Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: ale93    15/02/2015    8 recensioni
"Che cos'è il cielo? Dove si trova? Il cielo non si trova né sopra né sotto, né a destra né a sinistra; il cielo è esattamente nel centro del petto dell'uomo che ha fede." –Salvador Dalì
Si ricordò di aver osservato un gesto, una volta, che lo aveva colpito per la sua singolarità. Lo aveva visto fare ad un bambino e gli era sembrato puro e sincero e celeste.
Così lo imitò: premette il ciondolo contro la bocca, ad occhi chiusi.
«Resta vivo, Dean Winchester» bisbigliò a denti stretti.

Purgatory!verse | pre slash (per chi vuole vedercelo)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ambientata tra la fine della settima e l'inizio dell'ottava stagione, nel Purgatorio. Non ho idea se questo sia o no un OOC, ditemelo voi, please.
L'idea di fondo è: quando, come e perché Castiel inizia a comprendere quanto sia diverso quello che prova per Dean. Una sorta di realizzazione, insomma.

Il contesto e i personaggi (sfortunatamente, perché altrimenti ci darebbero un taglio con l'eyesex e si limonerebbero fino al giudizio universale) non mi appartengono. Con questa storia non intendo offendere il credo di nessuno.






Halleluja

 

Che cos'è il cielo? Dove si trova? Il cielo non si trova né sopra né sotto, né a destra né a sinistra;
il cielo è esattamente nel centro del petto dell'uomo che ha fede.

–Salvador Dalì





 

C’erano stati giorni in cui non aveva fatto altro che camminare.
Aveva corso, in quel posto che sembrava infinito, senza guardarsi intorno. Aveva macinato strada e polvere e aveva calcato quello che era stato creato per avere le sembianze di un bosco, della natura pura.
Era buio, freddo, era facile nascondersi, ma era altrettanto semplice perdere il sentiero. Corrompersi.
Castiel non aveva fatto altro che tenersi sempre un passo troppo vicino ai Leviatani, si mostrava scoperto, lasciava che lo accerchiassero. All’inizio ucciderli era stato semplice, un mero automatismo. Il suo unico, lineare, scopo era quello di tenerli lontani da Dean Winchester.
Si occupò dei mostri senza esitazioni, dubbi, o domande per una settimana.
Al mattino studiava la strada percorsa e quando calava la sera uccideva il più gran numero di ogni tipo di creatura immonda che fosse capace di gestire.
Non era stato difficile. Fino a quel momento non si era neppure mai fermato a domandarsi che fine avrebbero fatto le anime di quelli che un tempo erano stati umani, in quale altro limbo le stava spedendo e se poi ci fosse qualcos’altro oltre alle dimensioni che lui conosceva: Paradiso, Purgatorio, Inferno e...?
Per una settimana e poco più, tornò ad essere un soldato con un solo fine, una sola missione.

Ma poi giunse la prima preghiera di Dean e Castiel inciampò lungo il sentiero.
  
«Cas». Non sentiva la sua voce fisica, quella a volte ironica e a volte autoritaria; percepiva il suono proveniente dal suo pensiero, cupo e instabile, ma con la stessa, sottile nota sfrontata. «Dove diavolo sei? Non so che ti abbiano fatto quei figli di puttana, ma giuro che vengo a salvarti la pelle, Cas».

Non c’era verso che lui comunicasse con Dean. Anche solo dirgli di stare alla larga, anche solo tentare di convincerlo a rinunciare, spiegargi quanto fosse pericoloso per lui mettersi sulla strada di Castiel, lo avrebbe compromesso. Avrebbe reso Dean luminoso agli occhi dei Leviatani come un fuoco per le falene.
Quella notte Castiel si fermò ai piedi di un albero e, per quache minuto, rimase seduto sulle radici per riprendere il controllo delle idee.
Per rimettersi in viaggio privo di qualsiasi pensiero che non fosse l’ordine, dato da e per se stesso, di camminare e camminare e camminare. E tenere il male lontano da Dean.
Infilò la mano destra nella tasca del trench coat fino a che le dita sfiorarono la minuscola croce d’argento che Jimmy Novak un tempo teneva sempre con sé. Si aggrappò a quel ciondolo e si alzò sulle proprie gambe.

*

Il viaggio si fece via via più faticoso. Non avvertiva stanchezza, nel Purgatorio era un concetto inesistente, ma era la sua convinzione a vacillare.
Durante gli ultimi scontri si era spinto oltre, sempre più spesso, mettendo se stesso in difficoltà. Persino un Leviatano, dopo averlo atterrato, gli aveva soffiato sul viso la domanda che Castiel temeva di più: «Stai cercando di espiare i tuoi peccati, angelo, o stai cercando l’oblio
Da allora Castiel aveva avuto paura di se stesso, di quel dubbio che in qualche modo scivolava nel suo pensiero quando l’occasione era perfetta per mettere un punto di fine agli sbagli che aveva commesso, all’orrore che aveva causato. A quello che era diventato.
Ma a sera tarda, quando i Leviatani sembravano prendersi gioco di lui, illudendolo di avergli lasciato un po’ di pace, Castiel si ritrovava a stringere ancora le dita attorno alla forma d’argento nella tasca sdrucita.
E non era una speranza di redenzione, né una preghiera.
Era una richiesta, pura e semplice.

