Peeta aveva appena compiuto sei anni quando, per la prima volta, vide Katniss nel cortile di scuola.

Aveva sei anni e un minuto quando si accorse (o meglio, sentì) di essere perdutamente innamorato di lei. Piccolo, impacciato, senza entrambi gli incisivi inferiori, non capì davvero cosa volesse dire quel formicolio che provava alla pancia.

In quel momento, immobile sul terzo scalino della gradinata dell’Istituto, si limitò a stringersi nel grembiule nero un po’ logoro (suo fratello l’aveva praticamente distrutto) e fissare la bambina con i suoi grandi occhi azzurri. Da quel momento, la fissò ogni giorno.

Se un grande gli avesse domandato perché lo facesse, probabilmente non avrebbe trovato una risposta. Forse, semplicemente, avrebbe stretto con le mani paffute la cinghia dello zainetto e si sarebbe lanciato in un elenco di cose che gli piacevano di lei: le treccine, i nastrini arancioni che le legavano, il fatto che non fosse sdentata, la voce con cui cantava. Il fatto che le piacevano i fiori che spuntavano dall’asfalto e che passasse del tempo a raccoglierli. E poi sembrava coraggiosa, molto più di lui: un giorno si era addirittura alzata per offrirsi volontaria all’interrogazione di geometria!

Sì, Peeta ne era sicuramente innamorato. A sei anni e un mese, promise al suo amico immaginario che le avrebbe regalato uno di quei fiori, lo avrebbe colto personalmente. Poi, però, suo padre lo trascinò via e si dimenticò di quel giuramento.


 
Gale aveva quattordici anni e mezzo quando incontrò Katniss.

Sola, nel bosco, affamata e terrorizzata. Stringeva l’arco con dita salde, non mostrava la sua paura, ma il ragazzo la percepiva nell’aria, quasi ne sentisse l’odore. Otto anni nei boschi con suo padre avevano dato i loro frutti, dopotutto.

In quel momento, in silenzio dietro un cespuglio, la fissò come si fissa una preda. La avvicinò con la stessa calma, un po’ spaventato dall’arco e dall’espressione di lei.

Gale aveva sedici anni quando si innamorò di Catnip.

Sedici anni e tante esperienze condivise con lei. Momenti belli e brutti, trascorsi al Prato o nel bosco o, qualche volta, a casa di lei. Notti estive a
contare le stelle e giornate autunnali piene di foglie scricchiolanti che facevano fuggir via le prede.

Quando compì diciassette anni, Gale giurò a se stesso che avrebbe confessato a Katniss quello che provava per lei. Le avrebbe parlato del suo coraggio, di quanto fosse brava e bella e intelligente. Le avrebbe confessato di come la invidiava mentre, con il suo passo simile a una danza, riusciva ad avvicinarsi ai cervi. Le avrebbe raccontato del suo canto che faceva fermare perfino i fiumi, dei capelli che le ricadevano sugli occhi e che le davano un’aria terribilmente invitante, agli occhi del ragazzo.

Eppure, quando l’ebbe avvicinata abbastanza da confessarle tutto, il suo istinto di conservazione prese il sopravvento e lo portò ad arrendersi. Fu la più grande sconfitta di Gale Hawthorne.