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Autore: somewhereonlyiknow    02/12/2008    5 recensioni
La Gara di Sciarade è il più grande evento dell'anno per i Wildcats. Ma cosa succede se Troy decide di dichiararsi proprio in quell'occasione??
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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You are the pants in me

You are the pants in me

 

 

Era una verità universalmente riconosciuta che Ryan e Sharpay Evans erano competitivi. Questa verità era classificata tra altre verità considerate come ‘Il cielo è blu’ o ‘L’erba è verde’. Infatti, la verità che Ryan e Sharpay Evans erano competitivi era possibilmente anche più vera delle ultime due verità. Se pioveva o c’era nuvolo o forse si era nel bel mezzo di una grandinata torrenziale, il cielo era definitivamente non blu. E se il bello Stato del New Messico stava attualmente fronteggiando un periodo di siccità, allora l’erba non sarebbe certamente stata verde.

 

Ma pioggia, Sole o siccità, Ryan e Sharpay rimanevano competitivi come sempre e questa era una verità che non sarebbe mai stata cambiata.

 

Dal combattere per i ruoli principali nel musical della scuola o combattere per il brownie più grande all’ora di pranzo, i gemelli Evans vincevano sempre. La vittoria era qualcosa che non sarebbe stata compromessa da qualcosa di così banale come morale, etica umana o le limitazioni legali della legge. Sconfitta era una parola sporca nel vocabolario degli Evans, che sorpassava quasi la combinazione delle parole “breaking” e “free” in atrocità.

 

La gara di Sciarade mensili a casa di Gabriella Montez era iniziata come uno stupido gioco precedente Gira la Bottiglia, ma non ci fu sorpresa che Ryan e Sharpay la prendessero così seriamente come qualcuno avrebbe preso un cancro al fegato. Era iniziata quando Taylor McKessie aveva preso un voto di silenzio contro il suo ragazzo, Chad Danforth, e usava per comunicare con lui solo i (perlopiù volgari) gesti delle mani. Abbastanza presto, il resto della stanza si era unito, tentando di indovinare esattamente ciò che la signorina McKessie intendeva precisamente quando alzava due dita muovendole come se fossero delle forbici e indirizzandole nella rotta vaga dell’inguine del suo ragazzo.

 

Ciò che era iniziato in un gioco innocente comunque, divenne un completo massacro per il titolo di ‘Campioni di Sciarade’. Originariamente, dieci coppie avevano dato i loro nomi per il torneo, ma dopo due turni di gara, non era rimasto nessuno tranne Ryan, Sharpay, Taylor, Chad, Troy e Gabriella. Apparentemente, la competitività succhiasangue dei gemelli Evans accoppiata coi costanti bisticci di Taylor e Chad su niente di particolare, per non menzionare il rifiuto di Troy e Gabriella di sopportare le strette regole delle manifestazioni pubbliche di affetto, era abbastanza per mandare ogni persona sana a razzo verso il terapista più vicino.

 

Per le tre coppie rimanenti, comunque, la gara mensile di Sciarade divenne meno un gioco e più un bagno di sangue. Le coppie consistevano in Sharpay e Ryan, Troy e Chad, e Taylor e Gabriella. Ogni coppia non era sopra sporchi trucchetti mentali o trappe manipolative per intrappolare i suoi oppositori in una rete di dubbi e abbattimento.

 

Ogni coppia aveva le sue caratteristiche distintive di innervosire i suoi rivali; nelle settimane che precedevano le gare, Troy e Chad tentavano di tiranneggiare fisicamente sui loro oppositori fino concedere la sconfitta. Questo, di certo, era un tentativo futile, visto che loro due erano sufficientemente terrorizzati da Sharpay e dalle loro ragazze.

 

Taylor e Gabriella erano sotto l’impressione che ‘studiare’ fosse il cammino per conquistare la gara di Sciarade. Studiavano siti internet dove stagionati esperti di Sciarade offrivano consigli nei forum. Prendevano in prestito libri su intelligenti giochi di parole. Scrutinavano la lunga lista di film e show televisivi finchè i loro occhi si incrociavano.

