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Autore: SereNian08    13/02/2015    7 recensioni
Può l'amore non essere abbastanza? Ian e Nina non sono più insieme. Dopo una storia di tre anni...Si sono separati. Hanno scelto di intraprendere strade diverse... Strade che li portano lontani. Da loro stessi, da casa, da tutto quello che avevano insieme. I giornali parlano di una proposta di matrimonio rifiutata, di un impegno che non si è voluto prendere, di nuove relazioni...Ma nessuno conosce realmente al verità. Impegnati sui set dei loro rispettivi film, in giro per il mondo, o semplicemente in vacanza con gli amici...Mettendo continenti e mari fra di loro, evitando di vedersi per quasi due mesi, sembrano felici e tranquilli.Ma è fin troppo semplice in questo modo. L'inizio delle riprese della quinta stagione di The Vampire Diaries è vicino. E i due saranno costretti a rivedersi... Come reagiranno quando si troveranno di nuovo faccia a faccia? Cosa succederà quando gli occhi "da cerbiatta" di Nina incontreranno quelli di ghiaccio di Ian? Può un amore come il loro, essere finito in così poco tempo? O basterà una piccola scintilla, per riportarli l'una tra le braccia dell'altro?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le foto nella mia tasca
Sono sbiadite
Riesco a malapena distinguere il tuo volto
Lo so, un giorno alla fine,
si, lo so,  un giorno lascerò andare tutto
Ma lo tengo per ogni evenienza,
Si, lo terrò per ogni evenienza
In caso non trovassi ciò che stai cercando,
in caso ti mancasse ciò che avevi prima,
in caso cambiassi idea, io ti aspetterò qui,
in caso tu volessi tornare a casa
Abbastanza forte da lasciarti andare,
abbastanza debole da avere bisogno di te
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
POV Paul.

Settembre 2014. 
 
Ian è seduto sull’enorme letto in fondo alla sua roulotte, la testa inclinata su vari documenti sparsi sulle coperte, lo zaino solare che si porta sempre dietro piegato in un angolo. Alza lo sguardo chiaro verso di me, interrogativo. Quasi sorpreso.

<< Ehi fratello.. E’ successo qualcosa? >>

Mi appoggio al ripiano della cucina, le braccia incrociate sul petto.

<< Questo dovrei chiederlo io a te. >>

Dico, con voce secca.
Resta silenzio. Aspetta che continui.

<< Ian… non si può continuare in questo modo. Sai che non mi sono mai intromesso nella faccenda, ma non posso più starmene fermo a guardarvi mentre vi distruggete a vicenda. Sono tutti preoccupati. Julie sembra una trottola che vaga per il set… >>

Mentre queste parole mi escono dalle labbra, lo vedo distogliere lo sguardo. E’ molto raro veder Ian in imbarazzo per qualcosa. E’ una cosa che non gli si addice. Questa roulotte sembra terribilmente piccola in questo momento. Come se non potesse contenere le mie parole e la sua reazione.

<< Ci siamo già distrutti, ormai. Adesso cerchiamo di raccogliere i pezzi come meglio possiamo. >>

Socchiude gli occhi stanchi, si passa una mano sotto il mento. Posso quasi vederli, questi mesi, impressi sul suo viso. Sulle sue rughe più accentuate. Come ho visto il modo in cui ha recitato determinate scene, come se da quelle ne dipendesse la sua stessa felicità.

<< Non capisco, davvero. Quando ci siamo sentiti a maggio, mentre eri a Barcellona, stavi ancora cercando un modo per riprendertela. Per sistemare le cose. Sembravate sul punto di riuscirci. Ne parlai con lei  ed era quasi convinta che tutto sarebbe andato bene. Cos’è cambiato in questi mesi?  >>

Alzo lo sguardo, scuotendo la testa.

<< Sai perfettamente cos’è cambiato. Te l’ho anche presentata. >>

Trattengo un sorriso ironico e alzo gli occhi al cielo.

<< Ah si, certo. La tua nuova ragazza. >>

Aggrotta le sopracciglia e sembra quasi tentato di buttarmi fuori a calci.

<< Cosa c’è di così divertente? >>

La mia pazienza ha un limite ben definito, e ne vado anche piuttosto fiero. Mi scosto dal ripiano, allargando le braccia.

