Era pigramente calata la sera sul
Castello Oscuro; una sera di febbraio non molto diversa da quelle che
si erano susseguite nei due mesi precedenti, a dire il vero.
L'imponente e austera dimora del
Signore Oscuro si trovava infatti arroccata sul picco roccioso più
alto e irraggiungibile di quel regno lontano, così avveniva che le
copiose nevicate imbiancassero ogni cosa dalla metà di novembre fino
a marzo inoltrato, quando le giornate iniziavano ad intiepidirsi e il
sole ad imporsi umilmente sulla spessa coltre di nubi che avvolgeva
il castello nel suo fumoso abbraccio gelato.
Simili condizioni sortivano il
fastidioso effetto di far perdere la cognizione del tempo, e Belle si
era a malapena resa conto del fatto che gennaio avesse ceduto il
posto a febbraio.
Ovviamente il suo padrone non risentiva
neanche lontanamente degli effetti del meteo e non aveva difficoltà
a tenere il conto dei giorni che passavano, dato che questi erano
scanditi dal ritmo dei suoi affari e dai periodici viaggi che lo
portavano in chissà quali regni remoti.
Proprio quella sera, durante la cena,
Rumpelstiltskin annunciò alla sua domestica che il giorno seguente
si sarebbe recato presso un piccolo villaggio a riscuotere un
pagamento.
Belle rimase piuttosto sorpresa e i
suoi occhi di fiordaliso si alzarono dallo stufato fumante nel suo
piatto per posarsi sul folletto che, come di consueto, avvertì un
leggero fremito lungo tutto il corpo che tentò prontamente di
nascondere dietro un atteggiamento scontroso e brusco.
- Be'? Perché diamine mi fissi con
quell'espressione da triglia lessa, dearie? Cosa ho detto di tanto
strano? -
La giovane arrossì e si affrettò a
spiegare. - Perdonatemi, è solo che mi sembra così insolito sentire
che andrete a sbrigare i vostri affari in un piccolo villaggio.
Insomma, sono abituata ad immaginarvi trattare con re e regine,
sovrani potenti di grandi reami lontani, magari con altri stregoni o
maghi come voi. È la prima volta che vi sento parlare di un
villaggio e, a dirla tutta, non immagino proprio quali affari
possiate avere con la gente del popolo, con le persone umili e
semplici. -
Fu il turno di Rumpelstiltskin di
fissare la ragazza. Il suo sguardo era indecifrabile, ma ne trapelava
un certo stupore, misto forse a un po' di indignazione di fronte a
tanta sincera sfacciataggine.
- Vedi? È questo il tuo problema,
dearie. Condizionata come sei dai tuoi sciocchi romanzetti, quella
tua graziosa testolina tende a pensare e immaginare decisamente
troppo. Non dovresti arrovellarti tanto su questioni che non ti
riguardano. -
Belle, che non sopportava di essere
criticata a causa della sua immensa passione per la lettura, stava
già per rispondere a tono, ma il folletto la precedette. - Tuttavia,
non hai tutti i torti quando dici che, solitamente, mi occupo di
affari e trattative decisamente più importanti. In effetti sono
quelli che preferisco e che mi fruttano di più, ma dovresti anche
sapere che la mia predilezione per gli accordi mi porta a non
rifiutare mai uno scambio con chicchessia, dearie. È più forte di
me, un po' come quando tu vedi un libro e ti ci butti a capofitto
senza riuscire a resistere, non importa se hai ancora mezzo castello
da pulire e tutta l'argenteria da lucidare. -
Quella frecciatina fece sorridere la
domestica e, per un fugace momento, ella ebbe l'impressione che anche
gli angoli della bocca del folletto si fossero impercettibilmente
piegati verso l'alto, prima che questi si schiarisse la voce e
tornasse ad assumere il solito tono pratico e autoritario. - Ad ogni
modo, volevo informarti che tu verrai con me. -
Per la seconda volta, nel giro di pochi
minuti, Belle rimase bloccata con la forchetta a mezz'aria. In
principio credette perfino di non aver udito bene le parole del suo
padrone. - Come avete detto, prego? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al
cielo: detestava doversi ripetere. - Ho detto, dearie, che domani
mattina tu verrai con me a riscuotere ciò che mi spetta. Partiremo
alle otto in punto e non tollererò un solo secondo di ritardo. -
Il Signore Oscuro riprese a
concentrarsi sulla cena, ma per la giovane la conversazione era
tutt'altro che terminata. Da quando viveva al castello aveva infatti
chiesto più e più volte al folletto di portarla con sé durante i
suoi viaggi lontano da casa, ma questi non aveva mai acconsentito e
così, alla fine, lei aveva smesso di insistere e si era rassegnata
ad aspettarlo per ascoltare i suoi racconti e vedere gli oggetti
meravigliosi che, molto spesso, egli riportava dai suoi misteriosi
allontanamenti. Come mai, dunque, in quell'occasione, Rumpelstiltskin
aveva deciso di permetterle di accompagnarlo?
- Perché? - chiese senza preamboli,
incapace di trattenersi.