 

Ma Ryan e Sharpay erano di gran lunga i più esperti truffatori, essendo polvere pruriginosa, bombe d’acqua ed estintori parte del loro vasto arsenale.

 

Il mese di maggio 2008 era la gara di Sciarade più importante. Il mese successivo, quando si sarebbero diplomati al liceo, si sarebbero sparpagliati per tutto il Paese: Sharpay e Gabriella a New York, Ryan in Europa, Taylor e Troy in California, Chad in Connecticut, e non ci sarebbero più state competizioni di Sciarade. Invece di sentirsi sentimentali o commossi per la fine di una parte così centrale delle vite liceali, l’intensità nella gara era alzata di un gradino. Benchè fosse così non ufficiale da non essere nemmeno ufficialmente non ufficiale, tutte le coppie sapevano che chiunque avrebbe vinto quest’ultima gara sarebbe stato per sempre considerato il campione di Sciarade e avrebbe portato questo agognato titolo al college e senza dubbio per tutto il resto delle loro vite.

 

Era un vai o muori. Nessuno poteva permettersi di perdere ora. Non era semplicemente una sciocca gara di Sciarade che era ridicolamente sfuggita di mano. Oh no, era la vera fondazione dello spirito; dove il loro orgoglio, dignità e onore erano in gioco; dove questa gara stessa era una sbalorditiva metafora per ciò che racchiudeva il carattere mozzafiato e il coraggio di ognuno di questi studenti.

 

Se a qualcuno accadeva di essere colpito da emorragia celebrale e osava mettere in dubbio il rispetto delle Sciarade, o forse anche degnarsi di chiamarlo ‘uno stupido gioco dove voi siete tutti troppo arroganti e presuntuosi per ammettere la sconfitta’, allora sarebbe successa una delle seguenti cose.

 

Primo, Taylor McKessie, con i suoi magici poteri da capoclasse, avrebbe trascritto sul registro che eri in ritardo per la lezione perché stavi sniffando cocaina nel bagno.

Secondo, Gabriella Montez si sarebbe gentilmente offerta di essere il tuo tutor di scienze e poi ti avrebbe crudelmente insegnato tutte le cose sbagliate e tu avresti fallito il compito perché avresti scritto ‘EMcDonald’s al quadrato’.

Terzo, Sharpay Evans ti avrebbe infilato qualcosa così su per il naso che avresti respirato con un tubo per il resto della vita.

Quarto, Chad Danforth ti avrebbe lasciato in mutande nel bel mezzo dell’atrio.

Quinto, Troy Bolton ti avrebbe mandato contro la sua terrificante legione di fan e tu saresti stato inseguito tutt’attorno alla scuola da squilibrate, pre-adolescenti ragazze.

E sesto, e probabilmente il più terrificante, Ryan Evans non avrebbe fatto altro che sorriderti sdolcinatamente, che non avrebbe fatto altro che incrementare la tua paranoia che un giorno, quando meno te lo saresti aspettato, sarebbe serpeggiato nella tua camera da letto e ti avrebbe mozzato la testa con un’accetta.

 

La gara di Sciarade era molto importante. Lo sapevano tutti.

 

Era una questione di vita e di morte. Una questione di vai o muori. Di orgoglio o… ehm, pregiudizio.

 

Ogni singolo partecipante aveva bisogno di togliere la testa dai cavoli suoi e concentrarsi sul gioco.

 

Ma nell’ultimo, cruciale giorno, quando tutte le squadre stipavano la preparazione all’ultimo minuto nei loro orari, la squadra di Troy Bolton e Chad Danforth incontrò un piccolo problema.

 

La mente di Troy Bolton era ancora nei cavoli suoi e non nel gioco.

 

 

###

 

 

Ryan Evans avvertì un rivolo di perspirazione correre lungo il suo collo. Il suo cuore batteva veloce, stava quasi per esplodergli dal petto. Il pezzo di carta che stringeva stava tremando come una foto Polaroid e le sue gambe sembravano di gelatina. Il suo respiro era affannoso, veniva fuori in corti, affannati rantoli e c’era un sottile strato di sudore sul suo viso. Ingoiò risolutamente la paura e si leccò le labbra secche. Alzò esitante un dito.

