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Autore: Pabra_    10/02/2015    0 recensioni
Questa storia è ispirata a una davvero esistente, come incitamento ad uscire dalla friendzone. Giada ti vogliamo bene.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Di una relazione le difficoltà precoci non sono certo un’evidente garanzia di successo, ma è anche vero che non sono neppure universalmente riconosciute come sufficienti, da sole, per chiuderle definitivamente.
Percentuali abbondanti narrano di storie finite subito, senza aver avuto neppure il tempo minimo di discussione, tregua, o naturale chiarimento.
Terminate, quindi, solo con il pretesto di quelle minuscole prime difficoltà, in realtà si rivelano mai realmente iniziate.
Da una vasta mole d’esempi del genere non sono certo da trascurare quegli esempi in questo discorso già trascurati. Quelle storie che, per noia o per inerzia, s lasciano coinvolgere dal progressivo precipitare degli eventi sfortunati, senza rendersi conto di come o perché sia potuto accadere. Ed è proprio questo tipo di relazione che, in sostanza, non è mai cessato del tutto ed è destinato, miseramente, a torturare i soggetti mal capitati (a mo’ di contrappasso tutto terreno) fino ad un loro tardivo ripensamento.
Mai pensiero fu più sbagliato. E pericoloso.

Si dice che il destino possa giocare a nostro favore oppure distruggere le nostre esistenze, può farci perdere un aereo o vincere al Superenalotto e perché no, a volte, può farci rincontrare persone che non vorremmo mai rivedere. Perché è così che va, il nostro amore non dipende da noi, ma solo dal destino. Non si incontrerà mai la persona giusta quando la si cerca, sarà lei per pura casualità a raggiungerci. Un nuovo incontro, qualcuno che non avevamo considerato ma è sempre stato al nostro fianco oppure qualcuno che dal nostro passato torna a cambiare inesorabilmente la nostra vita. C’è chi crede che siamo noi, con le nostre scelte a fare il nostro destino, ma ragionandoci su, ci sono cose che accadono che sono al di fuori del nostro controllo. Forse quella scelta non modifica il nostro destino, potrebbe essere il destino che ha fatto sì che noi scegliessimo in quel modo. Ma tutte queste problematiche esistenziali erano state in qualche modo superate (se pur mai affrontate) da un ormai adulta ragazza consapevole di non potersi più appigliare a quella ormai passata relazione con il suo vicino di casa non che migliore amico. Mentre lei ancora si struggeva per cercare di capire se lui, come lei provava qualcosa ogni volta che si incrociavano per le scale, qualcosa cambiò.

Era lunedì e come sempre Giada, così si chiama la sventurata ragazza, si stava dedicando alla sua più grande passione: i dolci. Una dote che forse era stata ereditata da sua madre, o che forse aveva sviluppato per conquistare il suo migliore amico Mattia, lei sapeva quanto lui amasse mangiare torte, pasticcini e qualsiasi cosa lei sfornasse. D’altronde Giada cucinava con tutto l’amore che sentiva e sperava che Mattia notasse quanto impegno metteva per renderlo felice. Normalmente alle quattro in punto il ragazzo bussava alla sua porta e insieme si gustavano il dolce guardando accoccolati la loro serie televisiva preferita: Castel. Quel giorno però nessuno bussò alla porta di Giada alle quattro in punto. La ragazza si preoccupò, lui non era mai in ritardo, possibile che gli fosse capitato qualcosa? Aspettò in ansia seduta accanto alla porta con la sua torta allo yoghurt in mano mentre pian piano si freddava.

Alle nove, dopo aver posato con cura la torta sul riscaldamento allo scopo di farla scaldare un po’, Giada uscì e andò a bussare alla porta del giovane. Alla porta non aprì Mattia, né qualche suo amico, fu una vecchia signora che, armata di scopa, squadrò la ragazza dalla testa ai piedi, attendendo che dicesse qualcosa. Giada pensò che quell’amabile vecchietta fosse una parente di Mattia venuta a far visita al nipotino, così chiese: “Salve Mattia è in casa?”. La vecchietta guardò perplessa la ragazza e rispose: “Non vive nessun Mattia qui e sparisca altrimenti chiamerò la polizia”. Con un gran boato la vecchietta chiuse la porta, ma non era quel suono a rimbombare nella testa e nel cuore di Giada, erano le parole della signora che si ripetevano nel vuoto che le aveva appena squarciato il petto.
Possibile che se ne fosse andato e senza avvisarla? E poi dove poteva essere finito? Per quale motivo? Giada si sarebbe certamente ricordata se lui gliene avesse parlato. Era inutile però farsi domande su domande, era molto più semplice cercare di contattarlo. La ragazza prese il telefono e compose rapidamente il numero che ormai sapeva a memoria. L’unica voce che rispose fu quella della registrazione della compagnia telefonica: ci dispiace ma il cliente da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile. Giada prese la sua torta e iniziò a mangiarla con foga, ma non aveva lo stesso sapore. Era Mattia che, per Giada, dava quel sapore speciale ai suoi dolci, ma senza di lui l’unico gusto che sentiva era quello salato delle sue lacrime che continuavano senza sosta a rigarle il volto. Giada fece una promessa a se stessa: mai più avrebbe cucinato anche solo un minuscolo pasticcino.

Ma il tempo cambia le persone e, di conseguenza, le promesse irrevocabili fatte a noi stessi. Gli anni passarono senza essere pesati adeguatamente, tra naturali traguardi personali raggiunti, relazioni più labili che indimenticabili con gente a volte più insignificante e a volte meno, e cambiamenti irreversibili avvenuti senza la più totale coscienza. Il tempo cambia le persone. Ma relativamente
.
Il pensiero di Mattia era rimasto come costante della vita di Giada, qualunque sia stato il corso dei giorni, ovunque lei abbia viaggiato e con qualunque uomo sia stata, lei continuava maternamente a preservare in una seppur minuscola parte della sua memoria di lunga durata l’immagine del ragazzino impertinente e affettuoso. Come se lo ricordava dai tanti giorni delle loro lunghe e spensierate passeggiate estive, terminate in promesse e patti. In sorrisi fugaci e abbracci ingenui. Sarà un’idealizzazione forse, ma era completamente convinta e pronta ad ammetterlo anche a voce alta che mai dopo la sua improvvisa scomparsa aveva avuto un’amicizia del genere.
Ma Giada dimenticava che, probabilmente, era proprio ben altro che doveva ammettere.
O, magari, non lo dimenticava. Non ne era ancora pronta.
 
  
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