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Autore: Sapphire Zephyr Cat    13/02/2015    0 recensioni
Sherlock muore.
John lo ama.
John piange.
Johnlock angst.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paring: Johnlock (perchè ci tengo a precisarlo!)

 


LACRIME



Consiglio di leggere la storia sentendo di sottofondo la claire de la lune di Beethoven.



Lacrime di disperazione.
Cazzo.
Cazzo, cazzo.
Perchè?
Perchè a lui?
Una guerra non era bastata.
Decine di compagni, di amici, morti, trucidati.
Ora aveva visto morire la persona che amava.
Cazzo.
Ti amavo, Sherlock.
Ti amo.
Ho bisogno di te.
“Ti devo delle scuse.”
“È tutto vero.”

No, no, no. Non mi puoi aver mentito.
“Io ho inventato... Moriarty.”
No, non poteva essere. Non poteva essere lui che l’aveva imbottito di tritolo, non era lui che uccideva persone innocenti, non era lui che...
“Sono un impostore”
“Dillo a chiunque voglia ascoltarti, dì loro che io ho creato Moriarty, per i miei scopi.”

Quali cazzo di scopi Sherlock? Quali?
“Nessuno è tanto intelligente.”
“Tu sì”

Sì, tu lo sei, tu sei un genio, lo sei, lo sei...
“Era un trucco”
No, io non sono così stupido, non ci sarei mai potuto cascare, no.
“Tieni gli occhi fissi su di me.”
Dove altro avrei potuto guardare? Io amo i tuoi occhi, perderei le ore a fissarli, rappresentano tutto quello che sei, perchè sono limpidi, tu sei limpido.
“Questa chiamata... è il mio biglietto.”
Per fare cosa cazzo? Cosa?
“Addio John”
“No”

NO! Non puoi avermi lasciato, non davvero. Tu sei ancora vivo, io lo so. Ti prego...
“Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.... SHERLOCK!”
La mia ira si abbatte contro il muro, la mia tristezza, l’angoscia.
Ti amo Sherlock.
 