Il folletto sospirò. Non che non si
aspettasse quella domanda, naturalmente: ormai si era abituato alla
curiosità della sua cameriera e alla sua attitudine a voler
conoscere le motivazioni che lo spingevano a prendere certe
decisioni, ma finse ugualmente di non capire. - Perché, cosa?
-
Belle sbuffò, impaziente. - Lo sapete
benissimo. Perché volete che io venga con voi? -
- Sai, dearie, sei davvero incredibile!
Prima non fai altro che assillarmi con le tue richieste, pregandomi
di portarti a vedere il mondo, lamentandoti continuamente del fatto
che io ti tenga sempre chiusa tra queste quattro mura e, ora che ti
permetto finalmente di uscire, di vedere posti nuovi e di farti fare
una piccola gita, mi secchi con queste stupide domande. Sei
liberissima di restare al castello se non vuoi venire, almeno non
dovrò portarmi appresso una ragazzina chiacchierona e irritante come
te. -
- Non ho detto di voler restare a casa.
- ribatté la giovane - Vorrei solo conoscere il motivo per il quale
avete deciso di farmi venire con voi proprio adesso. -
- Non devo certo giustificare le mie
scelte con te, dearie. Ora vedi di usare quella tua deliziosa
boccuccia per finire di mangiare, se non vuoi che ti trasformi in una
rana. -
Belle alzò le spalle. Ovviamente era
ancora curiosa ma decise di non insistere, temendo che
Rumpelstiltskin potesse arrabbiarsi e ritirare il suo invito ad
accompagnarlo, così non proferì più parola e si portò lo stufato
alle labbra, visibilmente emozionata all'idea di poter lasciare il
Castello Oscuro per un po'.
Rumpelstiltskin osservò di sottecchi
il colorito rosato che tingeva le sue gote d'alabastro e il luccichio
d'entusiasmo che si era acceso nelle sue iridi.
Da quando era stata rapita da quel trio
di megere che si definivano pretenziosamente “le Regine
dell'Oscurità”, lui aveva diminuito ulteriormente quelle poche
libertà che le aveva inizialmente concesso e la teneva sotto stretta
sorveglianza, impedendole perfino di uscire nel parco del castello.
Ma si era presto reso conto di quanto quella situazione costituisse
una fonte di notevole sofferenza per quella ragazza dall'animo
avventuroso e intraprendente.
Le avrebbe fatto bene stare un po'
all'aria aperta, in mezzo ad altre persone, immergersi nuovamente
nello scorrere della vita quotidiana oltre i massicci muri del
Castello Oscuro. Inoltre, il luogo in cui avrebbero dovuto recarsi
non distava particolarmente da lì e, tra andata e ritorno, il
viaggio non sarebbe probabilmente durato più di una giornata,
sebbene la prospettiva di rimettere piede in quel posto e, per
giunta, in quella particolare data, lo nauseasse non poco. Ma
il pagamento era stato fissato per il 14 febbraio e il Signore Oscuro
era sempre puntuale, specialmente quando si trattava di riscuotere.
La serata trascorse tranquilla. Belle
non stava nella pelle al pensiero dell'indomani: canticchiava e, ogni
tanto, accennava perfino qualche piroetta o un passo di danza, senza
mai smettere di sorridere. Non protestò nemmeno quando
Rumpelstiltskin la spedì a letto in malo modo, nonostante fosse
ancora presto.
- E ricorda che partiremo alle otto. Ti
voglio vestita di tutto punto e pronta per quell'ora, altrimenti sarà
peggio per te: ti lascerò a casa e me ne andrò da solo. -
La giovane rise e scattò sull'attenti
come un soldato davanti al suo generale. - Non temete. Sarò in
perfetto orario. -
Il folletto dovette fare uno sforzo
considerevole per non scoppiare a ridere e mantenere un'espressione
seria e indifferente. - Me lo auguro, dearie. Ora va' nella tua
stanza e lasciami filare in pace. -
Ma, prima di congedarsi, Belle si
rivolse nuovamente al suo padrone, incapace di resistere alla
curiosità e di aspettare fino alla mattina seguente per rivolgergli
la domanda che la stuzzicava da ore. - Rumpelstiltskin? -
L'Oscuro sospirò. - E ora che vuoi? -
- Come si chiama il villaggio che
visiteremo domani? -
Lui sorrise beffardo. - Oh, dubito che
la principessa di Avonlea l'abbia mai sentito nominare. Si tratta di
un piccolo borgo di montagna, sconosciuto ai più e di nessuna
importanza per quei pochi che lo conoscono. Nient'altro che un
minuscolo puntino sulle mappe dei viaggiatori, in effetti. -
- Smettetela di tenermi sulle spine! -
gemette la giovane.
Il ghigno del folletto si fece più
marcato. - Il nome del villaggio è... Hogsmeade. -
La mattina seguente, come promesso,
Belle si alzò di buon ora, si vestì e preparò la colazione per sé
e per il suo padrone. Quando l'orologio iniziò a suonare gli otto
rintocchi i due erano già in piedi nell'ingresso del castello.
La ragazza si gettò il mantello sulle
spalle e sollevò il cappuccio per ripararsi dai fiocchi di neve che,
dopo una breve tregua, stavano riprendendo a cadere dal cielo grigio,
striato di venature madreperlacee.
