Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: Stria93    13/02/2015    5 recensioni
- Maledizione! Fammi un po' vedere. - Rumpelstiltskin afferrò il sacchettino di stoffa dalle mani di Belle e ne estrasse una piccola sfera di cioccolato al latte, la divise in due con le dita e ne fuoriuscì un denso fluido color caramello, ma l'occhio esperto del folletto lo identificò immediatamente per ciò che era in realtà.
(Questa One-Shot partecipa all'iniziativa “RumBelle Festival” in onore del Terzo Anniversario di “Skin Deep”. Buon compleanno, miei adorati RumBelle!)
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
melting

Era pigramente calata la sera sul Castello Oscuro; una sera di febbraio non molto diversa da quelle che si erano susseguite nei due mesi precedenti, a dire il vero.
L'imponente e austera dimora del Signore Oscuro si trovava infatti arroccata sul picco roccioso più alto e irraggiungibile di quel regno lontano, così avveniva che le copiose nevicate imbiancassero ogni cosa dalla metà di novembre fino a marzo inoltrato, quando le giornate iniziavano ad intiepidirsi e il sole ad imporsi umilmente sulla spessa coltre di nubi che avvolgeva il castello nel suo fumoso abbraccio gelato.
Simili condizioni sortivano il fastidioso effetto di far perdere la cognizione del tempo, e Belle si era a malapena resa conto del fatto che gennaio avesse ceduto il posto a febbraio.
Ovviamente il suo padrone non risentiva neanche lontanamente degli effetti del meteo e non aveva difficoltà a tenere il conto dei giorni che passavano, dato che questi erano scanditi dal ritmo dei suoi affari e dai periodici viaggi che lo portavano in chissà quali regni remoti.
Proprio quella sera, durante la cena, Rumpelstiltskin annunciò alla sua domestica che il giorno seguente si sarebbe recato presso un piccolo villaggio a riscuotere un pagamento.
Belle rimase piuttosto sorpresa e i suoi occhi di fiordaliso si alzarono dallo stufato fumante nel suo piatto per posarsi sul folletto che, come di consueto, avvertì un leggero fremito lungo tutto il corpo che tentò prontamente di nascondere dietro un atteggiamento scontroso e brusco.
- Be'? Perché diamine mi fissi con quell'espressione da triglia lessa, dearie? Cosa ho detto di tanto strano? -
La giovane arrossì e si affrettò a spiegare. - Perdonatemi, è solo che mi sembra così insolito sentire che andrete a sbrigare i vostri affari in un piccolo villaggio. Insomma, sono abituata ad immaginarvi trattare con re e regine, sovrani potenti di grandi reami lontani, magari con altri stregoni o maghi come voi. È la prima volta che vi sento parlare di un villaggio e, a dirla tutta, non immagino proprio quali affari possiate avere con la gente del popolo, con le persone umili e semplici. -
Fu il turno di Rumpelstiltskin di fissare la ragazza. Il suo sguardo era indecifrabile, ma ne trapelava un certo stupore, misto forse a un po' di indignazione di fronte a tanta sincera sfacciataggine.
- Vedi? È questo il tuo problema, dearie. Condizionata come sei dai tuoi sciocchi romanzetti, quella tua graziosa testolina tende a pensare e immaginare decisamente troppo. Non dovresti arrovellarti tanto su questioni che non ti riguardano. -
Belle, che non sopportava di essere criticata a causa della sua immensa passione per la lettura, stava già per rispondere a tono, ma il folletto la precedette. - Tuttavia, non hai tutti i torti quando dici che, solitamente, mi occupo di affari e trattative decisamente più importanti. In effetti sono quelli che preferisco e che mi fruttano di più, ma dovresti anche sapere che la mia predilezione per gli accordi mi porta a non rifiutare mai uno scambio con chicchessia, dearie. È più forte di me, un po' come quando tu vedi un libro e ti ci butti a capofitto senza riuscire a resistere, non importa se hai ancora mezzo castello da pulire e tutta l'argenteria da lucidare. -
Quella frecciatina fece sorridere la domestica e, per un fugace momento, ella ebbe l'impressione che anche gli angoli della bocca del folletto si fossero impercettibilmente piegati verso l'alto, prima che questi si schiarisse la voce e tornasse ad assumere il solito tono pratico e autoritario. - Ad ogni modo, volevo informarti che tu verrai con me. -
Per la seconda volta, nel giro di pochi minuti, Belle rimase bloccata con la forchetta a mezz'aria. In principio credette perfino di non aver udito bene le parole del suo padrone. - Come avete detto, prego? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al cielo: detestava doversi ripetere. - Ho detto, dearie, che domani mattina tu verrai con me a riscuotere ciò che mi spetta. Partiremo alle otto in punto e non tollererò un solo secondo di ritardo. -
Il Signore Oscuro riprese a concentrarsi sulla cena, ma per la giovane la conversazione era tutt'altro che terminata. Da quando viveva al castello aveva infatti chiesto più e più volte al folletto di portarla con sé durante i suoi viaggi lontano da casa, ma questi non aveva mai acconsentito e così, alla fine, lei aveva smesso di insistere e si era rassegnata ad aspettarlo per ascoltare i suoi racconti e vedere gli oggetti meravigliosi che, molto spesso, egli riportava dai suoi misteriosi allontanamenti. Come mai, dunque, in quell'occasione, Rumpelstiltskin aveva deciso di permetterle di accompagnarlo?
