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Autore: topoleone    12/02/2015    0 recensioni
Questa raccolta nasce con me che torno a casa in bici da lavoro e ripenso a mio padre che qualche anno fa fece un incidente proprio in bici, a causa di una siepe che oscurava la visuale, a lui ed all’altro ciclista che procedeva contromano. Niente feriti e bici illese. Passa il tempo, ma questo ricordo non svanisce; così ho cominciato a ricamarci su, senza però avere un input per farne una long, che non fosse scontata, e così eccoci qui.
Questa raccolta di OS non è composta da storielle su felini ed altri animali, ma da una serie di incontri più o meno improbabili, una sorta di primi appuntamenti voluti dal caso.
La OS che ha dato vita a questo delirio è ovviamente la n. 1 ed ogni capitolo è a se stante. Spero comunque che le leggiate tutte e che vogliate farmi sapere se avete passato o meno, qualche decina di minuti piacevoli. Pe ora il mio capitolo prefertito è l'ultimo aggiornato : )
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. In punta di piedi

Nota: questa storia vede intrecciarsi le vite di alcuni personaggi che parlano lingue differenti. Inizialmente avevo pensato di evidenziare con colori differenti i dialoghi che si svolgevano in una lingua diversa dall’italiano. Poi ho pensato che, in alcuni punti, ci sarebbe stato un arcobaleno di colori. Così ho trovato questa soluzione: quando i dialoghi dovrebbero essere scritti in inglese o russo, in parentesi quadra è indicata la lingua usata dai personaggi.



Lo sconcerto di Gaia, non era ancora passato e non era bastata la telefonata alla cugina Eleonora per capire esattamente il perché di quella scelta. Fu ben felice quindi di condividere i suoi dubbi con la sua migliore amica Benedetta, quando se la ritrovò nello stesso spogliatoio, di quel centro sportivo, a lei sconosciuto e lontano centinaia di chilometri da casa, mentre si cambiavano per una dura sessione di allenamenti.

“Sinceramente Benni, non so che passa nella testa di mia cugina. E poi non ha nemmeno avuto la buona creanza di darmi due dritte sul poveretto che dovrà allenarsi con me; così ho perso un’intera notte a cercare vita morte e miracoli su Pavel Kuzovkov[1]. Lo sai che ha un fratello di nome Pavlov e una sorella di nome Paulina? E per fortuna che sono solo in tre altrimenti credo che i loro genitori avrebbero continuato a trovare ogni possibile variante del nome Paolo! - quando la situazione le sfuggiva di mano Gaia cominciava a parlare a ruota libera, senza filtri - tra l’altro è proprio vero: pare che i ballerini più belli siano tutti gay”.

Vedendo che la sua amica non interveniva in quello che ormai era diventato un vero e proprio monologo, la ragazza alzò la testa da dentro il borsone nel quale stava rovistando per trovare il suo cambio e notò lo sguardo basito di Benedetta che, silenziosamente, le faceva cenno di non aggiungere altro. Il che poteva voler dire solo una cosa: Pavel Kuzovkov si trovava in quella stessa stanza. Ed era proprio dietro di lei!
Cercando di salvare il salvabile la ragazza si girò e porse la mano al ragazzone biondo che la guardava con fare accigliato.

[in inglese]
“Piacere Gheia”
ecco forse se avesse deciso di non dire nulla sarebbe stato meglio.
“Tu devi essere la ragazza che Eleonora ha mandato in sostituzione di Katrina.”
“E tu devi essere Pavel, il mio partner. Quando cominciamo?”
“Domani alle 6.30 se per te non è troppo presto. Questa è la chiave.”

Detto ciò Pavel si girò per andarsene; il ragazzo fu però trattenuto da Dimitri, proprio sulla soglia dello spogliatoio, mentre Gaia si lasciava sfuggire un commento acido, pensando di essere ormai rimasta da sola.

[in italiano]
“Crede forse che sia stupida, che non sia puntuale e non me ne freghi un cazzo del loro spettacolo? Ok Mr simpatia a domani”. 

Tirò su gli scaldamuscoli mentre Pavel si lasciava alle spalle la stanza con un ghigno stampato in faccia.
Il ragazzo che lo stava poco prima abbracciando, gli domandò a cosa stesse pensando, ma lui fece spallucce e se ne andarono.

