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Autore: Kaimy_11    16/02/2015    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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29. Azzerare

 

 

 

Si alzò in piedi e, la prima cosa su cui posò il suo sguardo, furono le sue mani.

Le sottili linee di sangue dei tagli seguivano il profilo delle nocche, le dita stavano già iniziando ad annerirsi e i punti in cui la pelle era lacerata bruciavano.

Serrò i pugni, incrementando il dolore. Aveva perso il conto dei colpi che aveva sferrato alla parete rocciosa, delle volte in cui aveva graffiato fino a rompersi le unghie, colpendolo fino a quando non aveva avuto più la forza per continuare a muoversi.

Subito dopo si era accasciata a terra e aveva solo continuato a piangere, fino a smettere di sentire l’angoscia e la sofferenza così, quando era arrivata al punto di non provare più nulla, aveva trovato la forza per ritornare sui suoi passi.

In quel momento, tutto ciò che le faceva ricordare di essere viva era il dolore che avvertiva alle mani martoriate.

Si passò e palmi sulle guance per liberarle dalle lacrime residue, respirò a fondo l’aria della grotta ed iniziò a camminare. Ad ogni passo i ricordi svanivano, i pensieri si allontanavano fino a perdere consistenza, tutto veniva sepolto da uno spesso manto di ghiaccio e indifferenza.

Negli anni aveva imperato che, se non era in grado di affrontare qualcosa, l’unica cosa che le restava da fare era chiudere fuori ogni sentimento, ogni emozione, e proseguire come se nulla fosse accaduto.

Nel corso degli anni, merito anche delle avversità che aveva incontrato fin da bambina, era diventata piuttosto brava ad azzerare se stessa.

Salì due rampe di scale e seguì lo stretto corridoio che portava fino al centro di controllo, chiedendosi come era possibile che si fosse allontanata così tanto. Non sapeva quanto fosse rimasta via, preda del suo tormento, ma non le importava cosa avrebbero detto gli altri o cosa le avrebbero ordinato.

Giunta in prossimità della porta blindata, intravide un ragazzo correrle in contro, ma non sollevò lo sguardo, né si prese il disturbo di prestargli attenzione nonostante avesse colto la sua agitazione.

Si fermò e voltò appena il capo verso di lui solo quando questo l’afferrò da un braccio.

-Cosa è successo? Devo preoccuparmi?- Le chiese Peter, piuttosto adirato.

Aria fece scorrere il suo sguardo su di lui con sufficienza, senza vederlo realmente, incurvò appena le sopracciglia per il fastidio e sottrasse il proprio braccio al tocco di Peter.

-Aria!- le gridò dietro, quando lo superò.

Qualcosa scattò per un solo istante dentro di lei, quel tanto che la spinse a voltarsi ancora verso il ragazzo, così rimase per un attimo a guardarlo in silenzio.

Osservò la sua espressione sconvolta che a stento nascondeva la sua rabbia, il disgusto che provava verso di lei, ma non le importò. Penso che per Peter era di vitale importanza sapere come procedevano le cose al quartiere degli Abneganti, ma solo perché aveva a cuore sé stesso.

Gli lanciò un’ occhiata profonda ma priva di alcun sentimento, respirò a fondo e poi si voltò lasciandolo lì ancora interdetto.

-Dimmi se è successo qualcosa!- gridò ancora Peter.

Aria lo ignorò.

Arrivata alla porta blindata, trovò le due guardie che parlavano con Robert, che appariva piuttosto agitato. Quando la videro si zittirono all’istante e la studiarono per un attimo, ma non ebbero il tempo di dirle nulla, poiché la porta si aprì e Amber uscì seguita da un uomo Erudito.  

-Jeanine ci ha mandato una comunicazione.- Esordì schietta la bionda. -Sta arrivando qui e si occuperà lei della simulazione. Dopo quello che è successo, vuole assicurarsi che tutto proceda per il verso giusto.-

Quando finì di parlare, l’altro Erudito si avvicinò alle guardie ed iniziò a parlare con Robert, comunicandogli chissà quale informazione riservata.

Aria vide Robert spalancare gli occhi e scuotere la testa.

-Jeanine ha detto che dovresti scortarmi a casa, la situazione ha preso una piega inaspettata. Il mio aiuto qui non è più indispensabile e, dato il rischio di complicazioni, è meglio che torni al quartier generale degli Eruditi dove sarò al sicuro.-

Sentendo che sua sorella si stava rivolgendo direttamente a lei, Aria dissolse lo sguardo da Robert e lo spostò su di lei, senza emettere alcun suono e senza cambiare espressione.

-Inoltre da lì potrò continuare a seguire le direttiva di Jeanine.- Proseguì Amber, decisa.

