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Autore: MerasaviaAnderson    12/02/2015    3 recensioni
•{ Mini-Long di quattro capitoli ~ Joshifer ~ Leggermente malinconica ~ estremamente fluff ~ Josh!Centric}
Appena mi sveglio, trovo un piccolo braccino avvolgermi per il petto. Robert sta dormendo al mio fianco, con il faccino affondato nel mio braccio e i capelli castani tutti scompigliati e la bocca un po’ spalancata.
[...] Ci sono giorni in cui mi chiedo dove sarei adesso senza di lui, senza i suoi sorrisi ogni mattina, senza i suoi dolci occhietti che mi illuminano le giornate.
Mi chiedo cosa farei se non potessi prendergli la mano mentre camminiamo per strada o se non potessi portarlo a letto la sera, quando si addormenta sul divano guardando i cartoni animati.
Lui è quella goccia d’acqua che mi ha tenuto in vita nel deserto, che ha spento il mio fuoco interiore e che mi ha permesso di andare avanti."

•{Sequel di Indelible Signs ~ Fa parte della serie "Indelible"}
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Indelible.'
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PROLOGO
 
 
Cammino verso casa, tenendo la mano di Robert che mi cammina a seguito, dicendomi quanto si è divertito questa mattina assieme a me.
Sono stato un po’ di mesi fuori per un film e ieri, quando sono tornato era praticamente euforico, appena mi ha visto all’aeroporto.
Mi è corso incontro e mi ha abbracciato forte, con quelle sue braccine piccole e quel sorriso meraviglioso.
Ormai stento a credere che ha già quattro anni. Mi sembra solo ieri quando è nato, o quando mi ha chiamato “papà” per la prima volta.
Abbiamo deciso che, lavoro o meno, vivremo a Union, lontani dai rumori assordanti e dalle luci sfavillanti di Los Angeles, perché è questo che vogliamo, sia per noi, che per Rob.
Sento una goccia bagnarmi il naso e capisco all’istante che la nuvola grigia sopra di noi ha deciso di bagnarci. Cerco di accelerare il passo, anche perché casa non è molto lontana.
«Dai, Rob, facciamoci una corsa!» dico sorridente, mentre il mio piccolo mi corre dietro tenendomi per mano.
 
Appena arriviamo a casa, siamo già bagnati come pulcini e Jenn ci abbraccia forte entrambi.
«Eccoli qui, i miei due uomini!» poggia un bacio sulla guancia di Robert e un altro sulle mie labbra «Puzzate come due maialini!» ci dice ridendo e prendendo in braccio Robert.
In effetti abbiamo corso e giocato parecchio, non abbiamo un buon odore.
«Ora io e Rob andiamo a fare una bella doccia calda, che ne dici, scimmietta?» chiede Jenn, rivolta a Robert mentre gli solletica la pancia.
Lui ride, felice, mostrando i suoi dentini bianchi e perfettamente allineati. Ricordo che in certi momenti, fino a quattro anni fa, ho pensato che non avrei mai potuto vederlo ridere così.
«Lasciatemi un po’ d’acqua.» ricordo a Jenn, che si è già diretta verso il bagno.
Vado in cucina e butto giù un bicchiere d’acqua fresca e per l’ennesima volta mi ritrovo a fissare l’anello d’oro che porto sull’anulare della mano sinistra.
Io, sposato con Jenn. Chi l’avrebbe mai detto?
Sono passati quasi tre anni da quando ho pronunciato quel “sì” e per ogni giorno che passa, mi rendo conto che il mio amore per Jennifer aumenta ogni giorno di più, non credevo che si potesse amare così tanto.
L’amore non è altro che quel sentimento che quando ti abbandona non lascia dolore, ma solo vuoto, perché noi siamo fatti di amore.
La vita è come una giostra, man mano che va avanti aumenta sempre la sue velocità. Poi si ferma, per poi ripartire di nuovo. Se si guasta, ci sono due opzioni: la prima è fermarsi per sempre ed essere abbandonata oppure la si può aggiustare.
Be’, io ho scelto di lasciarmi aggiustare.
Dopo la morte dei miei, mi ero improvvisamente fermato, avevo posto un limite ai persino ai respiri che esalavo ogni giorno. Ogni oggetto, ogni dettaglio della mia vita, mi ricordava il passato che era andato bruciato e che continuava ad ardere nel mio cuore, bruciando anche esso con lui.
A Robert non abbiamo ancora parlato dei suoi nonni e di suo zio, lui non ci ha ancora fatto domande e né io, né Jenn ci sentiamo ancora pronti per affrontare l’argomento.
Tutti, anche Karen e Gary¹, mi hanno detto che dovrò essere io a parlargliene, perché è giusto che sia così, che conosca la verità.
Un ricordo mi passa involontariamente per la testa. Un mese fa, prima del compleanno di Rob, quando gli dissi che forse non sarei riuscito a tornare per festeggiarlo assieme a lui. Ricordo che iniziò a piangere e urlare al telefono e quella sera Jennifer mi disse che non riusciva più a calmarlo.
Così, il 22 di Ottobre – giorno del compleanno di Robert – appena finii le riprese, presi il primo aereo per Union, presentandomi a casa alle sette di sera, con gran sorpresa di Rob e Jenn, che mi stritolarono come un burattino.
Non riuscirò mai a dimenticare i loro sorrisi quando mi hanno visto.
 