La carrozza di Rumpelstiltskin,
trainata da quattro stalloni dal manto nero come la pece, li
attendeva fuori, davanti al grande portone di legno.
Il Signore Oscuro aprì lo sportello e
tese la mano per aiutare Belle ad entrare, dopodiché la seguì
all'interno del confortevole e caldo abitacolo, costituito da comodi
sedili di velluto rosso e cuscini imbottiti.
Il tragitto durò circa tre ore. La
carrozza sulla quale viaggiavano Rumpelstiltskin e la giovane
proseguiva rapida sui sentieri e sulle strade, attraversando boschi e
vallate completamente imbiancati.
Belle chiacchierava senza requie.
Sembrava che il suo spirito allegro e pieno di vita si fosse
finalmente rinvigorito dopo quel periodo di prigionia e reclusione
forzata nel freddo ventre di pietra del Castello Oscuro.
Benché il folletto facesse di tutto
per mostrarsi seccato ed esasperato dall'inesauribile parlantina di
Belle e le rispondesse a suon di battute sarcastiche e vane minacce
di trasformarla in qualche insetto o di portarle via la lingua, una
parte di lui si rallegrava nel vedere la sua domestica così
entusiasta e felice.
Finalmente, la carrozza si arrestò
dolcemente ai margini di quello che pareva proprio un tranquillo e
quantomai ordinario villaggio di montagna. La neve fioccava e
turbinava tutt'intorno a loro, specialmente ora che si erano lasciati
alle spalle la fitta foresta di conifere che, con il suo tetto di
aghi smeraldini, li aveva riparati dai gelidi fiocchi.
Belle osservò il piccolo ma grazioso
agglomerato di case che costituiva il borgo e si chiese, ancora una
volta, quali rapporti potesse intrattenere il suo potente padrone con
gli abitanti di un luogo così sperduto, modesto e, almeno
all'apparenza, perfettamente normale.
- Allora, dearie, vogliamo andare o hai
intenzione di restare qui tutto il giorno? La neve ti ha forse
scoraggiata? -
La ragazza scosse la testa e sorrise,
rivolgendosi al folletto. - Niente affatto. - rispose, accingendosi a
scendere dal veicolo e a tirarsi il cappuccio del mantello sul capo.
- Sembra un posticino delizioso. - commentò, osservando la strada
principale del villaggio che serpeggiava lungo due file di casette
dai comignoli fumanti che sbucavano dai tetti spioventi ricoperti di
una coltre bianca e compatta.
- Sì, non è male. - le fece
distrattamente eco il folletto, intento a ordinare ai suoi cavalli
fatati di attenderli in quel punto fino al loro ritorno. - E ora
andiamo. Ho un pagamento da riscuotere. -
Belle annuì e si apprestò a seguire
Rumpelstiltskin, che si stava già avviando rapido su per la via
maestra di Hogsmeade, ma non fece in tempo a muovere un passo che la
suola dei suoi stivali scivolò su un'insidiosa lastra di ghiaccio,
facendole perdere l'equilibrio.
Con un gesto fulmineo, il Signore
Oscuro l'afferrò prontamente per la vita e la ragazza si ritrovò
tra le braccia del suo padrone, avvolta nel suo caldo mantello di
lana, con la mano di lui stretta intorno al suo fianco.
Quando Belle alzò lo sguardo e
incrociò quello di Rumpelstiltskin, riconobbe nei suoi occhi ferini
e spiritati quello stupore misto a confusione che così rare volte
aveva avuto occasione di scorgere in quei pozzi oscuri screziati
d'oro.
Dopo interminabili secondi, l'Oscuro si
allontanò bruscamente dalla domestica e si schiarì la voce,
tentando di darsi un contegno. - Sei un vero disastro, dearie. Come
pretendi di diventare un'eroina e di vivere all'insegna
dell'avventura se basta un po' di ghiaccio per metterti in
difficoltà? Forse avrei fatto meglio a lasciarti al castello. -
I due proseguirono il cammino e si
addentrarono sempre di più nel villaggio.
Belle rischiò di scivolare sui
ciottoli resi viscidi dal gelo e dalla neve altre due volte, così
Rumpelstiltskin le permise di prenderlo sottobraccio e di reggersi a
lui, borbottando che una domestica
con una gamba o un braccio rotti non gli sarebbe servita a nulla.
La ragazza era arrossita e aveva
stretto timidamente le proprie dita nell'incavo del suo gomito.
Un primo istante di imbarazzo, da parte
di entrambi, non era mancato; Belle doveva ammettere però che ci
fosse qualcosa di incredibilmente rassicurante nella presenza di
Rumpelstiltskin al suo fianco e nel contatto con il suo braccio
forte, e non solo perché questi le avrebbe impedito di cadere
rovinosamente sull'infida via ghiacciata. Era come se la neve stessa
si fosse fatta all'improvviso meno fredda. I fiocchi che, nonostante
il cappuccio, si depositavano sul suo viso, non parevano più spilli
acuminati che le pungevano impietosamente la pelle delicata,
piuttosto le arrecavano una bizzarra sensazione di solletico che la
faceva sorridere e arricciare il naso.
