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Autore: wintersea_    12/02/2015    1 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che notai furono gli occhi. Quel verde-grigio era diventato come una droga per me. Mi persi in un uragano di emozioni. Le farfalle nel mio stomaco erano state sostituite da uno stormo di grifoni impazziti che volavano da tutte le parti. Sentivo il cuore martellarmi il petto. Ero sicuro che se avessi aperto bocca lo avrei sputato."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ero decisamente nella merda. Quel cazzo di rubinetto non voleva smetterla di gocciolare e io dovevo correre al lavoro. Gli stracci invadevano la mia cucina e io ero completamente zuppo. Ero ostinato a non voler comporre quel numero perché ero sicuro che avrei beccato l’ennesimo idraulico che insisteva col cambiare le tubature stra-nuove.
Mi ero trasferito da circa un anno in quel piccolo e tranquillo appartamentino di Sidney, lontano dal caos di casa mia. Li, nel silenzio della mia nuova casa, mi ero finalmente dedicato alla mia professione di giornalista. Avevo imparato gli orari dei treni, degli autobus, di tutti i locali sotto casa e persino gli orari dei vicini. L’unica cosa che non riuscivo proprio ad imparare era riparare quei fottutissimi tubi. Dopo sei mesi nella mia nuova casa erano cominciati i primi problemi.
Il primo idraulico, che mi si presentò come Alex, disse che i tubi ormai erano andati. Kaput, mi disse. Mi fece un preventivo e mi convinse a cambiarli. Ma nonostante tutto dopo nemmeno due settimane i problemi si ripresentarono.
John.
Edward.
Masha.
James.
Jamie.
Tutti idraulici che si erano “infiltrati” a casa mia con la pretesa di cambiare nuovamente le tubature. La procedura era sempre la stessa.
-Cambiamo tubature?
-No.
-Okay allora le stringo un po’ questa vite
Un mese e tutto ricominciava da capo. Come potevo anche solo pensare di chiamare di nuovo la ditta idraulici e sentirmi questa storia ricominciare da capo?
L’acqua continuava a salire e si spandeva per tutta casa. Se non volevo tornare a vivere in un acquario avrei dovuto buttare da una parte l’orgoglio e prendere quel fottuto telefono. Lo presi in un sospiro esasperato e mi trascinai in sala per cercare il numero di un’altra ditta che non avessi già provato. Afferrai l’elenco telefonico che usavo praticamente mai e cominciai a sfogliare le pagine senza nemmeno sapere dove cercare. Se le nuove tecnologie non mi avevano portato altro che fregature forse era ora di tornare alle origini.
“Clifford, Father&Son” sospirai. Nome demenziale per ditta altrettanto demenziale. Ero cosi stanco che non ce la facevo nemmeno a pensare di cercarne un altro. Composi il numero prima di cambiare idea e portai il telefono all’orecchio.
“Salve e grazie per aver scelto la “Clifford, Father&Son” come possiamo esserle utile?” una voce giovane, femminile e un po’ troppo entusiasta mi rispose dall’altro capo del telefono. Probabilmente è la figlia o qualcosa cosi, non devono avere molte chiamate a giudicare dal suo tono di voce. Pensai.
“Si salve, mi chiamo Luke Hemmings e avrei bisogno di un’assistenza immediata. Sa mi si sta allagando casa” sbuffai.
“Oh si certo signor Hemmings, mi dia il suo indirizzo manderemo subito qualcuno a controllare” La sentii scarabocchiare il mio indirizzo su un pezzettino di carta e le attaccai in faccia senza nemmeno ringraziarla. Probabilmente mi avrà mandato a fanculo più di qualche volta ma non mi importava.
L’acqua stava scivolando verso la camera da letto. Mi misi le mani nei capelli disperato. Se quell’idiota non si muoveva avrei dovuto cambiare tutti i mobili e con il mio piccolo stipendio non ce l’avrei mai fatta. Tornai in cucina cercando, inutilmente, di fermare quella cascata d’acqua che veniva giù. “Ma spiegami perché cazzo non ti fermi!” tirai un calcio ai tubi beccandomi una bella doccia fredda. “Oh fanculo” tirai un nuovo calcio, questa volta a vuoto e finii per terra sbattendo la schiena a terra. Restai sdraiato in quella pozza d’acqua, troppo snervato per alzarmi da terra. Dell’idraulico che avevo chiamato ancora non c’era traccia. Mi alzai imprecando, sempre più nervoso rendendomi improvvisamente conto che non avevo avvisato in ufficio che non sarei andato.
