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Autore: Warblers Mamas    09/02/2015    1 recensioni
Raccolta di Os Thadastian | Prompt: Marriage Proposals
Dal testo del primo capitolo:
"Sebastian non aveva mai pensato di sposarsi fino a quando, tornato nella sua amata Parigi per assistere all' inaugurazione della galleria d'arte della madre, non era passato davanti a questa piccola gioielleria che esponeva due anelli, uno in oro bianco e l'altro in argento."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If I tell you that I love you , will you be mine forever?




Alla mia Twin,
che ogni giorno sopporta i miei deliri
e che non vedeva l’ora di leggere
questa storia. Ti voglio bene ❤









I suoi piedi immersi nell’acqua tiepida della piscina producevano delle lievi increspature sulla superficie limpida, costringendo le sue iridi scure a seguirne il movimento senza tuttavia prestarvi davvero attenzione. Si era rintanato lì dentro, al coperto, dalla fine della riunione con i Warblers e non era intenzionato a tornare nella sua stanza finché non avesse fatto chiarezza su tutta quell’assurda situazione. L’anno scolastico non era iniziato da molto, meno di due mesi a conti fatti, e già credeva che il suo ultimo anno alla Dalton sarebbe stato un inferno. Letteralmente. Thad sospirò, passandosi nervosamente e stancamente una mano tra la chioma scura, non potendo impedire alla sua mente di rivivere ogni singola azione e parola di quella riunione in aula canto.

Sebastian che - tra lo sgomento generale - annunciava le sue dimissioni come capitano, il comando che passava alle mani di quel pallone gonfiato di Hunter Clarington e, per concludere, quell’assurda idea di convincere Blaine Anderson a tornare usando qualsiasi mezzo necessario allo scopo. Se affrontare quella sequela di notizie bomba era stato uno shock per Thad, di sicuro lo era stato ancor più vedere il proprio ragazzo confabulare a stretto contatto con Hunter con il solito ghigno compiaciuto stampato sul viso. Ancora non credeva possibile che Sebastian si fosse lasciato invischiare in quella faccenda e la vicinanza tra i due gli provocava un immenso fastidio all’altezza dello stomaco. Sapeva perfettamente che Smythe non si poteva definire un agnellino indifeso, considerati i suoi trascorsi come latin lover, ma proprio non riusciva a mandar giù che qualcun altro potesse avvicinarglisi anche se solo come socio in affari.

Era tremendamente geloso e spesso, nonostante le continue rassicurazioni o dimostrazioni sincere da parte del più alto, quella gelosia sfociava in paranoia. Nella maggior parte dei casi diventava talmente insicuro che soltanto la presenza di Smythe riusciva a calmarlo e tranquillizzarlo a dovere, eppure quel giorno aveva volontariamente deciso di starsene da solo. Aveva realizzato che non poteva sempre fare affidamento sull’altro, che Sebastian non poteva sempre stringerlo a sé e sussurrargli quanto l’amasse. Per quanto il suo ragazzo fosse meraviglioso e stranamente paziente sotto questo punto di vista, Thad sapeva che a lungo andare la loro relazione ne avrebbe risentito ed allora si sarebbero trovati al punto di partenza. Nei suoi peggiori incubi vedeva chiaramente la schiena del castano che si allontanava da lui, lasciandolo da solo e troncando ogni sorta di rapporto.

Amava Sebastian più di se stesso, più di qualsiasi altra cosa al mondo ad essere sinceri, e dacché ne pensassero gli altri c’erano situazioni in cui lui non era poi così coraggioso come sembrava. Smythe era la sua roccia, il suo punto fermo, e Thad era certo che si sarebbe spezzato in tanti minuscoli frammenti se avesse perso quella guida sicura. Doveva necessariamente fidarsi più del suo cuore, piuttosto che degli sprazzi distorti di realtà che la sua testa gli mandava per confonderlo. Rabbrividendo impercettibilmente, tirò su i polpacci bagnati riparandosi lungo il bordo asciutto della piscina e recuperò un asciugamano bianco per potersi asciugare. Per quanto l’aria fosse ancora quasi tipicamente estiva c’era comunque il rischio di beccarsi un bel raffreddore e qualche linea di febbre. Inoltre aveva riflettuto abbastanza ed era del tutto deciso a cambiare il suo atteggiamento e mostrarsi meno possessivo, o almeno ci avrebbe provato.