Quella sera, sola nel silenzio del miniappartamento che la direzione le aveva prestato ad uso gratuito e per tutto il mese successivo, una Gaia combattuta si chiedeva se chiamare la cugina e tartassarla ancora di domande, oppure se affidarsi all’istinto dell’amata parente, come le aveva suggerito l’amica Benni. Eleonora[2] doveva essere proprio un Etoile stimata, nella quale la direzione riponeva la propria incondizionata fiducia, se avevano accettato quell’azzardo. Quindi forse non doveva continuare a cercare un motivo in quella scelta, ma cogliere quella sfida per crescere. Così dopo una doccia rinfrescante e un pasto frugale, ma ben bilanciato, decise di approfondire la sua conoscenza col borioso Mr Kuzovkov. Non voleva di certo arrivare impreparata, l’indomani, al successivo incontro col potenziale nemico e di gaffe ne aveva già collezionata una di colossale. Che fosse gay non era certo un segreto, viste le foto nelle riviste di gossip e quelle che circolavano in rete, ma dal punto di vista professionale non aveva mai approfondito le sue informazioni sul mondo della danza classica, da quando aveva tolto le punte per dedicarsi anima e corpo ad un miscuglio di moderno, jazz, street e pop. A Gaia piaceva fondere diversi stili, rompendo gli schemi rigidi che non le si addicevano più. Lei era esplosiva, non poteva ingessarsi tra pece e nastrini, bustini, tulle, chiffon e calzamaglie. Eppure ci era finita dentro fino al collo.
Collegò il suo portatile al modernissimo schermo LCD che faceva bella mostra di sé nel salottino e navigò tra centinaia di file, fino a trovarne uno di 10 minuti sul Kuzovkov che le interessava.
Dopo la terza visione dello stesso pezzo, decise di cercare altro materiale. Si era fatta un’idea abbastanza precisa del biondino borioso: doveva essere una delle primedonne più richieste, assieme al fratello. Dopo 4 ore sapeva tutto ciò che le interessava sui 3 fratelli russi ed era pronta per andare a letto, dove si addormentò con un pensiero ingombrante: trovare un punto d’incontro con Pavel e portare a termine la coreografia che ancora nessuno le aveva fatto vedere.
La sveglia suonò perentoria 3 ore dopo e alle 5.00 Gaia era già fuori dal centro, solitaria nelle luci pallide del mattino, determinata a far ricredere il suo nuovo partner. Lei era una tosta, non arrivava mai in ritardo ad un allenamento e Pavel avrebbe dovuto riconoscerle almeno quello: la determinazione e la capacità di accettare le sfide più grandi.
Cominciò con un riscaldamento aerobico per portare i muscoli alla giusta temperatura e poi li sciolse alla sbarra, parlando col suo riflesso. Di lì ad un’ora sarebbe cominciato il suo tormento.
Nel frattempo un meditabondo Pavel, accompagnato dal “gemello” Pavlov e dal fido Dimitri entrò nella struttura sportiva, senza usare la seconda chiave; era strano che Boris si fosse dimenticato di chiudere a fine turno, lasciando per di più lo stereo acceso. I tre si cambiarono in silenzio, ancora assonnati, ma Pavel uscì per primo diretto verso la sala grande da dove proveniva il baccano, lasciando i due ex amanti a risolvere qualcosa che avevano in sospeso. I primi tempi non era stato facile, per nessuno di loro, vedere pagine e pagine di giornale dedicate al presunto triangolo tra i due fratelli ed il loro migliore amico, ma pur di continuare a ballare a quei livelli, poteva accettare quel fastidioso compromesso, impartito dal gossip più becero.
Fu dalle vetrate a specchio della sala che vide Gaia, intenta a scrutarsi con occhio critico nello specchio e prendere un respiro. Pavel si sedette sul primo gradone del piccolo spalto riservato ai tecnici, che volevano osservare gli allenamenti senza distrarre i ballerini. Di certo la ragazza non conosceva quel centro, essendo straniera ed estranea a quel mondo. E Pavel voleva capire con chi aveva a che fare. Non era infatti riuscito ad estorcere molte informazioni alla sua amica Eleonora.
Così cominciò ad analizzare ogni singolo movimento di quella ragazzina. Se non altro era flessuosa e coordinata. Dopo un tempo imprecisato, Gaia fece partire un cd di musica con sonorità decisamente più classiche, non sapendo che fosse proprio la base di “quella coreografia”, che avrebbe di lì a poco imparato a memoria. Improvvisò tutti i passi e le figure che aveva orami smesso di fare da 5 anni, mentre un nervoso Pavel si alzò pronto per andare a fermare quello scempio. Ma la mano del fratello si posò sulla sua spalla.