- Perché? - chiese senza preamboli, incapace di trattenersi.
Il folletto sospirò. Non che non si aspettasse quella domanda, naturalmente: ormai si era abituato alla curiosità della sua cameriera e alla sua attitudine a voler conoscere le motivazioni che lo spingevano a prendere certe decisioni, ma finse ugualmente di non capire. - Perché, cosa? -
Belle sbuffò, impaziente. - Lo sapete benissimo. Perché volete che io venga con voi? -
- Sai, dearie, sei davvero incredibile! Prima non fai altro che assillarmi con le tue richieste, pregandomi di portarti a vedere il mondo, lamentandoti continuamente del fatto che io ti tenga sempre chiusa tra queste quattro mura e, ora che ti permetto finalmente di uscire, di vedere posti nuovi e di farti fare una piccola gita, mi secchi con queste stupide domande. Sei liberissima di restare al castello se non vuoi venire, almeno non dovrò portarmi appresso una ragazzina chiacchierona e irritante come te. -
- Non ho detto di voler restare a casa. - ribatté la giovane - Vorrei solo conoscere il motivo per il quale avete deciso di farmi venire con voi proprio adesso. -
- Non devo certo giustificare le mie scelte con te, dearie. Ora vedi di usare quella tua deliziosa boccuccia per finire di mangiare, se non vuoi che ti trasformi in una rana. -
Belle alzò le spalle. Ovviamente era ancora curiosa ma decise di non insistere, temendo che Rumpelstiltskin potesse arrabbiarsi e ritirare il suo invito ad accompagnarlo, così non proferì più parola e si portò lo stufato alle labbra, visibilmente emozionata all'idea di poter lasciare il Castello Oscuro per un po'.
Rumpelstiltskin osservò di sottecchi il colorito rosato che tingeva le sue gote d'alabastro e il luccichio d'entusiasmo che si era acceso nelle sue iridi.
Da quando era stata rapita da quel trio di megere che si definivano pretenziosamente “le Regine dell'Oscurità”, lui aveva diminuito ulteriormente quelle poche libertà che le aveva inizialmente concesso e la teneva sotto stretta sorveglianza, impedendole perfino di uscire nel parco del castello. Ma si era presto reso conto di quanto quella situazione costituisse una fonte di notevole sofferenza per quella ragazza dall'animo avventuroso e intraprendente.
Le avrebbe fatto bene stare un po' all'aria aperta, in mezzo ad altre persone, immergersi nuovamente nello scorrere della vita quotidiana oltre i massicci muri del Castello Oscuro. Inoltre, il luogo in cui avrebbero dovuto recarsi non distava particolarmente da lì e, tra andata e ritorno, il viaggio non sarebbe probabilmente durato più di una giornata, sebbene la prospettiva di rimettere piede in quel posto e, per giunta, in quella particolare data, lo nauseasse non poco. Ma il pagamento era stato fissato per il 14 febbraio e il Signore Oscuro era sempre puntuale, specialmente quando si trattava di riscuotere.



La serata trascorse tranquilla. Belle non stava nella pelle al pensiero dell'indomani: canticchiava e, ogni tanto, accennava perfino qualche piroetta o un passo di danza, senza mai smettere di sorridere. Non protestò nemmeno quando Rumpelstiltskin la spedì a letto in malo modo, nonostante fosse ancora presto.
- E ricorda che partiremo alle otto. Ti voglio vestita di tutto punto e pronta per quell'ora, altrimenti sarà peggio per te: ti lascerò a casa e me ne andrò da solo. -
La giovane rise e scattò sull'attenti come un soldato davanti al suo generale. - Non temete. Sarò in perfetto orario. -
Il folletto dovette fare uno sforzo considerevole per non scoppiare a ridere e mantenere un'espressione seria e indifferente. - Me lo auguro, dearie. Ora va' nella tua stanza e lasciami filare in pace. -
Ma, prima di congedarsi, Belle si rivolse nuovamente al suo padrone, incapace di resistere alla curiosità e di aspettare fino alla mattina seguente per rivolgergli la domanda che la stuzzicava da ore. - Rumpelstiltskin? -
L'Oscuro sospirò. - E ora che vuoi? -
- Come si chiama il villaggio che visiteremo domani? -
Lui sorrise beffardo. - Oh, dubito che la principessa di Avonlea l'abbia mai sentito nominare. Si tratta di un piccolo borgo di montagna, sconosciuto ai più e di nessuna importanza per quei pochi che lo conoscono. Nient'altro che un minuscolo puntino sulle mappe dei viaggiatori, in effetti. -
- Smettetela di tenermi sulle spine! - gemette la giovane.