Perfino il vivido interesse per la
misteriosa destinazione di Rumpelstiltskin si attenuò e Belle si
scoprì a desiderare che questa si trovasse il più lontano
possibile, in modo da poter continuare a passeggiare per Hogsmeade al
braccio del Signore Oscuro, che camminava con calma accanto a lei.
Era forse una sua impressione, oppure
il folletto aveva abbandonato la sua andatura decisa e spedita per
adottare un passo molto più lento e rilassato?
Il borgo era davvero grazioso e
pittoresco. Le casette si affiancavano alle botteghe, riconoscibili
grazie alle insegne di legno appese fuori dalle porte e ad ampie
vetrate che esponevano agli occhi di chi camminava per la strada la
merce in vendita.
Belle riuscì a distinguere
un'erboristeria, un calzolaio e perfino una piccola libreria.
Rumpelstiltskin osservava con
divertimento la testa della sua domestica che si voltava
continuamente da una parte all'altra, cercando di non perdersi il
minimo particolare di quel posto assolutamente nuovo e sconosciuto.
Sembrava che i suoi occhi volessero avidamente catturare ogni
dettaglio di ciò che la circondava.
Spesso, durante quella che ormai era
diventata a tutti gli effetti una tranquilla passeggiata, egli si
sorprese ad abbassare lo sguardo sulla piccola mano di Belle posata
delicatamente sul suo braccio; una presenza quasi impalpabile che
pure si faceva ricordare di continuo e gli provocava uno strano e
inspiegabile tuffo al cuore.
Rumpelstiltskin e la ragazza
camminarono per una buona mezz'ora prima di raggiungere la loro
destinazione.
Lungo il tragitto incrociarono
moltissime coppie di innamorati, più o meno giovani, che
passeggiavano tenendosi per mano oppure a braccetto, proprio come
loro. Molte donne reggevano dei mazzi di fiori o delle vezzose
scatole a forma di cuore impreziosite da nastri rossi e rosa.
Belle si sentì avvampare al pensiero
di quanto quelle coppie non fossero poi così diverse da lei e il suo
padrone.
Anche il folletto venne colto dallo
stesso pensiero e, per dissolvere l'imbarazzo che si era creato e
spostare altrove l'attenzione della sua domestica, le spiegò che,
molto tempo fa, Hogsmeade era stato popolato interamente da maghi e
streghe che inglobavano le pratiche magiche nella propria vita
quotidiana, ma le generazioni future avevano purtroppo perso le
conoscenze e le capacità necessarie per seguire le orme dei propri
antenati, e così le antiche tracce di magia si erano quasi del tutto
estinte in quel piccolo borgo, fatta eccezione per alcuni casi. E
questo, dearie, è il motivo per cui siamo qui.
L'Oscuro e la
giovane si fermarono di fronte a quella che aveva tutta l'aria di
essere una taverna, o meglio, una vera e propria sala da tè.
L'insegna stessa,
che oscillava appesa ad una sottile catenella fuori dall'uscio
d'ingresso, era stata scolpita a forma di teiera, sulla quale era
stato dipinto, in un elegante e fin troppo lezioso e arzigogolato
corsivo, il nome del locale: “DA MADAMA PIEDIBURRO”.
Rumpelstiltskin
osservò con malcelato disgusto quelle parole di vernice rosa. - Be',
eccoci qua, dearie. -
Belle si voltò,
più stupita che mai, verso il suo padrone. - Siamo arrivati?
Dobbiamo entrare qui? -
Lui sospirò. -
Temo proprio di sì. -
Il folletto afferrò
di malavoglia la maniglia d'ottone ed entrò, ma appena i due ebbero
messo piede all'interno, udirono delle campanelle argentate suonare
festosamente sopra le proprie teste e un'inattesa cascata di petali
di rosa si riversò su di loro.
Furente,
Rumpelstiltskin lanciò un ringhio e agitò una mano cercando di
disperdere quella pioggia floreale e profumata che si era insinuata
tra i suoi capelli e nelle pieghe del mantello.
Belle era rimasta a
bocca aperta e iniziava a pensare di essersi addormentata ed essere
finita in qualche strano sogno del tutto surreale e totalmente privo
di senso.
Quando i petali si
diradarono, la ragazza vide una donna piuttosto massiccia, con i
capelli neri acconciati in un lucente chignon, correre loro incontro
con un grosso e svenevole sorriso stampato sul volto pieno e
gioviale.
- Benvenuti, miei
cari. Oggi il mio piccolo nido d'amore è piuttosto affollato ma, se
volete seguirmi, ho giusto un ultimo tavolo libero in un delizioso
angolino accanto al caminetto. -
Belle pensò che
“piuttosto affollato” fosse un eufemismo. La sala da tè era
infatti interamente occupata da coppie che sedevano vicinissime, si
tenevano per mano e tubavano, scambiandosi sguardi carichi di
dolcezza e sorrisi timidi e radiosi al tempo stesso. Alcune, più
audaci di altre, si scambiavano perfino qualche effusione.