[in russo]
“Non ha ancora finito”.
Pavel lo guardò scrutando i suoi stessi occhi di ghiaccio in cerca di una risposta, ma ricevette solo un’occhiata del fratello, di solo 11 mesi più grande di lui, che pure tutti scambiavano per suo gemello. Forse quegli 11 mesi erano sufficienti per rendere Pavlov più saggio di lui? Si sedette di nuovo, questa volta in compagnia dei due ragazzi, mentre Gaia dall’altra parte della superficie specchiata diceva al suo riflesso

[in italiano]
“Inutile girarci attorno”.
Pavel si trovò con quattro occhi puntati addosso e due voci che all’unisono gli chiesero

[in russo]
“che ha detto?”
“Credo che non voglia fare le pirouette, ma non ha molto senso. Chiederò ad Ele, più tardi”

Meno di due minuti dopo Gaia strinse i pugni ed imprecò urlando allo specchio “ma chi vuoi prendere in giro?”
Di nuovo due teste si puntarono verso Pavel.
“Credo che stia capendo che non è adeguata per il ruolo”
Ma in quel momento Gaia riprese a ballare e questa volta abbandonò la coreografia classica, lasciando che la mente le suggerisse i passi e creò qualcosa di nuovo che affascinò Pavel, tanto da pensare che era stato uno stupido a non avei mai accompagnato Dimitri a teatro a vedere qualche esibizione della compagnia di moderno. In quel momento Gaia era così sensuale e perfetta che Pavel fece fatica a imbrigliare i pensieri che di colpo gli turbinavano nel cervello. Erano bastate poche note a farlo vacillare. Ecco, era decisamente fottuto: tutti i suoi propositi di rendere la vita di quella ragazza un inferno, erano già svaniti in fumo.
Senza rivolgersi ad uno dei due in particolare disse solo “chiama Katrina” e si avviò verso la sala, mentre Gaia rispondeva al telefono che stava creando interferenza con lo stereo.

[in italiano]
“Ele alla buon’ora”

“Sei già in palestra?”
“Lo sai come sono fatta. Piuttosto, una volta per tutte, mi dici perché hai deciso che non ci fosse nessuna ballerina più adatta di me?”

Attratta da una macchia di nero che faceva a pugni col suo campo visivo parziale – in quel momento stava guardandosi le punte dei piedi già fasciate – chiuse in fretta la conversazione con la cugina.

[in inglese]
“Ciao.”
“Ciao, sei in anticipo”
“Anche tu.”

L’orologio sopra la porta indicava le 6.15.
Gaia gli rivolse un sorriso timido; Pavel aveva uno sguardo indecifrabile.

“Spero non ti dispiaccia se ho già fatto il riscaldamento”
“Direi che quello che ho visto finora mi è sembrato appena sufficiente. Da quanto non usi le punte?”
“5 anni.”
Era imbarazzata; sapeva che per uno come lui doveva essere come aver bestemmiato in chiesa.
“Suderai sangue con me”
E non lo diceva così per dire. Di certo però non lo disse come avrebbe fatto appena il giorno addietro; non c’era traccia di ironia o spocchiosità. Sembrava quasi triste.
“Ne sono consapevole”
“Meglio così. Ora ti lascio a Katrina. Poi faremo una prova su qualche presa”.


Come richiamata da un segnale silenzioso, entrò Katrina, una mora alta un metro e ottanta, che comunque accanto al metro e novanta di Pavel sembrava una fatina, con un tutore al ginocchio destro ed uno alla spalla sinistra. Dai video che aveva visto durante la notte, Gaia si ricordò del viso perfetto di quella ragazza. Doveva esser la partner abituale di Pavel. I due erano così affiatati che bastava si guardassero negli occhi per comunicare.
Si divisero l’ampio spazio in due metà e cominciarono ad allenarsi assieme, ciascuno per la propria parte, Pavel con un lungo ed estenuante riscaldamento alla sbarra e Gaia ad imparare i primi passi della sconosciuta coreografia.
Poco prima di pranzo Katrina li fece avvicinare.
“ok, provate con la prima presa” Era un duro impatto, ma se non acquistavano la reciproca fiducia non avrebbero mai potuto portare a termine il pezzo, in quei tempi così stretti.
Gaia chiese dove doveva posizionarsi. Poi Katrina fece partire la musica e Pavel prese la rincorsa. Successe tutto in una frazione di attimi. Ma la presa, anche se non perfettamente, riuscì al primo tentativo.
“Bene, di nuovo” Forse potevano farcela a farla diventare un cigno.

