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Autore: Liviuz    09/02/2015    2 recensioni
“Everything I Didn’t Say”
Era tutto quello che lui voleva, quello che sperava.
“Everything You Didn’t Say”
***
- Perché non hai iniziato prima? - chiesi [...]. Charlie mi accarezzò il viso facendomi spostare lo sguardo nei suoi occhi. Non ci fu bisogno di una sua risposta. Era tutto scritto nella lettera. Era quello tutto ciò che lei doveva dirmi. Scossi la testa incredulo. - Non dovevi farlo per me, Charlie. - mormorai. 
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The 69 Things'
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“Everything I Didn’t Say”
Era tutto quello che lui voleva, quello che sperava.
“Everything You Didn’t Say”

"Patience my enemy,
Lovings my friend. 
It's harder to leave,
With my heart on my sleeve. 
Than to stay and just pretend."
- Ed Sheeran - She
 
"'Cause maybe you're lovable,
And maybe you're my snowflake,
And your eyes turn from green to gray
And in the winter I'll
Hold you in a cold place,
And you should never cut your hair,
'Cause I love the way you flick it off your shoulder."
- Ed Sheeran - Wake Me Up

 
"I’m thinking ’bout how
People fall in love in mysterious ways,
Maybe it’s all part of a plan,
I just keep on making the same mistakes,
Hoping that you’ll understand."
- Ed Sheeran - Thinking Out Loud


Dedicato a coloro che devono combattere ogni giorno
e a coloro che hanno duvuto assistere alle sconfitte più dure.

