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Autore: elyxyz    03/12/2008    15 recensioni
“Ma a che importa l’eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l’infinito della gioia?” [Charles Baudelaire]
(...) E, poiché eravamo entrambi esseri dannati, destinati a scontare ogni nostra colpa, ogni nostro errore, che almeno ci fosse dato di amare ed essere amati, per quel che restava da vivere insieme.
(RoyEd of course)
Seconda Classificata al Contest RoyEd “[FMA] Waiting for the dawn” – EFP Forum
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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EDIT: un errore nel codice HTML mi dava la pagina deformata e mancante di parti importanti

EDIT: un errore nel codice HTML mi dava la pagina deformata e mancante di parti importanti. Per questo ho fatto diversi tentativi, mettendo e togliendo la fic. Mi scuso del disguido.

 

Il seguente scritto contiene lievi riferimenti yaoi.

 

Questa storia si è classificata seconda al contest RoyEd[FMA] Waiting for the dawn indetto da Setsuka e Ale2.

L’ingaggio prevedeva che la fic si ispirasse ad una frase tra quelle proposte.

La mia citazione scelta è “Ma a che importa l’eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l’infinito della gioia?” di Charles Baudelaire.

 

Introduzione alla Fan’s Fiction: L’idea nasce dal presupposto che l’omofobia è una realtà all’interno dell’esercito. Generalmente, diamo per scontato che nostri beniamini, Ed e Roy, siano capiti e addirittura incoraggiati dalla truppa e dagli amici… ma se non fosse così?

 

Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic, dopo la lettura.

 

 

Dedicato ad ogni amante del RoyEd.

 

A quanti commenteranno.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

 

Sinners, Lovers. [In Joy and Sorrow]

 

 

by elyxyz

 

 

 

 

 

 “There’s no cure for the pain
No shelter from the rain
All our prayers seem to fail

In joy and sorrow my home's in your arms
In a world so hollow
It’s breaking my heart.”

 

 

“Non c’è cura per il dolore
Nessun riparo per la pioggia
Tutte le nostre preghiere sembrano fallire

Nella gioia e nel dolore la mia casa è fra le tue braccia
In un mondo così vuoto
Si sta spezzando il mio cuore.”

 

 

(HIM - In Joy And Sorrow)

 

 

 


Winry mi ucciderà.”


Piove a dirotto, siamo salvi per miracolo, ed è l’unica cosa che continui a ripetere da ore, ormai.


Winry mi ucciderà, stavolta.” Piagnucoli, con lo sguardo vacuo di chi non è più totalmente padrone di sé.
Winry mi ucciderà, stavolta, lo so.” Gemi, mentre i tuoi capelli zuppi inzaccherano il pavimento di pietra.


Come faccio a dirti che Winry non c’è più? Che è morta con gli altri?


Winry mi ucciderà, stavolta, lo so. Ne sono cert-


“DANNAZIONE, FULLMETAL, BASTA!!

E di colpo ti zittisci, come se ti avessi schiaffeggiato.
E, per la prima volta da che siamo qui, t’accorgi di non essere solo.
T’accorgi che ci sono anch’io.
Ma la tua espressione non mi piace neanche un po’…
Hai gli occhi di un invasato, di chi ha visto troppo per sopportarlo.
Mi sollevo lentamente dal mio giaciglio per andare verso il tuo.
Il sole è già calato dietro le nubi, fra poco sarà notte.
Chissà se riesci a vedermi…?
Chissà… se mi


“Generale Mustang?”


E da quando sono ritornato ad essere Mustang, per te?

Deglutisco a vuoto.
“Sì, Ed.” Mi accuccio davanti a te, e la tua mano sinistra abbandona la stretta sul moncherino destro per posarla sul mio volto.


Hai davvero ricordato chi sono?


Ma le dita bagnate scivolano via, scivolano giù, e ricadono sul mio sterno, dove s’aggrappano con ferocia, con disperazione, sui brandelli della mia uniforme.
“Dov’è… Al?
E…Winry…?
Hawkeye?”


Scuoto la testa, non riesco a trovare le parole…


“…E Hughes? Dov’è Hughes?!


