Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: CHAOSevangeline    13/02/2015    2 recensioni
{ Spamano }
Ho sempre sorriso.
Se cerco di pensare a un periodo della mia vita durante il quale non l’ho fatto non riesco a ricordare nulla, e forse è meglio così: per un ragazzo che ha i soldi giusto per mangiare e permettersi quei pochi colori di cui ha bisogno ricordare di quando non aveva nulla non è affatto piacevole.
Sono sempre stato ottimista, però. Mi è stato insegnato che abbattersi non risolve nulla e ho sempre sorriso.
Forse devo ringraziare il mio sorriso, se ho conosciuto lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Respirar
 



Ho sempre dipinto.
Se cerco di pensare a un periodo della mia vita durante il quale non l’ho fatto non riesco a ricordare nulla, e forse è meglio così:  per un ragazzo che ha i soldi giusto per mangiare e permettersi quei pochi colori di cui ha bisogno ricordare di quando non aveva nulla non è affatto piacevole.
Sono sempre stato ottimista, però. Mi è stato insegnato che abbattersi non risolve nulla e ho sempre sorriso.
Forse devo ringraziare il mio sorriso, se ho conosciuto lui. Lovino, il ragazzo di cui poi mi sono innamorato e che ora sto dipingendo.
Credo che a lui piaccia, sapere che lo ritraggo; dopotutto so che è contento di ricevere attenzioni anche se non lo dice mai.
Ci siamo conosciuti in un’afosa giornata estiva, io e lui. E che incontro: quasi da film.
Ci siamo visti al bar sotto casa, lui mi ha rivolto la parola per sapere l’ora e credo che il mio aver attaccato bottone l’abbia infastidito.
Però il giorno dopo è tornato, e allora mi ha parlato lui.
Abbiamo continuato così fino a quando non abbiamo cominciato ad incontrarci altrove, non più per caso.
Capire di amarlo mi è stato facile quanto lo è capire che è giorno vedendo il sole alto nel cielo.
Quello è stato l’unico periodo della mia vita durante il quale la pittura non mi è risultata necessaria. Sentire le setole del pennello che scorrono sulla tela per me è quasi come respirare; non puoi evitare di farlo a lungo, se vuoi sopravvivere.
Mi faceva stare bene, ne avevo bisogno per allontanarmi dai pensieri sul lavoro, dai problemi.
Con Lovino accanto non fu più necessario.
Le tele rimasero a prendere polvere in un angolo del salotto, coperte da un panno. Il cavalletto giacque vuoto per mesi prima mi riavvicinassi.
Quando Lovino mi chiese perché non dipingessi più fu difficile spiegarglielo, tanto quanto è stato difficile riprendere in mano un pennello dopo tutto il tempo che ho passato a osservarlo quasi come se fosse uno sconosciuto. Però ne avevo di nuovo bisogno.
Mi tremava la mano e ho dovuto riflettere su azioni una volta automatiche.
Intingi il pennello nell’acqua.
Prendi il colore.
Traccia una linea sulla tela.
Respira.
L’ultima operazione parve non andare a buon fine. Continuò così per un po’. Continua ancora ad essere così, a dire il vero.
Non ne capisco la ragione, ma ciò che più mi fa male è avere la sensazione di sapere perfettamente perché non funziona, perché non mi sento sollevato, perché non riesco a respirare.
Non sono mai stato abbandonato dall’ispirazione. Sedendomi sullo sgabello scricchiolante di fronte al cavalletto impiegavo pochi attimi a decidere il mio soggetto e non molto per realizzarlo completamente.
Ora invece no.
Ho guardato la tela bianca per ore, chiedendomi come dovessi disegnare ciò che avevo in mente.
Ho cominciato a dipingere, e poi sono tornato a fissare le porzioni ancora bianche, sentendomi incredibilmente vuoto.
Mi sono alzato più e più volte, ho camminato per tutta la stanza pensando che potesse servire.
Ho passato notti insonni, e le occhiaie sempre più profonde e la percezione ovattata di ciò che mi stava intorno non mi hanno spinto a voler dormire.
Presi la decisione che non mi sarei addormentato fino a quando non avrei concluso quell’opera. Tanto, anche se avessi voluto, di sicuro non sarei riuscito a riposare.
Fu così per un mese.
Dipingi. Osserva il bianco dello sfondo. Correggi. Alzati e allontanati per vedere meglio. Sfuma le ombre. Stai sbagliando tutto. Definisci. Ancora non va bene. Ripeti tutte queste operazioni.
Continuai fino a quando non potei più fare nulla.
Era tutto perfetto, oggettivamente perfetto, e io ne ero felice. Sul mio viso stanco – sentivo che era così, anche se non mi guardavo più allo specchio da giorni – si aprì un sorriso, ma il mio stato d’animo non cambiò.
Sentii la soddisfazione che piano piano veniva scacciata. Mi sentivo come se avessi appena fallito un’operazione importante, un’operazione che avrebbe dovuto portare giovamento al mio cuore, ma non lo fece.
Guardai ancora quel volto perfetto, i capelli scuri che lo incorniciavano. Ripassai mentalmente la sua espressione, percorrendo la linea vagamente increspata delle sopracciglia, gli occhi nocciola. Come se non li avessi già visti abbastanza in tutto questo tempo.
Continuai a guardare il mio dipinto e gradualmente il sorriso si spense. Socchiusi le labbra, smisi di sforzarmi e un paio di lacrime scesero, cadendo sul dorso della mia mano stretta a pugno.
Ancora vuoto.
Non pensai molto al tempo; potevano essere passati pochi secondi, ore o forse anche giorni. Poi sentii la chiave tintinnare nella serratura della porta del mio appartamento.
Quando controllai chi fosse arrivato, quasi con speranza, vidi un volto simile a quello che avevo dipinto contratto in un’espressione di preoccupazione.
Feliciano mi veniva a trovare spesso. Si potrebbe dire che badasse a me.
Mi salutò, come al solito con quel tono squillante. Era allegro solo per finta, però. Nessuno è mai davvero allegro del tutto, nemmeno io.
Ero già tornato a guardare la mia opera quando mise piede nella stanza e non so come lo sentii bloccarsi.
Il silenzio striscio pesantemente fino a quando non parlò.
« Antonio. » mi chiamò piano. Lo fece due volte, per essere certo di avere la mia attenzione. « Perché lo disegni ancora? »
Per un ragazzo che finalmente credeva di aver trovato qualcuno per cui vivere non è piacevole ricordare quando quella persona gli è stata portata via.
Forse dimenticare e fingere che non sia successo è la scelta migliore.
« Perché non mi ha mai abbandonato davvero. »



- - - - - - - - - - - - - - - -
Forse questo non è il modo migliore per tornare a scrivere sulla propria OTP di un determinato fandom. Forse.
Ho davvero poco da dire, se non che ero davvero tanto ispirata e in vena di angst gratuito. Mi ero ripromessa di non scrivere più one-shot così brevi, ma devo dire che il risultato non mi dispiace, insolitamente.
Spero che vi vada di dirmi cosa ne pensate <3

P.S.: Ringrazio infinitamente Rika per avermi aiutata con il finale, stavo impazzendo senza trovare il modo giusto per concludere la storia.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: CHAOSevangeline