L'intero ambiente
era tappezzato di trine, pizzi e merletti; i colori dominanti erano
il bianco, il rosso e, principalmente, tutte le tonalità esistenti
del rosa. Perfino le fiamme che scoppiettavano vivacemente nel camino
di mattoni in fondo alla sala parevano aver assunto un colorito
tendente al cipria.
Ma ciò che colpì
maggiormente l'attenzione della ragazza, fu la grande quantità di
putti d'oro che svolazzavano sopra le teste degli avventori con un
paio di buffe alucce bianche e piumate che spuntavano dalla loro
piccola schiena e si agitavano freneticamente. Alcuni lanciavano
coriandoli rossi a forma di cuore che ricadevano sui tavoli e sul
pavimento, altri fingevano di scoccare piccole frecce dorate verso le
coppiette.
Non ultimo, un
intenso profumo di cioccolato pervadeva l'aria e contribuiva a
rendere l'atmosfera ancora più stucchevole.
Rumpelstiltskin si
tolse il cappuccio del mantello che gli nascondeva il volto e fulminò
con lo sguardo la proprietaria del locale, che impallidì
all'istante. - Oh, Signore Oscuro! Siete voi! Perdonatemi ma i miei
poveri occhi non sono più quelli di una volta e non vi avevo
riconosciuto. -
- Ne sono certo,
mia cara Madama Piediburro. - pronunciò il nome della donna con una
smorfia di repulsione, come se il solo suono di quelle parole gli
provocasse il voltastomaco.
Superato lo
sbigottimento iniziale di ritrovarsi faccia a faccia con l'Oscuro, lo
sguardo dell'oste si posò con interesse sulla misteriosa ragazza che
accompagnava il folletto. Da quando si era messa in affari con
quell'essere abietto non ricordava di averlo mai visto in compagnia
di qualcuno, figurarsi di una giovane donna! Doveva riconoscere che
fosse anche molto carina.
Non pareva
minimamente turbata o spaventata dalla presenza di quella bestia,
quindi non doveva evidentemente trattarsi di una prigioniera. Che
fosse una specie di assistente?
Ma Madama
Piediburro era un'attenta osservatrice e aveva passato anni a servire
tè e pasticcini agli innamorati che popolavano il suo locale, così
non le era affatto sfuggito il dettaglio della mano della ragazza che
lambiva il braccio di Rumpelstiltskin.
Quel folletto non
gliela raccontava giusta. Oh, no, affatto! Tutto ciò era molto
strano e lei aveva tutte le intenzioni di scoprire quale fosse la
natura del rapporto tra la giovane sconosciuta e il Signore Oscuro.
- Allora, dearie...
Sai benissimo perché mi trovo in questo orrido postaccio. Vengo a
riscuotere il mio pagamento e ti conviene sbrigarti perché non ho la
minima intenzione di restare qui un secondo più di quanto sia
necessario. -
Le labbra magenta
della donna si distesero in un sorriso smielato. - Certo, certo. Ma
forse voi e la vostra graziosa accompagnatrice potreste sedervi un
momento per riscaldarvi e magari gradireste anche una tazza di tè e
un dolcetto. La poveretta sembra tutta congelata e poi sarebbe
carino, da parte vostra, offrirle almeno un cioccolatino in questo
particolare giorno. -
I suoi occhietti
maliziosi lampeggiarono mentre saettavano dall'uno all'altra. Solo in
quel momento Rumpelstiltskin si rese conto di avere ancora il braccio
di Belle intrecciato al proprio e, con un brusco movimento, si
affrettò a rimettere la giusta distanza tra sé e la propria
domestica.
- Non sono qui per
bere una delle tue zuccherose porcherie, né per gustare qualche
pasticcino imbevuto di chissà quale subdola pozioncina d'amore,
dearie! Dimentichi che sono stato io a far riaffiorare in te un
piccolo barlume di magia e ad insegnarti a preparare i tuoi preziosi
filtri e fare giochetti di prestigio da quattro soldi come animare
questi sgorbi volanti. I tuoi trucchi non funzionano con me. Ora va'
a prendere quanto mi devi. -
Un po' delusa,
Madama Piediburro annuì e girò sui tacchi, sparendo oltre una
tendina di pizzo accanto al bancone della sala da tè, che ospitava
un gran numero di alzatine di cristallo e piattini colmi di ogni
genere di tortine al cioccolato e dolcetti dai delicati colori
pastello, molti dei quali sagomati a cuore.