TRE ANNI DOPO


Le strade sono sempre più grigie senza di te.
Mi manchi.
Mi manchi continuamente.
Ti amo ancora, sempre, costantemente.
Non capisco come mai vivo ancora questa vita di merda.
Mi manchi davvero tanto.
Non vivo più a Baker Street, troppi ricordi, troppi ricordi felici.
Mi sento vecchio e inutile.
Sto andando dalla signora Hudson, una volta al mese le faccio visita. Vuole sapere come sto e cosa faccio.
Credo che abbia ormai capito l’apatia che provo da quando te ne sei andato.
Mi manchi Sherlock.
Te lo ripeto ogni giorno, ma ti prego... Ancora un miracolo, Sherlock, non essere morto.
Quando attraverso questa porta, ogni mese, mi avvolgono i nostri ricordi.
Chiamo la signora Hudson, non mi risponde, deve essere uscita con qualche sua amica.
Non importa.
Salgo le scale.
Ti ricordi la prima volta che salivo queste scale?
E la notte in cui siamo tornati ubriachi dopo che avevamo festeggiato la tua ultima, clamorosa, soluzione ad un caso? Non siamo saliti su queste scale, ci siamo crollati sopra.*
E quando sei inciampato nei pantaloni salendo verso la camera da letto la prima volta che abbiamo fatto l’amore?
Sarebbe stupendo rivivere questi ricordi insieme, ora è solo estremamente doloroso.
Ora, salire queste scale, è pesante, sofferente, ma infondo è meglio dell’apatia.
O almeno una volta ogni tanto.
Mi siedo sulla mia poltrona, fisso il tuo teschio. La signora Hudson non ha più affittato l’appartamento, non le interessano i soldi.
Vuole che rimanga tutto come era prima.
Ma nulla sarà mai come prima.
Ci sono sempre gli stessi oggetti, è vero.
Ma manca la presenza umana, la tua presenza umana.
Non mi sono nemmeno accorto che sto piangendo.
“John”
Non è la voce della signora Hudson, è una voce di un uomo, è la tua voce.
Il mio cervello lo sta facendo ancora, ho avuto molte visioni in questi tre anni, frequentemente in questi giorni,
ti vedo ovunque, nella folla, nei bar, nei mezzi pubblici...
“John!”
“Basta, basta! Non farmi soffrire ancora... Sei una finzione!”
Mi appari davanti.
Come al solito.
Il cervello umano è sadico, ama farti soffrire, anche se in realtà è masochista, perchè poi è lui che soffre.
“John, sono io.”
Sta anche piangendo, la tua immagine. Ti ho visto piangere una sola volta, quando eri su quel tetto.
“Basta, basta! Non ce la faccio più, tu sei morto!”
“No John!”
“Vattene, non voglio più soffrire.”
“John...”
Ricerco le pasticche nelle tasche me le ha date la psichiatra, dice che fanno andare via le allucinazioni.
Ne ingoio tre, in una botta sola.
“John...”
Ha la voce strozzata dal pianto, sì la mia mente è sadica.
Allunga una mano verso di me.
“Non mi puoi toccare, sei un allucinazione! Vattene! Ho preso le pasticche, hai visto?”
Gli faccio vedere la scatola.
Ma lui mi tocca.
“Sono vivo John, sono vivo.”
Sei vivo...
Sei vivo...
Sei vivo...
“Non sono mai morto John, io l’ho fatto perchè Mor-”
La mia mano colpisce il tuo volto con tutta la rabbia che un uomo possa provare.
“Tu... Sei... Vivo.”
Mi guardi con uno sguardo confuso.
“Tu non sei mai morto.”
“John io...”
“Stai zitto!”
“No, io l’ho fatto per-”
“TI HO DETTO DI STARE ZITTO!”
Mi guardi e ricominci a piangere.
“Come hai potuto? Per tre fottuti anni, tre Cristo, tre! Ti ho creduto morto, la persona che amavo! Come cazzo hai potuto?”
Ti accucci vicino a me.
“Stammi lontano, sei un mostro, tu non hai idea di quello che ho passato! Tentavo il suicidio una volta a settimana.”
“John, se mi fai spiegare, ti prego! Io l’ho fatto per te, non capisci? Se io non avessi finto la mia morte ora tu, Lestrade, Mrs Hudson sareste morti.”
“Io sono morto.”
“John...”
“Io sono morto quando ti ho visto buttarti da quel tetto, quella è stata la mia morte, con te.”
“E allora ritorna come sono ritornato io.”
“Come ti puoi aspettare questo da me?”
“Non lo so, so solo che senza di te la mia vita non ha senso, sono sopravvissuto questi tre anni allla caccia di ogni uomo che avesse un vago legame con Moriarty solo perchè pensavo che poi sarei tornato da te. John, ti prego, perdonami.”
Dicendo queste parole poggi il capo sulle mie gionocchia.
Ti amo Sherlock, ti amo ancora, nonostante tutto.
Ma non posso dimenticare la mia disperazione...
Come faccio a perdonarti?
Se non sai perdonare l’essere umano che ami, non stai amando, perchè amare vuol dire andar sopra ogni cosa.
Ti abbraccio e piango anche io.
Ma sono lacrime di felicità.




*ho preso spunto dalla notte dell’addio al celibato di John, ma ovviamente quell’ evento non è mai successo visto che in questa storia non esiste proprio Mary.




Note:
Odio l’angst.
E allora perchè lo scrivi? Perchè vedo video struggenti sui gruppi Johnlocked, infatti io odio queste persone (non è vero le amo tutte). E comunque questa storia è stata accompgnata durante tutto il suo processo di scrittura da la claire de la lune (non so il francese capitemi) del grande Beethoven, e quindi ero tanto depressa. E consiglio di leggerla accompagnata da questa musica bellissima come ho detto su! Voglio proprio sapere che ne pensate di questa storiella... Quindi vi prego di recensire! Spero solo di non essere stata troppo triste (ho anche messo il lietofine dai!) Siccome la storia non  betata per qualunque errore di ortografia/sintassi/nonloso vi prego di avvertirmi anche per MP. Buona vita!


 



 
  
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