Gli allenamenti ripresero a ritmi serrati anche nel pomeriggio. Alla sera i tre ballerini si salutarono e ognuno tornò alle proprie case, Pavel sempre sotto braccio a Dimitri. Continuò così per tutta la prima settimana. Poi Katrina decise che era ora di farle indossare le punte e, per i successivi 7 giorni, ogni sera Gaia si medicò le ferite. Non c’era tregua, non una sosta. Il tempo stringeva.
La terza settimana Katrina li abbandonò per tornare alle sue sedute intensive di fisioterapia, ormai Gaia era quasi padrona della coreografia e Pavel poteva gestirsela da solo. Dovevano solo provare i passi allo sfinimento per essere due macchine perfette.
Sudati e sfiniti, dopo l’ennesima intensa giornata di prove, i due ragazzi si guardarono negli occhi e assentirono. L’unico momento in cui non stavano assieme era la notte e la vicinanza aveva portato anche per loro due, la capacità di capirsi al volo. Gaia fece partire la musica e ripeterono per l’ultima volta la presa più difficile. Pavel la rimise a terra come se avesse tenuto in aria, per 10 secondi buoni, una piuma e Gaia gli strinse la mano con fare scherzoso.
“Complimenti Pav”
Gli mostrò la lingua e si girò per correre agli spogliatoi. L’ultimo ad arrivare avrebbe pagato la pizza quella sera.
Gaia sperava di batterlo sul tempo, avendo quel minimo vantaggio, ma il ragazzo più prestante di lei, la superò con due falcate, le diede una leggera pacca sul fondoschiena e si fermò proprio all’ingresso degli spogliatoi, occupando tutto il lume della porta. Gaia non riuscì a fermarsi e gli piombò addosso con i suoi 52 kg di peso. Alzò lo sguardo, cercando i suoi occhi per scusarsi, e lo vide ridere.

[in italiano]
“Sai Pav, è una fortuna che non ti piacciano le ragazze; in quel caso sarebbe tutto più difficile”

Il ragazzo sollevò un sopracciglio e le chiese di ripetere ciò che aveva detto in inglese.
“Pav, penso proprio che tu sia un ballerino formidabile”
“Questo non cambia le cose signorina, stasera paghi pegno”.


A Gaia non piacevano gli spogliatoi in comune, non voleva ricevere sguardi e attenzioni da nessuno; eppure in quei giorni qualcosa era cambiato e l’unica persona da cui avrebbe voluto ricevere qualcosa era lì vicino a lei e non era minimamente interessata alla sua persona.
Tolte le punte non riuscì a trattenere un gemito. Nonostante tutte le precauzioni, le medicazioni e le attenzioni, faceva un male cane.
“Fa’ vedere”
Pavel la fece sedere sulla panca, poi si mise a cavalcioni e le prese le gambe, fino ad avere i piedi di lei sulle sue cosce. Guardò le ferite, poi prese dalla borsa l’acqua borica, il cotone, la pomata e cominciò a massaggiarle i piedi. Gaia non trattenne le lacrime. Faceva male e le mani di Pavel, per quanto delicate non riuscivano a lenire il tormento alle sue dita. In quel momento avrebbe preferito farsele amputare.
“Grazie”
Quell’inaspettata intimità la fece tremare. L’imbarazzo momentaneo di Gaia, che già pensava a come ristabilire le dovute distanze, fu spezzato da Pavel, che inaspettatamente declinò l’invito a cena, adducendo la scusa che Dimitri era passato a prenderlo. E Gaia tornò a casa da sola. In alcuni momenti invidiava il rapporto che c’era tra i due atleti. Alcuni giorni, più di altri, cominciava a pesarle il fatto di non avere un compagno ad aspettarla a casa.
Provò a chiamare Eleonora, ma la cugina, a quanto pareva, era già impegnata in un’altra conversazione.