<< Oh andiamo Ian! Ma chi vuoi prendere in giro? Magari te stesso, ma di certo non me. O nessun’altro qui. >>

Punto il dito verso la porta, continuando a gesticolare.

<< Sappiamo tutti che niente può intromettersi tra te e Nina. A meno che uno dei due non lo voglia fermamente. E avete fatto di tutto quest’anno. Ma alla fine tornavate sempre l’uno dell’altra. Pensi che non lo sappia? >>

Scuote ancora la testa, stringe i pugni sulle ginocchia.

<< Stavolta è diverso. Tengo davvero a Nikki. Potrei… amarla.  Credo che tu sappia cosa significa. Avere una seconda occasione.  >>

Le parole mi colpiscono più di quanto vorrei. Amarla? Ho sempre pensato che si potesse amare realmente una volta sola, per sempre. Ma poi tutto è cambiato. E lo vedo, il barlume di speranza che accende i suoi occhi. Come se volesse soltanto andare molto lontano e credere a quelle stesse parole che sta pronunciando.

<< Sono l’ultimo di questo mondo che può darti un consiglio sui colpi di fulmine e storie finite male. Quando ho visto Phoebe per la prima volta… Beh, lo sai com’è andata. >>

Si passa una mano dietro la nuca, imbarazzato. A disagio.

<< Se pensi che lei sia quella giusta, se pensi davvero che non valga più la pena  lottare per Nina… >>

Si alza dal letto di scatto. Un’espressione di collera gli dipinge il viso.

<< Io ho lottato per lei! Pensi che non mi sia fatto queste stesse domande? >>

Gli poso una mano sulla spalla, stringendola. Cercando di calmarlo.

<< So che hai lottato.  Ma so ancora meglio quanto per te sarebbe più facile mollare la presa e vivere più… serenamente. E se è davvero questa la tua scelta, nessuno ti giudicherà. >>

Alza un angolo della bocca.

<< Nessuno? Tutti già mi biasimano, Paul. Pensi che non senta la tensione che c’è sul set? Che non abbia visto gli sguardi degli altri quando mi sono presentato con Nikki? Il tuo sguardo? Oh, so perfettamente che tutti mi danno mentalmente dello stronzo, ma che nessuno ha il coraggio di dirmelo apertamente. Ma nessuno di voi sa realmente cosa ho passato. >>

<< Sei uno stronzo. Ma non mi sembra di averne mai fatto mistero. >>

Trattiene un sorriso, proprio come me.

<< Sai cosa voglio dire. >>

Aggiunge alla fine.

<< So che molti sono solo sorpresi. E so anche che a te non importa davvero del loro parere. >>

<< Forse no ma.. >>

<< Fratello, ascolta me per una volta.  Magari il mio parare sarà meno omologato con quello degli altri, ma io so cosa vuol dire trovarsi in una situazione del genere. Non ti dirò se stai facendo la cosa giusta o meno, ma penso che tu già abbia preso una decisione. Non è così? Altrimenti non avresti portato Nikki qui da noi. Davanti a a Nina. Vuoi farle capire che ti ha perso o che ti sta perdendo? Perché penso che dopo un anno del genere, anche io sarei molto confuso in merito. >> 

Scuote la testa, ancora e ancora.

<< No, non voglio che Nina capisca un bel niente! Non è questo il punto. Ho cercato di farlo per tutti questi mesi e non ha funzionato. Non mi vuole, Paul. Non mi vuole più. Probabilmente non mi ama nemmeno più. E io non posso… non posso amare qualcuno che non mi ama, che non è disposto a lottare per me tanto quanto sono disposto io. Non più, almeno. >> 

Distoglie lo sguardo.

<< Allora vuoi vederla soffrire come hai sofferto tu? >>

Mi lancia un’occhiata ostile.

<< Mi ritieni quel tipo di persona? Che si vendica.. >>

<< Rispetto a tanti altri, ti ritengo un semplice essere umano, Ian. Niente di più e niente di meno. Forse dovresti smetterla di sforzarti. >>

<< Sforzami di far cosa? >>

<< Ad essere quello che gli altri vorrebbero che tu sia. Un uomo perfetto, senza difetti, senza pecche. Sappiamo che non lo sei, e le persone ti amano lo stesso. Non devi per forza sforzarti. Non devi essere sempre al massimo. Inizia ad abbassare la maschera, il resto verrà da se. >>
 
 
POV Nina.
 