Sussulto all’udire quel nome… allora è peggio di quanto pensassi…
Non ricordi nemmeno che Maes è… è… Dio mio, perché ci siamo ridotti così?

E una strana rabbia mi monta dentro, come il fuoco liquido prima dello schiocco delle mie dita, e ti afferro per le spalle e ti scuoto, forse ti sto facendo male, - ma che importa? - devi ritornare in te, devi ricordare di me, di noi, degli altri…
“Ed! Ed, la battaglia… la guerra... la fuga… Ed…? Edward…”


Non avrei dovuto... non avrei dovuto chiederti di seguirmi...


Non saresti dovuto venire con me…
E adesso non serve a niente chiederti scusa, per averti trascinato via.
Forse ti ho salvato la vita, ma ti ho fatto perdere il tuo mondo.
Abbiamo perso tutto.
E dovevamo trovare altre strade, e avere altre idee…
E non metterti di fronte ad una scelta così importante…
…chiederti di decidere tra loro e me.


“Il signor Armstrong?… Maria Ross?” sussurri, annoverando altri compagni caduti.


Lascio la presa e crollo contro il muro, una risata convulsa mi sale alle labbra, mentre mi accartoccio su me stesso.

“Stanno meglio di noi, Ed, vedrai…”
 

E una tristezza infinita mi assale dopo questo sfogo. Sento le palpebre bruciare, ma devo essere forte per entrambi, l’ho giurato.
Sono un ufficiale dell’esercito, non un bambino.
E Maes mi prenderebbe in giro se mi vedesse adesso… non ho pianto neanche al suo funerale… sì, quel giorno pioveva…

 

Mi si stringe lo stomaco, al ricordo.

Di tante cose che ci siamo detti in questi anni, l’ultima volta che ci siamo visti abbiamo litigato.

Sì, e non so cosa pagherei per poter tornare indietro e riappacificarmi con lui.

Maes era come un fratello per me, e so che cercava di dissuadermi per il mio bene; per il mio, e per quello di Edward, però non ci è riuscito.

Lui, come tutti i nostri amici, riteneva che io e Ed stessimo commettendo una follia, un gioco pericoloso, che non valeva la candela.

Io stesso avevo dissuaso Acciaio numerose volte, temendo che, la sua, fosse soltanto una fugace sbandata. Forse vuole solo assaggiare il gusto del proibito, mi dicevo. E così mi rifiutavo di prendere in considerazione ciò che giurava e spergiurava di provare per me.

 

“Se ti avvicini troppo al fuoco, lo sai, ti scotterai.” Lo ammonivo.

Per proteggere lui, o per non ferire me.

 

Ho sempre aiutato gli uomini sotto al mio comando, e lui più di tutti.

Ma Ed, testardo e cocciuto com’era sempre stato, mi aveva fatto capitolare, sbattendomi in faccia la realtà.

Così, dopo aver oltrepassato un punto di non ritorno da noi stessi, - in tutta sincerità, non avremmo potuto riavvolgere il nastro e fare finta di niente - gli chiesi di scegliere se stare con me - con tutto quello che comportava - o di restare dov’era, dicendomi addio.

Perché comunque io sarei partito. Tra le nevi del Nord, o nel deserto del Sud, poco importava.

Ma non sarei rimasto a East City. Semplicemente, non avrei sopportato di vivere così, di vivere a metà.

Si può giudicare una scelta crudele, quella che gli imposi.

 

Ora me ne pento, ma a quel tempo no. Gli avevo dato la libertà. La più completa libertà.

Poteva vivere la sua vita come meglio gli aggradava.

Ma anche io avrei continuato la mia, in un modo o nell’altro.

Avevo affidato il mio futuro nelle mani di un Fagiolino. Sapevo che dovevo farlo, unicamente… lo sapevo. Anche se avevo messo in conto cocci rotti e speranze infrante.

 

E lui aveva scelto me, abbandonando il fratello, Winry e tutti gli altri. Per stare con me.

Può sembrare bizzarro… sconsiderato.

Ma la nostra non è mai stata una decisione presa a cuor leggero. Tutt’altro. Siamo sempre stati consapevoli che ad Amestris è prevista la pena capitale, per un amore come il nostro.