Rimasti soli sulla
soglia della porta, Belle si rivolse al suo padrone, sempre più
confusa. - Rumpelstiltskin, potreste spiegarmi che tipo di affari
avete con quella donna e con questo posto? Cosa intendevate dire poco
fa? -
- Be', è molto
semplice, dearie. Ti ho raccontato che un tempo questo villaggio era
pieno di magia che poi è andata perduta nel corso dei secoli. Vedi,
alcuni membri delle famiglie più antiche possiedono ancora qualche
goccia di potere magico nel proprio sangue ma non hanno idea di come
utilizzarlo. La cara Madama Piediburro rientra in questa categoria e
desiderava disperatamente imparare qualche trucchetto per attirare
più clienti nella sua orripilante sala da tè, così un giorno venne
da me e io le insegnai un paio di cosette; nulla più di una manciata
di insulsi artifici da prestigiatore in realtà, ma le bastarono per
trasformare questo posto in una specie di attrazione e guadagnare un
bel po' di galeoni d'oro. -
- Galeoni d'oro? -
- Sì, è la moneta
più pregiata in uso da queste parti. -
- E perché oggi
dovrebbe essere un giorno particolare? -
Rumpelstiltskin
sbuffò e non rispose, ma Belle non desistette con tanta facilità. -
Credete che sia cieca? Ho visto tutti quegli innamorati per strada,
con i fiori e le scatole a forma di cuore. E questo posto decorato in
modo tanto bizzarro, gli angioletti che volano sulle coppie ai
tavoli, i petali di rosa all'ingresso, le allusioni di Madama
Piediburro... Cosa significa tutto questo? Ditemelo, per favore! -
- E va bene! -
sbottò il folletto, allontanando con malagrazia un putto
grassottello, intenzionato ad inondarli di coriandoli, che svolazzò
via indignato.
- Oggi è il 14
febbraio e in questo reame si celebra la Festa degli Innamorati. Si
tratta di una ricorrenza per la quale le persone si scambiano regali,
fiori e dolci con il proprio amato o la propria amata, si scrivono
biglietti d'amore, poesie e altre smancerie del genere. -
- La Festa degli
Innamorati. - ripeté la ragazza, pensierosa.
Ora capiva il
perché di tutto quel fermento, di quell'atmosfera melensa e intrisa
di romanticismo e galanteria. Si ritrovò ad arrossire violentemente
ripensando al modo in cui lei e Rumpelstiltskin avevano passeggiato
per strada. Chissà quanta gente doveva aver pensato a loro come a
una coppia di fidanzati! Inspiegabilmente, quell'idea, oltre ad
imbarazzarla non poco, la faceva sentire anche orgogliosa e
lusingata. Perfino Madama Piediburro aveva pensato che fossero
amanti!
Finalmente, la
donna tornò da loro con un piccolo cofanetto di legno tra le mani e
lo porse a Rumpelstiltskin. Dal suo interno giunse un rumore
tintinnante, come di vetro che urta contro altro vetro.
- Ecco qui gli
ingredienti che mi avevate richiesto: pelle tritata di girilacco, erba
fondente, polvere di corno di bicorno, centinodia, mosche crisopa,
lunaria raccolta in una notte di luna piena, sanguisughe e
formicaleoni. -
- Ti ringrazio,
dearie. Mi saranno molto utili. - ghignò il folletto, dopodiché si
rivolse a Belle. - E ora andiamocene da qui. Ho sopportato fin troppo
a lungo quest'aria caramellosa. -
Così dicendo,
Rumpelstiltskin voltò le spalle alla sala da tè e uscì di nuovo
sotto la neve, sollevato di poter finalmente lasciare quel posto che
non avrebbe affatto sfigurato accanto alla casetta di marzapane della
Strega Cieca.
La ragazza fece per
seguirlo, ma Madama Piediburro l'afferrò per il polso e le mise tra
le dita un sacchettino di stoffa bianca, legato da un nastrino di
raso rosso. - Ecco qui, cara; un piccolo omaggio per te. Offre la
casa. - disse, sorridendo furbescamente e strizzando l'occhio alla
giovane che ringraziò frettolosamente, salutò e si affrettò a
raggiungere il suo padrone.
Il percorso per
tornare alla carrozza risultò decisamente imbarazzante. La via
principale di Hogsmeade brulicava infatti di piccioncini. Pareva che
nessuno si muovesse in solitudine, non accompagnato dalla propria
dolce metà.
Alla luce di ciò
che aveva appreso da Madama Piediburro, Belle evitò di prendere
nuovamente sottobraccio Rumpelstiltskin, che aveva ripreso la sua
consueta andatura lesta e celere come se la sua priorità assoluta
fosse lasciarsi alle spalle quella folla tubante.
Quando, finalmente,
i due raggiunsero la carrozza e si rifugiarono nell'accogliente
abitacolo, il Signore Oscuro tirò un sospiro di sollievo: aveva
sempre detestato l'esibizionismo e l'ipocrisia di quella festa, come
se il Vero Amore avesse dovuto essere messo in vetrina e ostentato,
spogliato di tutto ciò che lo rendeva la magia più potente del
mondo e rivestito di un ridicolo costume rosa completo di cuori e
nastri, come un giullare di corte.
- Bene, dearie. Il
nostro compito qui è concluso. Possiamo tornare a casa. -
Era trascorsa circa
un'ora da quando si erano messi in viaggio e lo stomaco della ragazza
iniziava a protestare. Solo allora ella si ricordò del misterioso
sacchettino regalatole da Madama Piediburro. Che potesse contenere
qualche dolcetto?
Lo tirò fuori
dalla tasca interna del mantello, dove l'aveva riposto, e sciolse il
nastrino che lo chiudeva. Come sperava, all'interno scoprì una
manciata di fragranti praline al cioccolato bianco, fondente e al
latte. Ce n'era per tutti i gusti!