<< Lo so che è difficile ma dovresti cercare di… >>

Alzo gli occhi al cielo e lascio ricadere la testa sulla spalliera della sedia girevole.

<< Di far cosa? So perfettamente quali sono i miei doveri. Sono una professionista. Non lascerò che tutta questa storia intacchi con lo show o con il mio lavoro. >>

Il mio tono di voce risulta leggermente indispettito. Prendo un sospiro e scuoto la testa.

<< Scusa Ericka, non volevo essere… >>

Lei mi sfiora la spalla.

<< Lo so, non preoccuparti. E’ una situazione… complicata. Nessuno ti biasima. >>

Complicata.
La parola che ho sentito di più negli ultimi due mesi.
Nella mia testa, sulle bocche di tutti gli altri.
Cosa c’è di complicato nel recitare una parte? E’ il mio lavoro. Mi pagano per farlo. Ho studiato per imparare a farlo. Ma tutti pensano che avrò qualche tipo di problema. Pensano che mi tirerò indietro, o piangerò e urlerò dando di matto davanti a tutti. Sono cresciuta, eppure mi considerano ancora la bambina di casa.

<< Non è complicato. E’ solo fastidioso. E tutti mi biasimano.  >>

Gli occhi scuri della mia amica mi fissano comprensivi.

<< Sai, non hai bisogno di fingere con me… >>

<< Lo so. >>

Passa qualche secondo infinito, prima che qualcosa, come una molla tirata, non la fa saltare al volo dalla sedia.

<< Allora! Cosa sono questi musi lunghi! Non ho intenzione di restare ferma un minuto di più. Su, muoviamoci. Chiamiamo Riawna, vediamo cosa combina questo weekend. >>  

Mi tira per il braccio facendomi alzare a forza dalla sedia, spingendomi verso la porta. Svincolo dalla sua stretta e le faccio cenno di proseguire.

<< Vai tu, io devo ripassare il copione e poi fra un po’ tocca a me. Ci sentiamo stasera, ok? >>

Sembra intenzionata a non lasciarmi sola nemmeno per un secondo ma alla fine riesco a convincerla. Ma dopo qualche minuto, da dietro la porta chiusa, sento la sua voce ovattata. Come se venisse dal fondo del corridoio.

<< Ehi, non mi sembra davvero il momento adatto… >>

<< Dobbiamo discutere di una scena, Ericka. Si tratta del nostro lavoro. >>

Un brivido mi scende lungo la schiena quando riconosco la voce di Ian, e sento i suoi passi attraversare lo spazio che divide i nostri camerini. Mi volto verso lo specchio. Sistemo i flaconi promozionali, le varie carte sparse sulla scrivania. Qualsiasi cosa pur di tenere le mani impegnate. La porta si apre con uno scatto, e alzo lo sguardo solo per vederlo entrare nel riflesso dello specchio.  

<< Non si usa bussare? >>

Gli chiedo, cercando di mantenere la calma. La sua mano è ancora stretta intorno al pomello, la guarda con attenzione, sorpreso.

<< Scusa. Non ricordo di aver mai bussato. Non sono abituato.  >>

Sembra stranito dal suo stesso commento. Lascio cadere il discorso perché so perfettamente cosa intende. Abbiamo smesso di bussare l’uno alla porta dell’altro, tanto tempo fa. L’entrata era una cosa ovvia, normale. Giornaliera. Qualcosa che non richiedeva nessun permesso.
Ma adesso è tutto cambiato. 

Incrocio le braccia sul petto, così da non dovermi torturare le mani, e mi giro verso di lui.

<< Allora? Di quale scena vuoi parlare? Mi sembrano tutte piuttosto semplici quelle in programma per oggi. Probabilmente gireremo anche in momenti diversi da dietro quella porta chiusa quindi… >>

Stringe tra le mani il copione, si guarda intorno, e poi posa gli occhi all’altezza delle mie labbra, prima di incrociare i nostri sguardi.

<< Intendevo la scena che dobbiamo girare fra due settimane... >>

Dovevo immaginarlo.

Torno a girarmi verso il ripiano di legno.

<< Beh, non vedo niente di difficile nemmeno in quella, in realtà. >>

Fa qualche passo in avanti, verso di me.