 

Sua sorella si sporse maniacale in avanti, le mani che stringevano forte la poltrona: “Una parola!” urlò subito.

 

Ryan disegnò il profilo di una scatola con le mani che ancora tremavano.

 

“Show televisivo!”

 

Velocemente, Ryan si precipitò a sedersi vicino alla sorella e le circondò le spalle con un braccio, sorridendole come avrebbe fatto un assassino scappato da una prigione in Texas.

 

Sharpay si morse il labbro, le rotelle e gli ingranaggi del suo cervello ruotavano rapidamente: “Okay, okay…” fece un respiro profondo e corrugò la fronte: “Assassino,” Ryan fece una smorfia e scosse vigorosamente la testa “Killer! Uccidere! Pistola!” Ryan grugnì e strinse più forte la spalla della sorella “Stretta! Presa! Spalla? Osso! Braccio! Carne! Zombi!” Sharpay snocciolò le parole a voce alta.

 

Ryan emise un rantolo di frustrazione: “Zombi?” chiese incredulo. Si alzò in piedi e roteò gli occhi: “Come fa l’abbracciarti a diventare zombi?”

 

Sharpay incrociò le braccia, sulla difensiva: “Mi tenevi la spalla e sorridevi tutto inquietante. Ho pensato che forse eri uno squilibrato assassino con un’accetta.”

 

“Era ‘Amici’” Ryan rispose sprezzante e mostrò il pezzo di carta alla sorella “Ti stavo abbracciando. Come fanno gli amici?”

 

Sharpay lasciò uscire un grugnito annoiato: “Dobbiamo smettere di distrarci e concentrarci!” dichiarò infine, salendo sul tavolo come se fosse la leader del mondo libero “Dobbiamo vincere stasera! Hai capito, Ry? Se non vinciamo… allora… allora… abbiamo bisogno di vincere, va bene?”

 

Ryan annuì in assenso e strinse i denti.

 

Sharpay saltò giù dal tavolino da caffè e volteggiò fino al frigo, estraendone un cartone di uova. Prese fuori due bicchieri e ruppe due uova in ogni bicchiere, mescolando con una forchetta, prima di spingere uno dei bicchieri lungo il bancone della cucina verso il fratello.

 

Ryan alzò lo sguardo lentamente, una miscela di divertimento e puro orrore sul viso: “Per favore dimmi che questo non è quello che penso che sia,” disse, gli occhi spalancati “Per favore dimmi che se mi insapono i capelli con questo invece che con lo shampoo, mi incrementerà il volume e l’elasticità.”

 

Sharpay prese delicatamente una cannuccia ed abbellì la sua bibita di uova crude con una fetta di limone e un ombrellino: “Lo facevano in Rocky,” informò il fratello realistica “E guarda dove ha portato Sylvester Stallone!”

 

“Sly Stallone è in un centro di recupero per droghe in Australia!”

 

“Tua mamma!”

 

Ryan alzò un sopracciglio: “E’ anche tua madre.”

 

Sharpay pensò per un secondo: “Fa lo stesso.” scrollò infine le spalle. Alzò il bicchiere e lo annusò lentamente “Guarda, non è nemmeno tanto male. Vuoi perdere la nostra gara di Sciarade contro Idiota e Più idiota e Genio e Più genio? Vuoi?” Ryan sospirò in sconfitta “Allora, ascoltami! Bere uova crude accresce la tua intelligenza e le tue capacità mentali! E stasera, abbiamo bisogno di tutta l’intelligenza e le capacità mentali che possiamo avere! E comunque, se abbiamo l’intelligenza più grande, e anche il talento naturale per le Sciarade e ho anche della polvere pruriginosa rimasta quindi…” scosse le spalle drammaticamente “siamo la squadra più forte. Ma non ci puoi deludere rifiutando di diventare più intelligente!” lanciò al fratello la più accusante delle sue occhiate.

 

Dopo qualche secondo, Ryan si lasciò scappare un gemito e riluttante alzò il bicchiere.