 
Everything You Didn't Say. Tutto quello che non mi hai detto. O almeno la maggior parte delle cose che non mi hai detto. Anch'io avevo sperato che nulla sarebbe cambiato, che saremmo potuti rimanere insieme. Nonostante tutte le mezze verità.
- Dovresti aprirla. - azzardó Ashton. Alzai lo sguardo dalle parole scritte sulla busta. Mi facevano male gli occhi, ma non sentivo niente nel petto. Un buco vuoto indolore al centro del petto. Ecco cosa c'era in quel momento al posto del cuore.
- Oppure potresti bruciarla. - ribatté Luke accigliato. Continuava a mordicchiarsi il piercing insistentemente, ormai aveva il labbro inferiore gonfio. Rivolsi lo sguardo sull'ultimo, ma Michael guardava solo la lettera confuso come non mai.
- Mikey? - lo chiamai. Lo risvegliai dai suoi pensieri.
- Eh? - trasalì saettando lo sguardo tra me e gli altri sbigottito. Sospirai scuotendo la testa. Mi alzai in piedi e posai la busta sul letto dove un momento prima ero stato seduto tra Michael e Luke. Scavalcai le gambe di Ashton che si trovava ai piedi del letto seduto sul pavimento con le gambe stese parallele al materasso. Forse era stupido comportarsi così. Infondo erano passati ormai sei mesi da quando avevo lasciato Charlie. Già. L'ho lasciata io. Non sopportavo l'idea che ci fossero segreti tra di noi, ma dopo un anno e mezzo non ero ancora riuscito e portarla sotto casa dopo le nostre uscite serali. Non avevo nemeno la possibilità di venirla a prendere. Molto probabilmente mi voleva nascondere alla sua famiglia, ma questo non spiegava perché non mi avesse ancora raccontato niente di lei.
Mi stiracchiai.
- Non dovresti aprirla. - parlò Lucas tirandosi le maniche della maglia che indossava fino ad oltre i polsi e posando la schiena al muro.
- E perché no? - replicò Ash. - Sono con te bro', ma Charlotte sembrava tenerci molto a te, sembravi... - si bloccò.
- Sembravo...? - domandai.
- ... Sembravi la sua ancora di salvezza. - sospirò lui facendosi pensieroso. La sua ancora di salvezza.
- Gli ha mentito per tutto il tempo! - si irritó il biondo.
- Gli ha detto delle mezze verità. È diverso. - parlò per la prima volta Michael.
- È una bugiarda. - affermò Luke.
Ashton si alzò in piedi e additó Lucas. - Ti ripeto che ha detto delle mezze verità! Questo non fa di lei una bugiarda. -
- Perché la stai difendendo? -
- Perché sarebbe come se avessi lasciato perdere Christine quando ho scoperto delle cicatrici. Mi ha evitato e non mi rispondeva completamente in modo sincero. -
- Chris ci ha messo meno di una settimana a dirti cosa le è successo. - si irritó Luke.
- Sí. Grazie a te. - ribatté il riccio cupamente. Luke impallidí al ricordo del giorno in cui Christine era ceduta scappando via. Ashton peró infondo doveva anche ringraziarlo, oppure oltre a quello che sapeva da sua madre, non sarebbe riuscito a scucire quella confessione da lei.
- Cosa ti costa leggere quella lettera? L'hai lasciata te, non ti ha lasciato lei. Almeno falle questo favore. - disse Ash. Guardai la busta appoggiata sul letto. Cosa mi costava? Avrei preferito distruggere il mio basso. Sarebbe stata la stessa identica cosa. Sarei solo scivolato tra le dita del dolore, mi avrebbero stretto il cuore anestetizzato dal tempo passato fino a farmelo sanguinare. Averla lasciata non voleva dire che non avevo sofferto. No. Avevo sofferto il doppio. Questa era la dura verità, quella che cercavo di nascondere. Era a causa di Charlie che avevo scritto "Everything I Didn't Say", ma non potevo accusarla pubblicamente di quello che mi aveva fatto. No, sarebbe stato meschino. Avevo cambiato anche il senso del testo di "Heartbreak Girl", l'avevo cambiato in un amore impossibile a causa di un ragazzo messo d’ostacolo. Tra noi c'era la veritá d’ostacolo. Forse avrei preferito che ci fosse stato un altro, almeno avrei potuto combattere contro qualcosa di concreto.
- Dovresti aprirla. - ripeté Ashton.
- Era un fottuto straccio, Ashton! - urlò Lucas. - Calum era ridotto un fottuto straccio quando l'ha lasciata, se non te ne sei accorto! - gridò con le vene del collo in rilievo. Michael lo fissó sorpreso ed intimorito allo stesso tempo, mentre Ash lo guardò irritato e furioso. Io distolsi lo sguardo da Luke. - Gli si spezzerá il cuore di nuovo. - continuò. - Non voglio che nessuno di noi inizi il tour con un pensiero costante in testa come una ex ragazza. Lá fuori ci sono milioni di ragazze, mentre di opportunità come quella che abbiamo ricevuto ne abbiamo solo una. -
Il silenzio cadde nella stanza, mentre le parole di Hemmings continuavano a risuonare tra noi.
- Sei un egoista Lucas. - sputò Irwin rosso dalla rabbia. Non era egoista, pensava a noi, a tutti noi. Non potevo crollare, avrei fatto del male inutilmente a me stesso e ne avrebbero risentito anche loro. Era logico e doloroso.
- Hey, non litigate, voi non c’entrate niente comunque. - parlò Mikey. - Alla fine è Cal a decidere, e noi lo appoggeremo qualunque sia la sua scelta, giusto ragazzi? - domandò mettendosi tra Luke ed Ash. Loro sospirarono frustrati assentendo debolmente con la testa.
- Grazie, Michael. - sussurrai fissando il pavimento.
- Ok, allora noi dobbiamo andare, sono già le cinque, devo fare una scappata da Rachel ed immagino che voi due vorrete fare compagnia a Chris. - disse velocemente Clifford. Non ebbi il tempo di ribattere che i tre sparirono dalla mia vista in meno di un secondo. Rimasi solo con la lettera.
Una parte di me voleva chiuderla in fondo ad un cassetto, lasciarla là e dimenticarla, ma sapevo che sarebbe stato impossibile. Non l’avrei dimenticata, e peggio avrei continuato a chiedermi cosa ci fosse scritto al suo interno. Ma d’altra parte se l’avessi letta sai rimasto dolorosamente inerme per settimane, sarei rimasto per settimane a pensare alle parole che avrei letto. Cos’era peggio? Leggerla o non leggerla?
Mi sedetti nuovamente sul bordo del letto e presi in mano la busta ancora sigillata. Su una parte c’erano scritte le parole “Tutto quello che non ho detto. Charlotte.”. Alla fine cedetti.
La carta fece un rumore sordo strappandosi. Tirai fuori un fascio di fogli. Erano le mie lettere. Tutte le lettere che le avevo scritto. Sentii una fitta al cuore. Perchè mi aveva ridato tutte le lettere che le avevo scritto? Perchè? Mi passai una mano su viso. Il palmo era stranamente bagnato. Stavo piangendo. Ero un idiota sentimentale. Non dovevo piangere. Tirai fuori il fascio. Il primo foglio era diverso dagli altri. L’aveva scritto lei.
 