<< Damon e Elena lo meritano. I nostri fan lo meritano. E lo meritiamo anche noi. E visto che è un po’ che non giriamo scene del genere volevo… parlarne. >>

Continuo a sistemare le mie cose sulla scrivania, dandogli le spalle. Il suo tono di voce falsamente pacato e tranquillo mi a tremare le mani. Come se fosse semplice.

<< No, i nostri fan meritano di essere irradiati con dell’acqua gelida per capire cosa si prova. Ecco cosa meritano. E anche Julie. Potrebbe assistere alla scena, ma guarda caso tutti tolgono le tende quando si tratta di pioggia. >>

<< Hanno preso delle controfigure per le riprese da lontano. Non dovremmo starci molto. Il tempo delle battute e del.. >>

Mi giro di scatto, irritata dal modo in cui sta pronunciando quelle parole.

<< Bacio. Puoi dirlo. Non è una parolaccia. Non allarmarti. Ho passato cinque anni a baciarti. Uno in più non mi cambia nulla. E non me ne faccio nulla del tuo perbenismo, Ian. >>

<< Non mi sto allarmando. Sai quanto volevamo questa scena. O almeno… Fino a qualche tempo fa la volevi anche tu. Pensavo solo che.. >>

<< Pensi che io non possa farcela. No? Come tutti. Pensi che la situazione in cui siamo mi porti a far cosa? Esitare?  Solo perché vorrei vivere in un continente in cui tu non ci sei, non vuol dire che valga lo stesso per Elena. Non vuol dire che non possa baciarti sotto un po’ d’acqua. E quasi mi fa tenerezza la tua sensibilità in merito. Ma forse non hai capito un concetto molto semplice, Smolder. Non m’importa. Farò il mio lavoro. E ti bacerò come Elena bacerebbe Damon. Perché nessuno, nemmeno tu, può permettersi di guardarmi in quel modo. E’ tutto chiaro?  >>

Quasi fa un passo indietro, con il copione stretto in una mano e la consapevolezza del mio risentimento, chiusa nell’altra. E poi si avvicina di nuovo, i suoi occhi puntati nei miei.

<< Il pensiero non mi è mai passato per la testa. Forse, per una volta, dovresti imparare a guardare oltre, Looch. Forse potresti pensare anche a come mi sento io, invece di comportarti come una.. >>

Gli premo una mano sul petto, d’istinto. Scostandolo bruscamente.

<< Ragazzina? Certo. E’ facile metterla in questi termini, vero? Mi dispiace darti quest’informazione, Ian…Ma qui, l’unico che si sta comportando da ragazzino, sei tu. Non avevo bisogno di questo discorsetto cuoreacuore. Ne delle tue rassicurazioni in merito. Fra due settimane gireremo quel bacio. E adesso, gentilmente, vorrei davvero vederti fuori di qui. >>

Il suo sguardo non accenna a cambiare. Non sembra nemmeno colpito dalle parole. Come una statua di ghiaccio. Si allontana lentamente, avvicinandosi alla porta. Mi rigiro verso lo specchio e vedo il suo riflesso.

<< Stavo per dire, donna ferita. Non comportarti come una donna ferita. Io ci sono passato, e non ha funzionato. Un uomo ferito respinto. Lo ricordi, vero? Non è servito a nulla. >>

Sgrano gli occhi, e istintivamente mi porto una mano allo stomaco. Sento solo il suono del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie.
 
POV Ian.
 
Mi fissa intensamente. Ogni movimento, ogni piega del suo corpo in tensione. Sembra volermi urlare contro. La mano stretta sulla maglietta all’altezza della pancia.
Distende il viso. Respira intensamente rilasciando l’aria.
Come un esercizio di yoga ripetuto.
Ma quando torna a guardarmi, noto che i suoi occhi non hanno perso quella scintilla di rabbia e frustrazione.

<< Dimmi solo perché. Perché portarla qui? Perché… rendermi difficile anche camminare a casa mia. Questo me lo devi. Perché? Cosa vuoi dimostrare? >>

Si porta le mani sul viso, scostandosi i capelli. Gli occhi sono scuri e grandi. Come due pozzi neri in cui potrei essere risucchiato da un momento all’altro. Mi avvicino di più a lei,  inconsciamente, senza pensarci.

<< E’ questo il problema? Pensi che voglia dimostrare qualcosa? Vuoi la verità, Nina? Sei disposta ad ascoltarla? >>

Annuisce impercettibilmente, ma il suo sguardo fermo mi fa capire che si, vuole realmente sapere. Vuole delle spiegazioni. Qualsiasi cosa pur di frenare il risentimento che ha nei miei confronti.