 

“Al tre?” domandò, con faccia schifata. Sharpay annuì ed entrambi si portarono i bicchieri alle labbra “Uno, due, due e mezzo, due e due terzi…”

 

Tre.

 

Senza pensare, perché avrebbero vomitato se l’avessero fatto, i gemelli Evans ingurgitarono i loro bicchieri di uova crude, forzando il liquido denso lungo le loro gole prima che colpisse il nervo del vomito.

 

Qualche secondo dopo, Ryan e Sharpay sbatterono sul tavolo i bicchieri, senza fiato. Ci fu una breve pausa, poi Sharpay disse pensierosa: “Sai, non era nemmeno così…” i suoi occhi si sgranarono con orrore mentre deglutiva furiosamente “…male.”

 

Ryan battè le palpebre e si strinse lo stomaco: “Devo usare il bagno.”

 

Sharpay impallidì e si coprì la bocca con la mano: “Anche io.”

 

 

###

 

 

Gabriella Montez e Taylor McKessie sedevano incurvate sopra una vasta collezione di grossi libri, ognuna sembrando sufficientemente esausta. I capelli di Gabriella le scappavano dalla coda e lei sbadigliava ogni pochi secondi, combattendo il sonno. Taylor era ancora lealmente sveglia, rivedeva i suoi libri, la sua attenzione e la sua concentrazione non oscillavano.

 

“Okay,” sospirò infine la ragazza afro – americana, accasciandosi sulla sedia. Le sue braccia scricchiolarono mentre le stirava e Gabriella sussultò “Ho finito. Non posso più studiare altri film del periodo 1950-1960. Non posso. Mi si stanno incrociando gli occhi.”

 

“E non ne posso più di tutti questi show televisivi fantascientifici.” replicò stancamente l’amica “O le commedie romantiche degli anni ‘90. E ieri, quando ho studiato tutti i western degli anni ’30, credo di averli dimenticati tutti.”

 

Taylor si alzò, apparendo preoccupata: “Li hai dimenticati?” domandò, la voce pericolosamente bassa.

 

“Li riguarderò prima della competizione. Ho preparato dei bigliettini. E ho incollato un post-it sulla porta del nostro bagno.”

 

Taylor si risedette, soddisfatta: “Dobbiamo vincere, Gabriella,” informò la sua amica benchè non necessario “Non penso che dimenticherò mai se veniamo sconfitte da Idiota e Più idiota e Scintillante e Più scintillante.”

 

“Vinceremo,” rispose fiduciosa Gabriella “Ho studiato tutti questi film ancora e ancora. Ho fatto delle note codificate per colore nel mio raccoglitore.”

 

“Spero che la nostra intelligenza sia abbastanza per battere il potere espressivo di Chad e Troy e il potere della polvere pruriginosa di Sharpay e Ryan.”

 

“Ho sentito che Ryan e Sharpay avrebbero bevuto i bianchi di uova crude,” mormorò Gabriella, suonando divertita. Sfogliò le pagine dei suoi appunti di nuovo e iniziò a memorizzare ancora tutti i film di Audrey Hepburn in ordine cronologico “Apparentemente incrementa l’intelligenza.”

 

Taylor rise e aprì un altro libro: “Che cosa stupida.” disse poco convinta.

 

“Molto.”

 

“Infantile, anche.”

 

“Sì.”

 

La testa di Taylor si alzò all’improvviso: “Pensi che dovremmo farlo anche noi?” chiese, in preda al panico.

 

Gabriella rispose immediatamente: “Prendo le uova.”

 

 

###

 

 

Mentre i loro rivali erano immersi negli archivi di film, completavano strategie di squadra per la sera e bevevano uova crude, Troy Bolton e Chad Danforth erano in una situazione un po’ diversa.

 

Sedevano nel furgone di Troy, ancora nel parcheggio della scuola, mentre della musica emo suonava a tutto volume dagli altoparlanti arrugginiti.

 

Infine, Chad spense la radio con un colpetto di mano, apparendo completamente irritato per l’aver sentito di sanguinanti lacrime nere di dolore per la duecento cinquantesima volta di fila: “Okay,” sentenziò, agitando le mani in aria esasperato  “Ascoltiamo la stessa canzone in ripetizione da due ore. Mi vuoi dire cosa c’è che non va o devo affrontare altre sette ore di ‘il mio cuore è un oscuro abisso di morte e disperazione’?”

