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Autore: Vincent 92    15/02/2015    1 recensioni
Una ragazza ricca, una vita normale. Fino a quando un gruppo di ragazzi la rapisce per avere dei soldi da suo padre. Ma cosa succederà quando uno dei rapinatori, David , si innamorerà della loro prigioniera? Per sapere come andrà a finire leggete e commentate.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Toc toc. Sento bussare alla mia porta, lascio sbattere. Ma quel toc toc non voleva cessare. 'Maledizione' mi giro e guardo la sveglia: sono solo le sette, sempre la solita storia. "Signorina Crystal, signorina sono le sette!" Che palle, ma perché devo avere una governante? Mi alzo infuriata e vado verso la porta, la spalanco e guardo fissa quella povera donna che mi sopporta, ma che rompe le palle tutto il tempo. "Ma che urli, Greta?" Il mio tono di voce la fece arrossire, per poi abbassare lo sguardo "M-mi dispiace signorina, ma suo padre la vuole vedere prima che vada a scuola." Poverina, le tremava la voce. "Ok, digli che tra 5 minuti sarò da lui." dissi con voce più tranquilla. Lei mi guardo e mi fece un mezzo sorrisino "Sì signorina" La vidi girare e camminare verso il corridoio. "Greta?" la chiamai e lei si voltò "Mi dispiace per il tono di voce" Mi fece un sorriso, la guarjdai e chiusi la porta senza aspettare che lei mi rispondesse. Andai verso l'armadio e incominciai la ricerca di qualcosa da indossare . Optai sempre per le stesse cose: un jeans nero molto aderente, una maglietta a barca che mi lasciava la spalla di fuori. Finii di farmi la doccia e incominciai a truccarmi, mi misi ombretto chiaro con delle sfumature di nero, poi la matita nera e, per finire, eyeliner. Presi le Hogan, me le misi e mi guardai allo specchio per darmi una aggiustatina ai capelli biondo cenere, che solo dietro avevo dipinto di nero. Dopo 8 minuti finii, presi la borsa della scuola e il mio giubbotto di pelle, indossandolo. Scesi le scale enormi e andai nella sala grande dove trovai mio padre seduto, intento a leggere il suo quotidiano. Buttai per terra la borsa, facendo rumore. Presi la sedia e la trascinai, lasciandomici poi cadere come una corda fradicia . Guardai mio padre abbassare il giornale con occhi spalancati."Buongiorno Crystal. La prossima volta potresti muoverti un po' più aggraziata e non come un elefante, grazie." Certo, come no... "Certo papà." Gli dissi facendo apparire un sorriso finto sul mio viso. Presi un cornetto e incominciai a mangiarlo. "Dunque Crystal ti volevo dire una cosa..." O cavolo! E fu allora che alzai lo sguardo verso di lui. "Mi ha chiamato la preside e mi ha detto che tu gli hai bruciato la macchina. Voglio sapere, ma che ti passa per la testa?" Merda, questa volta ero davvero nella merda! Presi un sorso del mio succo, feci un respiro profondo e parlai "Non so che cosa stai dicendo papà. Io non ne so nulla." Incominciai a torturare le mie dita... Ma come facevano a sapere che ero stata io? "Crystal, non prendermi in giro. C'erano delle telecamere a riprendere tutto. Ma come hai potuto? Lo sai quello che ho dovuto fare per non farti sbattere in cella?" Ovvio che sapevo come mio padre aveva fatto a far tacere quella vipera. Sicuramente le avrà dato un sacco di soldi. Abbassai lo sguardo sui miei pollici e incominciai a parlare, alzando un po' lo sguardo. "Io..." Non mi lasciò il tempo per finire di parlare, che si alzò dalla sedia molto bruscamente. "Io, io, io... Non voglio più sentire niente! Sono stanco delle tue cretinate! Lo sai che ti dico? Che sei in punizione. Seriamente. Non potrai più prendere la moto, la macchina e non puoi uscire di casa, se non che per andare a scuola. Ok?" Coooosaaa??? La mia moto no, no. "Senti papà, forse ho esagerato un pochino... ma la moto non me la puoi togliere. Come faccio ad andare a scuola?" Mi guardo e fece un sorrisetto finto. "Sinceramente, non me ne frega un bel niente. Ci dovevi pensare prima di fare stronzate." Lo odio! "Se la mamma fosse ancora viva, tutto questo non lo avrebbe permesso! E vuoi sapere un'altra cosa papà? Se sono così è solo colpa tua. Ti odio!" Mi alzai bruscamente, prendendo la mia borsa e la misi a tracolla. Mentre stavo per uscire lui incominciò a parlare. "Vuoi sapere quello che penso io?" Mi girai di scatto verso di lui. "No." gli dissi bruscamente. "E invece te lo dico. Era meglio se ti lasciavo in quell'orfanotrofio a marcire. Perché non meriti nulla di tutto quello che io faccio per te. Purtroppo la mia povera moglie aveva insistito così tanto per averti... Ed è questo il ringraziamento che mi dai?" Ero distrutta dalle sue parole, sapevo di essere stata adottata, ma non mi piaceva il fatto che mi rinfacciasse sempre tutto. "Tu neanche sei degno di nominare mia madre! Da quando è morta non fai che scoparti la mia preside e le tue assistenti. Mi fai schifo!" Mi girai di scatto e incominciai a correre verso il garage. Andai verso la mia Suzuki e capii subito che non c'erano le chiavi. 