[Eleonora in Italiano, Pavel in inglese]
“che mi racconti allora? Come vi sentite ad una settimana dall’evento?”
“c’è ancora da lavorare, ma devo ammettere che Gaia è una brava partner.”
“solo brava?! Non devi dirmi altro?!”
“che dovrei dirti?! Ok, hai ragione, si impegna sempre al massimo e con passione e mi dispiace che non abbia deciso di continuare col classico”

All’altro capo del telefono Eleonora alzò gli occhi al cielo e si massaggiò il pancione.
“Sai Pav dovresti essere sincero con Dimitri, lo stai prendendo in giro.”
“Ele, sono stato abbastanza chiaro con lui, sa che non potrò mai dargli quello che vuole.”
“Allora perché non ti decidi a dare una smentita?”
“Perché mi va bene così”
“Non so perché, ma non ti credo.”

I due si salutarono poco dopo.
Inesorabilmente arrivò la fatidica serata. Gaia era agitatissima e continuava a guardare Dimitri che parlava con Pavel. Quando il moro si accorse degli sguardi di lei, lasciò libero il primo ballerino che subito le andò incontro.

[in italiano]
“oddio Pavel, non sai quanto avrei bisogno di un Dimitri in questo momento”
non si era accorta di avergli parlato in italiano.

[in inglese ]
“Non hai invitato il tuo ragazzo? Un parente? In sala, comunque, c’è tua cugina”
“Lasciamo perdere Pavel. In questo momento avrei bisogno di un abbraccio. Me la sto facendo sotto. E se sbaglio tutto?”

Gaia era veramente agitata. E Pavel era stupito dal fatto che avesse ammesso di non esser legata a nessuno. Istintivamente l’abbracciò e le diede un bacio sui capelli, raccolti in uno stretto chignon.

[in italiano]
“Grazie, questo è molto più di quanto mi aspettassi da te.”

Il ragazzo alzò un sopracciglio, di nuovo aveva parlato in italiano.

[in inglese]
“Non capisco”
“Meglio così credimi; è meglio per la mia autostima”

A quel punto Pavel la osservò in ogni minimo dettaglio. Non era più nervosa; sembrava triste e combattuta.
“Vuoi dirmi cosa c’è che non va?”
“Credo che ci riuscirei solo in italiano”
“Va bene, magari ti aiuta a pensare meglio”

Gaia prese un profondo respiro e poi lo disse di getto.
“Sto cercando, con tutte le mie forze, di trovarti qualche difetto e non ci riesco, sto cercando disperatamente di non vederti, di non sentire le tue mani su di me. Sto impazzendo Pavel, sono giorni che vorrei che tu mi vedessi come una ragazza normale. Mi sono innamorata di te e non so come uscirne. Capisci?”
Pavel parve ascoltarla attentamente, poi la prese per mano; dovevano entrare in scena. Ballarono al meglio delle loro possibilità. Ci furono scrosci interminabili di applausi. Dovevano fare solo quella coreografia e quando il sipario si rialzò, lasciando che le luci in sala li accecassero, il primo ballerino si chinò fino all’orecchio della sua temporanea prima ballerina sussurrandole, in un italiano un po’ stentato, tre parole che la sconvolsero:
“Non sono gay”
E Gaia scomparve. Nessuno si accorse che non si trattava di una temporanea assenza, finché la direzione, cercandola dappertutto, non avvisò Pavel che la sua partner non si trovava da nessuna parte.
In quel mese, lavorando più di 12 ore al giorno assieme, Pavel aveva imparato a conoscerla bene. Sapeva quindi dove andare ed infatti, la trovò oltre quegli stessi specchi, attraverso i quali aveva capito che in fondo quella ragazza di vent’anni non gli era del tutto indifferente.
Pavel ci aveva messo tre settimane e 4 giorni a capire perché Eleonora avesse mandato lei e non una delle colleghe che già conosceva e, con le quali aveva già lavorato, almeno una volta nella sua carriera. Ma in tutto quel tempo non aveva capito che l’étoile l’aveva fatto anche per un altro motivo. Il ragazzo credeva infatti che Gaia fosse irraggiungibile e non che fosse sola, come lui.
In quel momento la vide danzare la loro musica, stravolgendo la coreografia che avevano appena eseguito e spogliandola di ogni classicismo. Era di una sensualità incredibile, nonostante il trucco sbavato da sudore e lacrime e non perché fosse quasi nuda. Gaia piangeva, ballando, sulle note di una musica straziante che gli stava scuotendo il cuore.
La raggiunse in sala e la strinse piano, facendola girare e chiedendole il premesso, con gli occhi, di poter ballare con lei.
Lei non lo negò, ma comunque si fermò.