<< L’ho portata qui per me. Solo ed esclusivamente per me. Perché mi fa stare bene, mi rende felice. Perché, quando a te serviva allontanarti da questo posto, volavi a Los Angeles da un ballerino biondo. Io non voglio scappare. Nikki fa parte della mia vita, adesso. E voglio che ci resti. >>

Indietreggia di qualche passo, quasi la vedo rimpicciolire dietro una maschera d’indifferenza. Come se potesse nascondermi le sue emozioni. Come se non volesse fare altro che scomparire. Come se non la conoscessi abbastanza da capire cosa sta provando in questo momento.

<< Non puoi… Non puoi paragonare… >>

Mi avvicino ancora. Non voglio darle spazio, aria. Quasi vorrei stringerla per imprimerle ancora di più le parole che non vuole sentire in questo momento.
Mi sento così appagato e distrutto nel vederla in questo modo.

<< Non era questo che volevi? >>

‘Vuoi farla soffrire come hai sofferto tu?’

Le parole di Paul mi risuonano nella testa.

E mi blocco, a pochi passi da lei.
Lei che non risponde.
Sento la rabbia, il risentimento, la delusione che si agitano nel mio stomaco.

<< Non era questo, che volevi? >>

Scandisco ancora le parole, il tono di voce più alto del previsto.

<< Dannazione Nina! Rispondimi! >>

Si gira di scatto, gli occhi grandi e lucidi.

<< Ma questo… Tutto questo non significa che non debba farmi male! >>

  Indietreggio a mia volta.
Resta in silenzio. In un muto silenzio di ostinazione e rabbia. Continuo a scrutare quegli occhi che sono stati la mia ancora di salvezza per così tanto tempo e non riesco più a vederci niente. Scuote la testa, si tortura le mani.
E poi, all’improvviso, sorride.

Sorride.

Sorride, e il suo sguardo cambia.

Annuisce piano, impercettibilmente.

<< D’accordo. Ho capito. Non preoccuparti per le scene. Ci comporteremo al meglio e andrà tutto bene. Ma.. per favore adesso potresti… uscire? >>

Confuso, al contrario di quanto richiesto, mi avvicino di più.
Lei indietreggia, una mano alzata a mezz’aria, a dividerci.

<< Per favore… Ian. Ti prego. Esci. >>

E la sento, l’inclinazione sbagliata nella voce.
Spezzata da qualcosa di più profondo della rabbia. 

<< Nina io.. >>

Io cosa?
Cosa vorrei dirle?
Che mi dispiace. Che non sarebbe mai dovuta andare in questo modo. Che non mi ha dato altra scelta. Ma lei scuote la testa.

<< Non dobbiamo aggiungere altro. Ma ti prego, Ian. Solo.. Esci da questa stanza. >>

Lentamente esaudisco la sua richiesta. Indietreggio fino alla porta ed esco senza esitazione. Per qualche secondo mi perdo fissando le venature del legno, incapace di muovermi.

E poi lo sento, distintamente.

Un tonfo, qualcosa che viene lanciato e forse finisce sul pavimento.

Seguito da un singhiozzo soffocato.

E posso quasi sentire anche il rumore di quelle lacrime che scendono rigandole il viso.
 

Due settimane dopo…
 

POV Nina.
 
<< Allora siamo tutti pronti? Aspettate, no… Posizionate le luci verso est. Si, in quel modo. Nina e Ian? >>

Chris continua a impartire ordini a tutti, più entusiasta del solito.

<< Siamo pronti anche noi! >>

Gli urlo di rimando.

L’atmosfera è perfetta, romantica, soffusa, ideale per questo tipo di scena. Divarico leggermente le gambe per posizionarmi meglio e sento lo scricchiolio del legno sotto i miei piedi.
Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi di Ian. Ha le labbra serrata in un’espressione neutrale. Concentrata. Gli occhi ancora più azzurri a causa delle luci puntate sul nostri visi. E non posso fare a meno di chiedermi se magari stia cercando di ricordare com’era girare determinate scene quando stavamo insieme. Quando tutto sembrava così semplice, naturale.
Le ultime settimane sono state strane. Piene di un silenzio imbarazzante, pesante.

Opprimente.