'QUEL BASTARDO LE AVEVA GIA TOLTE PRIMA!' Toccai la mia moto con un dito e incominciai a camminare verso la scuola, che per fortuna non era tanto distante. Arrivai vicino al cancello della scuola e mi accesi una sigaretta. Prima che la campanella suonasse appoggiai il piede al muretto e iniziai a fumare la mia sigaretta. C'era qualcosa di strano che catturò la mia attenzione: un furgone nero era posteggiato di fronte la scuola, ma non c'era nessuno all'interno. 'Bo, non so perché lo stia guardando...' pensai. Distolsi lo sguardo e guardai all'interno della scuola, la campanella suonò e tutti entrarono tranne me. Oggi non mi andava proprio di entrare, perciò decisi di fare due passi vicino alla scuola. Camminai finché non girai e presi una strada piccola, ci passavo sempre con il mio motore ma mai ci ero andata a piedi. Guardai per terra e notai che avevo le scarpe slacciate, così mi fermai e mi piegai. Mentre finivo di allacciare la scarpa, vidi davanti a me degli stivali neri. Mi alzai piano e alzando lo sguardo mi ritrovai un uomo di fronte con un capello tutto abbassato sulla faccia, coprendogliela interamente. "Lo sai che non dovresti marinare la scuola." disse con quella voce molto roca. "Mi scusi, ma penso che non siano affari suoi. Perciò si sposti, per favore." Mentre cercavo di passare, lui me lo impediva. Ma che cosa voleva da me? "Ma che cosa vuole da me? Si sposti." Mentre stavo per passare, lui mi bloccò mettendo le mani sulle mie braccia. "Voglio te." Cosaa? Ma chi cazzo è?! Mi libero dalla sua presa, facendo un passo indietro. "Dolcezza non puoi sfuggirmi." Vidi un sorriso comparire sulle sue labbra, formando delle fossette. Ancora non riuscivo a capire a chi appartenesse il viso coperto dal suo berretto. Mentre facevo un altro passo, sbattei contro qualcosa. O per meglio dire qualcuno. Mi girai di scatto e vidi un altro uomo che, stavolta, aveva il viso coperto da un passamontagna. Capii subito che erano dei ladri, così cercai di scappare. Ma mentre stavo per fare un passo, l'uomo dietro di me mi prese dalle braccia e l'altro dai piedi. Cercai di liberarmi, ma senza risultato. Vidi un furgone che si avvicina. Pensai che adesso qualcuno mi avrebbe vista e mi avrebbe soccorsa, ma non fu così. La vettura era esattamente il furgone che avevo visto poco prima davanti a scuola. "Aiutooooo! Aiutatemi!" Mi misi ad urlare, ma nessuno mi sentì. Il furgone si aprì e vidi un altro uomo con il passamontagna. Mi buttarono lì dentro con prepotenza, poi entrarono e chiusero la portiera. "Che cosa volete da me?" stavo incominciando a piangere. Perché, perché doveva succedere questo a me? Mi presi le ginocchia e le tirai sul petto. Alzai lo sguardo e vidi i tre uomini seduti comodamente, intenti a fissarmi. Abbassai lo sguardo e incominciai a piangere più forte, sentii qualcuno che si avvicina a me e mi toccava i capelli. Alzai lo sguardo, era uno con il passamontagna. Mi spostai dalla sua mano. "Sssh. Non ti faremo nulla, ma devi fare la brava." Con un dito tracciò i miei lineamenti del viso per poi fermarsi sulle mie labbra. Così, quando vicino il dito fu vicino, lo presi e gli diedi un morso. Lui urlò, mentre i suoi amici ridevano, ancora seduti. Così mi alzai e andai di corsa verso la maniglia per aprirla, ma non fui così veloce. L'uomo con il berretto mi prese da dietro, stringendomi le braccia. "Ohhh, dolcezza questa non dovevi farla. Ora è meglio che tu ti faccia un bel riposino." E mentre mi stavo per voltare per vedere cosa volesse dire, vidi uno strofinaccio andare sulla mia bocca. Sapevo cosa era così tratteni il fiato per non inspirare, ma lui mi prese la faccia con forza e premette con il suo petto. "Tesoro fai la buona e inspira." Mentre cominciavo a respirare feci istintivamente una cosa: con la mano gli feci cadere il berretto. Così, mentre stavo perdendo i sensi, vidi il suo viso e i suoi occhi furono la cosa che mi rimase impressa. Erano verdi come i miei smeraldi. Poi iniziai a non capire più nulla, fra le sue braccia l'unica cose che sentii fu qualcuno che diceva "Cazzo  David ti ha visto..."
   
 
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