Il ghigno del folletto si fece più marcato. - Il nome del villaggio è... Hogsmeade. -



La mattina seguente, come promesso, Belle si alzò di buon ora, si vestì e preparò la colazione per sé e per il suo padrone. Quando l'orologio iniziò a suonare gli otto rintocchi i due erano già in piedi nell'ingresso del castello.
La ragazza si gettò il mantello sulle spalle e sollevò il cappuccio per ripararsi dai fiocchi di neve che, dopo una breve tregua, stavano riprendendo a cadere dal cielo grigio, striato di venature madreperlacee.
La carrozza di Rumpelstiltskin, trainata da quattro stalloni dal manto nero come la pece, li attendeva fuori, davanti al grande portone di legno.
Il Signore Oscuro aprì lo sportello e tese la mano per aiutare Belle ad entrare, dopodiché la seguì all'interno del confortevole e caldo abitacolo, costituito da comodi sedili di velluto rosso e cuscini imbottiti.



Il tragitto durò circa tre ore. La carrozza sulla quale viaggiavano Rumpelstiltskin e la giovane proseguiva rapida sui sentieri e sulle strade, attraversando boschi e vallate completamente imbiancati.
Belle chiacchierava senza requie. Sembrava che il suo spirito allegro e pieno di vita si fosse finalmente rinvigorito dopo quel periodo di prigionia e reclusione forzata nel freddo ventre di pietra del Castello Oscuro.
Benché il folletto facesse di tutto per mostrarsi seccato ed esasperato dall'inesauribile parlantina di Belle e le rispondesse a suon di battute sarcastiche e vane minacce di trasformarla in qualche insetto o di portarle via la lingua, una parte di lui si rallegrava nel vedere la sua domestica così entusiasta e felice.
Finalmente, la carrozza si arrestò dolcemente ai margini di quello che pareva proprio un tranquillo e quantomai ordinario villaggio di montagna. La neve fioccava e turbinava tutt'intorno a loro, specialmente ora che si erano lasciati alle spalle la fitta foresta di conifere che, con il suo tetto di aghi smeraldini, li aveva riparati dai gelidi fiocchi.
Belle osservò il piccolo ma grazioso agglomerato di case che costituiva il borgo e si chiese, ancora una volta, quali rapporti potesse intrattenere il suo potente padrone con gli abitanti di un luogo così sperduto, modesto e, almeno all'apparenza, perfettamente normale.
- Allora, dearie, vogliamo andare o hai intenzione di restare qui tutto il giorno? La neve ti ha forse scoraggiata? -
La ragazza scosse la testa e sorrise, rivolgendosi al folletto. - Niente affatto. - rispose, accingendosi a scendere dal veicolo e a tirarsi il cappuccio del mantello sul capo. - Sembra un posticino delizioso. - commentò, osservando la strada principale del villaggio che serpeggiava lungo due file di casette dai comignoli fumanti che sbucavano dai tetti spioventi ricoperti di una coltre bianca e compatta.
- Sì, non è male. - le fece distrattamente eco il folletto, intento a ordinare ai suoi cavalli fatati di attenderli in quel punto fino al loro ritorno. - E ora andiamo. Ho un pagamento da riscuotere. -
Belle annuì e si apprestò a seguire Rumpelstiltskin, che si stava già avviando rapido su per la via maestra di Hogsmeade, ma non fece in tempo a muovere un passo che la suola dei suoi stivali scivolò su un'insidiosa lastra di ghiaccio, facendole perdere l'equilibrio.
Con un gesto fulmineo, il Signore Oscuro l'afferrò prontamente per la vita e la ragazza si ritrovò tra le braccia del suo padrone, avvolta nel suo caldo mantello di lana, con la mano di lui stretta intorno al suo fianco.
Quando Belle alzò lo sguardo e incrociò quello di Rumpelstiltskin, riconobbe nei suoi occhi ferini e spiritati quello stupore misto a confusione che così rare volte aveva avuto occasione di scorgere in quei pozzi oscuri screziati d'oro.
Dopo interminabili secondi, l'Oscuro si allontanò bruscamente dalla domestica e si schiarì la voce, tentando di darsi un contegno. - Sei un vero disastro, dearie. Come pretendi di diventare un'eroina e di vivere all'insegna dell'avventura se basta un po' di ghiaccio per metterti in difficoltà? Forse avrei fatto meglio a lasciarti al castello. -



I due proseguirono il cammino e si addentrarono sempre di più nel villaggio.
Belle rischiò di scivolare sui ciottoli resi viscidi dal gelo e dalla neve altre due volte, così Rumpelstiltskin le permise di prenderlo sottobraccio e di reggersi a lui, borbottando che una domestica con una gamba o un braccio rotti non gli sarebbe servita a nulla.
La ragazza era arrossita e aveva stretto timidamente le proprie dita nell'incavo del suo gomito.
