Nota iniziale: Questa fanfiction è una AU (o Alternate Universe)
in due capitoli che si tiene sul Pianeta Vegeta, qui diviso in due
regni.
I personaggi citati non appartengono a me, ma al
grande Toriyama.
Buona lettura a tutti!^_^
I due
regni
Primo
capitolo
Su Vegeta, pianeta simile alla Terra sotto parecchi
aspetti, ma situato in un'altra galassia, viveva un popolo di grandi guerrieri,
i sayan.
Questa razza aliena dalle fattezze umane, fatta
eccezione per una coda di scimmia e dei corpi abituati a estenuanti e duri
allenamenti, si era accordata per dividersi in due fazioni contrastanti che, con
l'andare del tempo, diedero vita a due regni: il regno di Vegeta e il regno di
Bardack, i nomi dei due sovrani.
Sotto il comando di re Vegeta vi erano i sayan
"barbari".
Aggressivi, spietati, selvaggi e
orgogliosi.
Sfruttavano spesso e volentieri la loro forza bruta e lo
stato "Oozaru" per distruggere e saccheggiare villaggi interi e per eliminare i
membri della fazione opposta che li intralciavano, quando si trovavano in
guerra.
I sayan "cavalieri" invece, comandati da re Bardack,
erano giusti, valorosi e buoni.
Venivano chiamati così per la loro galanteria e per
l'abilità eccezionale che dimostravano nel maneggiare le armi e nel controllare
l'aura.
Naturalmente erano più furbi e intelligenti dei
"barbari", i quali potevano facilmente essere scambiati per dei
primitivi.
Pur essendo così diversi in tutto, però, non bisognava
dimenticare che facevano tutti parte della stessa razza.
E un sayan come Bardack questo lo sapeva
bene.
*****
" Quanto ancora andrà avanti questa discordia tra
noi?"
Era ciò che domandava a se stesso re Bardack, quel
giorno.
Lui, che aveva abbastanza buonsenso da essere legato
alle tradizioni e da rispettarle fino in fondo, sperava in una tregua tra i due
regni: una tregua che avrebbe stabilizzato la situazione attuale, arrivata a
livelli critici.
Ogni anno morivano circa tremila guerrieri sayan, se non
di più.
Alcuni rimanevano sfollati.
Chi aveva la fortuna di sopravvivere ai vari scontri
tremendi, doveva continuare a vivere o senza più un arto, oppure senza la
vista.
Pura crudeltà, atti di cattiveria a cui bisognava porre
rimedio.
Assieme a queste preoccupazioni, Bardack doveva fare i
conti con uno strano presentimento che provava dentro di
sé.
Sentiva come se l'intero pianeta e tutti i suoi
abitanti, lui compreso, fossero in pericolo.
E l'unica soluzione che vedeva per scongiurare
l'imminente e ignota catastrofe risiedeva nella loro
alleanza.
Ad alimentare questa paura era stato un incontro
avvenuto proprio due ore prima.
Un alieno abitante del pianeta Kanassa, approdato su
Vegeta da solo, si era diretto al grande palazzo del secondo regno, scortato da
due guardie, per parlare direttamente con il sovrano.
Data la sua innata e soprannaturale capacità di predire
il futuro, aveva annunciato l'imminente estinzione della stirpe dei
sayan.
Bardack, di fronte a questa infausta notizia, non voleva
crederci: l'aveva preso subito per pazzo.
" E sentiamo: chi dovrebbe eliminarci dall'intero
Universo?" gli aveva chiesto, spavaldo, seduto sul trono di mogano e circondato
da un manto rosso, che portava sopra la solita uniforme tipica dei
sayan.
" Il potente Freezer, signore di questa galassia; un
essere spregevole che ha già invaso e distrutto ben quindici pianeti, compreso
il mio!" precisò lo straniero, che Bardack scrutò coi suoi profondi occhi
neri.
Il suo orgoglio di sayan gli suggeriva categoricamente
di non fidarsi, di non credere alle parole del kanassiano.
Ma come si poteva scherzare su una cosa del
genere?
Gli era giunta voce, un mese prima, che questo
pericoloso Freezer avesse intenzione di vendere al miglior offerente il suo
pianeta d'origine.
A parte questo fatto, però, non sapeva
altro.
" Sei proprio sicuro di ciò che mi stai dicendo?"
insisté il re.
" Si, signore... altrimenti non sarei qui! Io sono
l'ultimo sopravvissuto della mia razza. Sono ancora in vita perché, al momento
del terribile e catastrofico assalto al mio pianeta, mi trovavo in viaggio nello
spazio!"
" Capisco..."
" Grazie al mio potere sensoriale, ho potuto constatare
che quel sanguinario dispone di più di diecimila scagnozzi, tutti al suo
servizio e tutti pronti a morire se solo lui lo ordinasse!" disse, sgranando gli
occhi per rendere meglio l'idea.
" ...va bene! Se ciò che dici è vero, e lo spero per te
che sia così altrimenti non esiterò ad ammazzarti con le mie stesse mani,
dobbiamo andare ad avvisare anche l'altro re."
Bardack fece una breve pausa, sospirando; poi
riprese:
" Adesso ho bisogno di ritirarmi a riflettere. Con
permesso!"
Si alzò dal trono e, lanciando una rapida occhiata di
sbieco al kanassiano, lasciò la sala reale per dirigersi nella torre più alta
dell'imponente castello, dove stava la sua camera.
