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Autore: FedeB    09/02/2015    1 recensioni
Essere volontario della croce verde a volte faceva schifo.
Non come quella sera, ecco.
Ethienne lo aveva sperimentato direttamente.
Ed era rimasto piacevolmente sorpreso del risultato.
[Gay all the way! Don't like it? Don't read it!]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Fuck the straight edge!
 
La musica stava diventando decisamente assordante, per i suoi gusti.

Cora, accanto a lui, si stava divertendo a ballare a ritmo dell’ennesima canzone uguale alla precedente, da quando la serata era iniziata ed erano ancora tutti sobri.

Lanciò uno sguardo alla sala adibita a discoteca per la serata e vide decine di corpi di suoi coetanei che si divertivano, urlando tra di loro per sovrastare la musica e alzando i loro drink al soffitto, rischiando ogni volta di versarlo per terra o, peggio ancora, sul vestito di qualche ragazza snob.

Cora prese posto accanto a lui sul divanetto, emettendo uno sbuffo divertito: “Coraggio, Etha, sciogliti un po’!” gli disse, scuotendolo per una spalla.
Era la sua migliore amica da circa quattro anni, ma ancora si chiedeva come facesse a sopportarla. Si erano trovati per caso, in realtà. Avevano entrambi lo stesso sarcasmo pungente, quello che fa storcere il naso ai più, ma che a loro faceva morire dal ridere.
Così, una battuta tira l’altra, e alla fine non si erano più lasciati andare.
C’erano molte cose che apprezzava di Cora, soprattutto la schiettezza. Come quando gli aveva chiesto se fosse gay. Gli era venuto naturale dirle di sì, di certo non poteva mentire alla persone più importante della sua vita.
Da quel giorno, in realtà, la situazione era degenerata: passavano tutta la mattinata a fantasticare su un loro compagno di classe, oppure a fare battutine a sfondo sessuale nemmeno così blando. Si comportavano come moderni Cip e Ciop, cosa che – in realtà – erano.

“Oddio, Cora, per favore! È già complicato di suo!”

“Oh, andiamo, Etoile fallita! Starà bene quel ragazzo! Dovresti smetterla di preoccuparti per una persona che nemmeno conosci. E poi gli farà bene soffrire un po’, così magari la prossima volta evita di ubriacarsi fino ad essere più morto che vivo!” gli rispose Cora, senza mai
guardarlo in faccia, ma anzi, cercando con lo sguardo qualcuno, fino a trovarlo.
“Senti, c’è Maxim che offre chupiti al bar, io e Nicole ne approfittiamo, tu intanto vedi di non farti nessuno, sai benissimo che devo
riprendere la scena!”

“Sì, come se ci fosse anche la remota possibilità che io conosca qualcuno e nello stesso tempo sia gay! Tu, piuttosto, non ubriacarti fino ad essere “più morta che viva”!” La scimmiottò lui in risposta, seguendola con lo sguardo mentre si allontanava per avvicinarsi a Nicole, interrompendo i suoi strani movimenti che lei si ostinava a chiamare “ballo” e trascinarla al bar del locale.

Sbuffò, alzandosi anche lui e andando alla ricerca di un amico comune a lui e al ragazzo il cui pensiero non faceva che tormentarlo dall’inizio della serata, ovvero da quando lo aveva visto vomitare l’anima su un altro dei divanetti del locale. Lo trovò accanto ai bagni, assieme a due dei suoi amici.

“Dante,” lo chiamò. Ricordava il suo nome. Erano stati compagni del liceo per un anno, ma poi lui aveva cambiato classe per “divergenze con alcuni professori”, ma continuava comunque a salutarlo ogni qualvolta lo vedeva.

Dante si girò al suono del suo nome e non appena lo riconobbe, ricambiò il saluto con un gesto del capo.

“Come sta il ragazzo?” chiese, andando dritto al punto.

“Di quale ragazzo stai parlando? Quello che si è pisciato addosso, quello che è caduto nel fosso o quello che rischia di rimanerci secco stanotte stessa?”