E che rimanere nell’esercito, di cui entrambi facevamo parte, era la situazione più pericolosa di tutte.

Su questo avevano ragione i miei subordinati, certo.

Le relazioni sentimentali tra militari sono caldamente osteggiate, è una delle prime regole che ti insegnano all’Accademia. Quelle omosessuali non vengono neppure prese in considerazione, sono un tabù.

L’omofobia talvolta regna incontrastata, talaltra striscia subdolamente. Ma è una realtà.

 

Maes cercava di farmi ragionare, perché non voleva che finissimo appesi ad una forca. Lo ringrazio di questo, ma neppure lui - come tutti gli altri, che chiamavamo amici - ha mai compreso appieno l’entità del nostro amore.

 

Niente colpi di testa, niente capricci nati per curiosità. Nessuna follia.

 

O forse sì, era tutta una follia. Una splendida follia.

Perché nessuno è mai riuscito a farmi salire il cuore in gola come quando Ed mi sorride; nessuno mi ha mai reso così contento, così completo.

 

Non mi importava di soffrire, se potevo avere accanto lui.

Se Edward avesse deciso di voler stare con me, me ne sarei preso la piena responsabilità, e avrei agito di conseguenza.

Ero pronto a compiere anche scelte difficili, scelte radicali. Tutto questo per lui; per lui, che era diventato il mio mondo.

 

Ma Maes non capiva, non del tutto almeno.

Forse perché mi aveva visto giocare con troppe donne, giurando eterno amore alla prima di passaggio.

Probabilmente credeva che i buoni propositi non sarebbero stati sufficienti… e che sarebbe stato da idioti mandare tutto a puttane - carriera, amicizie e quant’altro - per una cosa che si sarebbe rivelata un fuoco di paglia.

I miei ragazzi, anche Riza e Alphonse, gli davano ragione. Chi più, chi meno, tutti criticavano la nostra scelta. Al si chiedeva, preoccupato, cosa ci fosse di sbagliato nel suo adorato Nii-san, mentre Winry non ha lesinato in un’epocale scenata. Ma lei ha sempre amato Ed, forse avrei potuto arrivare a capirla, se non ci avesse rovesciato addosso un’infinità di appellativi volgari e degradanti. Eppure il mio Mame-chan non l’ha mai odiata per questo. Ha sofferto. Ha incassato. E basta.

Gli altri, per rispetto di ciò che eravamo stati - o per atavico pudore, che ormai non serve più - avevano sempre conservato in nostra presenza un educato sconcerto, privo di cattiverie e malignità.

Edward ed io avevamo apprezzato questa loro gentilezza, poiché sapevamo quanto costava loro, quanta fatica occorresse per arginare antiche convinzioni radicate a forza, inculcate nelle loro menti.

Noi due, per primi, avevamo fatto i conti sulla nostra pelle di cosa significasse ciò.

Anche se non credevamo in alcun Dio, eravamo tutti consapevoli di cosa significasse ‘andare contro natura’.

Ma eravamo pronti a pagarne il prezzo, perché era una scelta obbligata.

Era scoppiato dentro di noi un sentimento troppo forte per poterlo negare o anche solo imbrigliare, un sentimento che ti alimentava o ti consumava, a seconda di come lo percepivi.

Negare quell’attrazione che sentivamo l’un l’altro ci avrebbe inevitabilmente condotti all’autodistruzione.

E, poiché eravamo entrambi esseri dannati, destinati a scontare ogni nostra colpa, ogni nostro errore, che almeno ci fosse dato di amare ed essere amati, per quel che restava da vivere insieme.

 

L’avevo ripetuto anche Maes, pochi giorni prima della sua morte.

 

“Ma a che importa l’eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l’infinito della gioia?” gli avevo detto, forte dell’amore che sentivo pulsare dentro me.

 

Lui aveva sorriso in modo stanco. Con uno sguardo rassegnato, quasi paterno. Lo sguardo di chi non comprende fino in fondo, ma compie un’opera di fede.

 

“E allora ve ne andate?” mi aveva chiesto.

 

“Sì. Appena i trasferimenti saranno ufficializzati. Avevo chiarito.

 

Era stata una mia idea. Se Edward voleva stare con me, era necessario attuare delle precauzioni.