In silenzio, mentre si metteva le mani nelle tasche della giacca che indossava, Aria si voltò e fece strada ad Amber, che la seguì all’istante.

-Dobbiamo prendere il treno, ce n’è già uno che ci aspetta fermo al vostro punto di partenza.-

Mentre camminavano, probabilmente qualcosa nel suo procedere con freddezza, nella sua espressione vuota, dovette fare scattare in Amber un campanello d’allarme. E, consapevole del suo malessere, la sorella accelerò il passo per esserle più vicina.

-Mi dispiace davvero per Will, ma è stato il computer a selezionarlo e a mandarlo lì. Se avessi potuto impedirlo, io…-

-Non osare parlare di Will!- sibilò minacciosa Aria, dopo essersi fermata di colpo per voltarsi ad incenerire con un’occhiata furibonda sua sorella. –Non venire da me cercando di liberarti dei tuoi sensi di colpa!-

Amber serrò le labbra.

Scuotendo la testa e studiandola con amarezza, Aria si voltò lentamente, si risistemò il colletto della sua giacca di pelle e tornò a camminare.

Proseguirono in silenzio e, passo dopo passo, qualcosa si risvegliava in lei, ma non era la migliore delle emozioni a tornarle in circolo e a ridarle consapevolezza del suo corpo.

La rabbia si impossessò di lei, portandola a stringere i pugni. Fece scattare i muscoli mentre, con fin troppa foga, si mordeva il labbro inferiore.

Sentiva un peso sulle spalle e avrebbe tanto voluto liberarsene ma non sapeva come, dato che l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la fronte del suo migliore amico di infanzia perforata da un proiettile. Tuttavia, l’immagine del suo sguardo che si spegnava mentre la vita lo abbandonava, veniva fortunatamente sostituita dal volto di Tris.

Vedeva quella che aveva creduto un’amica puntare l’arma contro un compagno innocente, contro un amico privato della sua volontà di agire, e poi vedeva le sue mani serrarsi attorno all’arma e aprire il fuoco. Rivedeva il suo sguardo terrorizzato, ma anche la determinazione dei suoi muscoli mentre tenevano salda l’arma anche dopo il colpo sparato.

Codarda, pensò.

Una vera intrepida non si sarebbe lasciata guidare dalla paura di morire, avrebbe trovato la maniera migliore di agire senza causare la morte di persone innocenti. Gli Intrepidi avrebbero dovuto proteggerle le persona, non ucciderle per salvarsi la vita.

Assassina, pensò ancora, mordendosi con più forza il labro.

Non era stata solo la paura a spingere Tris a sparare contro Will. Una parte di lei doveva averle suggerito che quella era l’unica soluzione che aveva per salvarsi la vita, e aveva scelto quella strada consapevolmente.

Ma, con un crescendo d’ira dentro, Aria pensò che avrebbe sacrificato sé stessa piuttosto che uccidere un suo amico, vittima di una simulazione.

Arrivati alla stazione di partenza dei treni, all’interno della residenza degli Intrepidi, pensò che fosse un bene che Tris non fosse lì con lei.

Sperò di non incontrarla mai, altrimenti non avrebbe potuto garantire che l’avrebbe lasciata tutta intera. In un attimo, aveva azzerato ogni forma di amicizia che credeva di provare per quella dannata Tris.

Amber si aggrappò al corrimano fuori da una carrozza per issarsi sul treno, e andò subito a sedersi. Aria si prese qualche secondo per analizzare l’immobilità dei vagoni, e si chiese come sarebbe stato vedere gli Intrepidi salirci tranquillamente sopra senza dovergli correre dietro tutte le volte. Scosse la testa e seguì la sorella, andando a sedersi vicino a lei. E, proprio nel momento in cui si furono accomodate, il treno iniziò a muoversi e partì lentamente per poi iniziare la sua corsa fra i quartieri della città.

Viaggiarono in silenzio ma, ogni secondo di quel tragitto, riportava nella mente di Aria mille ricordi e paure.

Si rivedeva bambina, ad adorare quei treni che sembravano volare sopra la citta, sperando di poterci salire sopra anche lei, un giorno. Non poteva fare a meno di pensare, quando passarono sopra all’edificio più importante della citta dove si era tenuta la cerimonia della Scelta, al primo giorno in cui aveva davvero potuto correre dietro quei vagoni e sentirsi una vera Intrepida.

Anche se si sforzava di non pensarci, ricordò il viaggio con Eric quando lui le aveva mostrato il luogo dell’esercitazione a ruba bandiera. Quel giorno il loro rapporto era iniziato e non si era più fermato, libero e ribelle, proprio come i treni della città che correvano senza che si sapesse chi li guidasse o dove avesse intenzione di portarli.