“Mi dispiace Calum,
questa lettera non può iniziare altrimenti.
Mi dispiace per tutte le cose che non ti ho detto.
Ovviamente in questa lettera potrei spiegarti il motivo per cui cercavo di tenere divisi te e la mia vita famigliare, è un tuo diritto, ma diversamente da quello che ti eri aspettato strappando la busta, perdonami. So che non mi perdonerai, ma te lo chiedo comunque. Non ti spiegherò il motivo che ti ha portato ad odiarmi ed a lasciarmi. Per tutti questi giorni, ben 189, ho cercato di convincermi che, oltre al fatto che mi meritavo di soffrire, volevo anche la tua felicità.
La verità è che, nonostante tutto, nonostante il fatto di averti visto tutto tranne che felice con me, non riesco ad immaginarti felice con un’altra. Forse sono semplicemente paranoica e potresti anche odiarmi ancora di più, ma non voglio mentirti in questa lettera. Non voglio che qualcun'altra abbia il privilegio di poter sentire la sicurezza dei tuoi abbracci, o più semplicemente il calore di un tuo sorriso. Sono un’egoista.
Lo so, ma ho continuato ad illudermi per tutto questo tempo, penso che sia arrivato il momento di smetterla di illudermi e prendere il coraggio a due mani. Anche se non riesco ancora a capire perché ti sto scrivendo. Forse voglio solo una conferma, aspettando una risposta da te in cui mi dici di odiarmi davvero, che vuoi che ti lasci in pace. Magari in questo modo riuscirei a convincermi che sto solo sprecando tempo, che pensandoti costantemente e sperando di rivederti, tu ritorni da me.
Vorrei solamente una risposta per… per andarmene in pace.
Ti ho visto sai, sei scappato via quando mi hai vista. Non ho incrociato il tuo sguardo, ma immagino che tu sia rimasto abbastanza sconvolto dal mio aspetto. Una volta mi hai detto che una cosa che ti piaceva di me erano i miei capelli, la mia solita frangetta che mi faceva sembrare così innocente. Mi sono aggrappata a quella vana speranza. Ho lasciato che la parte malata di me prendesse il sopravvento. Qualsiasi cosa ora tu pensi di me non credo di volerlo sapere, non voglio sapere cosa hai visto con i tuoi occhi, voglio sapere cosa provi pensando alla ragazza che hai lasciato sei mesi fa. Solo questo.
Con amore,
la tua Charlie
 
Ps. È stupido, lo so, ma ho strappato un angolino del tuo cuore per conservarlo, come ultima speranza. Nella busta puoi trovare un altro cuore. Spero lo conservi come Elizabeth conservò quello di Will. Io non ci sono riuscita.”
 
 
Soffocai un singhiozzo. Ripresi le lettere che avevo posato sul letto. Da esse caddero dei foglietti rossi. Li raccolsi. Erano i due cuori. Il mio con un piccolo angolo strappato e il suo. Strappato in due pezzi. Non capivo perché non mi avesse mai detto niente. Perché mi aveva nascosto il suo stato, la sua malattia. Presi del nastro adesivo e riaggiustai il cuore infranto.
Dovevo vederla.
 