Un primo istante di imbarazzo, da parte di entrambi, non era mancato; Belle doveva ammettere però che ci fosse qualcosa di incredibilmente rassicurante nella presenza di Rumpelstiltskin al suo fianco e nel contatto con il suo braccio forte, e non solo perché questi le avrebbe impedito di cadere rovinosamente sull'infida via ghiacciata. Era come se la neve stessa si fosse fatta all'improvviso meno fredda. I fiocchi che, nonostante il cappuccio, si depositavano sul suo viso, non parevano più spilli acuminati che le pungevano impietosamente la pelle delicata, piuttosto le arrecavano una bizzarra sensazione di solletico che la faceva sorridere e arricciare il naso.
Perfino il vivido interesse per la misteriosa destinazione di Rumpelstiltskin si attenuò e Belle si scoprì a desiderare che questa si trovasse il più lontano possibile, in modo da poter continuare a passeggiare per Hogsmeade al braccio del Signore Oscuro, che camminava con calma accanto a lei.
Era forse una sua impressione, oppure il folletto aveva abbandonato la sua andatura decisa e spedita per adottare un passo molto più lento e rilassato?
Il borgo era davvero grazioso e pittoresco. Le casette si affiancavano alle botteghe, riconoscibili grazie alle insegne di legno appese fuori dalle porte e ad ampie vetrate che esponevano agli occhi di chi camminava per la strada la merce in vendita.
Belle riuscì a distinguere un'erboristeria, un calzolaio e perfino una piccola libreria.
Rumpelstiltskin osservava con divertimento la testa della sua domestica che si voltava continuamente da una parte all'altra, cercando di non perdersi il minimo particolare di quel posto assolutamente nuovo e sconosciuto. Sembrava che i suoi occhi volessero avidamente catturare ogni dettaglio di ciò che la circondava.
Spesso, durante quella che ormai era diventata a tutti gli effetti una tranquilla passeggiata, egli si sorprese ad abbassare lo sguardo sulla piccola mano di Belle posata delicatamente sul suo braccio; una presenza quasi impalpabile che pure si faceva ricordare di continuo e gli provocava uno strano e inspiegabile tuffo al cuore.



Rumpelstiltskin e la ragazza camminarono per una buona mezz'ora prima di raggiungere la loro destinazione.
Lungo il tragitto incrociarono moltissime coppie di innamorati, più o meno giovani, che passeggiavano tenendosi per mano oppure a braccetto, proprio come loro. Molte donne reggevano dei mazzi di fiori o delle vezzose scatole a forma di cuore impreziosite da nastri rossi e rosa.
Belle si sentì avvampare al pensiero di quanto quelle coppie non fossero poi così diverse da lei e il suo padrone.
Anche il folletto venne colto dallo stesso pensiero e, per dissolvere l'imbarazzo che si era creato e spostare altrove l'attenzione della sua domestica, le spiegò che, molto tempo fa, Hogsmeade era stato popolato interamente da maghi e streghe che inglobavano le pratiche magiche nella propria vita quotidiana, ma le generazioni future avevano purtroppo perso le conoscenze e le capacità necessarie per seguire le orme dei propri antenati, e così le antiche tracce di magia si erano quasi del tutto estinte in quel piccolo borgo, fatta eccezione per alcuni casi. E questo, dearie, è il motivo per cui siamo qui.
L'Oscuro e la giovane si fermarono di fronte a quella che aveva tutta l'aria di essere una taverna, o meglio, una vera e propria sala da tè.
L'insegna stessa, che oscillava appesa ad una sottile catenella fuori dall'uscio d'ingresso, era stata scolpita a forma di teiera, sulla quale era stato dipinto, in un elegante e fin troppo lezioso e arzigogolato corsivo, il nome del locale: “DA MADAMA PIEDIBURRO”.
Rumpelstiltskin osservò con malcelato disgusto quelle parole di vernice rosa. - Be', eccoci qua, dearie. -
Belle si voltò, più stupita che mai, verso il suo padrone. - Siamo arrivati? Dobbiamo entrare qui? -
Lui sospirò. - Temo proprio di sì. -



Il folletto afferrò di malavoglia la maniglia d'ottone ed entrò, ma appena i due ebbero messo piede all'interno, udirono delle campanelle argentate suonare festosamente sopra le proprie teste e un'inattesa cascata di petali di rosa si riversò su di loro.
Furente, Rumpelstiltskin lanciò un ringhio e agitò una mano cercando di disperdere quella pioggia floreale e profumata che si era insinuata tra i suoi capelli e nelle pieghe del mantello.
Belle era rimasta a bocca aperta e iniziava a pensare di essersi addormentata ed essere finita in qualche strano sogno del tutto surreale e totalmente privo di senso.
Quando i petali si diradarono, la ragazza vide una donna piuttosto massiccia, con i capelli neri acconciati in un lucente chignon, correre loro incontro con un grosso e svenevole sorriso stampato sul volto pieno e gioviale.