[in inglese]
“Che ci fai qui?”
“Ti stanno cercando”
“Ho sentito il bisogno di andarmene”
“è per quello che ti ho detto?”
“Vuoi la versione ufficiale?”
“Vorrei la verità”
“e cosa cambierebbe?”

[in italianoon accento russo molto marcato]
“Molto, visto che mi sono innamorato di te”

Gaia puntò i suoi occhi color nocciola negli occhi ghiaccio di lui.

[in inglese]
“Non ho bisogno della pietà di nessuno
- poi ripensò alle parole di Pavel - tu parli italiano?!”
“Un po’. Lo capisco ma lo parlo poco, per lo più con Ele”
Gaia si sentì allora tradita ed umiliata. Quanti dei suoi discorsi aveva capito? Quante risate dovevano essersi fatti lui e Dimitri alle sue spalle.
“Vorrei che te ne andassi”
“Non posso.”
“Vattene Pavel. Voglio stare da sola”

Il ragazzo le prese delicatamente il mento, fino a sollevarle il capo e ad incontrare gli occhi di lei ancora umidi
“Hai capito quello che ti ho detto prima?”
Gaia sostenne a malapena quegli occhi, così vivi e furiosi
“Lo dici solo perché ti faccio pena. Ma domani, quando sarò andata via, tornerai da Dimitri o da qualche altro tuo amico”
“Forse non sono stato abbastanza chiaro”
e si chinò sulla sua bocca, senza chiederle il permesso, aspettando che lei si decidesse a farlo entrare. Gaia, presa alla sprovvista, pensò che tanto valeva approfittare di quell’unica occasione che avrebbe avuto e si lasciò esplorare ed esplorò, a sua volta, quella bocca che tanto aveva desiderato, negli ultimi giorni.
Pavel credeva di aver convinto la ragazza, ma al termine di quel bacio appassionato non la vide sorridere.
“Perché sei triste?”
“Perché vorrei baciarti ancora, ma è meglio di no”

Come poteva non accorgersi dell’effetto che gli faceva? Come poteva dubitare ancora delle sue intenzioni? L’unica cosa che venne in mente al giovane primo ballerino, fu quella di farle capire i propri sentimenti, usando il corpo.
“Gaia vorresti ballare ancora con me, ora?”
Tanto valeva concedersi anche l’ultimo ballo.
“Ad una condizione però, che non debba usare le punte”
“Non chiedo di meglio”

Per la prima volta non seguirono una coreografia prestabilita; Pavel la lasciò danzare, tenendosi in disparte, seppur seguendola e muovendosi di tanto in tanto a ritmo con lei, verso la fine lei gli corse incontro per esser presa al volo e le sue mani salde si ancorarono ai fianchi di lei. La depositò con leggerezza, ma tenendola schiacciata al suo petto finché lei non si accorse del fatto che il ragazzo non fosse solo accaldato a causa del ballo.
“Ora lo senti? - Gaia lo guardò con un imbarazzato calore che le imporporava le guance - Credevo che non ci fosse posto per me nel tuo cuore. E credevo, fino ad un mese fa, di non esser pronto ad accettare il fatto che potesse esistere qualcuno che sopportasse il fatto che giro per il mondo, che non ho una casa fissa e che spesso dedico più tempo alla danza che alle persone. Poi Ele ti ha mandata da me e all’inizio è stato facile. La copertura di Dimitri mi aiutava ad evitarti al di fuori della palestra. Ma poi siamo diventati amici e da lì il passo è stato breve. Non l’ho potuto evitare.”
“Pav…”
Gaia non trovava le parole per non sembrare stupida o affrettata, ma lo desiderava così tanto da sentirsi incompleta e vuota senza. Un vuoto che doveva colmare in quell’istante. Così gli allacciò le braccia al collo. Ormai erano entrati così in sintonia che lui si muoveva in risposta, come richiamato da muti segnali.
Avvinghiatasi con le gambe ai suoi fianchi, Gaia cominciò a muoversi lentamente facendo premere la sua erezione tra la sue cosce. Pavel non riuscì a contenere un gemito di piacere. Le loro bocche si scontrarono di nuovo fino a che i loro sensi si annebbiarono. Dopo un tempo indefinito, Pavel si ritrovò ad accarezzare la schiena nuda di lei, posata sul suo petto. Come erano arrivati su quella panca? Si ricordava a sprazzi di come l’aveva presa con passione su ogni superficie di quello spogliatoio.
“Gaia”
“mhhhh??”
“credo che non dovresti tornare in Italia.”
“mhhh?”
la ragazza stava ancora ascoltando il battito accelerato del cuore di lui
“credo che dovresti trasferirti qui. O quanto meno accettare che nei prossimi mesi sarò io a trasferirmi da te”
Non poteva credere che tutto quello stesse capitando a lei. Forse era prematuro quel discorso; lui sarebbe scappato a gambe levate.
“mmmmhhhh”

