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Autore: raisedfromperdition    09/02/2015    0 recensioni
"Rimane impercettibilmente sorpresa alla vista di quella ragazza, lì. Sembrava così... fuori posto. Avrebbe voluto portarla via. O almeno, togliere quell'espressione imbronciata dal suo volto." (...) - "Canti qui tutte le sere, Diana?" - "Sì, Celeste."
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Distanze Pericolose.

Capitolo I.

9 agosto, 1969.


"Stasera ti porto a cena fuori."

Un ragazzo, sulla ventina e passa, si avvicina ad una ragazza, seduta, che intanto gli da le spalle.

"Ah sì?" chiede lei, senza degnarlo di uno sguardo, troppo presa nel cercare la cipria in un borsellino piccolo e nero, con dei pois bianchi.

"..sì." risponde lui, mentre con una mano cerca quella della sua ragazza. La trova e cerca di accarezzarla. Lei la ferma dal cercare i trucchi nel borsellino, ma la lascia immobile. Per non far sembrare il suo gesto troppo freddo, si gira verso di lui e gli offre un sorriso calmo, pacato.

"D'accordo." continua la ragazza, alzandosi e lasciando un bacio veloce sulla guancia del ragazzo, che a giudicare da come sia vestito, sembra essere un militare. Un soldato.

Lei va in bagno, accende la luce e chiude la porta.

"Vado a mettere in moto la macchina, eh." le fa lui, con un tono abbastanza sostenuto per essere sicuro che lei lo sentisse.

"Sì!" risponde lei, accendendo un'ulteriore luce, questa però sovrasta lo specchio. Sorride a sé stessa. Non perché sia felice, ma per controllare come stia.

Prende un pettine in mano e inizia a passarlo tra i suoi lunghi capelli neri. Una volta sistemati, lo lascia, e se li tira indietro con una fascia bianca, lasciandoli però sporgere un po' anche sulla fronte. Si da un'ultima sistemata al vestito giallo pastello, e alla fascia bianca che aveva sistemato sulla vita. Sorride un'ultima volta e si gira verso una mensola. Prende con dolcezza una boccetta di profumo, e se lo spruzza sul collo e sui polsi.

Fatto, era pronta.

Era bellissima.

Esce dalla stanza, prende la pochette bianca, lucida, e s'incammina verso la porta d'ingresso. Prima di apparire sulla porta, sente che il ragazzo suona il clacson della macchina.

"Celeste! E andiamo!" sbraita lui.

Lei, infastidita, fa sbattere la porta dietro di sé e lo raggiunge a grandi passi. Entra in macchina e sbatte lo sportello.

"Non c'è bisogno di sbraitare come un pazzo, Luca." gli dice infastidita, fulminandolo con lo sguardo.

"Va bene, hai ragione. Scusa." dice lui, poco convinto. Partono.

"Andiamo al Ruban Rouge?" chiede lui, lanciandole un'occhiata.

"Ma andiamo dove ti pare." risponde lei, secca, guardando fuori dal finestrino.

"Dai, Cel.." fa lui, appoggiandole una mano sulla gamba per accarezzarla.

"Che vuoi?" gli chiede lei, scostando la gamba, senza guardarlo.

"Mi dispiace." fa lui, poco convinto però.

"Sì, ok." continua lei.

Silenzio.

Parcheggiano e scendono dalla macchina. Luca fa per aprire lo sportello a Celeste, che però non lo aspetta e se lo apre da sola, scendendo dalla macchina. Lui cerca di scortarla, ma lei non glielo lascia fare.

Celeste è fatta così. È una dura, una che non si lascia far mettere i piedi in testa da nessuno. E Dio, quant'è bella. Ha dei lunghi capelli neri che le scendono lungo la schiena. È alta e ha la corporatura robusta. Ha un viso molto dolce, il che potrebbe sembrare un controsenso, visto il suo carattere "da dura". Gli occhi sono la prima cosa che una persona nota, di Celeste. Certo, dopo i lunghi capelli. Ha degli occhi grandi ed espressivi.

"Tavolo 8, signori." dice un cameriere. Erano arrivati dentro al ristorante e lei quasi quasi nemmeno se n'era accorta. Lei e Luca si siedono. Lui prende in mano il menù e lo sfoglia.

"Cosa vuoi ordinare?" le chiede.

"Non ho fame." risponde lei, secca.

Luca sospira, scocciato.