 

Troy sospirò: “No, non devi. Non ho quella canzone su questo CD.”

 

Chad imprecò tra i denti e si voltò per fissare il suo amico: “Oscuro abisso di morte e disperazione o no, abbiamo ancora la più grande serata della nostra vita stasera, la gara di Sciarade e seriamente, se non smetti di distrarti e non ti concentri sul gioco, il tuo cuore sarà un oscuro abisso di calci in culo.”

 

Sembrando afflitto, Troy gemette e si concentrò sui suoi problemi: “Penso di avere il virus dell’Ebola.”

 

“Troy, tu non hai il virus dell’Ebola.”

 

“Sì, ce l’ho. Ho mal di testa, la febbre e una forte emorragia interna.”

 

“Tu hai una forte emorragia interna?” Chad sbattè le palpebre, prima che il suo viso si contraesse con comprensione. Roteando di nuovo gli occhi, si appoggiò frustrato al suo sedile “Non è il virus dell’Ebola. È il virus di Gabriel-la. La tua forte emorragia interna è amore, idiota.”

 

Troy si lasciò scappare un urlo terrificato: “Non dire quella parola!”

 

Chad fece una smorfia: “Quale parola? Ebola? Gabriella? Forte? Emorragia interna? Amore? Idiota?”

 

Troy guaì di nuovo e balzò il più possibile lontano da Chad come se il suo discutibile vocabolario fosse contagioso: “Quella!” strillò, atterrito “Quella parola! La parola con la A!”

 

“Amore?”

 

Troy si coprì le orecchie con le mani in agonia: “Ti ho detto di non dirla, amico!”

 

“Cosa c’è di così sbagliato con la parola ‘amore’?”

 

Argh!

 

“Okay, okay,” Chad alzò le mani in compromesso “Ogni volta che intenderò dire amore,” ignorò testardo il pianto torturato del suo migliore amico “Dirò… uhm, ‘pantaloni’ invece.” si fermò mentre Troy indietreggiava e l’espressione di orrore sul suo viso diventava meno addolorata “Allora, cosa c’è che non va con… i pantaloni? Hai… paura dei pantaloni? Perché il modo in cui tu e Gabriella vi comportate è come se tu fossi già in-, ehm, nei suoi pantaloni.”

 

“E’ questo il problema!” ululò Troy “E’ i pantaloni. Io la pantaloni! La pantaloni fottutamente!”

 

Chad si accigliò: “Se tu la pantaloni, allora… qual è il problema?”

 

“Io non voglio pantalonarla!” gridò il castano “Non voglio avere i pantaloni! Voglio essere senza pantaloni!”

 

Chad rimase del tutto serio, benchè il suo immaturo senso dell’umorismo gli stava facendo tremare incontrollabilmente la bocca: “Ma,” il ragazzo afro americano apparve perso “Perché? Avere i pantaloni è il miglior sentimento del mondo!”

 

Troy scosse miseramente la testa: “Senti, dopo il mese prossimo, andremo ai capi opposti del Paese. Ci vedremo difficilmente e ci allontaneremo. Lei incontrerà qualche ragazzo della Ivy League e dimenticherà tutto riguardo a Troy, il ragazzo con cui è uscita per un po’ al liceo. Questo è semplicemente il momento peggiore per essere pantalonato di lei.” si fermò e sospirò, appoggiandosi sconsolato al sedile “Ma non posso evitarlo. Lei ha i miei pantaloni e per sempre avrà i miei pantaloni.”

 

“Quindi cosa farai?”

 

Sospirando, Troy scrollò le spalle: “Non lo so. Non posso dirle dei pantaloni adesso. È così eccitata di andare a New York e non voglio rovinarle la festa. E se glielo dico, che faccio se risponde ‘Uhm, okay, grazie’ perché non mi contraccambia? Solo… però ho solo bisogno di dirglielo. Voglio solo che sappia esattamente quanto vale per me e che ha sempre valso per me di più di qualche stupido pantaloni liceale. Io la pantaloni come un grande forza-andiamo-a-vivere-insieme pantaloni. Come voglio-spendere-il-resto-della-mia-vita-con-te pantaloni. Lei è il mio pantaloni, Chad.”