- Benvenuti, miei cari. Oggi il mio piccolo nido d'amore è piuttosto affollato ma, se volete seguirmi, ho giusto un ultimo tavolo libero in un delizioso angolino accanto al caminetto. -
Belle pensò che “piuttosto affollato” fosse un eufemismo. La sala da tè era infatti interamente occupata da coppie che sedevano vicinissime, si tenevano per mano e tubavano, scambiandosi sguardi carichi di dolcezza e sorrisi timidi e radiosi al tempo stesso. Alcune, più audaci di altre, si scambiavano perfino qualche effusione.
L'intero ambiente era tappezzato di trine, pizzi e merletti; i colori dominanti erano il bianco, il rosso e, principalmente, tutte le tonalità esistenti del rosa. Perfino le fiamme che scoppiettavano vivacemente nel camino di mattoni in fondo alla sala parevano aver assunto un colorito tendente al cipria.
Ma ciò che colpì maggiormente l'attenzione della ragazza, fu la grande quantità di putti d'oro che svolazzavano sopra le teste degli avventori con un paio di buffe alucce bianche e piumate che spuntavano dalla loro piccola schiena e si agitavano freneticamente. Alcuni lanciavano coriandoli rossi a forma di cuore che ricadevano sui tavoli e sul pavimento, altri fingevano di scoccare piccole frecce dorate verso le coppiette.
Non ultimo, un intenso profumo di cioccolato pervadeva l'aria e contribuiva a rendere l'atmosfera ancora più stucchevole.
Rumpelstiltskin si tolse il cappuccio del mantello che gli nascondeva il volto e fulminò con lo sguardo la proprietaria del locale, che impallidì all'istante. - Oh, Signore Oscuro! Siete voi! Perdonatemi ma i miei poveri occhi non sono più quelli di una volta e non vi avevo riconosciuto. -
- Ne sono certo, mia cara Madama Piediburro. - pronunciò il nome della donna con una smorfia di repulsione, come se il solo suono di quelle parole gli provocasse il voltastomaco.
Superato lo sbigottimento iniziale di ritrovarsi faccia a faccia con l'Oscuro, lo sguardo dell'oste si posò con interesse sulla misteriosa ragazza che accompagnava il folletto. Da quando si era messa in affari con quell'essere abietto non ricordava di averlo mai visto in compagnia di qualcuno, figurarsi di una giovane donna! Doveva riconoscere che fosse anche molto carina.
Non pareva minimamente turbata o spaventata dalla presenza di quella bestia, quindi non doveva evidentemente trattarsi di una prigioniera. Che fosse una specie di assistente?
Ma Madama Piediburro era un'attenta osservatrice e aveva passato anni a servire tè e pasticcini agli innamorati che popolavano il suo locale, così non le era affatto sfuggito il dettaglio della mano della ragazza che lambiva il braccio di Rumpelstiltskin.
Quel folletto non gliela raccontava giusta. Oh, no, affatto! Tutto ciò era molto strano e lei aveva tutte le intenzioni di scoprire quale fosse la natura del rapporto tra la giovane sconosciuta e il Signore Oscuro.
- Allora, dearie... Sai benissimo perché mi trovo in questo orrido postaccio. Vengo a riscuotere il mio pagamento e ti conviene sbrigarti perché non ho la minima intenzione di restare qui un secondo più di quanto sia necessario. -
Le labbra magenta della donna si distesero in un sorriso smielato. - Certo, certo. Ma forse voi e la vostra graziosa accompagnatrice potreste sedervi un momento per riscaldarvi e magari gradireste anche una tazza di tè e un dolcetto. La poveretta sembra tutta congelata e poi sarebbe carino, da parte vostra, offrirle almeno un cioccolatino in questo particolare giorno. -
I suoi occhietti maliziosi lampeggiarono mentre saettavano dall'uno all'altra. Solo in quel momento Rumpelstiltskin si rese conto di avere ancora il braccio di Belle intrecciato al proprio e, con un brusco movimento, si affrettò a rimettere la giusta distanza tra sé e la propria domestica.
- Non sono qui per bere una delle tue zuccherose porcherie, né per gustare qualche pasticcino imbevuto di chissà quale subdola pozioncina d'amore, dearie! Dimentichi che sono stato io a far riaffiorare in te un piccolo barlume di magia e ad insegnarti a preparare i tuoi preziosi filtri e fare giochetti di prestigio da quattro soldi come animare questi sgorbi volanti. I tuoi trucchi non funzionano con me. Ora va' a prendere quanto mi devi. -
Un po' delusa, Madama Piediburro annuì e girò sui tacchi, sparendo oltre una tendina di pizzo accanto al bancone della sala da tè, che ospitava un gran numero di alzatine di cristallo e piattini colmi di ogni genere di tortine al cioccolato e dolcetti dai delicati colori pastello, molti dei quali sagomati a cuore.