“Ommioddio, c’è davvero qualcuno che si è pisciato addosso? Ma che schifo! No, io sto parlando del ragazzo che rischia di rimanerci secco. Prima che lo trascinassero fuori mi sembrava più di là che di qua.”

Dante annuì, scambiandosi un’occhiata con uno dei due ragazzi che lo accompagnavano. L’altro li guardava semplicemente, passandosi ogni tanto una mano nei capelli biondi lavorati dal gel.

“Sinceramente non ne abbiamo idea. Ci sono i suoi amici con lui, spero abbiano un minimo di buon senso.”

“Ok, speriamo per lui. Se dovessi incontrare i suoi amici, dì loro di non farlo dormire: sarebbe la sua fine, deve restare sveglio ad ogni costo. Non farlo sdraiare a pancia in su o in giù, il fianco è sempre la soluzione migliore se non vuole morire soffocato nel suo stesso vomito. Ah, e se per caso trovano una banana, da qualche parte, sarebbe il rimedio migliore per alleviare un po’ di sofferenza da sbornia. Sì, lo so, sembra strano ma posso assicurarti che funziona. Ok, dopo la paternale posso anche andarmene.” Concluse sorridendo, seguito da Dante, che però annuì alle sue istruzioni, e dai due ragazzi, che se ne andarono non appena un quarto ragazzo li raggiunse dai bagni, lasciandolo da solo.

Passò davanti al bar, trovando Cora, Nicole a Maxim che brindavano con dei bicchieri da chupito e poi si diresse nuovamente nella sala-discoteca, dove il resto dei suoi compagni lo accolse con versi inumani e grida eccitate.
Lasciò passare un po’ di tempo ballando, alla fine nonostante tutto si stava divertendo, ballare gli piaceva e coinvolgere i suoi amici in coreografie astruse era il suo punto di forza.
Tuttavia, da rispettabile topo da biblioteca qual era, si stancò dopo circa quattro o cinque canzoni e decise di prendersi una pausa da tutto quel frastuono.

Uscì quindi dalla sala guardandosi un po’ intorno, trovando un divanetto abbastanza lontano dal caos di voci e musica e vi si buttò sopra, con l’idea di confondersi con il colore del rivestimento fino a quando non fossero venuti i genitori di Cora a riportarli a casa.
Si passò una mano tra i capelli nero corvino, impigliandosi le dita tra i riccioli scomposti, per poi stropicciarsi gli occhi colo pece cercando di recuperare una lucidità che in realtà non aveva mai perso.
Non era un tipo da feste, decisamente, ma non rifiutava mai un invito, soprattutto quando c’era di mezzo anche Cora, consapevole del fato di potersi divertire come una pazzo. Solo che la maggior parte delle volte finiva per stare in ansia per persone che nemmeno conosceva, come quella sera. Incolpava il suo buon senso, che era decisamente troppo buono e troppo votato al prossimo, in un mondo crudele ed egoista.
Era per quel motivo che il sabato sera preferiva passarlo sotto le calde coperte del suo letto, con un film da guardare ed ogni tipo di schifezza commestibile.
Il mondo esterno era una trappola dopo l’altra e lui, quelle trappole, non era proprio in grado di evitarle.

“Ehi, tutto a posto?” chiese all’improvviso una voce, rubandolo dal flusso di pensieri che lo stava inghiottendo.
Alzò lo sguardo, fino ad incontrare quello preoccupato di uno degli amici di Dante, quello biondo che si passava la mano tra i capelli.

Aveva una bella voce, notò. Era profonda, roca, tipica di un fumatore. Ma su di lui non stonava affatto. Sembrava nato per quel tono.
Sorrise flebilmente, spostandosi per far spazio anche a lui sul divano. “Sì, tutto a posto, grazie. Stavo solo cercando di convincermi del
fatto che stasera non succederà una catastrofe.”

“Stai ancora pensando a quel ragazzo?” chiese, sedendosi accanto a lui e guardandolo stupito.

Lui si chiuse nelle spalle, guardando un punto non ben definito: “essere un aspirante volontario della croce verde ha anche i suoi lati negativi.” Spiegò.