Con lentezza recuperò le scarpe lucide della divisa, abbandonate in precedenza accanto alla panchina bianca, e srotolò il risvolto che aveva fatto ai pantaloni grigi per poter immergere le gambe a mollo senza bagnare l’indumento. Aveva appena finito di allacciare le stringhe quando notò una palla di pelo scura muoversi con circospezione attorno ai trampolini deserti. Thad strizzò leggermente gli occhi, mettendo a fuoco quella macchia di colore, e prontamente scattò in avanti recuperando la figura prima che cadesse nell’acqua. Con sorpresa si ritrovò a stringere al petto un cane dal folto pelo grigio scuro e due grandi occhi celesti, notando in un secondo momento che in realtà fosse un cucciolo e non un esemplare adulto. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso, mentre la sua mano destra si faceva strada tra quel manto accarezzandone la testa.

Il cucciolo emise un lieve guaito, restando perfettamente calmo e tranquillo tra le sue braccia e strofinando il capo contro la sua mano, probabilmente in cerca di altre coccole. Thad ridacchiò di fronte a quella richiesta esplicita, continuando l’operazione di poco prima e non curandosi dei possibili peli che sarebbero rimasti inevitabilmente impigliati sulla giacca della divisa. Aveva appena salvato la vita ad un cane, constatò divertito, e si stava iniziando a chiedere come avesse fatto l’animale ad entrare nella piscina coperta, oltrepassando i cancelli dell’accademia senza essere visto. Di sicuro il custode lo avrebbe cacciato in malo modo se avesse avuto sentore della sua presenza e quel tizio era davvero scorbutico oltre che antipatico. I suoi occhi nocciola si soffermarono sulla palla di pelo attualmente senza nome e, pensieroso, inclinò leggermente la testa di lato.

«Allora cucciolo, che facciamo adesso? Non possiamo tenerti qui a scuola visto che non appartieni a nessuno e non hai un certificato del veterinario con te.» Mormorò a mezza voce come se l’animale potesse rispondergli.

Il cucciolo emise un altro guaito giocoso leccandogli leggermente le dita della mano e provocandogli un accenno di solletico a causa di quel gesto. L’espressione sul suo volto si intenerì parecchio e prese a mordersi il labbro inferiore man mano che un’idea malsana si faceva largo nella sua testa. Come minimo Sebastian l’avrebbe ammazzato ed avevano già parecchi problemi senza che lui ne aggiungesse un altro. Ma non poteva lasciare che il cane scorrazzasse libero né tantomeno poteva far finta di niente. Alla fine si arrese all’evidenza dei fatti e prese a muoversi in direzione dell’uscita, dopo aver nascosto il cane sotto il suo blazer.

«Coraggio piccolo, ti porto nella mia stanza ma devi promettermi di fare silenzio o ci scopriranno e allora saranno guai seri.» Sussurrò addentrandosi verso il giardino sul retro e costeggiando il cortile che dava sulle finestre dei dormitori.

Fu quando arrivò incolume nella sua stanza che tirò un profondo sospiro di sollievo, lasciando libero il cane che si andò ad accucciare sopra il rivestimento morbido, posto accanto al davanzale della finestra. Thad sperò che non distruggesse niente altrimenti la sua maggior preoccupazione sarebbe stata affrontare l’ira di Sebastian piuttosto che il rimprovero di qualche insegnante. Non sapeva per quale ragione, ma quel cane gli era diventato subito simpatico e sentiva che ci si stava affezionando. Forse perché in fondo gli ricordava per certi aspetti se stesso e qualche evidente lato del suo carattere. L’aspetto riservato, tranquillo, fiducioso e sostanzialmente ingenuo sembravano essere reincarnati in quell’animale singolare comparso dal nulla.

«Che ci fa un cane nella nostra stanza? E dove diavolo ti eri cacciato?»

La voce di Sebastian lo fece sussultare leggermente, non si era accorto della presenza dell’altro né aveva fatto caso al rumore proveniente dal bagno. Si era ancora una volta perso tra il filo scoordinato dei suoi pensieri, finendo per estraniarsi dall’ambiente che lo circondava. Thad si voltò ad osservare il suo ragazzo, i capelli ancora umidi appiccicati sulla fronte ed un asciugamano di spugna avvolto attorno al collo per non bagnare la tuta comoda che indossava soltanto in stanza. Inconsciamente arrossì leggermente, sentendosi come un bambino colto in flagrante mentre ruba i dolcetti dalla dispensa. Era passato un anno da quando stavano insieme, ma l’intensità di quelle iridi smeraldo continuava a fargli un certo effetto, facendolo sentire nudo e del tutto scoperto di fronte all’altro.

