Ci stava davvero provando con tutte le forze, ma più i secondi passavano e più per lui si faceva difficile respirare. –LUKE COME FARO’?! NON CE LA FACCIO SENZA DI TE, NON POSSO LASCIARTI MORIRE COSI’, NON ORA. SEI IL MIO TUTTO, CAZZO. E NON E’ UN CAZZO GIUSTO. TI AMO TROPPO LUKE HEMMINGS. E TUTTI I PROGETTI CHE AVEVAMO FATTO? IL MATRIMONIO? TI RICORDI, DI QUANDO NE PARLAVAMO? LA FAMIGLIA CHE UN GIORNO CI SAREMO COSTRUITI?— urlò in lacrime, lei. –tutti quei progetti, mandati a monte.. se.. se solo..— i singhiozzi della ragazza sovrastavano le parole. –se solo fossimo rimasti a casa.— la ragazza al sol pensiero continuò a piangere. –Non c’è nessuno per strada. NESSUNO CHE CI AIUTI. NON HO IL TELEFONO, NON HO NIENTE.— urlò lei, la sofferenza si poteva perfettamente sentire in ogni minima sillaba. –Martina Miglietta.— sussurrò lui. –si, Luke?— la ragazza lo vide sofferente negli occhi. –niente, volevo pronunciare come ultima parola della mia vita il nome di colei che me l’ha fatta vivere. A più tardi, amore mio.— poi il suo cuore, cessò.
Era finita, per davvero. La ragazza aveva visto la sua vita cadere e corrodersi alla vista del suo amato morire. Ormai è morta anche lei, dentro. E così, in un giorno piovoso, con la pioggia che sembrava facesse a gara con le lacrime della ragazza che vide gli occhi azzurri del ragazzo spegnersi sempre più, occhi in cui aveva visto l’amore, la felicità, l’essere completi.
Chissà se fossero rimasti a casa, quella sera.
Chissà se avessero evitato di andare in quel locale, quella sera.
Sono passati sei anni ormai, e Martina, ancora se lo chiede.