Una di queste sarebbe stata chiedere una nuova dislocazione per noi due. Lontani da amici e dal passato. Così li avremmo protetti, in caso fossimo stati scoperti, e fossimo finiti sotto Corte Marziale.

E così era stato.

 

Solo che non avevamo fatto i conti con gli eventi che sarebbero accaduti pochi mesi dopo, gli attacchi dell’esercito mercenario al confine con Drachma, dov’eravamo di stanza noi due, e i rivoltosi che avevano accresciuto le loro fila nell’Est.

 

L’inespugnabile Fortezza di Briggs era rimasta sotto assedio per lungo tempo e, quando finalmente i nemici erano stati sconfitti, avevamo accolto la terribile notizia.

A East City le cose erano precipitate e le perdite fra i soldati e i civili erano innumerevoli.

Edward aveva insistito per venire a verificare con i propri occhi la disastrosa situazione.

 

Solo poco fa abbiamo compreso la tragedia: tutti i nostri amici sono morti; chi in battaglia, chi come vittima della guerriglia.

Alcuni focolai di ribelli permangono ancora, e quindi combatteremo anche qui, dopo la lotta logorante che abbiamo combattuto al Nord.

Come Alchimisti di Stato, io e lui saremmo stati destinati comunque quaggiù, Briggs aveva avuto la precedenza, ma è ora di fare piazza pulita anche qui. Solo che siamo stati i primi ad arrivare.

Sono riuscito a malapena a parlare con il Generale in comando, mentre Ed sfogliava l’elenco dei caduti. E, tra di essi, i loro nomi. Siamo giunti troppo tardi. Per qualsiasi cosa.

Allora, cos’è servito ritornare?

Per vedere tutto questo?, per soffrire e basta?

 

Il grande Alchimista d’Acciaio si è buttato nella mischia.

Non ho fatto in tempo a fermarlo, sembrava una bestia impazzita.

A fine giornata, forse mezzora fa, sono riuscito a malapena a trascinarlo in questo riparo di fortuna.

 

 

Tendo stancamente l’orecchio verso l’esterno. La calma sembra irreale. Sarà già scattato l’ennesimo coprifuoco, dopo infinite ore di bombardamento.

 

“Sento freddo…” sussurri, forse solo a te stesso.


“Già. Anch’io.” E avvolgo i nostri corpi sfiniti in quel che resta del mio mantello.
Forse sarà solo un calore effimero. Forse sarà solo illusione.

E il silenzio cala pesante su di noi.
Con la sua desolazione. La sua disperazione.


‘Decidi: se ti senti ancora un moccioso, se hai paura di quello che siamo, rimani con loro... ma, se sei diventato un uomo, allora... allora parti con me.’

 

Le mie stesse parole risuonano come la più atroce condanna.
Non era giusto dirle, non era giusto

…niente è giusto, in questa vita di merda.

 

…che futuro ti ho regalato, Ed?
Sei l’uomo che amo, e cosa sono riuscito ad offrirti?

 

...solo dolore. Dolore, morte e desolazione.

E un corpo caldo nelle notti in cui non avevamo riparo.
Nelle notti passate all’addiaccio, sotto quelle stelle curiose.

 

E la tua mano tra le mie, per sentirci meno soli.

Allora, come ora.

 

...comeora?

 

E solo adesso mi accorgo delle tue dita che cercano le mie, tra gli strati di stoffa.
Un movimento impacciato e conosciuto.

Commovente, nella sua semplicità.

E la mia mano va incontro alla tua, e l’ultimo granello di forza che ho è per unirla a me, prima che il buio ci inghiotta, e che tutto diventi nero.

 

 

 

 

fine

 

 

Disclaimer & Credits: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di H. Arakawa che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Fullmetal Alchemist, appartengono solo a me.

Anche la strofa della canzone citata ‘In Joy and Sorrow’ non è mia, appartiene agli HIM e a quanti detengono i rispettivi diritti.

Così pure la citazione: “Ma a che importa l’eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l’infinito della gioia?” di Charles Baudelaire.