Poi ritornò alla sera dell’esercitazione, a quando era scattata la mezza notte sul giorno del suo compleanno e Will le si era avvicinato e le aveva augurato un felice giorno fra sorrisi e battute, e non riuscì a trattenere un fremito.

Dovette serrare gli occhi per non rimettersi a piangere.

Si abbracciò le ginocchia contro il petto, e Amber se ne accorse, ma in realtà sua sorella non si era persa un suo solo respiro.

La stava osservando da quando erano partite dalla stazione degli Intrepidi. Senza alcun preavviso, le braccia di Amber, quelle stesse braccia che da bambina erano l’unica cosa che le dava conforto nei suoi momenti bui, l’avvolsero in silenzio.

Avrebbe voluto opporsi, ma non ne era capace, non in quel momento, così sospirò e si lasciò scivolare fra le braccia di sua sorella, appoggiandole la fronte sulla clavicola.

-Riuscirai mai a perdonarmi?- Chiese Amber.

Aria inarcò le sopracciglia. Amber era stata la sorella peggiore del mondo, le faceva i dispetti, era la preferita dei loro genitori e non faceva che vantarsi, divertendosi sempre a deriderla a rimproverarla.

Eppure, l’immagine di una bambina bionda che apriva la porta della sua camera, intrufolandosi dentro a piedi nudi per andare a dormire con lei nel suo letto, le era tornata alla mente. Quando i loro genitori avevano deciso di sistemarle in due camerette separate, portando Amber nella stanza accanto, le due gemelle avevano solo sei anni ed erano molto legate. Non avevano affatto  preso come un regalo quella divisione. In particolare, Aria odiava la solitudine, così Amber sgattaiolava tutte le sere da lei per dormire insieme, tenendole compagnia.

-Per cosa?-

Amber sollevò le spalle. -Per qualunque sia il motivo che ti spinge ad odiarmi tanto…-

Sua sorella, dopo un tempo sostanzialmente lungo, le stava chiedendo di cancellare tutto e di ripartire da zero.

-Io ti ho sempre voluto bene, devi credermi.- Disse Amber, come se le avesse letto nel pensiero.

Aria sospirò, crescendo si erano sempre più divise.

E così, poco tempo dopo, Aria aveva iniziato a chiudere a chiave la porta della sua camera per impedire che sua sorella la raggiungesse durante la notte. Si sentiva tradita, Amber non giocava più con lei, aveva iniziato a studiare ad ogni momento libero a fare tutto quello che le dicevano i loro genitori.

Fino a quando non erano iniziati gli attacchi di panico e, a quel punto, Aria aveva rivisto Amber correre nella sua camera le notti  e starle vicino.

Sorrise senza essere vista, quella paura si era inaspettatamente presentata anche nel suo scenario della paura. Così come la sua paura per la solitudine, che si era manifestata con le sembianze di un’urna funeraria che non rivelava di chi erano i resti al suo interno.

E, purtroppo, quella paura si era avverata con la morte di una delle persone che non avrebbe mai voluto perdere. Ma ormai Will se ne era andato per sempre.

Per porre fine alle sue paure, la soluzione non era di certo rimanere sola e chiudersi in sé stessa come faceva spesso. Le persone che amava erano la cura, e non poteva più permettersi di perdere nessuno. Non dopo la scomparsa del suo migliore amico.

-Può darsi…- Concesse alla sorella, sciogliendo il loro abbraccio per rimettersi in piedi.

Erano ormai arrivate in prossimità del quartiere degli Eruditi, e dovevano prepararsi per scendere alla fermata giusta.

-Vieni, credo che il treno non si fermerà e dovremo saltare!- Disse per avvisare Amber, mentre si appoggiava ad un’apertura per guardare fuori in cerca del punto giusto in cui scendere.

-Che cosa?-

Sentendola parlare, Aria si voltò verso di lei e sentì un fitta di dolere fermarle il cuore.

Non poteva odiarla, non ci sarebbe mai riuscita.

Nella suo test finale di ammissione fra gli Intrepidi, quando aveva dovuto affrontare la paura che le incuteva quell’urna misteriosa, aveva temuto per la morte di Eric, di Will e di Sasha.

Ma anche per quella di Amber.

Se durante la sua allucinazione della paura si era spaventata per la morte di sua sorella, probabilmente il suo subconscio le suggeriva che il legame con lei non era del tutto perduto.

Sorrise appena e tese una mano verso di lei. -Ci sono, non ti farò cadere!-

Amber avanzò con passi incerti, aggrappandosi ad un maniglione per non cadere a causa del movimento del treno, ma accennò a sua volta un sorriso.