«Oh emh giusto… Ecco ho trovato questo cane in piscina e ho pensato di portarlo qui finché non decidiamo cosa fare. Scusa, lo so che avrei dovuto prima chiedere anche il tuo permesso.» Ammise in modo incerto, avvicinandosi a Sebastian ed indossando automaticamente la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato, giusto per restare in tema di animali.

«Sorvolando sul perché tu fossi in piscina, come facciamo ad occuparci di questo cane? Thad lo sai che è vietato portare in accademia animali randagi e senza un padrone.» Controbatté il più alto, non potendo comunque evitare di usare un tono di voce più dolce di come avrebbe dovuto essere.

Quando Harwood utilizzava la carta dei puppy eyes con tanto di labbro tremulo al seguito era enormemente difficile resistere o, nel suo caso, restare necessariamente lucidi. Quel nanetto sexy dalla pelle olivastra e i tratti ispanici sapeva incastrarlo come meglio poteva ed entrambi lo sapevano alla perfezione. Sebastian scosse la testa con un sorriso divertito ed un impercettibile ghigno, mentre azzerava le distanze e posava le mani lungo la vita dell’altro. I loro respiri si confondevano, vista l’esigua vicinanza, e le loro fronti si sfioravano appena a causa di quella posizione. Il castano fece scorrere i polpastrelli sotto il blazer, accarezzandogli languidamente i fianchi da sopra la stoffa leggera della camicia bianca. Thad mugugnò a quel contatto gradito e prontamente portò le mani lungo le spalle di Sebastian, artigliando i lembi dell’asciugamano e permettendo alle sue braccia di incrociarsi dietro quel collo niveo.

«Lo so ma guardalo, non ti sembra tenero? Possiamo tenerlo qui per oggi e domani mattina lo portiamo al canile… Ti prego, Bas.» Bisbigliò Thad, mordendosi volutamente le labbra per poi posarle lungo la linea della mascella dell’altro.

Sebastian gemette appena a quell’attenzione riservatagli e la presa lungo i fianchi si allentò fino a spostarsi verso le asole della giacca che il moro indossava, iniziando ad aprire i bottoni e facendo scivolare la stoffa lungo le braccia. In un fruscio indistinto l’indumento cadde sul pavimento ai loro piedi, seguito subito dopo dalla camicia e dalla cravatta di Thad. Smythe non perse tempo e le sue mani percorsero a ritroso la linea della spina dorsale, sentendo i muscoli guizzare sotto le dita sottili ad ogni carezza più audace. Le sue labbra cercarono immediatamente quelle del suo ragazzo, incontrandosi fameliche ed esplorandosi a vicenda finché entrambi restarono senza fiato.

«Potrei seriamente prendere in considerazione l’idea di assecondarti, sarei proprio curioso di vedere in che modo mi pregheresti.» Rispose Smythe con voce suadente ed un pizzico di malizia che l’altro colse alla perfezione.

Il più basso si lasciò scappare una risata complice, imitando i gesti compiuti dall’altro e sollevandogli la maglia della tuta per poi lanciarla in una parte imprecisata della stanza. Il palmo aperto della mano sinistra era ora posato sui pettorali di Sebastian, mentre lo sospingeva verso il letto più vicino obbligandolo a distendersi sulle trapunte. Quando quei capelli castani toccarono la stoffa del cuscino, Thad piegò le ginocchia sul materasso salendo a cavalcioni sul bassoventre dell’altro e ruotando leggermente i fianchi per una maggiore frizione. Entrambi si lasciarono sfuggire un sospiro di piacere, mentre il moro si abbassava per baciare il torace scoperto dell’altro. La pelle di Sebastian profumava di bagnoschiuma ed era ancora umida in alcuni punti per cui fu del tutto semplice per lui tracciare una scia che partiva dai capezzoli fino all’ombelico aiutandosi con la lingua e beandosi del suono spezzato che era sfuggito dalle labbra del suo ragazzo.