Rimasti soli sulla soglia della porta, Belle si rivolse al suo padrone, sempre più confusa. - Rumpelstiltskin, potreste spiegarmi che tipo di affari avete con quella donna e con questo posto? Cosa intendevate dire poco fa? -
- Be', è molto semplice, dearie. Ti ho raccontato che un tempo questo villaggio era pieno di magia che poi è andata perduta nel corso dei secoli. Vedi, alcuni membri delle famiglie più antiche possiedono ancora qualche goccia di potere magico nel proprio sangue ma non hanno idea di come utilizzarlo. La cara Madama Piediburro rientra in questa categoria e desiderava disperatamente imparare qualche trucchetto per attirare più clienti nella sua orripilante sala da tè, così un giorno venne da me e io le insegnai un paio di cosette; nulla più di una manciata di insulsi artifici da prestigiatore in realtà, ma le bastarono per trasformare questo posto in una specie di attrazione e guadagnare un bel po' di galeoni d'oro. -
- Galeoni d'oro? -
- Sì, è la moneta più pregiata in uso da queste parti. -
- E perché oggi dovrebbe essere un giorno particolare? -
Rumpelstiltskin sbuffò e non rispose, ma Belle non desistette con tanta facilità. - Credete che sia cieca? Ho visto tutti quegli innamorati per strada, con i fiori e le scatole a forma di cuore. E questo posto decorato in modo tanto bizzarro, gli angioletti che volano sulle coppie ai tavoli, i petali di rosa all'ingresso, le allusioni di Madama Piediburro... Cosa significa tutto questo? Ditemelo, per favore! -
- E va bene! - sbottò il folletto, allontanando con malagrazia un putto grassottello, intenzionato ad inondarli di coriandoli, che svolazzò via indignato.
- Oggi è il 14 febbraio e in questo reame si celebra la Festa degli Innamorati. Si tratta di una ricorrenza per la quale le persone si scambiano regali, fiori e dolci con il proprio amato o la propria amata, si scrivono biglietti d'amore, poesie e altre smancerie del genere. -
- La Festa degli Innamorati. - ripeté la ragazza, pensierosa.
Ora capiva il perché di tutto quel fermento, di quell'atmosfera melensa e intrisa di romanticismo e galanteria. Si ritrovò ad arrossire violentemente ripensando al modo in cui lei e Rumpelstiltskin avevano passeggiato per strada. Chissà quanta gente doveva aver pensato a loro come a una coppia di fidanzati! Inspiegabilmente, quell'idea, oltre ad imbarazzarla non poco, la faceva sentire anche orgogliosa e lusingata. Perfino Madama Piediburro aveva pensato che fossero amanti!
Finalmente, la donna tornò da loro con un piccolo cofanetto di legno tra le mani e lo porse a Rumpelstiltskin. Dal suo interno giunse un rumore tintinnante, come di vetro che urta contro altro vetro.
- Ecco qui gli ingredienti che mi avevate richiesto: pelle tritata di girilacco, erba fondente, polvere di corno di bicorno, centinodia, mosche crisopa, lunaria raccolta in una notte di luna piena, sanguisughe e formicaleoni. -
- Ti ringrazio, dearie. Mi saranno molto utili. - ghignò il folletto, dopodiché si rivolse a Belle. - E ora andiamocene da qui. Ho sopportato fin troppo a lungo quest'aria caramellosa. -
Così dicendo, Rumpelstiltskin voltò le spalle alla sala da tè e uscì di nuovo sotto la neve, sollevato di poter finalmente lasciare quel posto che non avrebbe affatto sfigurato accanto alla casetta di marzapane della Strega Cieca.
La ragazza fece per seguirlo, ma Madama Piediburro l'afferrò per il polso e le mise tra le dita un sacchettino di stoffa bianca, legato da un nastrino di raso rosso. - Ecco qui, cara; un piccolo omaggio per te. Offre la casa. - disse, sorridendo furbescamente e strizzando l'occhio alla giovane che ringraziò frettolosamente, salutò e si affrettò a raggiungere il suo padrone.



Il percorso per tornare alla carrozza risultò decisamente imbarazzante. La via principale di Hogsmeade brulicava infatti di piccioncini. Pareva che nessuno si muovesse in solitudine, non accompagnato dalla propria dolce metà.
Alla luce di ciò che aveva appreso da Madama Piediburro, Belle evitò di prendere nuovamente sottobraccio Rumpelstiltskin, che aveva ripreso la sua consueta andatura lesta e celere come se la sua priorità assoluta fosse lasciarsi alle spalle quella folla tubante.
Quando, finalmente, i due raggiunsero la carrozza e si rifugiarono nell'accogliente abitacolo, il Signore Oscuro tirò un sospiro di sollievo: aveva sempre detestato l'esibizionismo e l'ipocrisia di quella festa, come se il Vero Amore avesse dovuto essere messo in vetrina e ostentato, spogliato di tutto ciò che lo rendeva la magia più potente del mondo e rivestito di un ridicolo costume rosa completo di cuori e nastri, come un giullare di corte.
- Bene, dearie. Il nostro compito qui è concluso. Possiamo tornare a casa. -



Era trascorsa circa un'ora da quando si erano messi in viaggio e lo stomaco della ragazza iniziava a protestare. Solo allora ella si ricordò del misterioso sacchettino regalatole da Madama Piediburro. Che potesse contenere qualche dolcetto?