[in italiano]
“ti prego dimmi qualcosa che abbia una senso”
il cuore di Pavel era in subbuglio e lei lo auscultava attentamente.
“mi piace conversare con te, così. Sto imparando molte cose - Pavel la scostò leggermente per guardarla negli occhi – se ti dico una cosa mi prometti che sarai sincero e mi concederai un piacere?”
Qualsiasi cosa gli avesse chiesto glielo avrebbe dato, purchè non fosse sparita dalla sua vita.
“ok”
“Ti amo” E Pavel non resistette e la strinse più forte, premendo sul suo bacino e facendole sentire quanto ancora la desiderasse, ma Gaia gli fece capire che non era ancora il momento di amarsi di nuovo e posò nuovamente il capo sul suo immenso torace. Il cuore di Pavel martellava furioso, come un’altra parte di lui, che in qualche modo l’autocontrollo di ferro del ragazzo, era riuscito a tenere a bada in quelle ultime settimane.

[in inglese]
“cosa volevi sapere?”
“perché Dimitri?”

Pavel ripensò a come era nata la necessità di difendersi dalle possibili delusioni di cuore; pensò a Katrina, alle numerose, Victoria, Angelique, Naia, che aveva conosciuto e che con lui volevano solo primeggiare. Pensò alle fan che volevano strappargli i vestiti di dosso dopo ogni spettacolo. Alla scappatoia che aveva preso, nel vedere che Pavlov e Dimitri ed altre coppie di amici potevano continuare la propria vita senza particolari problemi. Così alla rottura tra il fratello e Dimitri era subentrato lui. La stampa ci era andata a nozze, Dimitri aveva trovato un aiuto per uscire da un periodo di depressione e lui aveva chiuso con la competizione femminile.
Gaia lo ascoltava in silenzio e sorrise quando alla fine lui le sussurrò nuovamente la sua speranza nell’averla ancora lì l’indomani. Tornò a posare l’orecchio sul quel perfetto torace; il cuore di Pavel era in attesa di una risposta.
“cosa dirà Katrina?”
“se ne farà una ragione
- Pavel cominciava ad intuire che Gaia fosse spaventata da quella novità – la direzione voleva parlarti, è per questo che mi hanno mandato a cercarti. So che vogliono proporti di entrare nella compagnia di moderno”
Gaia lo guardò incredula, per la sua carriera sarebbe stata la svolta che sognava da quando era piccola.
“Pav, ho bisogno di sentirtelo dire ancora una volta, in tutte le lingue che conosci”
“Sono innamorato di te”
Ora potevano riprendere a consumare ogni superficie disponibile, incapaci di trattenere oltre la passione
“e mi insegnerai il russo?”
La fantasia di Pavel ormai viaggiava in là di anni; vedeva chiaramente lui e Gaia per mano, lei che aspettava il loro quarto figlio e che faceva la spesa con sua madre, conversando amabilmente.
“se domani sopravvivrai all’ira di Katrina penseremo anche a quello; ma ora lascia che io possa recuperare ogni secondo in cui ho dovuto starti distante”.
 

 
 
[1] Il cognome si riferisce ad Oleg, autore del cartone animato Masha e Orso, che in famiglia adoriamo : )
[2] Non me ne voglia quell’Eleonora famosa che ho citato. Non la conosco e non ne conosco parenti e amici. È solo un prestanome che mi ha evitato di allungare la storia con spiegazioni lunghe e descrizioni noiose. ; )
  
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