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Autore: PonyArcobaleno    12/02/2015    5 recensioni
"Thomas aveva chiuso gli occhi quando l'aveva fatto."
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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MY HEAD IS A JUNGLE

“Fallo prima che diventi uno di loro!”

Newt sentì le sue parole come se fosse stato qualcun altro a pronunciarle. Quel caspio di mal di testa non lo lasciava in pace nemmeno per un istante, impedendogli di pensare davvero con chiarezza.

Aveva mentito, quella... cosa, che aveva in testa... non sapeva bene che cos'era, ma non andava e veniva. A chi voleva darla a bere? Era già uno di loro.

Ormai lo sentiva, La sentiva. L'Eruzione. Un nome, una garanzia. Lottava, teneva duro, ma ormai le cose nella sua testa stavano prendendo il sopravvento, e i momenti -dolorosissimi, tra l'altro- in cui riprendeva lucidità si erano ridotti a zero.

Una parte del suo cervello, quella minuscola parte non ancora sua prigioniera (se ne era rimasta una), percepì il respiro tremante della persona sotto di lui. I suoi occhi stavano osservando qualcuno, ma la sua vista, stanca, appannata, non gli permetteva di distinguerne il viso. Ma è davvero così importante? Si sorprese a chiedersi. O forse erano quelle bestioline nella sua testa, magari, con quel continuo rosicchiare, stavano cercando di dirgli qualcosa. Magari si erano sedute comode comode nei meandri più reconditi del suo cervello e gli sussurravano dei segreti, magari per non soffrire più non doveva fare altro che ascoltarli...

“Io...” una voce gli trapanò i timpani.

Nella sua testa quelle cose si zittirono.

Con uno sforzo inumano il ragazzo riuscì a mettere a fuoco un volto conosciuto.

Tommy...

Le cose cominciarono a rosicchiargli il cervello, e questa volta Newt era certo che non avrebbero smesso mai più. Avrebbero continuato a sussurrare, a scavare, a rodere, finché di lui non sarebbe rimasto più nulla.

Il dolore era talmente forte che gli venne voglia di picchiare la testa contro il terreno fino ad ammazzare tutte quelle bestioline del caspio. Fu in quel momento che si rese conto di aver appoggiato la fronte su qualcosa di freddo. Una pistola.

“Uccidimi!” gridò, disperato, mentre una vocina nella sua testa -forse una di loro che aveva deciso di parlargli più forte?- recitava le parole che aveva scritto a quella testapuzzona, e che quel traditore del caspio aveva bellamente ignorato.

Se sei mai stato mio amico, uccidimi.

Ma il traditore era proprio lì, sotto di lui, con la pistola in mano e gli occhi pieni di lacrime, che lo fissavano sconvolti. È ancora in tempo per rimediare... Gli ricordò ancora la vocina.

“Per favore, Tommy, per favore”

Sentì il tremore della pistola, sentì il singhiozzo soffocato, talmente debole che forse nemmeno Thomas, che l'aveva prodotto, l'avrebbe sentito.

Fu in quel momento che il tempo sembrò dilatarsi.

All' improvviso, ad un passo da ciò che aveva agognato più di qualsiasi cosa da quando aveva saputo di avere l'Eruzione, quel caspio di tempo rallentò fin quasi a fermarsi.

Perciò, mentre sentiva la mano del suo migliore amico, sotto la sua, muoversi, mentre la fine si faceva sempre più vicina, Newt ebbe tutto il tempo di sentirsi una sploff per quello che stava obbligandolo a fare. Insomma, il vecchio Newt, quello non ancora contagiato dall'Eruzione, avrebbe obbiettato che in quella faccenda la parte più semplice spettava a lui.

Accolse la detonazione con sollievo, e, se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe sorriso.

I suoni si attenuarono fin quasi a spegnersi, non sentiva più il calore soffocante del sole, non sentiva i passi di Tommy, a cui ora sarebbe toccato sopravvivere e sopravvivergli. Tenne gli occhi aperti, aspettando che le braccia fresche e accoglienti della morte lo portassero lontano, magari dalla sua famiglia.

I sensi lo abbandonarono a poco a poco. Certo, non era la fine veloce e semplice che desiderava, e se avesse avuto un briciolo in più di forza si sarebbe arrabbiato a morte, ma non si poteva lamentare. Alla fine, che cosa nella sua vita era andato come aveva programmato?

Quando fu certo che gli ultimi secondi della sua vita fossero finalmente arrivati, gli sembrò quasi che le cose dentro la sua testa cominciassero a sussurrare più forte, ricordandogli suo malgrado che, alla fine, qualcosa di quella vita rincaspiata gli sarebbe mancato.

Alby che morde una mela, Minho che gli sorride mentre corrono per il Labirinto, Chuck che lo saluta da lontano, cercando un po' di attenzioni, la risata di Ben, le risse con Gally, i falò, il cibo di Frypan, Winston e la sua acne imbarazzante, lo sguardo di Tommy quando capisce qualcosa di nuovo...

Newt se ne andò piano piano, accompagnato dai suoi compagni, cullato dalla strana dolcezza di quei ricordi, con la consapevolezza che, anche se la C.A.T.T.I.V.O. gli aveva portato via ogni cosa, moriva comunque ricco di qualcosa che non tutti si possono vantare di possedere: la certezza che da qualche parte, per quel caspio di mondo morente, rimaneva qualcuno che ancora lo amava.

Note dell'autrice: spero che mi farete sapere cosa ne pensate, ho messo tutta me stessa in questa storia e mi farebbe molto piace ricevere i vostri commenti, le vostre critiche e i vostri consigli. Vi bacio

  
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