***
 
Dopo essermi fatto anch’io una doccia, ci siamo seduti tutti a tavola a pranzare, mentre fuori è iniziato praticamente il diluvio.
Non si sa come, ma mentre mangiamo esce fuori l’argomento “30 anni”. Ebbene sì, l’anno prossimo compirò 30 anni.
Jenn li ha compiuti l’anno scorso, ma io non mi sento un trentenne, piuttosto mi sento solo un ventenne troppo cresciuto, ecco.
E sarà strano, vedere trenta candeline sulla torta in una mega-festa dove ci sarà praticamente tutte le nostre famiglie e la metà dei nostri amici.
«Nonno!» mi chiama Robert, ridendo e prendendosi gioco di me.
Resto imbambolato a quella parola. E se adesso mi chiederà dei suoi nonni? Di perché non gliene parliamo mai, di perché non li ha mai conosciuti.
«Papà, sei un vecchietto!» mi irrigidisco, stringendo la forchetta tra le mani «Papà, vedi che scherzavo.»
Il tono di mio figlio assume una forma colpevole, dispiaciuta, come se mi avesse fatto il peggior torto del mondo.
Quante cose che non sai, Rob.
Porto lo sguardo su Robert, che mi ha preso una mano e me la stringe saldamente tra le sue.
«Sì. Scusa, Rob, ero sovrappensiero.» dico, lasciando cadere la forchetta che stavo stringendo sul tavolo «Perché non racconti alla mamma cos’abbiamo fatto oggi?»
Sento gli occhi di Jenn puntati su di me, intuisco quel pizzico di preoccupazione appena alzo lo sguardo per incrociare il suo. Teme che mi rompa di nuovo.
Ma adesso sono forte, nulla potrà più spezzarmi finché sarò con la mia famiglia, perché ho finalmente capito di non essere solo, di aver intorno le persone giuste e di poter contare sempre su di loro.
«Oggi papà mi ha portato a giocare a Basket!» inizia Robert, rivolto a Jenn che esce un sorriso preoccupato «Poi siamo andati al campo di calcio a fare una partita . Sai, mi ha detto anche che quando aveva dieci anni giocava in una squadra come terzino destro, poi però è andato a giocare a Basket … »
Improvvisamente cala su di me una stanchezza terribile, mi sento le gambe deboli ed ho un sonno tremendo. Ieri notte non ho avuto modo di dormire, in aereo, mentre stanotte Robert ha pensato bene di tenermi sveglio con la scusa di raccontarmi ciò che è successo mentre ero via, in più, l’allenamento intensivo con Robert stamattina mi ha praticamente sfinito.
Mi sa che dopo pranzo andrò a farmi un bel sonnellino.
Jennifer va a posare i piatti sporchi nel lavabo, ma deve ancora cuocere due cotolette per il secondo, quindi mi sa che per mangiare ci toccherà aspettare un po’.
«Papà?» mi sussurra Robert, avvicinandosi a me mentre mangia un pezzo di carne. «Dove sono i nonni?»
Le mani cominciano a tremarmi, nervoso.
La fatidica domanda è arrivata.
Devo essere forte.
Io sono forte.
«Nonno Gary e nonna Karen sono a Louisville, tesoro. Lo sai.» cerco di sviare l’argomento, evito di parlarne perché forse non sono così forte come credo.
È questa, la sensazione di quell’amore perduto che ti lascia il vuoto nel cuore.
C’era solo il vuoto, dopo allora.
«No, non nonna Karen e nonno Gary. La tua mamma e il tuo papà! Io non li conosco.»
Porto lo sguardo sul mio piatto vuoto, tirando un sospiro e tornando a stringere con forza quella forchetta di metallo.
Non pensavo che questa domanda sarebbe arrivata così presto, non ho mai pianificato come spiegare a mio figlio la morte di tre figure che sarebbero stati importanti nella sua vita.
Non gli ho mai spiegato il perché Connor non potrà fargli l’aeroplanino come zio Ben e zio Blaine.
Non gli ho mai spiegato il perché nonna Michelle non potrà preparargli il frullato di frutta che lui ama tanto.
Non gli ho mai spiegato il perché nonno Chris non potrà mai portarlo a raccogliere i funghi con lui.
Oh, Robert, se solo la situazione fosse un po’ più semplice …
Devo ancora spiegarti tante cose, bambino mio, e ti prometto che un giorno lo farò. Ti giuro che un giorno ti spiegherò tutto quanto affinché tu possa dare una risposta a tutti quei “perché”.
Ho paura, però, che non sarà questo il giorno.
È ancora troppo presto.
Non per te, ma per me.
 
 
FINE PROLOGO
 

Angolo Autrice:
Buon pomeriggio, cari lettori ... Eccoci qui con il tanto bramato sequel di Indelible Signs! 

Be', doveva essere pubblicato giorno 14, come un regalo di San Valentino, ma una mia cara lettrice mi ha chiesto di poter anticipare ad oggi, in occasione del suo compleanno ... Be', ne approfitto per farle tanti auguri.
(Buon compleanno, Francesca!♥)
Allora? Che ne dite di questo Prologo?
Come penso che abbiate intuito, questa storia sarà incentrata molto sul rapporto, permettetemi di dire MERAVIGLIOSO, che Josh ha insturato con Robert, che ormai ha quattro anni.:)
Il mio bimbo sta crescendo hahahahah.♥
Come ben sapete, avrei dovuto pubblicare il trailer, ma non mi è stato possibile a causa della connessione, mi scuso tantissimo, vedrò di poter fare qualcosa, ma non vi posso garantire nulla.:(
Vi invito ad iscrivervi al Gruppo Facebook della storia ~ Indelible, per seguire ogni aggionamento o novità sulla storia.
Grazie infinitamente, al prossimo capitolo!♥
_merasavia.
   
 
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