Solo famigliari. Solo i famigliari erano ammessi in quel dannato reparto. Avrei voluto ridere e piangere allo stesso tempo, ma forse mi avrebbero gettato fuori dall’ospedale dandomi del pazzo, più di quello che sembravo al momento comunque. Mi sedetti su una sedia di plastica nella sala d’aspetto. Avrei dovuto aspettare che uscisse, quindi almeno ancora due ore, il tempo che si riprendesse da qualunque cura stesse facendo. Sudavo freddo. Sapevo che non sarei resistito tutto quel tempo. Non ora che sapevo. Non ora che la rivolevo indietro. Il cellulare iniziò a vibrare.
- Pronto? - domandai asciugandomi le mani sudaticce sul jeans.
- Razza di idiota! - urlò Ashton dall’altra parte del telefono. - Dove diavolo sei finito?! -. Mi guardai attorno cercando di capire il perché di quel tono preoccupato e furioso.
- Cosa? - feci confuso.
- Calum! Tua madre ci ha chiamati perché sei uscito sbattendo la porta d’ingresso ed andandotene senza una risposta. Ti avrà chiamato dieci volte, poi è passata al piano B, pensando che fossi venuto da uno di noi. -
- Oh. - risposi solamente.
- “Oh”?! È tutto quello che ci vieni a dire?! Cosa cazzo ti passa per la testa?! Ti avremo chiamato una dozzina di volte ciascuno fino ad ora! -
Mi passai una mano sul volto. Ero stanco già di mio ed ora arrivavano loro ad aggiungere altri casini alla mia esistenza.
- Ok, scusatemi, non me ne sono accorto. - dissi fissando il pavimento piastrellato.
Ashton sospirò dall’altro capo del telefono. - Dove sei? -
- Uhm… Lo so che può sembrare preoccupante, ma… - mi bloccai.
- Calum, dove sei? - ripeté minacciosamente.
- In ospedale ma… -
- In ospedale! - gridò lui. - Che diavolo hai fatto?! - sentii un brusio di sottofondo.
- No, no! - lo fermai. - A me non è successo nulla, quindi calmatevi tutti. -
- E allora cosa ci fai lì! -
- La lettera. - sospirai. - Alla fine l’ho aperta. Sono corso a casa di Charlie, mi ha aperto suo fratello dicendomi che era in ospedale. -. Mi passai la lingua sulle labbra secche. Il silenzio cadde pesante su di noi. - Non sono ben sicuro su cosa abbia, anche se potrei immaginarlo, e volevo rivederla. -
- Non ti voglio giudicare Calum, nessuno di noi lo farà - parlò lui.
- Lo so, ma… ma non voglio che pensiate che lo stia facendo solo perché è malata. L’ho lasciata io, ma non era quello che volevo veramente. -. Espirai rumorosamente. - Pensavo che tutto dipendesse da chi eravamo nell’insieme, da quello che ci circondava, ma non era così. Quello che mi bastava era lei, solo che non l’avevo capito. -
- Ed ora l’hai capito. - attestò.
- Già. Ora l’ho capito. -
- Ok. - rispose solamente Ash.
- Ok? -
- Sì. Ti prendo in parola. Vai da lei, dille tutto quello che mi hai appena detto e riconquistala. L’amore non è mai fatto da una sola chance. È crudele a volte, ma non meschino. -
- Grazie Ashton. - lo ringraziai tirando su col naso.
- Sì, ora però piantala con i piagnistei. Da quando i maschi che devono conquistare una ragazza piangono? Mostrati virile, un po’ di dignità, santo cielo! - esclamò Luke dall’altra parte. - Vai a riprendertela! -
Ridacchiai sollevato. - Grazie ragazzi. - ripetei. La chiamata si chiuse. Ora dovevo trovare il modo di rivederla immediatamente.
 