"Dio, Cel! Vuoi smetterla di fare sempre la bambina? Ti comporti sempre così. Ogni volta che ti chiedo di..." il ragazzo inizia a parlare, ma la ragazza nemmeno lo sta ascoltando. In quel momento sta guardando sul palco tutte le luci che lo illuminano. Conta i riflettori, e guarda tutte le diverse luci, rimanendone abbagliata. In tutti i sensi. Dio, quanto avrebbe voluto avere con sé la sua macchina fotografica, ora.

Un uomo appare sul palco.

È un uomo sulla cinquantina. Indossa uno smoking con tanto di papillon. Ha un cartellino in una mano e il microfono in un'altra. Dietro di lui, un'asta argentata con attaccato un microfono grande dello stesso colore, destano interesse negli spettatori.

"Ed ora, signore e signori.." inizia a dire l'uomo in smoking. Celeste lo guarda, inclinando il capo. È incuriosita.

"...la classe. L'eleganza. Ladies and gentlemen, accogliete tutti.. Diana!" dice lui, indicando il microfono che fino a prima era rimasto vuoto.

Lui si scosta mentre parte un rullo di tamburi. L'unica figura che ora c'è sul palco è quella di una ragazza, anche lei sulla ventina come Celeste.

Ha i capelli lunghi e color rame, che fanno un contrasto perfetto con la sua pelle bianca come la neve. Ha un fisico minuto, è piccolina, e se non fosse per i tacchi che sta portando, questo fatto si noterebbe di più.

Ha un vestito aderente, rosso, molto audace. E la sua voce... era calda e sensuale.

"Money is the anthem of success, so before we go out, what's your address?" canta la ragazza, guardando uno per uno i suoi spettatori, con aria quasi da sfida.

Aveva visto di sfuggita tutti gli spettatori ed era arrivata al tavolo numero 8. Quello di Celeste e Luca. Vede prima lui, nonostante si trovi alla sua destra, e poi lei. Rimane impercettibilmente sorpresa alla vista di quella ragazza, lì. Sembrava così... fuori posto. Avrebbe voluto portarla via. O almeno, togliere quell'espressione imbronciata dal suo volto. Ad un certo punto, Diana canta, e sembra quasi voler chiamare il nome di Celeste. Nome che ancora non conosce, non avendola mai vista prima.

"Summer's in the air, baby, Heaven's in your eyes. I'm your national anthem." canta ancora, guardandola, mentre lei gira dapprima solo lo sguardo verso il palco, per poi girare anche tutto il corpo.

"Forse non è stata una cattiva idea venire qui." pensa di sfuggita Celeste, senza neanche rendersene conto.

Gli occhi verde scuro della cantante accarezzano dolcemente quelli marroni della ragazza, seduta al tavolo. Per tutto il resto della canzone, quel contatto non si è mai spezzato. Diana ha scrutato Celeste, e Celeste ha scrutato Diana. Come se si fossero volute studiare. Come se intanto stessero parlando. Come se ci fosse qualcosa.

Diana canta, e forse intende davvero ciò che sta cantando. Vorrebbe essere, per quella ragazza. Esistere.

Più e più volte si trova a fissarle le labbra, e quella vista stava suscitando qualcosa in lei. Qualcosa? Come può essere? Beh, per il momento ancora non se l'è chiesto. È troppo impegnata a fissare la straniera coi lunghi capelli neri.



Da quando Celeste ha messo gli occhi su Diana, non è più riuscita a staccarli. La guardava, guardava come i suoi capelli, fermati davanti e cotonati leggermente di sopra, le cadessero in modo perfetto sulle spalle. Pensava a come avrebbe vissuto volentieri quel rosso e quel bianco. A quant'era bella, a quant'era... strano quello che stava provando. Ma ehi, ora non aveva tempo di pensarci.

"La cantante sta guardando ancora me."



"Red, white, blue's in the sky. Summer's in the air, baby, Heaven's in your eyes. I'm your national anthem.", canta un'ultima volta Diana, chiudendo gli occhi mentre pronunciava 'Summer's in the air, baby, Heaven's in your eyes', per poi riaprirli sorridendo ad 'I'm your national anthem', ritrovando subito quelli di Celeste, lì, ad aspettarli.

Quando Diana ha chiuso gli occhi, Celeste ne è rimasta delusa. Come se gli unici due fari che illuminano davvero quel palco si fossero spenti. Ma poi si sono riaperti, e quelli si sono riaccesi, ancora più splendenti di prima. Sorride anche lei, quasi come se non ne possa fare a meno.

Diana la guarda, e quasi le manca il fiato.



