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Autore: Rota    09/02/2015    2 recensioni
Aiichiro non si riteneva così tremendamente ingenuo da non riuscire a valutare con quantomeno pressapochismo l'intelligenza o la stupidità altrui: c'era quel confine di totale sbaglio che lui non varcava mai e che lo teneva sempre al sicuro dalle catastrofi più terribili. Era successo con Rin- senpai, era successo con Yamazaki- senpai, era successo con diverse altre persone.
Con Momotarou, invece, aveva sbagliato, e di molto.

[MomoTori week - Day 1]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota/margherota
*Titolo: Pegno d'amore
*Fandom: Free – Eternal Summer
*Personaggi: Nitori Aiichiro, Momotarou Mikoshiba
*Generi: Sentimentale, Romantico
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, One Shot
*Rating: Giallo
*Numero parole: 827
*Settimana/Prompt Cow-T:
Quarta settimana/ Anello
*Prompt MomoTori week: Confessions
*Note: C'è la MomoTori week, e c'è il COW-T. Io unisco le due cose, giusto per.
Buona lettura, spero (L)

 

 

 

 

 

 

 

Aiichiro sbatté con forza la porta di ingresso della stanza, preso così tanto dalle proprie forti emozioni da non badare a quanto effettivo rumore quel gesto implicasse né le sue conseguenze in termini di vicini di camera e curiosità latente, tra sguardi incuriositi e uditi molestati.
Sentiva poca forza nelle gambe, accompagnato da quel leggero tremore che lo rendeva incerto sugli stessi piedi; per non caracollare a terra in modo doloroso dovette sostenersi con una mano alla propria scrivania, scivolando senza volontà sulla sedia. Qualcosa gli cadde di mano e rotolò tra le matite e le biro sparse, dimenticato presto lì.
Si sentiva andare a fuoco in ogni parte del proprio corpo, specialmente sul viso. Guardò nel vuoto, trovandovi immagini e ricordi troppo imbarazzanti – scosse la testa più volte, agitandosi per un motivo che sapeva solo lui per poi prendersi il viso con i palmi aperti delle mani, cercando di nascondersi da spettatori invisibili. Respirava troppo veloce.
Aiichiro non si riteneva così tremendamente ingenuo da non riuscire a valutare con quantomeno pressapochismo l'intelligenza o la stupidità altrui: c'era quel confine di totale sbaglio che lui non varcava mai e che lo teneva sempre al sicuro dalle catastrofi più terribili. Era successo con Rin- senpai, era successo con Yamazaki- senpai, era successo con diverse altre persone.
Con Momotarou, invece, aveva sbagliato, e di molto, perché non era riuscito a prevedere quanto potesse essere stupido e quanto riuscisse a farlo a sentire a disagio con quel suo entusiasmo fuori luogo, disarmante, assolutamente non consono. Se fosse stato meno in imbarazzo, nel preciso momento in cui aveva pronunciato certe fatidiche parole, gli avrebbe detto tutto quello che c'era da dirgli riguardo la mancanza di tatto dei suoi gesti, o la mancanza di considerazione verso quelli che erano i suoi sentimenti. E molto, molto altro.
Si schiacciò ancora le mani contro il viso, uggiolando piano come un animale ferito. Si chinò in avanti con il busto, fino a incontrare la superficie orizzontale del tavolo – lì si adagiò senza più forze, vinto dalla realtà del proprio ricordo.
Aveva pensato che non ci fosse nulla di male a uscire con un ragazzo come Momotarou, proprio nel senso più romantico del termine: d'altronde, per quanto rumoroso e per quanto avesse un'opinione della bellezza animale piuttosto discutibile, era divertente e non faceva mai cose pericolose o contro la sua volontà. E poi era davvero carino quando gli sorrideva, lo faceva sentire bene.
Come non lo faceva sentire per niente bene l'immagine dell'anello con cui l'altro si era proposto – no, non proposto, di più: confessato ufficialmente. Nello spogliatoio maschile di nuoto della Samezuka. Non si sapeva per quale miracolo vuoto.
Nitori era corso via quasi in lacrime, per la troppa vergogna, ma solo dopo avergli rivoltato il viso con uno schiaffo, com'era ovvio. Non si spiegava come avrebbe dovuto reagire altrimenti di fronte a quegli occhi, quell'aspettativa, quella felicità pura sull'espressione di lui: era stato così tanto all'improvviso che non si era sentito fare altro, e questo gli pareva terribile a pochi minuti di distanza, come era stato giusto prima.
Con il braccio disteso in avanti e il viso nascosto dal gomito, sbirciò di sottecchi gli oggetti sulla scrivania.
Eccolo, ancora lì. Non sapeva dire se fosse di plastica o meno, o di che altro materiale, non era bravo in quelle cose così come non era bravo a reagire – e come Momotarou non era bravo a scegliere le parole e i gesti da associare a determinate situazioni.
Gli venne in mente che forse, forse, il giovane Mikoshiba si era sì lasciato trasportare troppo dall'entusiasmo ma in realtà, davvero, lo aveva fatto in buona fede, e per lui non c'era nulla di male a dichiararsi a qualcuno nello spogliatoio maschile di una scuola, con tanto di pegno d'amore.
Magari il resto dell'umanità lo avrebbe ritenuto assurdo e inopportuno, ma Momotarou Mikoshiba no; e lui aveva scelto proprio quello stupido, e non il resto dell'umanità, come proprio fidanzato.
Chiuse gli occhi, facendo di nuovo versi strani. La mano sola, senza essere guidata dalla vista, andò a tastare sulla scrivania fino a ritrovare l'oggetto di tale discordia per portarlo, velocemente, al petto del ragazzo.
Nitori lo guardò prima di sfuggita, poi sempre più a lungo. Era tutto così imbarazzante.
Qualcuno bussò – e la voce di quell'altro stupido si fece sentire: chiamava il suo nome, decisamente preoccupato. Lo ascoltò poco, la prima volta, troppo preoccupato a guardare l'anello come se glielo dovesse restituire da un momento all'altro per non vederlo mai più. Si ricordò poi che quella era anche la stanza di lui, e che probabilmente lui non stava entrando proprio per non metterlo ulteriormente a disagio. La vergogna non sparì, anche se per la maggior parte fu sostituita da una sensazione leggera, di sentita premura e calda gioia, come se tutti quei sentimenti avessero, alla fine, un senso logico.
Ritrovò all'improvviso la forza di alzarsi e di andare ad aprire la porta al fidanzato.

   
 
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