Rumpelstiltskin
osservò la sua domestica con curiosità. - E quello cos'è, dearie?
Dove l'hai preso? -
Belle scelse un
cuoricino di cioccolato bianco dal piccolo sacchetto. - Oh, me l'ha
regalato Madama Piediburro; ha detto che era un omaggio da parte sua.
È stata gentile, non credete? -
Il folletto sbiancò
e assunse un'espressione allarmata. - Che cosa?! Belle, aspetta! Non
farlo! -
Troppo tardi. La
giovane si era già portata alle labbra la pralina e la stava
gustando con occhi sognanti, come se quel cioccolatino fosse
l'ambrosia stessa degli déi.
- Maledizione!
Fammi un po' vedere. - Rumpelstiltskin afferrò il sacchettino di
stoffa dalle mani di Belle e ne estrasse una piccola sfera di
cioccolato al latte, la divise in due con le dita e ne fuoriuscì un
denso fluido color caramello, ma l'occhio esperto del folletto lo
identificò immediatamente per ciò che era in realtà.
- Pozione
Scioglicuore. Ci avrei scommesso. - constatò con una smorfia.
Quella rospa di
Madama Piediburro aveva deciso di giocargli un bello scherzetto e si
era servita di una ricetta che lui stesso le aveva insegnato
tempo addietro e della sua ingenua domestica.
- Questa me la
pagherà. Ah, se me la pagherà! -
- Oh,
Rumpelstiltskin, perché siete tanto nervoso? -
L'Oscuro guardò la
sua domestica: l'espressione trasognata e beata, il sorriso sornione
e lo sguardo malizioso e divertito di lei gli dissero che la pozione
stava già facendo effetto.
Il folletto
sospirò. Avrebbe potuto preparare un antidoto in meno di due minuti
e a occhi chiusi, ma non aveva con sé l'occorrente. Non c'erano
alternative: doveva aspettare che gli effetti del filtro svanissero
spontaneamente; fortunatamente non ci sarebbe voluto molto
considerando l'effimera quantità contenuta nel cioccolatino ingerito
dalla ragazza.
- Non sono nervoso,
dearie. Ma temo che tu sia stata stregata. -
- Be', su questo
non c'è dubbio. - Belle gli fece l'occhiolino e gli sorrise
allusivamente, poi la sua attenzione venne attirata dal finestrino
appannato della carrozza. La giovane alzò un dito e tracciò sulla
fredda superficie la sagoma di un cuore, all'interno del quale
scrisse le lettere R e B, attorniate da una moltitudine di cuoricini
più piccoli. Sospirò e si prese qualche secondo per contemplare il
suo capolavoro con aria sognante.
- È bellissimo,
non è vero? Essere innamorati, intendo. -
- Una meraviglia,
dearie. - commentò lui con una nota ironica che però non venne
colta da Belle, che continuò a tracciare disegnini sul vetro,
completamente assorta nei suoi pensieri rosa.
- Il cuore che
batte forte nel petto quando siete vicino a chi amate, le notti
passate a pensare a lui o a lei, le farfalle nello stomaco e quel
brivido ogni volta che udite la sua voce o egli incrocia il vostro
sguardo... Insomma, che vita sarebbe se non ci innamorassimo? -
Rumpelstiltskin
rimase in silenzio, ma la sua mente non poté fare a meno di
soffermarsi sulle ultime parole della sua domestica. Che vita
sarebbe se non ci innamorassimo?
Dopo qualche
secondo, Belle distolse l'attenzione dal finestrino e prese a
slacciarsi il mantello, liberandosene e gettandolo sull'altro lato
del sedile.
- Belle? Che
accidenti stai facendo? -
- Ero stanca di
indossarlo e poi era zuppo di neve e il cappuccio mi ha appiattito i
capelli. - rispose lei, ravvivandosi la folta chioma di mogano e
rame.
- Dearie, tu non
stai bene. Hai bevuto un filtro d'amore. -
- Sciocchezze! -
rise la giovane con un movimento noncurante della mano. - Io sto
benissimo, Rumpelstiltskin. Ma non trovate che faccia un po' freddino
qui dentro? -
- Forse, se ti
rimettessi il mantello... -
- Ma quello non mi
tiene abbastanza calda. - protestò lei. - Il vostro invece sembra
così soffice e pesante... -
- Va bene, allora
puoi indossarlo tu. - Il Signore Oscuro fece per togliersi
l'indumento, ma Belle lo fermò. - Oh, no no no! Non se ne parla. Vi
prenderete un raffreddore se lo cederete a me e non vorrei mai che vi
ammalaste a causa mia. Possiamo trovare una soluzione molto più
semplice. -
Così dicendo,
Belle si alzò dal proprio posto e si sedette accanto al folletto,
prendendo un lembo del suo mantello e avvolgendoselo intorno a mo' di
coperta, poi si raggomitolò sulla poltroncina come un gatto e
appoggiò la testa sulla spalla di lui con espressione soddisfatta. -
Ecco. Così va molto meglio. -
Rumpelstiltskin era
rimasto immobile come una statua. Non aveva respinto la ragazza, ma
neppure l'aveva assecondata. Sapeva che quell'atteggiamento così
spregiudicato era dovuto solo e soltanto all'effetto della pozione
Scioglicuore ma, per qualche inspiegabile motivo, trovava tutt'altro
che spiacevole la sensazione del corpo di Belle così vicino al
proprio e del suo profumo che gli solleticava le narici.