“Ma guarda… un volontario… chissà perché, ma non lo avrei mai detto…?” Sorrise sarcastico, marcando le ultime parole a chiedere indirettamente il nome del suo interlocutore.

“Ethienne.” Si affrettò a rispondere, non appena capì ciò che gli stava realmente chiedendo. “Mi chiamo Ethienne..?”
“Piacere mio, Inali.”

“Bel nome.” Commentò, guardandolo per la prima volta veramente, notando il colore particolare degli occhi, che sfumava dal verde al marrone scuro, in uno splendido gioco di luci.
“Significa volpe nera in lingua cherokee. Mio nonno ci teneva a mantenere una tradizione di famiglia. Anche il tuo è un bel nome, Ethienne.”

Detto da lui, il suo nome suonava veramente speciale. Era diverso da come lo pronunciava Cora, o qualsiasi altra persona conoscesse. Era… particolare. Strano, in qualche modo. Però gli piaceva. Eccome, se gli piaceva.

Ethienne scrollò le spalle. “Mia mamma ha molta fantasia, ci teneva ad imbarazzarmi ad ogni presentazioni della mia vita.”
Risero entrambi, sovrastando per un attimo il suono della musica che proveniva dalla discoteca.

“è per questo che sei, tipo, l’unico tra i tuoi amici ad essere ancora sobrio? Perché la crocerossina che c’è in te deve occuparsi degli altri in caso di necessità?”

Ethienne si girò verso di lui, storcendo il naso al paragone con la crocerossina. Non era una giovane ninfomane dal tacco dodici e lo sguardo provocante! Questo non glielo disse, preferendo non dare voce ai suoi pensieri. Si limitò a sospirare, confidando nel fatto che prima o poi quella serata sarebbe finita.
“Non ho bevuto perché semplicemente non ho voluto. Non mi piace bere.” Spiegò, preparandosi psicologicamente a tutte le altre domande che sarebbero sicuramente seguite.

“Non ti piace bere? Ma sei serio? A chi non piace bere!”

Ethienne si strinse di nuovo nelle spalle. “Ce l’hai davanti. Non è così strano che ci sia qualcuno a cui non piace bere. È una scelta come un’altra, non ci vedo nulla di male.”

Fra di loro calò il silenzio, nel quale Inali si prese qualche momento per riflettere sulla risposta che gli era stata data, poi lo guardò: “Senti, io ho voglia di fumarmi una sigaretta, ti va di accompagnarmi? Sai, i miei amici mi hanno abbandonato…”

Ci pensò su. Fuori significava poter controllare il ragazza e fuori, in quel momento, era bene. Significava pace, silenzio. Per di più, Cora non sembrava interessata a scollarsi dalla pista e la serata era solo a metà. Inali, poi, era un bel ragazzo, ma sapeva di non aver speranze: figurarsi se quel ragazzo fosse stato gay! Era palesemente etero, ma a lui piaceva cadere nelle illusioni, quindi perché no? Tanto non aveva nulla da perdere.

Si alzò dal divano e senza dire niente andò a recuperare il giubbotto, per poi dirigersi all’esterno, sicuro di essere seguito dall’altro, dove il freddo della sera lo colpì al viso con violenza, facendolo rabbrividire.
Il rumore di un accendino lo fece voltare, fino ad incontrare il viso di Inali, piegato dalla concentrazione nell’accendere una sigaretta che di accendersi proprio non ne voleva sapere.
Dopo alcuni tentativi falliti, Ethienne si avvicinò a lui con le mani a coppa, permettendo così alla fiamma di non spegnersi e alla sigaretta di accendersi e -seguito qualche tiro- Inali si rivolse a lui porgendogliela con un gesto della mano.

Ethienne rifiutò con un sorriso, rassicurato dal fatto che non si vedevano arrivare ambulanze.

“Oh, andiamo. Non dirmi che adesso non fumi nemmeno!”

“Si chiama Straight Edge. È una scelta di vita. Scegli di non bere, di non fumare, di non far uso di droghe e… beh, di non fare sesso occasionale.”

“Estremo. Rinunci persino al sesso.”