 

Note dell’Autore: sono particolarmente affezionata a questa storia, perché nacque quando a malapena sapevo cos’era FMA, ma fu da subito amore: è, in assoluto, la prima fic su FMA che scrissi alla fine del 2006, ed è stata la mia prima RoyEd, mai postata. Credo che sia doveroso usarla, per celebrare questo primo Contest RoyEd, altrimenti sarebbe rimasta a far la muffa in eterno.

L’ho allungata un po’ con gli eventi successivi, ma il cuore è quello di allora.

 

 

 

Mi sembra corretto riportare il giudizio dei giudici:

 

 

 

 

 

 

 

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Seconda classificata:

Sinners, Lovers [ In Joy and Sorrow. ], di elyxyz.

Voto ALE2: 37/40
Voto Setsuka: 37.5 /40
Voto finale: 37.25
 
 
Giudizio di Setsuka

Trama: 8.5. Interessantissima storia, vissuta di più sul piano emotivo, solo che oddio tutte quelle morti... questa tragedia...
Lessico: 10. Impeccabile, elegante e sentimentale, proprio del personaggio di Roy, inoltre adoro il suo punto di vista.
Grammatica: 10. Minuziosamente coretta, perfetta, nulla da aggiungere.
Sviluppo della storia in relazione alla citazione scelta: 9. Finito di leggere la storia mi sono chiesta a quale citazione s'ispirasse. Sì, una buona interpretazione, senza dubbio.

‘Decidi: se ti senti ancora un moccioso, se hai paura di quello che siamo, rimani con loro... ma, se sei diventato un uomo, allora... allora parti con me.’
Edward che segue Roy, rinunciando a tutto, finendo per perder tutto, anche se stesso; forse perchè era ancora solo un bambino che ha voluto esser uomo per non poter perdere qualcosa che probbabilmente riteneva più importante di se e di tutto il mondo, e Roy assiste alla conseguenza di quello che è stato il loro amore, come se la natura stessa, con i suo Karma, avesse voluto punirli per le loro azioni, per quel che non dovevano provare.
Straziante il punto di vista di Roy che rimane sempre un uomo tutto d'un pezzo, forte, indistrittibile anche nel momento in cui il dolore lo sovrasta, un dolore nato dall'aver distrutto tutto il loro mondo, in particolare l'Edward che tanto ama, che quell'Edward cerca di capire che fine ha fatto ponendo domande su domande, domande alle quali Roy non ha il coraggio e la forza di rispondere, e Ed gli fa male ponendogliele, è come un coltello che lentamente entra nella sua carne, nella sua consapevolezza, ma che lo accetta, come punizione per aver fatto del male anche lui.
Forse la situazione è un po' surreale, anche se siamo in clima di guerra, però è un'interessante punto di vista: i loro amici che non accettavano e capivano sono morti. Edward e Roy hanno una condizione ancora più dura, sospesi in un limbo. Molto suggestiva anche la struttura, complimenti, ho apprezzato molto come hai trattato l'argomento e come sei entrata nei panni di Roy, caratterizzandolo perfettamente e facendo lo stesso tempo un tribute al loro amore, di cui il nostro colonnello è il personaggio chiave della loro relazione.   

Voto finale: 37.5 /40

Giudizio di ALE2

Trama
La trama è sviluppata perfettamente; l’idea scelta è totalmente originale ed i personaggi sono decisamente IC.
Inutile dire che la strofa di “In Joy and Sorrow”, inserita all’inizio della fan fiction, ha contribuito a farci entusiasmare al tuo lavoro ancora di più.
Voto: 10

Lessico
Il lessico usato è appropriato, vario e coinvolgente.
Voto: 9

Grammatica

Davvero nulla da obbiettare. L’unico appunto che ci viene da fare è che l’uso di parecchi puntini sospensivi talvolta ci ha fatto perdere, se pur leggermente, il filo della lettura.
Voto: 8

Sviluppo della storia in relazione alla citazione scelta
La storia è perfettamente attinente alla citazione che hai scelto e, l’utilizzo di quest’ultima all’interno della fan fiction, è davvero magistrale. Complimenti.
Voto: 10

Voto finale: 37/40
 

 

Ringrazio i giudici e quanti leggeranno la fic, e mi congratulo con le altre partecipanti.

 



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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

 

   
 
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