 

Chad fece una smorfia: “Devi smetterla di riferirti alla tua ragazza come ad un paio di jeans. Inizia a farmi impazzire.”

 

Troy strinse i denti e i suoi occhi si indurirono: “Okay, sai cosa? Glielo dirò. Glielo dirò, perché la pantaloni, maledizione! Io la pantaloni e non mi interessa chi lo sa!” saltò fuori dalla macchina e prima che Chad potesse avvisare il suo amico di non fare niente di stupido, gridò a pieni polmoni “Io pantaloni Gabriella Montez!”

 

Una primina terrificata corse via, impallidita, ma non prima che Troy le afferrasse la mano e scoppiasse in un sorriso così largo che il suo viso sembrava sul punto di rompersi: “Esatto!” gridò “Io la pantaloni! La pantaloni fottutamente!”

 

Chad Danforth seppellì il viso tra le mani.

 

 

###

 

 

Maria Montez, nella sua carriera di pubblico difensore, aveva visto una larga varietà di teenagers turbati e problematici. Aveva sempre avuto l’impressione che sua figlia, Gabriella, fosse nel lato normale della gamma, ma quella sera, non ne era abbastanza sicura.

 

Entrò nel salotto, con in mano un piatto di formaggio e crackers, notando la tensione nella stanza. Gabriella e Taylor McKessie sedevano raggomitolate sul divano, mentre Troy Bolton e Chad Danforth avevano leggeri graffi rossi sul viso e fissavano in cagnesco Sharpay e Ryan Evans dall’altro lato della stanza, che apparivano compiaciuti.

 

“Evans,” sibilò Chad “Ci eravamo messi d’accordo l’ultima volta! Niente polvere pruriginosa!”

 

“Non è polvere pruriginosa,” Sharpay incrociò le braccia, sulla difensiva “E’ cenere pruriginosa.”

 

Maria Montez battè le palpebre. Le feste erano di sicuro cambiate da quando lei era una ragazza: “Ehm,” si sforzò di sorridere “Formaggio e crackers per tutti?”

 

“Oh, no,” la interruppe Taylor, sorridendo “Ma grazie per la bibita di uova crude.”

 

La bocca di Maria si spalancò: “La che di uova crude?”

 

Gabriella si lasciò sfuggire una risatina nervosa: “Mamma, uhm, perchè non vai di sopra e… lavi le tue… spalle?” ignorando le proteste della madre, la spinse praticamente fuori dalla stanza e chiuse le porte sbattendole.

 

Non appena la stanza fu libera dalla supervisione adulta, Sharpay parlò: “Allora, sappiamo tutti quanto stasera sia importante,” sogghignò compiaciuta e affondò la mano nella sua borsetta, mentre Troy e Chad si abbassavano automaticamente “Quindi, perché non incominciamo? Sono davvero ansiosa di prendere il trofeo.”

 

“Tu vincerai,” ringhiò Chad “Passando sopra il mio cadavere.”

 

“E’ un desiderio, Danforth?”

 

“Okay, ragazzi,” Taylor si alzò in piedi “Finitela.” fece una pausa “Ma soltanto per farvelo sapere, io e Gabriella siamo imbattibili. Mangerete la nostra polvere.”

 

“Non c’è polvere dentro, Taylor,” rispose Ryan sprezzante “Ma tutti voi mangerete la torta mia e di Sharpay alla fine, perché nostra madre ha comprato quindici crostate al mirtillo da un senzatetto per strada e sta cercando di liberarsene perché stanno facendo puzzare la casa di mirtillo.”

 

Gabriella roteò gli occhi: “Okay, iniziamo. Sharpay, è il tuo turno.”