- Sapete, dovreste
provare anche voi uno di quei dolcetti al cioccolato di Madama
Piediburro. Sono fantastici e credo che potrebbero perfino riuscire a
farvi sorridere. Sì, uno di quei sorrisi sinceri e privi di
malignità che a volte vedo comparire sul vostro volto quando filate,
perché, nonostante voi vi ostiniate ad indossare la maschera del
mostro, io so che siete una brava persona e che, in fondo, avete solo
bisogno di qualcuno che vi mostri un po' d'amore e gentilezza per
sciogliere quel vostro cuore imprigionato nel ghiaccio... -
Ormai stava
delirando. Il filtro doveva aver raggiunto il massimo dell'effetto,
il che significava che si sarebbe esaurito di lì a qualche minuto.
Poco dopo, infatti,
la voce della ragazza si fece più flebile e le parole farneticanti a
proposito dell'amore iniziarono a fluire più lente dalle sue labbra,
fino ad arrestarsi completamente per lasciare spazio al solo fievole
suono di un respiro calmo e regolare.
Belle dormiva
placidamente avvolta nel mantello di Rumpelstiltskin, accoccolata
contro di lui.
Il folletto scosse
la testa e fece per allontanarsi con cautela, ma lei lo trattenne
passandogli un braccio intorno alla vita e sorrise nel sonno.
Il Signore Oscuro
si rassegnò a passare il resto del viaggio con la sua giovane
domestica addormentata sulla propria spalla.
Abbassò lo sguardo
sul sacchetto di cioccolatini stregati che teneva ancora tra le mani
e imprecò a denti stretti contro quella schizzata di Madama
Piediburro, per quanto, in effetti, una parte di lui avrebbe dovuto
ringraziarla per avergli permesso di trascorrere il 14 febbraio più
strano e piacevole che avesse mai vissuto.
Da Stria93:
Salve salve, miei tessssssori! <3
Prima che andiate
dall'ortolano a prendere munizioni vegetali da scagliarmi contro (che
mi meriterei davvero), permettetemi di dire che questo mese è un
casino assoluto!
Esami, tre
laboratori in contemporanea, tirocinio, influenza, perfino la neve...
Credetemi: è un miracolo che sia riuscita a completare questa shot
in onore del terzo anniversario dell'insuperabile “Skin Deep” e
dell'iniziativa molto carina lanciata su facebook per festeggiare i
RumBelle.
Non ho idea di come
mi sia venuto in mente il cross-over con il mondo di “Harry
Potter”, so solo che quando ho letto la lista dei prompt e ho visto
Bar/Caffè/Locale ho pensato immediatamente a Madama
Piediburro e al disastroso appuntamento di Harry con Cho Chang.
Ho riletto la breve
sequenza di Harry Potter e l'Ordine della Fenice dedicata a
questo particolare momento e il delirio dell'influenza e la neve
fuori dalla finestra hanno fatto il resto ed è venuta fuori questa
shot.
Non sono una grande
fan della festa di San Valentino e ho adorato scrivere di un Rumpel
costretto a visitare il locale di Madama Piediburro proprio in questo
giorno, immedesimandomi parecchio in lui e divertendomi a prendere un
po' in giro la tipica atmosfera zuccherosa della Festa degli
Innamorati.
Ammetto di essermi
presa molte libertà circa la caratterizzazione del personaggio, ma
la Rowling non l'ha mai approfondita più di tanto, quindi non credo
di aver commesso un atto blasfemo. XD
La storia di
Hogsmeade, gli affari di Rumpel con Madama Piediburro e la pozione
Scioglicuore sono tutti frutti della mia mente malata, ma ho voluto
inserire un altro piccolo tributo a zia Jo usando come pagamento per
il Signore Oscuro gli ingredienti per la Pozione Polisucco, che ogni
potteriano avrà sicuramente riconosciuto, e attraverso il
riferimento ai galeoni d'oro. ;)
Cosa succederà
quando Belle si sveglierà? Sbizzarritevi con le teorie che più vi
piacciono! XD
Di nuovo, mi scuso
tantissimo per l'assenza dal sito degli ultimi tempi e per tutte le
storie che devo ancora leggere e recensire. Farò il possibile per
recuperare. :(
Nel frattempo non
posso che tornare a ringraziare immensamente tutt* voi che
continuerete a seguirmi, a leggere i miei deliri e magari lasciarmi
qualche riga per farmi conoscere il vostro parere.
Ho un debito enorme
nei confronti di tutt* voi che mi sostenete e non mi fate mai mancare
il vostro affetto.
Grazie in
particolare a C. e T., meravigliose compagne di
chiacchiere e di momenti di fangirling intenso. <3
Bacioni
cioccolatosi a tutt* e auguri ai Valentini e alle Valentine! :*