Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Ricorda la storia  |      
Autore: tndproject    12/02/2015    2 recensioni
Ma Castiel non era così. Castiel non ti sorrideva con gentilezza, non ti faceva complimenti, non ti baciava senza preavviso, non ti proteggeva dai bulli cattivi della scuola. Castiel era insopportabile, senza se e senza ma. Jeanne non riusciva a trovargli un pregio che non fosse regalato. Era cafone, superficiale, ignorante e...
«...credo di essermi innamorata di te».

[Castiel/ Dolcetta]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lo chiamavano vero amore

(non sapevano quanto si sbagliavano)

 

Castiel era insopportabile. E per quanto cercasse di farsi scivolare via di dosso questi pensieri odiosamente banali, Jeanne davvero non riuscivo a trovare aggettivo che potesse meglio descriverlo.
Castiel era insopportabile. Era cafone, con i suoi sfottimenti gratuiti; era irritante, con i suoi ghignetti; era intrattabile, con la sua irascibilità che lo rendeva anche intoccabile; era immaturo, con le sue cuffie nelle orecchie che lo escludevano da tutto e da tutti.
Davvero, Jeanne non capiva cosa ci fosse di divertente, nel ficcare un paio di auricolari dentro i propri padiglioni e isolarsi dal mondo. Non trovava – non c'era senso in quell'atto che tantissimi suoi coetanei compivano, rischiando oltretutto di danneggiare il proprio udito con musica a palla. Era stupido e immorale. Proprio come Castiel.
Ma Castiel era insopportabile anche senza le cuffie; Castiel era insopportabile e basta.

Aveva provato, a parlarne con qualcuno. Prima con Iris, che aveva assunto un'espressione preoccupata e aveva balbettato qualcosa come “ma no, non è così male come credi”, le guance rosse come rubini. Poi con Rosalya, che non le aveva risposto, ma aveva sorriso con palese malizia. Poi con Nathaniel, che le aveva dato ragione, ma l'aveva comunque liquidata in fretta perchè era “pieno di cose da fare”, lasciandola in qualche modo insoddisfatta. Infine con sua sorella, che aveva spalancato gli occhi e aveva iniziato ad urlare cose stupide come “è vero amore! E' vero amore!”.
No che non lo era. Jeanne sapeva che la sua sorellina era troppo influenzata dagli stupidi fumetti giapponesi che leggeva di continuo. Aveva provato a sbirciarne qualcuno, una volta, ma ben presto li aveva abbandonati storcendo il naso. Le erano sembrati noiosi e soprattutto tutti uguali – in ognuno la protagonista sembrava odiare con tutto il cuore un ragazzo che di colpa aveva solo quella di sorriderle spesso o farle i complimenti o baciarla senza permesso dopo essersi romanticamente dichiarato. Che senso aveva odiare qualcuno per questi semplici gesti? Jeanne avrebbe pagato oro, per avere un ragazzo del genere, e di certo non lo avrebbe scacciato così stupidamente come facevano quelle ragazze d'inchiostro, arrossendo come pazze anche solo per delle dita che si sfioravano.
Ma Castiel non era così. Castiel non ti sorrideva con gentilezza, non ti faceva complimenti, non ti baciava senza preavviso, non ti proteggeva dai bulli cattivi della scuola. Castiel era insopportabile, senza se e senza ma. Jeanne non riusciva a trovargli un pregio che fosse regalato. Era egoista, superficiale, ignorante e...
«...credo di essermi innamorata di te».
Ed era anche alquanto bruttino, mentre inarcava le sopracciglia e grugniva di sorpresa, una sigaretta tra le labbra.
«Come, scusa?».
La ragazza incrociò le braccia al petto. Jeanne era più bassa di lui di circa trenta centimetri, ma di certo non si sarebbe fatta intimidire per così poco; prese a scrutarlo dal basso con aria di superiorità.
«Credo di essermi innamorata di te», ripetè, impassibile, gli occhi coperti da un paio di lenti a contatto piantati in quelli grigi di Castiel, che in questo momento erano spalancati per la sorpresa.
«Ma io non ero quello insopportabile?», chiese, con un vago tono divertito nella voce.
«Oh, e lo sei ancora,», ringhiò Jeanne decisa. «Sei cafone. Immaturo. Rifiuti di prenderti le tue responsabilità. Ti atteggi da Re dell'Universo. Scarichi la colpa sugli altri. Sei sarcastico. Ti tingi i capelli. Credi che solo perchè tu –».
«Aspetta, aspetta,», la interruppe Castiel, piuttosto irritato dall'allegra lista dei suoi difetti che quella mocciosa aveva srotolato senza tentennamenti. «Credevo che questa fosse una dichiarazione».
«...Sei insopportabile, Castiel, e non so nemmeno io perché mi sono innamorata di te», e nel dirlo la ragazza sciolse le braccia dall'intreccio e prese a gesticolare con le mani, gli occhi a terra, «probabilmente è solo l'influenza di mia sorella, oppure ho davvero qualche sorta di... strano istinto masochista, che ne so». Prese un lungo, faticoso respiro. «Se devi rifiutarmi, fallo adesso, in fretta. Non sei l'amore della mia vita e di certo non mi ammazzerò per una cazzata del genere, anche perché sarebbe un vero smacco se il motivo della mia morte fossi tu. Quindi, muoviti».
«Sono confuso».
«Immagina io».
Castiel sospirò stancamente, passandosi una mano tra i capelli rossi. «Ho come l'impressione che non funzionerà».
«Ovviamente non può funzionare»
«Però ci proveremo».
«Perchè siamo due idioti».
«Sei impossibile, mocciosa».
«Mai quanto te, cretino».
«...Jeanne, quella che ci sta guardando dalla finestra è tua sorella?».

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: tndproject