Così vicini fisicamente, eppure così lontani.

L’unico modo per tenere a bada il mio risentimento, la sua frustrazione, e la rabbia che ci portiamo dietro, è stato cercare di far finta di nulla. Indifferenza e educazione.

Come se la conversazione nel mio camerino e le relative lacrime in seguito, non fossero mai avvenute o esistite. Ci siamo scambiati sorrisi imbarazzanti e saluti accennati ogni giorno. Abbiamo girato al meglio le poche scene insieme, abbiamo condiviso lo stesso spazio con rispetto.

E’ stato facile interpretare un’Elena inconsapevole del suo passato con Damon.

E’ tutto quello che io non farei mai.
Dimenticare. Dimenticare di averlo mai amato.
In quel caso farebbe meno male.
Ma il dolore si può sopportare, nonostante tutto.

E adesso siamo di nuovo qui, faccia a faccia. Ed è di nuovo tutto diverso.
Julie mi ha detto una sola semplice cosa per farmi capire in che modo dovessi entrare nella scena.
“E’ una felicità che Elena non ha mai provato. Una felicità che non abbiamo mai mostrato. Una felicità che viene fuori grazie all’uomo che ama, nell’estate più bella della sua vita.”
Elena non ha mai provato quella felicità, ma io si.
E l’ho provata proprio grazie a quest’uomo che mi ritrovo davanti. Tante volte.
Distolgo velocemente lo sguardo, alzando gli occhi verso il cielo scuro e nero, limpido.

<< Ok, siamo tutti pronti allora. Ricordatevi che dopo dovete restare dove siete e aspettare i ragazzi vengano ad innaffiarvi come si deve. >>

Tocca solo a noi. Le nostre controfigure hanno già girato le loro scene con le riprese da lontane, e sono tornati al caldo nelle loro roulotte.

Annuiamo entrambi e ritorniamo con i visi piegati verso il cielo.

<< Pronti. Silenzio sul set. Motore e azione! >>

Trattengo dentro di me quelle sensazioni. La leggerezza, la felicità delirante, le risate, i momenti migliori. E quando abbasso lo sguardo sorridendo, lui mi sta già guardando. E sta sorridendo con il mento alzato. Qualche goccia d’acqua inizia a cadere facendomi socchiudere gli occhi.

Siamo faccia a faccia e sorridiamo come se intorno a noi non ci fosse nient’altro.

<< STOP! >>

La magia si spezza all’improvviso.

Cerco di mantenere quella sensazione mentre Jody e Katie vengono verso di noi velocemente pronte a inumidirci i capelli e i vestiti. Sento l’acqua bagnarmi la maglietta e inizio ad avvertire il freddo sulla pelle. Katie sistema i suoi capelli in modo che non gli ricadano sulla fronte. Siamo entrambi già parzialmente bagnati e saltello sui piedi per combattere il freddo. Jody mi prende in giro e ridiamo ancora di più. Velocemente vanno via e noi riprendiamo posizione.

<< Ok, via con la pioggia! E posizionate le luci verso i loro visi. >>

Una pioggia leggera, fitta, e fredda inizia a scendere su di noi.

<< Motore e… azione! >>

Mi lascio scappare una risatina mentre guardo verso il basso e poi di nuovo verso di lui. Si avvicina, alza la testa, socchiude gli occhi, mentre l’acqua gli scorre sul viso, rendendolo ancora più bello.

<< Adiamo, è giunto il momento di abbandonare la nave.. >>

Dice a voce più alta del solito per contrastare lo scrosciare della pioggia.
Gli appoggio le mani sul petto, e sento subito le sue stringersi intorno alle mie dita.

<< No, no no aspetta... diamogli un secondo. Tornerà il sereno. >>

Continuiamo a sorridere, totalmente nella parte.

Sento il calore della sua pelle contro il freddo dell’acqua. Si morde il labbro inferiore trattenendo una risata, prima di abbassarsi velocemente verso le mie labbra. Le sue sono lisce e fresche, premute contro le mie. Il primo istinto è quello di stringergli il viso, la nuca, ma le mie mani sono bloccate tra le sue, a dividere i nostri corpi. Posizione insolita per un bacio, ma non importa.
Quando ci stacchiamo resto per un secondo con gli occhi ancora socchiusi, come se Elena volesse bearsi ancora di quel momento. Come se non volesse svegliarsi da un sogno bellissimo.