«Credo di avere degli ottimi argomenti a disposizione, Smythe.» Mormorò Thad portandosi all’altezza del viso del castano, mentre la sua mano giocava distrattamente con il cavallo dei pantaloni leggermente tesi.

Se qualcuno avesse visto Thad Harwood in quel momento, avrebbe stentato a riconoscerlo a causa di quel ghigno così simile a quello del suo ragazzo e dell’espressione maliziosa stampata sul volto. C’erano momenti in cui senz’altro Thad era paranoico, geloso ed insicuro ma ce n’erano altrettanti in cui finalmente smetteva di pensare e dava retta all’istinto. Erano questi i momenti in cui Sebastian capiva di amarlo un po’ di più, di volerlo un po’ più vicino, di essere fortunato, perché erano questi i momenti in cui l’altro si fidava ciecamente di lui mostrandogli una parte di sé che gli altri non vedevano.

«Siamo passati ai cognomi, Harwood?» Biascicò a stento, tendendo la schiena dopo una frizione particolarmente più stimolante.

«A quanto pare si, signor Smythe..» Sussurrò direttamente sulle sue labbra limitandosi a sfiorarle senza però baciarlo, continuando ad accarezzarlo da sopra la stoffa del pantalone.

«Al diavolo! Quella palla di pelo può restare, ma se rovina qualcosa mi sentirò autorizzato a lasciarlo fuori dalla porta della nostra stanza.» Cedette Sebastian provocando una risata in Thad, mentre questi si lasciava cadere al suo fianco appoggiando la testa contro la sua spalla nuda.

Prontamente lo strinse a sé avvicinandolo al suo petto e circondandolo con entrambe le braccia per sentirlo più vicino. Era una bella sensazione percepire i loro cuori battere insieme sotto le rispettive gabbie toraciche ed essere avvolti dal profumo delle pelle di Thad. Da quando erano diventati una coppia passavano la maggior parte del tempo in quella posizione, semplicemente nel silenzio surreale della loro stanza osservandosi negli occhi e comunicando senza bisogno di parole. Fu per questo motivo, e perché conosceva Harwood alla perfezione, che Sebastian si accorse del suo lieve nervosismo. Normalmente lo avrebbe costretto a sollevare lo sguardo nocciola e chiedergli cosa lo turbasse, ma aveva il vago sentore che questa volta non sarebbe stato necessario e che avrebbe dovuto aspettare una qualsiasi mossa da parte di Thad. Sebastian lo vide mordersi la guancia dall’interno e giocherellare distrattamente con le pieghe del lenzuolo.

«C’è un motivo per cui mi sono rintanato in piscina… Avevo bisogno di pensare e tranquillizzarmi.» Ammise con voce tremolante e timbro basso quasi come se avesse timore a parlare a voce più alta.

«Se ti conosco bene come credo, il problema è Clarington.» Rispose posando il mento sui capelli scuri dell’altro per poterlo osservare meglio. «Non c’è niente tra me e quel tipo, Thad. E se fossi venuto subito da me a parlarne te lo avrei ampiamente dimostrato.» Terminò con sicurezza, addolcendo il timbro della propria voce di fronte all’insicurezza disarmante di Thad.

Harwood si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato a quelle parole, sollevandosi leggermente sui gomiti e posando il mento sul palmo di una mano senza pesare su Sebastian. Era la risposta che sapeva di ricevere, se la sentiva ripetere ogni volta che le insicurezze lo colpivano offuscando il suo parametro di giudizio.

«E’ proprio questo il punto, Bas. So perfettamente che tu sei sempre pronto a rassicurarmi e a starmi accanto e ti amo per questo, ma non posso sempre chiedere il tuo aiuto. Devo imparare a cavarmela da solo ed essere meno geloso perché mi fido ciecamente di te e so che non faresti mai nulla per ferirmi.» Proruppe con schiettezza e sincerità, osservando la fronte dell’altro aggrottarsi appena e le sopracciglia sollevarsi in maniera confusa.

«Allora qual è il vero problema, Thad?» Rispose il castano, avvolgendo entrambi sotto le coperte per evitare che prendessero freddo e tornando a stringere l’altro con delicatezza.

