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Autore: NeroNoctis    11/02/2015    1 recensioni
In un conflitto millenario, tra Elisiani, Asmodiani e Balaur, qualcuno ha atteso la libertà. Il Dragon Lord esiliato dai suoi simili, il temibile Nergal, è pronto per tornare in guerra e distruggere tutto ciò che gli si para davanti, che siano Daeva o Balaur. In un Atreia devastata e senza magia, dove i maghi perdono il loro potere e le scorte di etere iniziano ad esaurirsi, indebolendo notevolmente tutti, riusciranno i Daeva a coalizzarsi contro un nemico comune che rischia di distruggere l'intero mondo?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'War of Gods'
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Il senso di stordimento era ancora presente in ogni fibra del corpo di Noctis, nonostante si fosse risvegliato da almeno 10 minuti e si stava dirigendo alla biblioteca per ordine di Kaisinel. Continuava a guardarsi intorno, tutti sembravano essersi ripresi come se non fosse mai successo nulla. Alzò lo sguardo al cielo, notando il gioco di colori che accompagnava lo squarcio. Concentrare la sua attenzione in quel punto gli dava uno strano senso di malessere... maggiore di quello che percepiva appena se guardava altrove. Era come se qualcosa gli si muovesse dentro, ma era qualcosa di strano, una sorta di assente presenza.
– Noct? – disse qualcuno alle spalle del ragazzo, che sembrò destarsi improvvisamente da un sogno.
– Noct, sei sicuro che va tutto bene? – chiese Riku, visibilmente preoccupato, ma almeno lui sembrava star bene. – Io... si scusami. Sono solo un pò scosso. Tutta questa situazione mi mette a disagio, anche il dover incontrare Kaisinel... purtroppo hanno richiesto solo i capi legione e quindi...
– Va tutto bene, facci sapere dopo.
Noctis annuì, ed entro in biblioteca. L'aria era impregnata di odore di libri, legno, e anche di qualcosa che il ragazzo non riusciva bene a riconoscere. Era come se qualcosa stesse bruciando, ma notò essere soltanto una strana sostanza in dei recipienti in lontananza, probabilmente qualcuno stava studiando qualcosa. Una delle guardie indirizzò il Daeva su per le scale, che arrivò al secondo piano. Una porta che non aveva mai notato era aperta davanti a sè, con le guardie che indicavano quella direzione. Inspirò, ed entrò. Si guardò intorno, notando di essere in una stanza semicircolare con diversi posti a sedere, tutti occupati da capi legione. Le panche erano di un lucidissimo legno, e non mostravano segni di usura, segno che erano state usate poche volte. Al centro della stanza, una piccola pedana su cui erano in piedi Kaisinel e altri che non riusciva bene a capire chi fossero. Dopo un attimo di esitazione, si sedette nel primo posto che trovò.
Noctis tirò fuori l'aria, anche se non si era reso conto di trattenere il respiro. Scrutò attentamente ogni singolo capo legione nei posti vicini, notando facce conoscenti, e altri che non aveva mai visto nè sentito. Con almeno cinque o più di loro aveva un buon rapporto, ma preferiva restare da solo in quel momento, si rese conto che qualunque cosa gli dava fastidio, quindi era meglio evitare scambiare qualche parola con degli amici. Passarono almeno quindici minuti, fino a quando Kaisinel prese, finalmente, la parola. – Generali di Brigata, mi dispiace riunirvi per una situazione così spiacevole, ma come avrete tutti notato, è accaduto qualcosa di strano, qualcosa che ci ha indeboliti, seppur per poco tempo e in modo non permanente.
"Non permanente, certo. Allora quello che sento io è frutto della mia immaginazione." Pensò Noctis, mentre guardava la figura del signore dell'Empireo. Lo ricordava alto, ma c'era qualcosa nella sua postura che lo faceva sembrare più imponente di quanto non fosse già. In ogni sua parola, gesto, c'era una sicurezza mista ad allarmismo che il ragazzo non notò in nessun'altra occasione. Era comunque una visione singolare, che lui ricordasse non era mai successo che Kaisinel convocasse tutti i capi legione, o forse era solo un pensiero casuale dettato dalle circostanze.
– Preferisco non girarci troppo attorno, le belle parole non serviranno a nulla questa volta. Lo squarcio che avete visto in cielo, quell'esplosione... era qualcosa che abbiam sempre cercato di evitare. Quella era la prigione abissale, il luogo dove un oscuro nemico giaceva.
"Oscuro nemico... ovviamente. E' sempre la solita storia." Noctis si guardò intorno, notando dei mormorii. Riuscì a capire qualcosa che suonava come "Nessun oscuro nemico può impensierire noi Elisiani, siamo i migliori." Scosse la testa. Lui stesso si sentiva il migliore in diverse occasioni, doveva ammetterlo, ma stavolta era diverso, forse perchè aveva quel senso di disagio dentro? Dopotutto tutti sembravano star bene, perchè lui no? Ma ciò non voleva dire nulla, era risaputo che gli Elisiani erano famosi per essere arroganti, dopotutto era la storia a dimostrarlo.
– E' una minaccia ben più potente di noi, e persino dei Balaur. Sto parlando di Nergal, il Dragon Lord. Compagno di Ereshkigal, che lei stessa si premurò di sigillare per il suo comportamento arrogante e per la sua sempre crescente forza, che avrebbe messo in pericolo tutti, persino la razza dei draghi.
Un Generale si alzò e prese la parola, Noctis non era sicuro di averlo mai visto in giro. – E com'è che non ne abbiamo mai sentito parlare? Nessun testo o leggenda narra di questo Nergal. – esclamò, ricevendo il consenso di alcuni, mentre altri si limitavano a guardarlo. Noctis dal canto suo, gli lanciò una mezza occhiata per poi tornare a guardarsi le mani. Pensò che non doveva sembrare molto interessato visto da fuori, ma era il solito effetto che dava alla gente, menefreghismo misto a sicurezza, anche se dentro non era affatto così.