“Non- non è che rinunci! Solo che mi manca l’altra metà della mela, tutto qui!” spiegò distogliendo lo sguardo per non dare a vedere di essere arrossito. Improvvisamente, i ciottoli del sentiero erano tremendamente interessanti.

“Ma davvero… ti manca la principessa?”

Ethienne non fece in tempo a spiegare che della principessa non gliene fregava una mazza, perché alle loro spalle si aprì la porta del locale, rivelando la figura di una ragazza che cercava di camminare avanzando a tentoni, aggrappandosi a tutto ciò che trovava. Dopo qualche metro, si accasciò per terra e vomitò l’anima.

Con un’imprecazione masticata tra i denti si avvicinò alla ragazza, sorreggendole la testa mentre il suo stomaco rigettava anche la cena del Mille Avanti Cristo.
Si girò verso Inali, che lo stava guardando con un sorriso divertito stampato in faccia, poi tornò a preoccuparsi della ragazza fino a quando non la raggiunsero le sue amiche, non propriamente sane, ma con abbastanza dignità rimasta per potersi occupare della loro compare.
Ethienne si congedò dalle ragazze con qualche raccomandazione e tornò da Inali, che non aveva smesso nemmeno per un attimo di guardarlo, se non per accendersi una seconda sigaretta.

Sbuffò stanco, rubandogli all’improvviso la sigaretta dalle mani e portandosela alla bocca, aspirando con quanto fiato avesse in corpo e gettando poi fuori il fumo dalle narici, un’espressione soddisfatta dipinta in volto.
Inali rise leggermente, sfregandosi le mani ora vuote per scaldarle. “Ma non eri tu quello tutto Straight Edge e palle varie?”

Ethienne riaprì gli occhi, tirò un’altra volta e infine ripassò la sigaretta all’altro. “La sai una cosa?” Disse, puntandogli il dito contro. “Fanculo lo Straight Edge. Non c’è nulla di Straight, in me!”

Evviva le confessione a cuore aperto con persone appena conosciute! Si diede per un attimo dello stupido, poi ci pensò bene: cosa aveva da perdere? Tanto non lo avrebbe probabilmente mai rivisto.

Inali gettò via la sigaretta, consumata a metà, e si avvicinò a lui sorridendo.
“Pensavo non lo avessi mai detto.”

Non ebbe il tempo di capire a pieno il senso della frase, perché le mani di Inali gli circondarono il viso e un paio di labbra morbide cozzarono contro le sue, in un bacio che sapeva di alcool, ma anche di fumo.
Un bacio carico di parole non dette, di speranze e promesse.
Ethienne non sapeva dire se stesse tremando per il freddo o per l’eccitazione, ma di una cosa era certo: essere volontario della croce verde non faceva affatto schifo.

Beh, nemmeno le labbra di Inali, ecco.
 
 
Niji’s corner!
Eeeeee Salve a tutti! Se sei giunto fino a qui: grazie, tvb.
Finalmente dopo tanto tempo sono tornata a pubblicare, dopo essere presa una luuuunga pausa in qualche modo non voluta: l’ispirazione mancava, così come il tempo e la voglia. La scuola mi ha presa completamente, non ho più una vita sociale. Già prima faceva schifo. //hard lol.
Beh, in ogni caso ora sono tornata per restare (?) e spero che possiate apprezzare questa cosina scritta di getto dopo una vera esperienza: il sogno di Ethienne di diventare volontario è anche il mio sogno e – come lui – ad ogni festa mi preoccupo eccessivamente per persone che non conosco.
*paternale mode: on* Non c’è nulla di male nel divertirsi bevendo qualcosa, ma sempre restando nei limiti: una testa pensante è una testa che risolve i problemi, di qualsiasi tipo! Quindi mi raccomando: divertitevi, ma con moderazione!

Ps. Ditemi che avete colto il gioco di parole con straight, plz <3

Pps. ci terrei molto se mi scriveste ciò che pensate, ogni critica è ben accetta, soprattutto se costruttiva! Devo riprendere un po’ la mano, sono un tantino arrugginita!
Ok, la pianto! Grazie mille per aver letto anche questa manfrina e, di nuovo, vvb! <3
  
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