 

La bionda fece uno show nell’alzarsi e volteggiare fino alla scatola. Prese attentamente un pezzo di carta e alla parola ‘vai’ di Gabriella, le sue mani furono una macchia, che volava agitata in ogni direzione. I suoi quattro sfidanti si accigliarono e provarono a capire il senso delle azioni, ma Ryan ovviamente condivideva una specie di intuito gemellare con la sorella, perché in pochi secondi e qualche risposta veloce, urlò: “Indiana Jones!

 

“Sette secondi,” disse Gabriella, imbronciata, ai festeggiamenti rauchi dei gemelli Evans.

 

Taylor mormorò qualcosa riguardo al barare mentre Troy e Chad discutevano un elaborato piano in cui le gomme della macchina di Sharpay sarebbero accidentalmente state forate da uno scoiattolo sovra-entusiasta.

 

“Troy,” fece segno la mora al suo ragazzo “E’ il tuo turno.”

 

Chad annuì incoraggiante mentre Troy si dirigeva verso la scatola, apparendo più nervoso del solito. Lui e Troy erano una squadra formidabile e il Signore li aiutasse se fossero stati battuti da Genio e Più genio e Scintillante e Più scintillante.

 

Gli occhi di Troy si strinsero mentre fissava il foglietto per un secondo, prima che sospirasse e buttasse via il pezzo di carta. Alzò tre dita reclutanti.

 

“Tre parole.” disse Chad automaticamente.

 

Troy si indicò lentamente.

 

Ryan si accigliò: “Io.”

 

Troy alzò di nuovo tre dita e poi puntò Gabriella, che apparve confusa.

 

“Ragazza!”

 

“Lei!”

 

“Donna!”

 

“Vagina!”

 

Troy battè la mano contro la fronte. I suoi amici erano semplicemente troppo laterali. Alzando due dita, fece il contorno di un cuore con le mani.

 

“Cuore!”

 

“Organi!”

 

“Polmoni!”

 

“Forme!”

 

“Rettangoli!”

 

“San Valentino!”

 

“Natale!”

 

“Regali!”

 

Renna!

 

“Amico,” chiamò disperato Chad dalla sedia “Fallo meglio! È così difficile!”

 

Troy roteò gli occhi mentre Sharpay e Ryan snocciolavano parole su parole, allontanandosi dalla base ogni volta, infine terminando con ‘suora’ e ‘Tutti insieme appassionatamente’.

 

Taylor si morse il labbro e strinse gli occhi guardandolo, come se fosse una sorta di alieno, mentre Gabriella aveva inclinato la testa di lato, come se guardarlo da un’altra angolazione avrebbe fatto apparire la risposta di fronte a lei.

 

Riprovò di nuovo, gesticolando verso se stesso, poi delineò un cuore con le mani e poi indicando Gabriella.

 

“Oh!” Ryan apparve trionfante “Farai un trapianto di cuore a suo favore! I Giorni delle nostre Vite!”

 

Troy chiuse brevemente gli occhi, prima di occhieggiare a Chad che sembrava addolorato al pensiero del titolo delle Sciarade che lentamente scompariva dalla sua vista.

 

Infine, puntò il dito contro i suoi jeans.

 

“Denim!”

 

“Jeans!”

 

“Tasche!”

 

“Calvin Klein!”

 

“Pantaloni!” gridò alla fine Gabriella.

 

La testa di Chad scattò a fissare la mora, prima che la sua bocca si spalancasse, e tornò a fissare Troy: “Tu… tu… tu…” balbettò.

 

Troy ignorò il suo migliore amico ed invece iniziò a slacciarsi la fibbia della cintura.

 

Sharpay si accigliò: “Ryan, hai studiato i titoli dei film porno?” sibilò.

 

Le orecchie di Gabriella divennero rosse mentre il suo ragazzo si cavava i pantaloni e glieli lanciava con nonchalance, mentre lui rimaneva in piedi nei suoi boxer con delle piccole palle da basket viola stampate sopra.

 

“Uhm,” temporeggiò lei “Non lo so.”

 

Taylor si morse il labbro: “Lei… ha i tuoi… pantaloni?” tirò ad indovinare debolmente.

 

Troy espulse un soffio di aria fresca: “Grazie a Dio, Taylor,” urlò, ancora in boxer “Pensavo che nessuno l’avrebbe indovinato.”