- E lei sarebbe suo cugino, giusto? - mi domandò l’infermiera guardando i dati riguardanti Charlotte.
- Sì. - confermai mentendo spudoratamente. Cercavo di sembrare almeno un minimo sicuro di me. Alzò lo sguardo per un attimo studiandomi cinicamente, nemmeno fossi stato uno scarafaggio sotto un microscopio da vivisezionare. - Ok. Mi segua. -. Cercai di non mostrarmi troppo sollevato. La seguii lungo un corridoio asettico. Si fermò davanti ad una porta. - Mi aspetti un attimo qua. - disse. Iniziai a battere nervosamente il piede, nel momento in cui l’infermiera sparì al di là della porta. Fortunatamente dopo qualche minuto dalla chiamata di Ashton l’infermiera del capo reparto aveva finito il suo turno e ne era arrivata una nuova. Non sapevo se avrebbe funzionato, ma fingermi un parente prossimo a Charlie mi era sembrata l’unica soluzione. La porta si riaprì e ne comparve nuovamente l’infermiera. - Ok, può entrare, ma sua cugina non deve assolutamente muoversi o fare sforzi. È il primo ciclo della cura che sta facendo ed è molto delicata, un piccolo cambiamento e il suo organismo potrebbe subire dei danni, capito? Sembra già esausta, quindi non la faccia stancare ancora di più, poi può portarla a casa quando ha finito, tra cinque minuti tornerò a controllare il dosaggio. -. Mi limitai ad annuire intimorito dalle sue parole. Come avrebbe reagito Charlie vedendomi? Si sarebbe spaventata? Non poteva muoversi, o almeno non doveva muoversi. - Le ripeto, non si deve muovere, capito? -
- Sì. - risposi con voce strozzata.
- Ok, allora entri pure. - e mi sorrise. In quel momento il suo sorriso non poteva essere più fuori luogo dopo tutte quelle parole poco incoraggianti. Deglutii rumorosamente. Presi un respiro profondo per calmarmi e alla fine, prima che potessi cambiare idea, entrai nella stanza chiudendomi la porta alle spalle. Charlotte di trovava in fondo alla stanza, seduta su una poltroncina imbottita, con un libro aperto posato sulle gambe, completamente immersa nella lettura, almeno apparentemente. Non fiatai.
- Ti avevo detto che non avrei finito prima delle sette, Christo… - alzò lo sguardo sorridendomi stancamente. - Calum? - sbiancò. Aveva un ago infilato nel braccio steso sul un bracciolo. La vidi mettersi meglio a sedere, per poi chiudere il libro che aveva davanti, mettendo l’indice a mo’ di segnalibro. - Cosa ci fai qui? - domandò leggermente innervosita. Mi avvicinai di qualche passo, senza perché avvicinarmi troppo. Non sapevo se fosse per me o per lei che non mi accostavo troppo. - Hai letto la lettera, vero? - chiese senza che risultasse veramente una domanda. Ma annuii di risposta lo stesso.
- Sono subito venuto qui. - parlai. Non sapevo nemmeno perché avessi detto una cosa così stupida. - C-cioè… Volevo dire… - balbettai, mentre il viso prendeva fuoco.
- So cosa vuoi dire Calum. - fece lei stirando una piega della gonna che indossava. - Ti avevo chiesto espressamente di non avere pena di me, mi sembra. -
Non mi espressi. Rimasi a guardare la sua figura fragile. Ora che ero davanti a lei tutto il discorso che mi ero fatto, tutte le parole che le volevo dire erano come magicamente svanite. Deglutii a vuoto e mi inumidii le labbra screpolate. Il mio corpo fremeva dalla voglia di toccarla, semplicemente di sfiorarle con un dito il dorso di una mano, un piccolo contatto. Niente di più. Non chiedevo altro, eppure qualcosa mi bloccava lì sul posto. Cercai di incatenare il mio sguardo al suo, ma non ci riuscii. Mi stava evitando, ma d’altronde cosa mi sarei dovuto aspettare dopo tutto quel tempo?
- Non è pena quello che provo per te, Charlie. Non fraintendere i miei gesti. - dissi con voce supplichevole. Lei continuò a fissarsi la mano posata in grembo. Mi morsi il labbro inferiore e mi feci forza. Mi avvicinai lentamente a lei. Sembrava quasi un cerbiatto davanti ad una persona qualsiasi, che non sa distinguere un cacciatore da un escursionista. Lei era indecisa tra il credere se stessi facendo la parte del buono o del cattivo. Glielo si leggeva nei movimenti del suo corpo. Dal modo in cui evitava il mio sguardo, da come muoveva nervosamente le dita in grembo, dal fatto che non riuscisse veramente a stare ferma, come se fosse stata seduta su dei carboni ardenti.
- Non so come intendere i tuoi gesti Calum. È questo il punto. - mormorò lei. Tirò su col naso e si fregò gli occhi. Non l’avevo sentita singhiozzare, ma stava piangendo. Mi morsi ancora di più il labbro, cercando di sostituire il dolore che si era risvegliato nel petto con uno più fisico.
- Charlie… i-io… - balbettai smettendo di torturarmi il labbro. Ed ecco che era riapparso il dolore al petto, sempre più forte. - Mio Dio! Ti supplico guardami! - esplosi disperato. Lei non alzò la testa. Rimase ferma per un istante. Un attimo dopo ero inginocchiato davanti a lei in cercai dei suoi occhi chiari. Nel momento in cui vidi i suoi occhi l’aria mi mancò nel polmoni. Gli occhi mi stavano bruciando a causa delle lacrime. - Charlie, ti prego perdonami! - piansi appoggiandole la testa in grembo. Passai le braccia attorno alla sua vita sottile e la strinsi leggermente a me. La sua mano iniziò ad accarezzarmi i capelli.