«E’ il mio ultimo anno alla Dalton e tra meno di otto mesi mi sarò diplomato, ma tu resterai qui un altro anno ed io sarò al college. Ho paura che tutto quello che abbiamo possa svanire, che gli altri hanno maledettamente ragione a dire che i rapporti a distanza non funzionano e non voglio perderti, non posso, perché se tu vai via io-»

«Hey hey hey respira, pulce, e stammi bene a sentire. Punto primo: l’anno è appena iniziato e noi siamo ancora qui a punzecchiarci come sempre per poi fare pace con il miglior sesso sfiancante di sempre. Punto secondo: noi non siamo gli altri e abbiamo ampiamente dimostrato di rompere ogni sorta di statistica. E ultimo, ma non per importanza, non ho nessuna intenzione di andarmene Thad.» Ammise Sebastian, interrompendo il suo sproloquio, con un leggero sorriso rassicurante e quel raro sguardo innamorato in grado di bloccargli il respiro ogni dannata volta.

«Sposami, Sebastian.» Sussurrò Thad portandosi completamente sopra il corpo dell’altro e baciandogli ogni singola porzione di pelle presente su quel viso niveo e perfetto.

Era una proposta del tutto assurda e irrazionale, lo sapeva, ma nell’esatto momento in cui si era ritrovato a considerare in quante diverse occasioni quegli smeraldi avevano brillato con la stessa identica luminosità solo e soltanto per lui, aveva capito di non volere altro per il resto della sua vita. Gli bastava quella rara e nuova espressione dai tratti addolciti riservata soltanto a loro due; gli sarebbe bastata per sempre ogni singolo giorno della sua vita, ogni momento che avrebbe potuto spendere insieme a Sebastian e magicamente ogni dubbio scompariva. Se chiudeva gli occhi nocciola poteva senz’altro vedere una casa curata, un giardino, magari un cane molto simile a quello che aveva salvato e Sebastian accanto a sé mentre osservavano i loro figli riempire di risate quelle mura.

«Quando ho detto che non avevo intenzione di andarmene non pensavo ad un matrimonio, ma possiamo sempre prenotare un volo per Las Vegas e verificare se c’è davvero la brutta copia di Elvis come officiante.» Rispose il più alto in maniera divertita e ironica, provocando una risatina in Thad.

«Oppure potresti semplicemente rispondermi di si, anche se non abbiamo gli anelli, e poi festeggiare con cito testualmente il miglior sesso sfiancante di sempre.» Sussurrò il moro con tono roco e sensuale e cadenza appositamente spagnola che sapeva far impazzire Sebastian.

«Ti sto influenzando troppo, bel culo, e ad essere sinceri non mi dispiace per niente.» Mormorò l’altro con la stessa sensualità e malizia, prima di tuffarsi su quelle labbra carnose e morderle con insistenza.

«Era un si?»

«Era decisamente un si.» Confermò Sebastian ridacchiando leggermente, mentre Thad si prodigava di tener fede alla sua promessa di festeggiamenti che comprendevano un letto e loro due possibilmente nudi.












A/N

Precisamente non so da dove sia venuta fuori questa cosa , *indica il testo in alto puntandoci contro l’indice*, ma ultimamente mi vengono strane idee in testa ad ogni aggiornamento su Twitter o FB da parte di Grant ed Eddy. La mia insanità mentale ne viene costantemente motivata e, davvero, non ho idea di cosa io stia effettivamente scrivendo finché non finisco completamente la Os . Questa volta è il mio cucciolo di panda a fare la proposta che, bhé, insomma è pur sempre particolare visto che stiamo parlando dei Thadastian. Basta vedere la reazione di Bas a tal proposito che propone Las Vegas come se stesse parlando di ciò che ha mangiato a colazione. Il cucciolo presente nella storia è servito da spunto/incentivo anche se è più una mascotte marginale a dirla tutta. Ma nella mia mente contorta il cane di cui parla Thad quando vede il suo futuro con Bas ha vagamente le sembianze di quel cucciolo per cui traete le dovute conclusioni :P Vi lascio alla lettura e vado a rinchiudermi in un bunker protetto dove posso recuperare la sanità mentale.

Nota finale: Questa è l’ultima storia prima del gran finale di questa singolare raccolta Thadastian. Perciò l’appuntamento è alla prossima settimana con l’ultimo capitolo scritto a quattro mani da me e Giulia nonché con i dovuti ringraziamenti ad ognuno di voi.

xoxo

Sara
  
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