 

Chad sembrava vicino alle lacrime e Sharpay e Ryan si scambiavano un’occhiata confusa e Gabriella era ancora imbarazzata mentre stringeva i pantaloni del suo ragazzo tra le braccia: “Ehm,” era ancora rossa come un pomodoro “Vuoi i tuoi pantaloni indietro, Troy?”

 

“Aspetta,” intervenne Sharpay “Qual’era la soluzione? ‘Lei ha i tuoi pantaloni’?”

 

Ci fu una lunga pausa, prima di: “Lui la ama,” disse Chad piatto “Sostituite ‘pantaloni’ con ‘amore’. Lei ha i suoi pantaloni. Lei ha il suo amore. Lui la ama. Whoo.” disse depresso.

 

Troy divenne rosso cremisi, guardava dappertutto tranne che Gabriella: “Scusa per questo,” mormorò “Ehm, catturato dal, ehm, momento…”

 

Gabriella si schiarì la gola: “Torno subito,” disse velocemente, prima di correre fuori dalla stanza.

 

Sharpay fissò la schiena di Gabriella e l’ancora in mutande Troy, che appariva miserabile: “Bene, ecco tutto.” disse allegra “Bolton, hai ufficialmente rovinato la tua possibilità con Gabriella. Non sai niente delle donne? Lei vuole candele, luce della luna e romantiche passeggiate sulla spiaggia quando alla fine le dici che la ami… non lo spogliarello e dandole i tuoi pantaloni come pegno del tuo amore.”

“Troy?” chiese gentilmente Taylor “Stai bene?”

 

“Una volta che sarà passato sopra l’agonizzante e tortuosa cosa chiamata essere innamorati, starà bene.”  replicò Sharpay.

 

“Lei mi odia,” borbottò Troy alla fine “Lei…”

 

Finalmente Gabriella ritornò nella stanza, le braccia che tremavano sotto il peso di almeno dieci paia di jeans e altri tipi di pantaloni. Si fermò per stare davanti a Troy che stava guardando la sua ragazza come se le fosse cresciuta un’altra testa: “Questi sono tutti i pantaloni che ho,” spiegò calma “Beh, tranne per i miei jeans neri, sono in lavatrice. Ma tu… tu… tu…” deglutì e sorrise lentamente “Anche tu hai i miei pantaloni.”

 

Troy guardò lentamente dalla pila di vestiti ai suoi piedi al viso nervoso della sua ragazza: “Io ho… io ho i tuoi pantaloni.” ripetè confuso, come se fosse nel mondo dei sogni “Io ho i tuoi pantaloni.”

 

La bocca di Gabriella tremò mentre provava a controllare il sorriso, prima di alzare tre dita.

 

Troy sentì la sua bocca farsi secca: “Tre parole.”

 

Gabriella annuì lentamente, prima di balzare tra le sue braccia e piantare il più grande, più francese bacio che lui avesse mai provato, dritto sulla sua bocca.

 

“Tre parole? Ce l’ho,” disse Sharpay piatta “Argh! Miei occhi!”

 

Ryan ridacchiò: “Campionato di Hockey di Tonsille.”

 

“Bruciare Di Cornee.” Taylor appariva schifata.

 

“Scambio Salivare Pornografico,” suggerì Chad “Sì, ragazzi, vi ricordate quando avevo gli occhi?”

 

Troy si staccò senza fiato: “Non riesco ad indovinarlo.”

 

Le labbra di Gabriella si curvarono in un sorriso, prima di accostarsi di nuovo a lui con grande dispiacere dei loro compagni:

 

“Io ti amo. Sei il Mio Pantaloni.”

 

 

Fine

 

 

Okay, questa è tenera e felice. Niente lamentele sulla tristezza, ma tanti bei commentini si, vero?? *me fa occhi da cucciolo*

 

Grazie a chi ha recensito The scientist: Angels4ever, armony_93, Satine93, lovely_fairy e Tay_.

 

A presto con un’altra fiction!!

 

Un bacione a tutte

 

Hypnotic Poison

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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