Ho bisogno di forza, pensava, ho bisogno di coraggio. Ho bisogno di portare a termine quello che adesso è giusto che io faccia.

E la voce di Dean scoppiava forte nella sua testa.
Così improvvisa, così alta e rancorosa, che la mano stretta attorno alla piccola croce si chiudeva in un pugno.
Castiel aveva cercato per settimane d’ignorare le preghiere di Dean, che si erano inseguite con un certo ritmo cadenzato dopo la prima. Non poteva evitarle, aveva soltanto la capacità di abbassarne il volume, renderle un sussurro continuo.
Ma aveva chiesto forza e coraggio e così, senza che se ne rendesse conto, si era rimesso in ascolto, perché la forza e il coraggio più veri che conoscesse, gli unici da cui potesse imparare, risiedevano in Dean Winchester.
«Ho bisogno di sapere dove si trova l’angelo» sentì. La voce si interruppe per un attimo. Non era una preghiera, quella che stava ascoltando. Era frustrazione e necessità e determinazione. Era paura. «Voglio sapere dove cazzo sei finito, Castiel, e te lo giuro anche oggi, come ogni dannato giorno che fino ad ora ho passato in questa fossa, che io ti trovo. Prima o poi, ti trovo.»

E Castiel si rialzò ancora. Con le spalle tese e il petto un po’ più gonfio.
Come una canzone, continuò a ripetersi, in silenzio, tra le labbra strette: «Camminare e camminare e camminare. E tenere il male lontano da Dean».

*

«Cas, io… che ti è successo? Non so neanche se mi ascolti, se ti hanno messo fuori gioco. Gesù, Cas, non essere morto. Non adesso. Non in questo schifo. Non so esattamente che cavolo stai facendo, ma dobbiamo andarcene. Quindi fammi il favore di sforzarti il più possibile e teletrasportare qui il tuo culo. Abbiamo messo k.o. quei bastardi già una volta, lì fuori, e io… io non posso pensare che…» Castiel restò sdraiato accanto al letto di un fiume in cui si era imbattuto quel pomeriggio. Allargò le braccia al cielo e aspettò che le parole di Dean si mettessero in fila nella sua mente in modo più concreto e logico. «Non sei morto, no. Quindi apri le orecchie e stammi bene a sentire: è fottutamente inquietante, quaggiù, e io ho bisogno di...» il pensiero inciampò ancora una volta, Castiel lo sentì aggrovigliarsi confusamente, come una piccola, nebulosa mescolanza di concetti. «...di trovarti» furono le parole che la mente e la voce di Dean gridarono.
Ma Castiel aveva sentito un’altra preghiera, quella che Dean aveva pensato e poi zittito, in fretta, ma non abbastanza.

Ho bisogno di te.

Castiel tirò fuori la croce d’argento dal trench coat e la portò al viso, studiandola sotto il riflesso del sole per qualche attimo. La strinse con forza e pensò a quale fosse il modo più umano per mostrare devozione. Pensò alle volte che era stato in chiesa, ai canti rumorosi che la gente rivolgeva al Signore e alle mani giunte, ai capi chini.
Si ricordò di aver osservato un gesto, una volta, che lo aveva colpito per la sua singolarità. Lo aveva visto fare ad un bambino e gli era sembrato puro e sincero e celeste.
Così lo imitò: premette il ciondolo contro la bocca, ad occhi chiusi.
«Resta vivo, Dean Winchester» pregò a denti stretti.

*

Da quando era sceso sulla Terra, Castiel aveva cercato di capire: il dolore, la speranza, la determinazione, la forza, le ombre- il modo d’essere che apparteneva agli uomini e faceva di loro qualcosa di così caro per suo Padre, qualcosa che anche lui aveva iniziato ad ammirare.
Ma c’erano state cose che gli erano accadute, c’erano aspetti di quella vita che ormai non solo riusciva a comprendere, Castiel li provava.
Chiare e distinte come arrivavano le preghiere di Dean, Castiel sentiva la necessità di proteggere, di sacrificarsi, e sentiva la fede. Una diversa da quella che soltanto fino a poco tempo prima sembrava l’unica possibile, una spaventosamente forte. Qualcuno dei suoi fratelli la definiva blasfema.
Aveva fede in un uomo.
Aveva a cuore l’umanità. Aveva a cuore una vita.