Corsi a prendere il telefono e proprio in quel momento bussarono alla porta. “E’ aperto!” urlai dalla sala. Sentii la porta aprirsi e richiudersi subito dopo. Prima che mi cercasse urlai nuovamente “Il guasto è in cucina, si sbrighi. Io devo fare una chiamata importante”
Afferrai il telefono e composi velocemente il numero del mio capo, coetaneo e migliore amico, Calum.
“Hemmings che fine hai fatto?”
“Scusami oggi non posso proprio venire..”
“Che hai combinato sta volta razza di imbranato che non sei altro?”
“Oh ma sta zitto coglione. I tubi hanno ceduto di nuovo” andai verso la cucina per controllare cosa stesse facendo quell’idiota dell’idraulico. Era girato di spalle e cercava di chiudere il rubinetto. I suoi strani capelli blu elettrico spiccavano contro il collo quasi bianco. La canottiera bianca era completamente bagnata e, naturalmente, trasparente. Poggiato alla porta potevo vedere i muscoli delle braccia che facevano forza per stringere i bulloni e fermare finalmente quello spettacolo acquatico che si stava creando nella mia cucina.
“Ohooh Lucas sei ancora vivo?”
“Cosa? Eh si scusami cosa mi stavi dicendo?”
“Che fai ti guardi l’idraulico eh?” Arrossii. Calum era l’unico che sapeva della mia omosessualità.
“Oh ma dai Cal smettila. Ci vediamo domani a lavoro se la mia cucina la smettere di somigliare ad una fontana. Ciao” attaccai senza aspettare nemmeno una risposta.
“E’ un vizio per caso?”
“Cosa?” guardai la sagoma tutta bagnata del ragazzo chinato sotto il lavandino della mia cucina.
“Attaccare senza aspettare una risposta. Lo hai fatto anche con mia sorella. Ci è rimasta male, ha solo 15 anni” Continuai a fissarlo senza rispondergli. La sua schiena era una linea perfetta, non c’era nulla in lui che non andasse visto da dietro. Persino quei capelli blu erano perfetti. Non mi accorsi nemmeno che l’acqua aveva smesso di sgorgare per tutta casa. “Senti mi ci vorranno un paio d’ore di lavoro qua. Ti hanno montato questi tubi alla cazzo. Ho chiuso l’acqua quindi non potrai usarla per un po’. È un problema?” Si girò verso di me.
La prima cosa che notai furono gli occhi. Quel verde-grigio era diventato come una droga per me. Mi persi in un uragano di emozioni. Le farfalle nel mio stomaco erano state sostituite da uno stormo di grifoni impazziti che volavano da tutte le parti. Sentivo il cuore martellarmi il petto. Ero sicuro che se avessi aperto bocca lo avrei sputato. I suoi occhi cristallini continuavano a fissarmi.
“E allora?” fu allora che notai le labbra, una linea perfetta. Le tipiche labbra che ti viene subito voglia di baciare e baciare ancora, fino a spaccarsele le labbra, fino a sentirsi il sapore del sangue in bocca ma senza fermarsi comunque. Continuare e continuare e dimenticarsi anche di respirare. “Ti è venuta una paralisi o cosa? Io ho da fare qui sai?” si leccò involontariamente le labbra mandando completamente in pappa il mio cervello.
Mi obbligai a rimettere insieme le idee ed elaborare le sue parole. Acqua fuori uso, lavorare due ore. L’unica cosa che riuscii a fare fu annuire.
“Vabbè io sto qua a lavorare se ti serve eh” alzò un sopracciglio ornato di un piccolo pearcing. Mi morsi un labbro. Rischiavo di impazzire se restavo ancora li. Ma guardarlo era come una droga. Non riuscivo più a distogliere lo sguardo dalla sua figura. Mi sedetti sul tavolo della cucina osservandolo lavorare. I muscoli delle braccia in tensione, l’espressione concentrata. Ogni più piccolo movimento era per me motivo di tachicardia.
“Guarda che se vuoi puoi asciugare il pavimento eh”