Due ore.
Si era preso il grande lusso di pensare a tutte le
possibilità del caso in due ore.
Ma era giunto il momento di agire, di tornare dal
kanassiano e rompere così la sua attesa.
Smise di guardare il cielo, blu con alcune nuvole grigie
e, a tratti, che tendeva al violetto per uno strano e inspiegabile gioco di
colori con l'atmosfera.
Andò a posare direttamente lo sguardo su una culla posta
poco più in là.
All'interno, vi era una creaturina che assomigliava
incredibilmente a lui: stessi occhi, stessi capelli, stessa
coda.
Dormiva beato, avvolto da una copertina
bianca.
L'aveva chiamato Kakaroth come il suo ormai defunto
nonno.
Era piccolissimo, ancora così debole e insignificante
per via del suo misero livello di combattimento.
Ma era ancora troppo piccolo e incapace di difendersi:
come si poteva pretendere qualcosa da lui?
Sua madre, una sayan di infimo livello che fino a pochi
mesi prima lavorava al servizio diretto del re, il giorno dopo la nascita di
loro figlio, era morta mentre si trovava a passeggiare fuori dal
castello.
Povera vittima di un ignoto assassino, prima di morire
lo aveva deposto in un cesto e abbandonato al portone del castello, con un
biglietto in cui c'era scritto che lui era il padre.
Bardack si avvicinò al piccolo.
Mantenendo la sua solita aria da duro, sfiorò con un
dito la guancia sinistra di Kakaroth, per poi andarsene
sbuffando.
Non gli piacevano i sentimentalismi, però con questo
gesto dimostrò che, in fondo, gli era affezionato.
Aveva anche un altro figlio più grande, Radish: un
ragazzino petulante, irrispettoso e borioso che gli arrecava solo danni e
problemi.
Bardack ritornò dallo straniero e, in volo, raggiunsero
insieme l'altra reggia.
Vegeta, il re suo antagonista, dopo aver ascoltato dal
kanassiano le stesse identiche parole che già aveva annunciato a Bardack, non
ebbe la sua stessa reazione.
Con una mossa fulminea e impaziente, creò una sfera di
energia che annientò definitivamente l'alieno, il quale non aveva avuto neppure
il tempo di aprire la bocca per lo shock.
Questa era una chiara dimostrazione della crudeltà dei
sayan barbari.
" Ehi! Ma sei impazzito?!?" esclamò Bardack,
adirato.
" Non dirmi che TU credevi davvero alle sue parole??
Tsk! Che scemenza!! Noi siamo i più forti dell'universo! Noi non temiamo
nessuno! Se tu hai paura, o mio rivale, vuol dire che non sei degno di
appartenere alla nostra razza..." si difese, deridendolo con uno
sguardo.
" Come al solito, non capisci niente: io... paura?!?
Però, hai detto una cosa giusta, te lo devo
riconoscere..."
" Sarebbe?" chiese Vegeta, alzando un sopracciglio,
anche se appariva ancora abbastanza scettico.
" La nostra razza... Perché continuiamo imperterriti a
fare la guerra tra noi se, in fondo, siamo tutti uguali? Che senso ha? Noi siamo
fratelli, Vegeta! Così dicendo, non mi riferisco al fatto che apparteniamo alla
stessa famiglia, no! Però siamo tutti sayan: abbiamo... la stessa pelle, lo
stesso sangue!" sentenziò, facendo leva sul pensiero dell'alleanza che l'aveva
accompagnato fin là.
Ma re Vegeta era davvero testardo e non era intenzionato
a collaborare.
Gli tirò un pugno dritto in viso.
" Quante altre scemenze mi tocca sentire! Perché è
questo che sono: scemenze!" ribadì, convinto.
E mentre si toglieva con la mano il poco sangue che
usciva dal naso, Bardack constatò che, se non erano mai andati d'accordo prima,
non sarebbe stato lo stesso neanche in una situazione di
pericolo.
Frattanto, fuori dall'atmosfera del pianeta Vegeta, in
una navicella grande e rotonda per larghezza più che per altezza (con due
navicelle più piccole al seguito), che sostava sospesa nello spazio, qualcuno
ghignava sguaiatamente al pensiero che, presto, avrebbe aggiunto un'altra
mirabile conquista a quelle che già vantava di aver fatto.
Eccomi qui con una nuova
fanfiction.
Liberamente ispirata dal film "L'origine
del mito", è una storia alternativa che ho immaginato, incentrata su Bardack, il
padre di Goku.
Vi darò ulteriori spiegazioni nel prossimo
capitolo, se non avete capito chiedete pure!^^
Per Red Robin: Sensei, ci sono riuscita!! Non solo ho
scritto la mia prima fanfiction su Dragon Ball e su un genere che non mi compete
(però so che ti piace), ma ti ho fatto la dedica!^^
Spero sia di tuo gradimento... e che
apprezzerai il mio impegno!
Inoltre, ti anticipo che ho già in mente
(più o meno) il secondo capitolo e lo posterò per il giorno del tuo compleanno.
Devo farcela!
Sarà quello il mio regalo per te!! Perché
il primo capitolo lo dedico alla nostra amicizia^^
Ciao!! ^_^
Ringrazio in anticipo tutti quelli che
leggeranno e commenteranno.
Bacioni Rinalamisteriosa