(«Cas, forse questo non è affatto il momento, ma sono mesi che ti chiamo e tu non ti sei mai fatto vedere. E forse devo cominciare a credere che non sei in ascolto… non hai la radio accesa, o qualcosa del genere, ma stasera io ho un attimo di tregua e mi è venuta in mente quella volta in cui ti ho ridato quello schifo di trench coat. Te lo ricordi, eh, Emmanuel la voce s’incrinò, con risentimento e un punta di rabbia e qualcosa d’altro che Castiel riuscì a chiamare affetto. «E’ stato assurdo e io sono stato incazzato con te per non mi ricordo più quanto tempo… ma poi sei sbucato di nuovo fuori e io- non lo so. Onestamente, non lo so. Ma il punto è che… Cas, lo sapevo allora, che saresti tornato, e lo so anche adesso, stupido figlio di puttana».)

Da quando Castiel era nel Purgatorio, ogni dannato pezzo di sé che aveva regalato all’umanità gli veniva tirato fuori dal petto con forza, gli veniva mostrato quanto avesse rinnegato il Paradiso e le sue regole e per chi.
Le preghiere di Dean erano lo specchio di quello che Castiel aveva fatto, di quello in cui Castiel si era trasformato.
E se c’era qualcosa di spaventosamente umano che, più di tutto il resto, lo stava tormentando lì dentro era il dubbio.
In cosa sto credendo, per cosa sto combattendo, ora?
E, se esiste un nome per quello che provo, che è fede e senso di colpa, fiducia e angoscia, lealtà, vicinanza e
luce- qual è questo nome? È giusto o sbagliato?
Sto peccando ancora una volta?


(«Sistemeremo questo casino. Fidati di me, Cas. Fidati di me».)

Gli avrebbe detto di andarsene, quando Dean lo avrebbe trovato. Perché ci sarebbe certamente riuscito. Dean era troppo testardo per lasciarlo andare. Era troppo forte. E buono. Era così tante cose che credeva di non poter essere.
E Castiel non avrebbe sbagliato di nuovo, non a costo della vita dell'uomo più Giusto e imperfetto che avesse mai conosciuto.

 

*

«Ho torturato tre mostri oggi. Per sapere dove cazzo sei. Non me l'hanno detto.»

*



«Mi ricorda l'inferno. Stare qui mi ricorda l'inferno. Mi sembra giusto quello che faccio - torturare, interrogare, uccidere. E' tutto quello che non volevo essere.»


*



«Fanculo, Cas.»


*



«Sai cosa? Fottiti. Ti sto cercando da otto dannatissimi mesi e non so neanche se sei finito a marcire da qualche parte e fottiti perché io non ho mai avuto bisogno di nessuno. Non così. E non lo so perché lo sto- lo sto dicendo ad alta voce, cazzo.»


*




Castiel non smise di ascoltare.
Anche quando credeva di non poterlo fare, anche quando non avrebbe dovuto farlo, Castiel ascoltava.
Persino durante gli scontri, quando doveva seminare mostri, eliminarli, ingannarli, si lasciò colpire dalla voce, forte, chiara. Lancinante.

«Non mi arrendo, mi hai capito? Ho mandato a puttane troppe promesse, ma non questa. Non questa, Cas, hai sentito?»


*



Quando Castiel sentì di nuovo Dean che lo chiamava, gli sembrava che fossero passati secoli. Guardò le proprie mani sotto la superficie del torrente sulla cui sponda aveva passato le ultime ore e si chiese se fosse solo un ricordo troppo vivido a giocargli uno scherzo.
Ma «Cas!» la voce arrivò troppo chiara, troppo sollevata. E non era solo un riverbero lontano. Era lui.
Castiel si tirò in piedi e guardò il viso di Dean aprirsi lentamente in un sorriso largo e luminoso, mentre gli veniva incontro. «Cas, stupido bastardo!» gli sillabò all'orecchio, ridendo, mentre gli stringeva le braccia attorno alle spalle. Castiel respirò a fondo nell’abbraccio e la sua mano scivolò velocemente nella tasca del trench a stringersi attorno alla croce.
Chiuse gli occhi per un momento, con rassegnazione.
«Giuro che ti trovo» gli aveva detto Dean. «Prima o poi, ti trovo». E così aveva fatto, restando leale e speranzoso. Un uomo giusto.

Castiel strinse più forte l’argento tra le dita. Sto ancora peccando?

Aveva commesso degli errori, aveva le mani sporche di un sangue che difficilmente avrebbe potuto lavare via, ma aveva fede. Aveva fede in un uomo. Aveva fede in Dean Winchester. In quell'anima luminosa che aveva dovuto letteralmente strappare all'Inferno. Credeva nel ragazzo che ingoiava l'orrore e la paura e la delusione in un sorso di birra. Credeva nelle mani che gli avevano restituito il suo trench coat e tutti i suoi ricordi, che gli avevano dato la prima pacca sulla spalla.
Aveva fede in Dean e nella sua Impala e nell'amore incondizionato che quel ragazzo del Kansas provava per suo fratello.
E non c'era modo che Castiel potesse redimersi interamente per quello che aveva fatto. Ma era questo ciò per cui proprio lì, proprio adesso, stava lottando e cadendo lungo il percorso.
Ed era pronto a camminare e camminare e camminare. E a tenere il male lontano da Dean.

Fino a quando lo avrebbe strappato anche a questa fossa. Fino alla fine.

 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: ale93