Lo tirò fuori dalla tasca interna del mantello, dove l'aveva riposto, e sciolse il nastrino che lo chiudeva. Come sperava, all'interno scoprì una manciata di fragranti praline al cioccolato bianco, fondente e al latte. Ce n'era per tutti i gusti!
Rumpelstiltskin osservò la sua domestica con curiosità. - E quello cos'è, dearie? Dove l'hai preso? -
Belle scelse un cuoricino di cioccolato bianco dal piccolo sacchetto. - Oh, me l'ha regalato Madama Piediburro; ha detto che era un omaggio da parte sua. È stata gentile, non credete? -
Il folletto sbiancò e assunse un'espressione allarmata. - Che cosa?! Belle, aspetta! Non farlo! -
Troppo tardi. La giovane si era già portata alle labbra la pralina e la stava gustando con occhi sognanti, come se quel cioccolatino fosse l'ambrosia stessa degli déi.
- Maledizione! Fammi un po' vedere. - Rumpelstiltskin afferrò il sacchettino di stoffa dalle mani di Belle e ne estrasse una piccola sfera di cioccolato al latte, la divise in due con le dita e ne fuoriuscì un denso fluido color caramello, ma l'occhio esperto del folletto lo identificò immediatamente per ciò che era in realtà.
- Pozione Scioglicuore. Ci avrei scommesso. - constatò con una smorfia.
Quella rospa di Madama Piediburro aveva deciso di giocargli un bello scherzetto e si era servita di una ricetta che lui stesso le aveva insegnato tempo addietro e della sua ingenua domestica.
- Questa me la pagherà. Ah, se me la pagherà! -
- Oh, Rumpelstiltskin, perché siete tanto nervoso? -
L'Oscuro guardò la sua domestica: l'espressione trasognata e beata, il sorriso sornione e lo sguardo malizioso e divertito di lei gli dissero che la pozione stava già facendo effetto.
Il folletto sospirò. Avrebbe potuto preparare un antidoto in meno di due minuti e a occhi chiusi, ma non aveva con sé l'occorrente. Non c'erano alternative: doveva aspettare che gli effetti del filtro svanissero spontaneamente; fortunatamente non ci sarebbe voluto molto considerando l'effimera quantità contenuta nel cioccolatino ingerito dalla ragazza.
- Non sono nervoso, dearie. Ma temo che tu sia stata stregata. -
- Be', su questo non c'è dubbio. - Belle gli fece l'occhiolino e gli sorrise allusivamente, poi la sua attenzione venne attirata dal finestrino appannato della carrozza. La giovane alzò un dito e tracciò sulla fredda superficie la sagoma di un cuore, all'interno del quale scrisse le lettere R e B, attorniate da una moltitudine di cuoricini più piccoli. Sospirò e si prese qualche secondo per contemplare il suo capolavoro con aria sognante.
- È bellissimo, non è vero? Essere innamorati, intendo. -
- Una meraviglia, dearie. - commentò lui con una nota ironica che però non venne colta da Belle, che continuò a tracciare disegnini sul vetro, completamente assorta nei suoi pensieri rosa.
- Il cuore che batte forte nel petto quando siete vicino a chi amate, le notti passate a pensare a lui o a lei, le farfalle nello stomaco e quel brivido ogni volta che udite la sua voce o egli incrocia il vostro sguardo... Insomma, che vita sarebbe se non ci innamorassimo? -
Rumpelstiltskin rimase in silenzio, ma la sua mente non poté fare a meno di soffermarsi sulle ultime parole della sua domestica. Che vita sarebbe se non ci innamorassimo?
Dopo qualche secondo, Belle distolse l'attenzione dal finestrino e prese a slacciarsi il mantello, liberandosene e gettandolo sull'altro lato del sedile.
- Belle? Che accidenti stai facendo? -
- Ero stanca di indossarlo e poi era zuppo di neve e il cappuccio mi ha appiattito i capelli. - rispose lei, ravvivandosi la folta chioma di mogano e rame.
- Dearie, tu non stai bene. Hai bevuto un filtro d'amore. -
- Sciocchezze! - rise la giovane con un movimento noncurante della mano. - Io sto benissimo, Rumpelstiltskin. Ma non trovate che faccia un po' freddino qui dentro? -
- Forse, se ti rimettessi il mantello... -
- Ma quello non mi tiene abbastanza calda. - protestò lei. - Il vostro invece sembra così soffice e pesante... -
- Va bene, allora puoi indossarlo tu. - Il Signore Oscuro fece per togliersi l'indumento, ma Belle lo fermò. - Oh, no no no! Non se ne parla. Vi prenderete un raffreddore se lo cederete a me e non vorrei mai che vi ammalaste a causa mia. Possiamo trovare una soluzione molto più semplice. -
Così dicendo, Belle si alzò dal proprio posto e si sedette accanto al folletto, prendendo un lembo del suo mantello e avvolgendoselo intorno a mo' di coperta, poi si raggomitolò sulla poltroncina come un gatto e appoggiò la testa sulla spalla di lui con espressione soddisfatta. - Ecco. Così va molto meglio. -
Rumpelstiltskin era rimasto immobile come una statua. Non aveva respinto la ragazza, ma neppure l'aveva assecondata. Sapeva che quell'atteggiamento così spregiudicato era dovuto solo e soltanto all'effetto della pozione Scioglicuore ma, per qualche inspiegabile motivo, trovava tutt'altro che spiacevole la sensazione del corpo di Belle così vicino al proprio e del suo profumo che gli solleticava le narici.