Ed è strano quanto riesca a fare mia questa sensazione.

<< Promettimi che questo durerà per sempre.. >>

Dico, tutto d’un fiato. Con il respiro accelerato a causa del freddo, mentre i suoi occhi si abbassano sulle mie labbra ancora una volta.

<< Lo prometto.. >>

E il suo sorriso cambia.
Per una frazione di secondo, per un solo momento, dimentico di essere Elena.
Per un solo momento, mi godo questa promessa pensando a Ian. 

Per un solo momento quasi posso sentire il rumore delle onde, la sabbia sotto i piedi… e il profumo di quella notte di quasi di tre anni fa…

Cerco il suo sguardo, cerco quel barlume di realtà anche nei suoi occhi.
Ma non me ne da il tempo, perché le sue labbra sono di nuovo sulle mie.
Ma questa volta è diverso.
Dischiudo la bocca sotto la sua e sento il calore del suo respiro. La sua lingua che cerca e trova la mia.  Mi alzo sulle punte delle scarpe, le mani premute sul suo viso, le mie dita strette sulla sua mascella.

Mi bacia togliendomi il respiro.
Con foga, passione, trasporto.
Come se non volesse più lasciarmi andare.
Ed è un bacio fisico, dettato da quella chimica naturale che i nostri corpi hanno da sempre. Quell’attrazione così palpabile, per cui siamo stati anche premiati.

La sua mano si stringe sul mio fianco, e l’altra sui miei capelli, spingendomi ancora di più contro di lui.

Perché non gli basta.
E non basta nemmeno a me.

L’acqua fredda continua a scendere su di noi, ma ogni mio tratto di pelle in fiamme. Ogni parte del mio corpo è attaccata al suo.

Sento distintamente lo STOP che ci lancia Chris, ma prima ancora che possa realizzarlo, Ian si è già staccato da me.
Lasciandomi con le labbra socchiuse, e le mani sul suo collo.

Ma il suo sguardo è totalmente cambiato. I suoi occhi sono freddi, le sue labbra tirate in un sorriso finto, di convenienza.
Automaticamente abbasso le mani, e incrocio le braccia sul petto, distogliendo lo sguardo. Imbarazzata per il modo in cui mi sono così lasciata andare.

E in un secondo, tutto quel calore provato poco prima, si dissolve.

Lasciandomi con un vuoto gelido nello stomaco e nel petto. 


POV Ian.

Capodanno 2012.
Thailandia.
 
Lei corre.

Corre continuamente. Saltella, allarga le braccia, flette il suo corpo in strane acrobazie, così come il suo viso, in strane boccacce buffe. Sembra instancabile, sempre carica, pronta ad ogni avventura. Che si tratti di scalare una montagna, o di giocare sulla spiaggia, o di dare da mangiare ad un cucciolo di tigre. Chiama i suoi amici, chiama me, tante volte, con quella voce sottile, a tratti infantile. 

La sabbia si alza intorno alle sue caviglie magre mentre la scalcia via continuando a rincorrere Riawna. Le persone intorno a noi ballano e si spintonano, con drink colorati in mano. C’è frenesia nell’aria. Un’elettricità palpabile dovuta all’emozione di un nuovo anno alle porte. 

Un tuono squarcia il vociare del chiacchiericcio e quasi tutti alzano gli occhi al cielo in un ‘oh’ di protesta.

<< Pioverà a dirotto anche stanotte, a quanto sembra. >>

<< Bel modo per iniziare un nuovo anno. >>

<< Ehi, quanti minuti mancano? >>

Voci, voci indistinte che si mischiano in un sottofondo marino ritmico.

<< Ehi! Manca solo un minuto! >>

Al suono di queste parole, inizio a farmi strada in mezzo alla piccola folla che si è radunata sulla spiaggia per guardare i fuochi d’artificio. Nina mi cerca con lo sguardo, lascia la mano di Riawna e mi viene incontro.

Ha i capelli mossi che le incorniciano il viso e un top bianco trasparente che lascia intravedere il costume ancora leggermente umido. Le mie braccia l’accolgono, mentre le sue si stringono intorno al mio collo. E’ come se il suo corpo, in questi anni, avesse preso le giuste curve dal mio, per poter combaciare alla perfezione. Sento il suo cuore battere all’impazzata. La sua pelle profuma di mare, di vita, d’amore. Le persone intorno a noi iniziano a fare il conto alla rovescia, ma le nostre lebbra non si muovono, i nostri occhi non si distolgono gli uni dagli altri.