La canzone finisce, Diana esce di scena.

Celeste rimane delusa.

"Come è già finito? Così? Perché? È tutto sbagliato, lei deve cantare ancora." pensa. Ma poi si gira, lentamente, amareggiata, e vede Luca, il suo ragazzo. Oh giusto, era venuta qui con lui.

Non gli aveva rivolto la parola da quando era iniziata la canzone, se non da prima, ma ora sente il bisogno di dovergli dire qualcosa. Qualcosa che sente possa scoppiargli dentro.

"Dobbiamo ritornare qui." gli dice. Luca alza lo sguardo.

"..sì.?" chiede lui.

"Sì. Domani." fa lei, decisa.

"Ehi ehi, c..come domani?" continua lui, quasi ridendo.

"Sì, mi hai sentito." dice lei convinta. Non era dolce. Non glielo stava nemmeno chiedendo. Lo stava informando di una cosa che avrebbero fatto.

In quel momento un suono di tacchi si avvicina al tavolo numero 8.

Tacco dodici, rosse. Aperte davanti. Qualche brillantino qua e là.

Gli occhi di Celeste percorrono tutto il corpo della figura. Gambe bianche che si vedono fino all'orlo rosso di un vestito rosso ormai familiare alla ragazza. Uno scollo fine che va da spalla a spalla e altri brillantini rossi che percorrono l'orlo del collo. Una chioma color rame che scende da un viso morbido, quasi innocente, se tolto da tutto quel contesto.

"Piacere." dice quella figura. "Sono Diana Barbèra.", continua, porgendo la mano alla ragazza, che subito gliela stringe.

Diana non può fare a meno di notare le unghie finemente curate della ragazza, adornate da una passata di brillantini color argento, solo lungo il bordo però.

"Celeste. Celeste Salomé."

Sorridono.

A Diana già piaceva il nome di Celeste. Italiano, come lei, ma con quella 'C' all'inglese. E il cognome francese. Sapeva solo questo di lei, ma già le piaceva. Quello e.. il suo profumo.

"Io sono Luca." fa una voce maschile dietro di lei.

"Piacere." risponde lei, sforzando un sorriso per cortesia, più che per altro.

"Canti qui tutte le sere, Diana?" chiede subito Celeste, interrompendo quell'insignificante conversazione che si stava creando tra la cantante e Luca. A Celeste piace quando Diana da attenzioni solo a lei. Ed ora vuole di nuovo quelle attenzioni. Un brivido percorre la schiena di Diana, già le piaceva sentir pronunciare il suo nome da Celeste.

"Sì, Celeste." le risponde lei, sorridendo.

"Allora ci vediamo domani sera." continua Celeste, sorridendo. Ma non era un sorriso... innocente. Magari voleva farle capire qualcosa. Qualcosa che non aveva capito ancora neanche lei.

"D'accordo." risponde la cantante. "Vi faccio riservare un tavolo allora." continua, senza smettere di sorriderle.

"Sarebbe magnifico." fa l'altra, cercando di contenere l'entusiasmo.

Una voce chiama Diana da sotto il palco.

"Mi dispiace, devo andare." fa lei, abbassando un attimo lo sguardo.

"Ci vediamo domani sera allora, eh?" chiede un'ulteriore conferma Celeste.

"Certo." risponde Diana, sorridendo. "A domani." dice, andando via.

Nessuna delle due sapeva cosa ci fosse appena stato. Ma qualcosa c'era stata.

"Ehi, Celeste!" Diana si ferma, prima di essere arrivata troppo lontana dal loro tavolo. "Qual è la tua canzone preferita?" chiede poi, girandosi per guardarla. Celeste ne resta felicemente sorpresa.

"...mi piace Elvis." fa lei, sorridendo. Diana annuisce, chiudendo gli occhi.

"Ed Elvis sia.", pensa la cantante, allontanandosi.

A tutti coloro che hanno letto t&s: ELVIS NON SARÀ. (forse.) (no no non sarà.)

Dedico tutto questo alla mia Celeste.

Mi dispiace se forse questo primo capitolo non è stato scritto molto bene, ma diciamolo, avevo fretta di pubblicarlo solo per scrivere una cosa:

Amore, lo dedico a te perché io e te siamo Celeste e Diana. E perché ti amo. E perché mi dispiace per quest'ultima storia, ok? Mi interessa solo che tu sappia che sei tutto per me.

A tutti gli altri, spero vi sia piaciuto! E nulla, spero mi seguirete anche nei prossimi capitoli.

D.

  
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