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Autore: Anna Wanderer Love    16/02/2015    2 recensioni
- Allora girati - lo invitai - e ti prometto che non scapperò come hanno fatto tutti.
- Giuralo sullo Stige - disse con la voce piena di tensione. Eppure mi accorsi della nota di viva speranza che la riempiva.
- Come? - chiesi confusa.- Oh. Tu non sei come me - mormorò sorpreso. Sembrava contrariato.
- Ma se vuoi lo giuro - mi affrettai a dire. - Lo giuro sullo Stige. Che non scapperò.
[ OS su Tyson e una mortale.]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tyson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Stavo passeggiando per il parco. Era notte; solo qualche lampione illuminava l’erba e gli alberi disseminati lungo il sentiero. Era primavera, faceva freddo. Stavo camminando da un pezzo, pensando al pessimo voto a scuola che avrei di sicuro preso in storia il giorno dopo, quando sentii un rumore strano.
Incuriosita cercai di individuare la direzione di quel suono e, man mano che i miei scarponcini mi conducevano via dal sentiero, pestando l’erba e qualche foglia caduta per il vento, riuscii a capire di cosa si trattasse. Erano singhiozzi.
Non farlo, Beth. Non cacciarti nei guai... non...
Mi fermai di colpo quando vidi una sagoma seduta per terra davanti a me, oltre la panchina, ai piedi dell’albero -una quercia, probabilmente. Sembrava un ragazzo, con una maglia stracciata e jeans sporchi di terra. Era altissimo persino da seduto; avrebbe potuto essere alto anche due metri o più. Non era magro, le braccia scoperte sembravano abbastanza muscolose, ma non riuscii a vedere nient’altro per colpa del buio.
Mi schiarii la voce, piano, ma le sue spalle continuarono a sussultare. I suoi singhiozzi erano terribili, pieni di tristezza. Mi sentii intenerire.
- Ehi? - dissi piano.
Lui fece un salto di dieci centimetri e fece per voltarsi, ma all’ultimo momento si fermò, i pugni serrati puntati contro il terreno. Rimase in silenzio, tirando su col naso. Feci un paio di passi avanti, incerta, stringendo nervosamente il bordo delle maniche blu della felpa che mi arrivavano fino ai palmi. - Stai bene? - ritentai.
- No - rispose lui con voce rotta. Aveva una bella voce, profonda, ma con un inflessione da bambino. Rimasi in silenzio per un po’.
- Perché non ti giri? - chiesi, mio malgrado curiosa. Lui tirò rumorosamente su col naso.
- Perché scapperesti - disse semplicemente.
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Cosa voleva dire? - Posso sedermi con te? - domandai passandomi una mano tra i capelli, salvo poi ricordarmi che li avevo legati in una treccia francese.
- Se vuoi.
- D’accordo.
Cosa stavo facendo? Mamma e papà mi avevano detto all’infinito di non fidarmi degli sconosciuti, di non andare in giro di notte da sola o in posti vuoti. Ma lui... sembrava così triste. E solo.
- Perché sei qui? Nessuno va in giro a quest’ora.
- Tu ci vai - rispose lui. Sembrava nervoso. Continuava a muovere le mani, stringendo e posando e riafferrando qualcosa nascosto dal suo busto.
- Beh, a parte me - dissi con un accenno di sorriso. Sospirai quando non disse niente.
- Perché piangi?
Lui scrollò le spalle ampie, tirando su col naso. Sperai di non averlo di nuovo fatto piangere.
- Perché tutti hanno paura di me - rispose con voce intrisa di una tale tristezza che mi spezzò il cuore.
- Ma...
- Non dire niente - mi interruppe. Tirò nuovamente su col naso, mentre un nuovo singhiozzo gli scuoteva le spalle.
Mi avvicinai di un paio di passi, in silenzio. Quando fui abbastanza vicina gli posai una mano sulla spalla, sopra al tessuto grigio che sembrava sporco di fuliggine.
- Che cosa hai fatto? - mormorai. - Sei tutto... sporco.
Lui rimase in silenzio per qualche istante. - Già, be’ - aggiunsi, sedendomi di fianco a lui. Non appena capì quello che stavo facendo, voltò il volto dall’altra parte.
- Posso sapere il tuo nome?
Sospirò profondamente, mentre intrecciavo le dita sul mio grembo e fissavo i fili d’erba a malapena illuminati da una luce di un lampione lontano.
- Mi chiamo Tyson - disse infine. - Tu?
- Io sono Beth. Piacere di conoscerti - dissi con un ampio sorrisi.
- Lo dici solo perché non mi hai visto in faccia - disse a voce così bassa che fu un miracolo che lo sentii. Mi sentii infiammare le guance, mentre giocherellavo nervosamente con una manica della felpa.
- Allora girati - lo invitai - e ti prometto che non scapperò come hanno fatto tutti.
- Giuralo sullo Stige - disse con la voce piena di tensione. Eppure mi accorsi della nota di viva speranza che la riempiva.
- Come? - chiesi confusa.
- Oh. Tu non sei come me - mormorò sorpreso. Sembrava contrariato.
- Ma se vuoi lo giuro - mi affrettai a dire. - Lo giuro sullo Stige. Che non scapperò.
La mia schiena venne percorsa da un brivido quando, sopra le nostre teste, il cielo si riempì di un illuminante fulmine nel cielo buio, inquinato dall’illuminamento artificiale, seguito dal rombo potente di un tuono che sentii fino nelle ossa. Mi ritrovai a rabbrividire, con un improvviso freddo. Ma Tyson parlò, distraendomi dal mio tremore involontario.
- D’accordo. Però ricordati che non puoi scappare - la sua voce era tremendamente seria. Decisamente troppo seria. Annuii, all’improvviso intimidita. Istintivamente cominciai a tormenatarmi le dita, come facevo sempre quand’ero nervosa.
E poi lui si voltò. All’inizio tenne il viso basso, e riuscii a vedere solo dei ciuffi castani disordinati, lunghi, che gli cadevano sulla fronte. Poi aguzzai la vista e il respiro mi si bloccò; Tyson aveva un occhio solo.
- Oh - sussurrai. Deglutii, cercando di mantenere la calma, ma non era facile con quell’unico, grande occhio in mezzo alla sua fronte che mi fissava con la sua iride scura. Sembrava sull’orlo delle lacrime -anzi, lo era. Lo era davvero.
Mi sentii sciogliere a quella vista.
Mi alzai velocemente e mi diressi verso di lui, azzerando la distanza tra noi. Tyson si irrigidì quando lo abbracciai con forza, affondando il viso nella sua grossa spalla; ma poi sentii le sue mani posarsi sulla mia schiena, e le sue braccia stringermi al suo corpo massiccio.
Poi Tyson mi scostò dolcemente e mi sorrise, un sorriso melanconico, pieno di tristezza.
Si alzò, e sparì tra gli alberi del parco, lasciandomi infreddolita e scioccata.
Fu l’ultima volta che lo vidi; eppure, la mattina dopo, uscendo per andare a scuola, vidi un foglio di carta spiegazzata spuntare da sotto al vaso davanti alla porta. Mi chinai a prenderlo. C’erano scritte solo due parole.
Grazie - T.





ookay, non so per quale miracolo questa OS il mio pc pazzoide me l'ha fatta pubblicare O.O
In realtà non so cosa dire; mi sono mmaginata che Tyson non avrebbe mai potuto passare tutto quello che ha passato senza almeno un momeno di conforto, una dolcezza da parte di qualcuno.
Grazie se siete arrivati fin qui sotto, ehm. ^^
Un bacio.
Anna

 

   
 
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