E’ bella.
Dio, se è bella.
Così bella da farmi quasi male.
Perché una bellezza del genere, disordinata, semplice, ma sorprendente, è difficile da trovare.
Sorprendentemente bella.
Quel tipo di bellezza che riesci a cogliere fin dal primo sguardo, ma che poi, con il tempo, finisce solo per intensificarsi di più.

E quest’attimo non è bello, ma sorprendentemente bello.
Quasi quanto lei.

<< Cinque! Quattro… Tre… Duee… Unooo… >>

Si alza sulle punte e mi bacia.

Il primo bacio di questo 2013 appena iniziato.
Le stringo il viso tra le mani, sul collo, tra i capelli.
La bacio e dimentico quasi di essere circondato da altre persone.
E all’improvviso sento qualcosa di umido bagnarmi la pelle delle braccia.
La pioggia è leggerissima e tiepida, quasi non si sente. 

Si stacca dalle mie labbra. 


<< Promettimi che tutto questo non finirà mai. >>

Lo dice con una tale spontaneità da sorprendermi.
Lei, che ha così tanta paura del futuro.

<< Te lo prometto. >>

Perché semplicemente non posso dire altro.
Non voglio fare altro.
Sorride raggiante mentre la pioggia continua a scendere su tutti noi.

<< E promettimi anche che se dovesse finire… Non dimenticherai mai questo momento. >>

La bacio di nuovo. Ancora e ancora. 

<< Te lo prometto. Te lo prometto... >> 

Anche volendo, non potrei mai farlo


Questa volta è lei a rincorrere me. 
Il suo sguardo mi ha seguito per tutto il restante tempo delle riprese. 
Aveva l'asciugamano premuto sul corpo, i capelli bagnati e la faccia stravolta di chi soffre terribilmente il freddo. 

Sono scappato via il più presto possibile, raccomandandole di asciugarsi, ma non mi ha dato ascolto. 

Evidentemente. 

<< A cosa pensavi? >> 

La sua voce mi raggiunge dall'esterno della piccola roulotte in cui sono rinchiuso da venti minuti, intendo ad evitarla come meglio posso. Ma Nina non si lascia evitare. Mai. 

<< Di cosa stai parlando? >> 

Le chiedo, innocentemente. I suoi occhi sono scuri e fiammeggianti. Sembra sul punto di volermi prendere a calci. 

<< Del bacio. >> 

Ovviamente. 

<< Era un bacio come un altro Looch. L'hai detto tu che non c'erano problemi, giusto? >> 

Finto. Vago. Indifferente. 
Tre parole che mi sono state utili nelle ultime settimane. 

Non posso dirle che quel bacio è stato un urlo di disperazione. Uno sfogo, qualcosa a cui aggrapparmi dopo tanto tempo senza poterla toccare o desiderare. 

Non posso confessarle di essere ancora terribilmente attratto da lei, e che ogni parte del mio corpo continua a bramare il suo come un qualcosa di vitale, da cui non riesco a staccarmi. 


Non posso farle capire che sono un uomo, e che come tale, continuo imperterrito a desiderare ardentemente qualcosa che non posso avere. 

Non posso scrollarla e trasciarla su questo letto striminzito che ci ha visto stretti tante volte, per fare con lei tutto quello che ogni notte faccio con un'altra donna, da mesi ormai. 


<< Voglio solo sapere a cosa stavi pensando. >> 

Aggiunge ancora. 

<< A Damon. A quello che prova per Elena. Stavo recitando la mia parte. >> 


<< Non ti credo. >> 

<< E' quello che facciamo, Nina. Recitiamo. Fingiamo di provare emozioni che non proviamo. >> 


Si avvicina ancoa di più, il suo viso a pochi centimetri dal mio. 

<< Non ti credo. >> 


Non rispondo ulteriormente. Sarebbe inutile. Capisce che mi sono arreso. 

Scioglie i nostri sguardi, e si volta verso la sua roultotte. 

<< Tu a cosa pensavi? >> 

Le chiedo instintivamente. 

Volta leggermente il viso. 

<< Sai perfettamente a cosa stavo pensando. >>  

Ed è vero. 

Manteniamo sempre le nostre promesse. 




   
  
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