– Perché abbiam preferito cancellare la sua esistenza, pensando che la prigione fosse un luogo inespugnabile. Nè Elisiani nè Asmodiani avrebbero avuto interesse a liberarlo, figuriamoci i Balaur che si son presi la briga di sigillarlo. – spiegò Kaisinel, che non sembrava molto contento di essere stato interrotto.
– E' un misero Balaur, possiamo eliminarlo. Scommetto che noi Enigma possiamo farlo con una mano legata dietro la schiena.
Noctis sorrise. Probabilmente avrebbe detto la stessa cosa se avesse avuto a disposizione la miglior gilda del regno. – Apprezzo la tua fiducia, ma hai visto le conseguenze della sua fuga, vero? Ha quasi prosciugato l'etere, facendoci perdere i sensi. Ma era solo provvisorio proprio perché c'era troppa energia concentrata. Il processo è molto più lento. Nergal ha il potere di assorbire etere in quantità illimitata, da ogni forma di vita e non. Sai cosa significa? Che ogni secondo lui diventa più forte, e ogni secondo noi diventiamo più deboli. Se perdiamo tutto l'etere non avremo più scudi, pietre, obelischi, non avremo più poteri. E alla fine... moriremo. Senza possibilità di rinascere. Avevo detto che non era permanente, ma quel singolo malessere non è permanente. Come vedete state tutti bene, ma se Nergal continua a star libero, i prossimi effetti saranno permanenti, fino a quando non verremo annientati.
Il silenzio scese in sala. Nessuno si era mai davvero preparato a quell'evenienza. Il morire senza poter rinascere... era troppo. Decisamente troppo. Tutti avevano dato per scontato che sarebbero vissuti per sempre, non importa in che modo. Non importa se sarebbero rinati come fantasmi di etere, o semplicemente rinati dall'obelisco per riprendere la loro vita, ma sarebbero comunque rinati. E adesso avevano di fronte qualcuno capace di assorbire l'etere, capace di distruggere tutto, anche solo camminando. Solo lo spiritmaster sembrava meno turbato degli altri, anche se dentro la sua testa rimbombavano tante domande: Perchè è fuggito? Chi l'ha aiutato? Perchè solo io sto messo così male? Sto forse per morire?
– Fortunatamente, Nergal è ancora debole. Ha usato molte energie per fuggire, e questo ci da una finestra temporale di una settimana per sconfiggerlo, secondo i nostri calcoli almeno. Dobbiamo solo trovarlo e ucciderlo. Ma non sarà facile. Con l'etere in diminuzione, i maghi avranno molti problema gestire la magia, e penso che alcuni di voi se ne sono già accorti. Le classi fisiche sono avvantaggiate sotto questo punto di vista. Avete una settimana, dopo questo arco di tempo, probabilmente sentirete i sintomi di tutto questo, e significa che vi mancheranno le forze e... Dobbiamo sbrigarci. Ho chiesto l'aiuto di Marchutan per questo. Da soli non possiamo farcela, ma insieme agli Asmodiani possiamo stanare e uccidere Nergal.
Delle voci si alzarono lungo la sala, ma con un poderoso battito di mani, Kaisinel fece scendere il silenzio. – Lo so, noi non collaboriamo con loro... ma non appena Nergal sarà morto... – Kaisinel sorrise, un sorriso che non sembrava molto promettente – concentreremo i nostri attacchi sugli Asmodiani e porremo fine a tutto questo. – E' tradimento. – esclamò Noctis senza accorgersene, facendo voltare tutta la sala verso di lui. Pronunciò quella parola con un disprezzo tale che sembrava un serpente che sputasse veleno mortale. Sentiva gli sguardi accusatori di tutti i presenti, compreso quello di Kaisinel. – Sono nemici, non importa quello che facciamo. Qualcosa da ridire?
Il ragazzo non rispose, ma strinse semplicemente i pugni. Era vero, erano in guerra, ma non potevano vincere così... meschinamente. Era sempre stato un ragazzo che attaccava gli Asmodiani solo se veniva attaccato per primo, o se si trovava a difendere/attaccare qualche fortezza, ma per il resto, era abbastanza pacifico.
– Bene, questo è tutto. Vi manderò un messaggio con i dettagli dell'operazione. La riunione si aggiornerà. – Dettò ciò, Kaisinel esplose nel solito sciame di farfalle, lasciando i diversi generali nella sala, che concentrarono il loro sguardo su Noctis. C'era chi rideva, chi parlava sottovoce. Noctis li guardò, scosse la testa ed uscì dalla sala, lasciandosi alle spalle qualche insulto a cui non diede molto peso. Era fatto semplicemente così, non gli stava bene rivolgere le forze contro gli Asmodiani dopo aver sconfitto Nergal. Ma per il momento doveva avvertire la legione, così si diresse verso il teleporter. Non appena si mosse, cadde in ginocchio, portandosi la mano all'altezza dello sterno, dolorante, notando che la sua vista si stava offuscando. Sentì una voce venire da lontano, una voce profonda. Un'immagine frammentata gli mostrò un viso coriaceo tra le fiamme, ma durò un nanosecondo.
– Arrenditi a me, giovane Daeva.
Deglutì a fatica, non era sicuro di cosa avesse visto, e non voleva nemmeno saperlo. Forse era solo affaticamento, allucinazioni o chissà cos'altro. Si rialzò, e si diresse dagli altri legionari, che a quanto pare stavano aspettando ad Elian, ma dentro sè sapeva, sapeva che quella voce non era una mera allucinazione.
   
 
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