con Nick l’avesse cambiata.
Il resto della cena si consumò in silenzio, a parte alcune frasi di circostanza, e una volta pagato il conto, uscirono.
-E se andassimo a bere da qualche parte?- chiese Jess speranzosa.
L’idea di tornare a casa così presto, con il rischio di incrociare Nick, la terrorizzava.
E Cece le raccontò la sua prima bugia da quando erano amiche.
-Mi dispiace Jess, ma ho intenzione di andare a letto molto presto, domani ho un incontro di lavoro importante- disse, congratulandosi con sé stessa per il suo sangue freddo.
Odiava mentirle, soprattutto in un periodo delicato come questo, ma anche lei aveva una vita.
Si salutarono con un abbraccio, e una volta in macchina, la ragazza attivò una chiamata.
Dopo appena due squilli, una voce profonda la salutò.
-Ciao-
Cece sorrise: si sentiva proprio come un’adolescente alla sua prima cotta.
-Ciao-
-Allora, cosa prevede la serata?-
-Stavo per chiederlo io a te- sussurrò lei.
-Pensavo di venire da te stasera, ci beviamo qualcosa, facciamo sesso e poi una sana dormita-
Lei tremò.
-Lo sai che non posso-
-Dai, punto la sveglia e vado via prima, Jess non lo saprà mai-
Lui sì che sapeva essere convincente.
Cece sospirò.
-Va bene. Ci vediamo da me. Vieni pure quando vuoi-
-Considerami già lì. Non vedo l’ora-
Una frase carica di promesse che l’aveva scossa nei meandri più oscuri del suo corpo.
-A dopo- disse, e chiuse la conversazione.







NdA: buonasera!
 Il mio nome è Jecchan, e manco da un po' su questo sito: la verità è che mi è mancata totalmente l'ispirazione per più di due anni.
Ho iniziato questa storia ripresa dal telefilm New Girl, e ho messo OOC perché il personaggio di Jess mi è venuta un po' diversa da quella che si vede in tv.
Ma immagino che l'amore (e il dolore, due facce della stessa medaglia) sia anche questo.
Se volete leggere altre storie, i miei principali personaggi provengono tutti da "Harry Potter" e "Kodomo no Omocha" (per intenderci, il cartone animato "Rossana").
Buona letura a tutti! ^^
Jecchan

 
  
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