- Sapete, dovreste provare anche voi uno di quei dolcetti al cioccolato di Madama Piediburro. Sono fantastici e credo che potrebbero perfino riuscire a farvi sorridere. Sì, uno di quei sorrisi sinceri e privi di malignità che a volte vedo comparire sul vostro volto quando filate, perché, nonostante voi vi ostiniate ad indossare la maschera del mostro, io so che siete una brava persona e che, in fondo, avete solo bisogno di qualcuno che vi mostri un po' d'amore e gentilezza per sciogliere quel vostro cuore imprigionato nel ghiaccio... -
Ormai stava delirando. Il filtro doveva aver raggiunto il massimo dell'effetto, il che significava che si sarebbe esaurito di lì a qualche minuto.
Poco dopo, infatti, la voce della ragazza si fece più flebile e le parole farneticanti a proposito dell'amore iniziarono a fluire più lente dalle sue labbra, fino ad arrestarsi completamente per lasciare spazio al solo fievole suono di un respiro calmo e regolare.
Belle dormiva placidamente avvolta nel mantello di Rumpelstiltskin, accoccolata contro di lui.
Il folletto scosse la testa e fece per allontanarsi con cautela, ma lei lo trattenne passandogli un braccio intorno alla vita e sorrise nel sonno.
Il Signore Oscuro si rassegnò a passare il resto del viaggio con la sua giovane domestica addormentata sulla propria spalla.
Abbassò lo sguardo sul sacchetto di cioccolatini stregati che teneva ancora tra le mani e imprecò a denti stretti contro quella schizzata di Madama Piediburro, per quanto, in effetti, una parte di lui avrebbe dovuto ringraziarla per avergli permesso di trascorrere il 14 febbraio più strano e piacevole che avesse mai vissuto.





Da Stria93: Salve salve, miei tessssssori! <3
Prima che andiate dall'ortolano a prendere munizioni vegetali da scagliarmi contro (che mi meriterei davvero), permettetemi di dire che questo mese è un casino assoluto!
Esami, tre laboratori in contemporanea, tirocinio, influenza, perfino la neve... Credetemi: è un miracolo che sia riuscita a completare questa shot in onore del terzo anniversario dell'insuperabile “Skin Deep” e dell'iniziativa molto carina lanciata su facebook per festeggiare i RumBelle.
Non ho idea di come mi sia venuto in mente il cross-over con il mondo di “Harry Potter”, so solo che quando ho letto la lista dei prompt e ho visto Bar/Caffè/Locale ho pensato immediatamente a Madama Piediburro e al disastroso appuntamento di Harry con Cho Chang.
Ho riletto la breve sequenza di Harry Potter e l'Ordine della Fenice dedicata a questo particolare momento e il delirio dell'influenza e la neve fuori dalla finestra hanno fatto il resto ed è venuta fuori questa shot.
Non sono una grande fan della festa di San Valentino e ho adorato scrivere di un Rumpel costretto a visitare il locale di Madama Piediburro proprio in questo giorno, immedesimandomi parecchio in lui e divertendomi a prendere un po' in giro la tipica atmosfera zuccherosa della Festa degli Innamorati.
Ammetto di essermi presa molte libertà circa la caratterizzazione del personaggio, ma la Rowling non l'ha mai approfondita più di tanto, quindi non credo di aver commesso un atto blasfemo. XD
La storia di Hogsmeade, gli affari di Rumpel con Madama Piediburro e la pozione Scioglicuore sono tutti frutti della mia mente malata, ma ho voluto inserire un altro piccolo tributo a zia Jo usando come pagamento per il Signore Oscuro gli ingredienti per la Pozione Polisucco, che ogni potteriano avrà sicuramente riconosciuto, e attraverso il riferimento ai galeoni d'oro. ;)
Cosa succederà quando Belle si sveglierà? Sbizzarritevi con le teorie che più vi piacciono! XD
Di nuovo, mi scuso tantissimo per l'assenza dal sito degli ultimi tempi e per tutte le storie che devo ancora leggere e recensire. Farò il possibile per recuperare. :(
Nel frattempo non posso che tornare a ringraziare immensamente tutt* voi che continuerete a seguirmi, a leggere i miei deliri e magari lasciarmi qualche riga per farmi conoscere il vostro parere.
Ho un debito enorme nei confronti di tutt* voi che mi sostenete e non mi fate mai mancare il vostro affetto.
Grazie in particolare a C. e T., meravigliose compagne di chiacchiere e di momenti di fangirling intenso. <3
Bacioni cioccolatosi a tutt* e auguri ai Valentini e alle Valentine! :*

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stria93