No, assolutamente no. Non mi sarei mai perso quello spettacolo. “No, non importa, lo farò dopo”
“Okay. Quindi ti chiami Lucas?”
“Cosa?” mi sorprese che fosse riuscito a sentire me e Calum parlare al telefono.
“Il ragazzo al telefono, ti ha chiamato così”
“Ah, eh, si cioè.. si il mio nome è quello ma per gli amici sono Luke”
“Figo, io invece sono Michael, per gli amici Mike”
“Figo. E come mai fai l’idraulico?”
“Che fai, mi interroghi ora?” Si girò sorridendomi e io arrossi abbassando lo sguardo
“No, cioè, scusami. Non volevo metterti a disagio”
Scoppiò a ridere tornando a lavorare “Ma dai che scherzo. Comunque lo faccio perché lo faceva già mio padre e per mancanza di soldi ho dovuto imparare presto a lavorare”
“Oh capisco”
“E tu? Cosa combini nella tua vita? A giudicare da questi tubi dubito che ti occupi di lavori manuali” che sfotteva?
“No, sono giornalista”
“Figo, ti consiglio di scrivere una pessima recensione a quelli che ti avevano messo questi tubi. Sono un casino”
“E scommetto una buona per te vero?” sorrisi
“Beh questo devi giudicarlo tu” si girò per sorridermi e riprese a lavorare.
Le due ore passarono in un soffio e io nemmeno me ne resi conto.
“Okay ho finito”
“Oh.. di già?”
Hey cosa ti aspettavi, erano solo dei tubi”
“Si ma.. ora devi controllare che funzionino giusto?” nella mia testa continuavo a ripetermi “Di si, di si, di si”
“Emm.. okay, se proprio insisti” aprii l’acqua che naturalmente uscì senza intoppi.
“Ora stai più tranquillo Luke?”
“Si, decisamente” mi morsi il labbro nervoso. Dio se lo volevo baciare..
“Senti.. in caso ci siano di nuovo problemi.. prendi questo numero”
“Non è il numero della tua ditta?”
“No è il mio numero di telefono, in caso i tubi si rompano ancora, l’acqua non esca o tu voglia accettare un mio invito a cena fuori..”
“Come scusa?” spalancai gli occhi incredulo. Il ragazzo più bello di tutto il mondo mi aveva appena chiesto di andare a cena fuori con lui “Io.. emm.. cioè.. io.. emm.. okay si grazie” arrossii.
Mike sogghignò e si avvicinò a me “Sei carino quando arrossisci sai?” mi alzò il dito con un viso puntandomi gli occhi nei miei. Quei due cristalli verdi mi scrutavano senza pietà non lasciandomi modo di scappare. Il mio viso, ancora sostenuto dal suo dito, si avvicinò al suo. Le nostre labbra si sfiorarono e chiusi automaticamente gli occhi. Ci sfiorammo di nuovo e poi ci fu finalmente il vero bacio. Le sue labbra erano esattamente come mi aspettavo. Proprio come i suoi occhi, i suoi baci erano droga. Diventai improvvisamente un tossico dipendete sempre più bisognoso della sua droga preferita. Il bacio si faceva sempre più intenso, la sua lingua sfiorò le mie labbra come a chiedere il permesso. Strinsi le mani sui suoi fianchi avvicinandolo ancora a me. Il tempo non contava più nulla in quel momento. Quando si staccò l’unica cosa che pensai fu “ti prego non andare via” ma non glielo dissi mai e ancora tutt’ora non glielo dico. Ogni volta che lo vedo lo lascio andare via, silenzioso, la mattina presto. Faccio finta di dormire, faccio finta di non sentire quando mi sussurra un “ti amo” e poi scappa via per rientrare a casa. E non so perché il coraggio di girarmi e sussurrare un “ti amo anche io” non arriva, non capisco perché non riesco a chiedergli di restare ancora un po’. Non capisco perché ancora oggi, dopo quasi 5 anni da quel giorno, non riesco a dirgli che ho trovato la mia dipendenza più grande. Lui. 

 

 

Note della scrittrice

Hello, allors questa storiella mi è venuta in mente oggi mentre ero con la mia migliore amica (fan sfegatata dei 5sos a cui dedico questa os). Stavamo buttate sul suo letto e scherzando abbiamo detto "Ma te lo immagini Mike che fa l'idraulico a casa di Luke?" e buum è nato questo (chi mi segue lo sa che io faccio sempre cosi. Anyway, spero vi piaccia. Baci baci e alla prossima

-Nessa x

  
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