- Smetti di piangere Cal. - sussurrò lei con voce piena di lacrime.
- Perdonami Charlotte… - bisbigliai nuovamente calmandomi leggermente tra le sue braccia. - Non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa pensare ogni volta che ti chiedevo di te e tu non mi rispondevi. Credevo che ti vergognassi di me o che non mi volessi veramente nella tua vita. -
- Tu sei la mia vita, Hood. - rispose lei. Mi lasciò un bacio tra i capelli e continuò ad accarezzarmeli.
- Sono stato uno stupido. - feci alzando la testa per guardarla negli occhi. - Volevo a tutti i costi sapere tutto quello che faceva parte della tua vita che non mi rendevo conto che quello che semplicemente volevo eri te. -
La vidi annuire mentre delle lacrime le solcavano il viso. Presi un respiro profondo e mi staccai da lei, senza però interrompere il contatto con lei. Le strinsi una mano mentre con l’altra tiravo fuori i due cuori di carta stropicciati per quanto li avevo tormentati. Nel momento in cui l’avevo toccata era come aver ripreso a respirare dopo molto tempo. Le appoggiai in grembo i due ritagli. In tutta fretta avevo inscotchettato il suo e avevo incollato i due pezzi abbastanza malamente.
- Pensavo che li avresti buttati. - parlò lei flebilmente prendendoli in mano.
- Non potevo. - risposi. - Charlie, voglio ricominciare tutto da capo con te. Tutto. Niente più domande o pensieri su quello che ci circonda. Solo tu ed io. -
- Calum, davvero non vuoi sapere niente? -
- Non se tu non vuoi raccontarmi. Voglio stare con te, voglio solamente pensare a te e basta. -
Lei rimase a fissare i cuori. Non mi accorsi nemmeno che ero rimasto col fiato sospeso finché lei con incrociò il mio sguardo.
- Calum. Ho il cancro. - parlò lei. Avete presente quando nei film qualcuno viene sparato, ma rimane lì fermo, come se non fosse successo niente e dopo un secondo si rende conto che sta per morire? Ecco, in quel momento mi sentivo alla stesso modo. Il mio cuore stava sanguinando. Rimasi immobile a guardarla. Dovevo immaginarmelo che fosse malata, eppure quando una cosa del genere colpisce la persona che ami, nonostante tutti i sintomi, cerchi di allontanare quei pensieri. - È in uno stato avanzato. - continuò lei. Mi sentii mancare, ma rimasi fermo. Dovevo coordinare i respiri. Inspira. Espira. Inspira. Espira.
- Da quanto? - riuscii a chiedere. La voce era neutra, quasi impercettibile.
- Lo so da più o meno otto mesi, ma ce l’avevo da molto più tempo. -
Otto mesi. Rimasi qualche secondo ad assimilare ciò che mi aveva detto e ciò che sapevo.
- Non me l’hai detto, Charlie. - dissi con voce strozzata. Otto mesi fa noi due stavamo insieme. Uscivamo insieme. Andavamo al cinema, passeggiavamo nel parco, ascoltavamo la musica, ridevamo… tutto assieme. Lo stomaco mi si era rivoltato.
- Volevo essere forte. Non trovavo mai il modo di dirtelo e la mia famiglia era un disastro. L’unica via d’uscita la trovavo in te. - soffocò un singhiozzo. - Volevo essere felice almeno con te. Mio padre e mia madre si erano separati ed io e mio fratello passavamo da un genitore all’altro come palline da ping pong, poi quando ho scoperto di questa malattia mia madre ha iniziato a darmi il tormento riguardo alle varie cure che non l’ascoltavo più. Avevo solo bisogno di qualcuno che mi amasse e basta che non mi ricordasse costantemente che fossi malata. -
- Charlotte… questa è la prima volta che vieni. - parlai dopo minuti di silenzio. L’infermiera aveva detto che era la prima volta. Com’era possibile? Ora fecevo davvero fatica a respirare.
- Sì, è il primo ciclo di chemioterapia che faccio. - confermò. Sembrava che un masso si fosse posato sul mio petto, impedendo ai miei polmoni di raccogliere abbastanza ossigeno per respirare. Boccheggiai mentre il mio cervello stava elaborando tutto quello che avevo sentito ed intuito.
- Perché non hai iniziato prima? - chiesi guardando l’ago infilato nel suo braccio ancora immobile. Charlie mi accarezzò il viso facendomi spostare lo sguardo nei suoi occhi. Non ci fu bisogno di una sua risposta. Era tutto scritto nella lettera. Era quello tutto ciò che lei doveva dirmi. Scossi la testa incredulo. - Non dovevi farlo per me, Charlie. - mormorai. - Oh mio Dio… guarirai vero? Ti prego, dimmi di sì. -. Non mi sarei mai perdonato una cosa simile.
- I medici mi hanno detto che ci vorrà del tempo, ma c’è la possibilità che io non guarisca. -. Sbarrai gli occhi. Lei continuava ad accarezzarmi il volto. - Calum, dimmi qualcosa. -
Cosa potevo dirle? - Promettimi che guarirai. - mormorai con voce roca. Volevo stare con lei. Passare del tempo con lei. Volevo che non morisse per uno stupido cancro. - Dimmi che farai di tutto per stare con me. Ho gettato via sei mesi, non voglio pensare di poter perderti proprio ora, che siano dei mesi o cinque o sei anni. Voglio passare con te più tempo, non voglio avere un timer che scandisca le mie giornate con te. -
- Combatterò per te. -
- No. Combatti per noi. - e suggellai le mie parole con un bacio.

 






Spazio Autrice:
Ciao a tutte!
Eccomi di ritorno con una nuova One Shot! Non sono morta, ma poco ci manca *LOL*...
Questa, come avete appena letto, tratta di Calum, un piccolo spiraglio della sua vita nella mia FF “69 Things That I Hate About You”. Mi è venuta in mente rileggendo il primo capitolo delle mia storia nel punto in cui Calum inciampa su Christine senza nemmeno accorgersene perché è troppo sconvolto per qualcosa. Ecco spiegato il motivo per cui è sconvolto. Non so nemmeno se vi ricordate di questo pezzo, per le persone che leggono la mia Fan Fiction, comunque spero che l’abbiate letto con piacere.
Ora vi chiederete se in ogni One Shot che scriverò la povera protagonista avrà sempre qualche malattia, sincerante non lo so *LOL*, è solo la seconda che scrivo, si vedrà per la prossima. Per un piccolo chiarimento della One Shot, per le ragazze che non hanno capito la frase “Spero lo conservi come Elizabeth conservò quello di Will. Io non ci sono riuscita.”, ho preso spunto da “I pirati dei Caraibi”, non sono una grande patita di quella saga, motivo per cui non mi ricordo in quale film l’ho visto, ma se ricordate il finale del film in cui c’è Will che viene ucciso e per salvarlo lo fanno diventare comandante dell’Olandese, quindi poi gli tolgono il cuore e poi bla bla bla, la sapete la storia, no? Immagino di sì. Ecco ho preso spunto da lì.
Spero poi che qualcuno non abbia pensato ad una Cake quando Luke ha detto “Oppure potresti bruciarla.”. NON era geloso. Assolutamente no. Poi sono convinta che i 5 Seconds Of Summer non siano assolutamente gay, come anche gli One Direction, ma ovviamente poi ci sono le Larry Shippers, le Ziam, le Cake e via dicendo… Boh, sì, insomma. Uno gay è ok, ma tutti e nove diventerebbe la piaga delle Directioners e della 5SOSFam, la speranza che loro si innamorino di una comune fan… Capitemi! *LOL*
Comunque, per chi si chiedesse quando pubblicherò l’epilogo e le altre storie, ci sto ancora lavorando, non ho molto tempo a disposizione, anzi quasi nulla, quindi perdonatemi, non so quando mi rifarò viva, ma vi prometto che non mi abbandonerò, quindi prima o poi pubblicherò qualcosa. Ok, meglio che mi dileguo, bye bye!
 
 
Ps: Se avete voglia di leggere altro potete passare alla mia FF “69 Things That I Hate About You” è incentrata su Ashton e non è una Slash. Non ha a che fare con il “69 Cose Che Odio Di Te” con Louis Tomlinson, quindi vi prego solo di non giudicare dal titolo come altri hanno già fatto. Basta cliccare sul banner sottostante per iniziare a leggere il prologo.
Oppure se volete potete passare a leggere la mia nuova FF "Shadowhunters: Il Cacciatore" su Wattpad, sarebbe davvero fantastico se lo faceste, anche lì basta cliccare sul banner.






Casting:

 
Charlie (Felicity Jones)
 
Calum Hood 
 
   
 
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