-Cosa c’è, adesso vuoi occuparti di me?-

-L’ho sempre fatto!- sottolineò Aria, inarcando le sopracciglia.

-Bè!- fece Amber, accettando la sua mano. –Anche io mi sono presa cura di te, a mio modo!-

Alzando gli occhi al cielo, Aria scosse la testa, non aveva voglia di iniziare quel tipo di conversazione.

Poco distante, intravide una piccola collina, fortunatamente il treno passava da delle posizioni strategiche che permettevano agli Intrepidi di saltare giù dal treno in corsa senza correre grossi pericoli.

-Vedi quella collina? Salteremo sull’erba, cerca di rotolare quando atterri, così non ti farai male!- Urlò Aria, per farsi sentire da Amber nonostante il trambusto del vento che si sentiva prepotentemente a causa della loro posizione sul bordo di un’apertura.

-Tieniti pronta!-

Quando furono vicini al punto giusto, Aria fece un segnale ad Amber e saltò decisa, trascinandosela dietro. Dovette tuttavia lasciarla la mano mentre rotolavano in discesa lungo la piccola collina verde, per evitare di farsi del male.

Quando si fermarono, Aria si mise subito a sedere per accettarsi che anche Amber fosse tutta intera, e la vide poco distante che si scrollava i vestiti, ancora sconvolta.

Senza sapere perché, forse a causa di tutta la tensione e di tutta l’ansia accumulata, Aria si concesse una risata liberatoria.

Amber se ne accorse e prima si imbronciò, ma dopo rise anche lei, in maniera decisamente più elegante.

Era proprio vero, la morte del suo migliore amico doveva aver sconvolto Aria profondamente, perché altrimenti, in nessun altra circostanza, si sarebbe mai ritrovata a ridere con sua sorella.

-Amber!-

Sentendo una voce femminile chiamare il nome di sua sorella, Aria si voltò e vide un uomo e una donna avvicinarsi e, riconoscendo i propri genitori, avverti una fitta lancinante al petto che le fece capire che non le sarebbe stato così facile perdonare tutto.

Le era bastato sentire la voce di sua madre per sentire la gola secca e le mani tremanti, e si trovò a pensare che non avrebbe mai voluto essere lì, ma non poteva certo scappare.

Aria si alzò sbrigativamente in piedi e si avvicinò a sua sorella, aiutandola a rialzarsi. Si scambiarono un breve sguardo d’intesa, poiché Amber aveva colto immediatamente il suo irrigidimento, e poi si avviarono verso i loro genitori.

Raggiuntasi a metà strada, sua madre, una donna con folti capelli neri, gettò subito le braccia verso Amber.

-Per fortuna che stai bene!- Sopirò contro la guancia della figlia.

Aria guardò sua madre e dovette trattenere una smorfia, studiò il suo volto annebbiato da qualche segno dell’età ma pur sempre fiero ed elegante.

Non era mai stata una madre affettuosa, forse anche per quel motivo lei stessa era molto introversa. Ma, ad ogni modo, le assomigliava molto. Avevano lo stesso modo di incurvare le sopracciglia quando erano arrabbiate, anche se i lineamenti della donna erano leggermente più raffinati come quelli di Amber, e aveva anche i suoi stessi occhi azzurri.

-Grazie per avercela riportata sana a salva!- Disse ancora sua madre, ma sta volta si rivolse direttamente a lei, mettendole addirittura una mano sulla spalla.

Aria si sentì raggelare da quel contatto e abbassò gli occhi sulla propria spalla, guardando la mano della madre appoggiata vicino alla treccia in cui aveva raccolto i suoi capelli, senza sapere cosa fare.

-Tu stai bene?-

Quando sentì per la prima volta la voce di suo padre, Aria alzò gli occhi e li incrociò con quelli dell’uomo attraverso gli occhiali da vista che indossava.

Anche lui aveva una folta chioma di capelli neri ordinatamente pettinati all’indietro, ed i suoi occhi azzurri avevano una tonalità più scura, come quelli di Aria.

In silenziò, la ragazza si prese qualche secondo per osservare la camicia blu dell’uomo e il suo sguardo serio e leggermente in allarme, per poi offrirgli un cenno con la testa.

-Sarebbe meglio che tu non tornassi nella residenza degli Intrepidi.- Le disse.

Aria rimase in silenzio, ad ascoltare.

-I tuoi capifazione sono tutti qui, radunati all’ospedale perché hanno sparato ad uno di loro. Dovresti raggiungerli, così potranno spiegarti cosa è successo e dirti cosa fare.-

Non ebbe il tempo di analizzare quelle parole, il pensiero di poter correre dai suoi capifazione la tranquillizzava, poiché rimanere ferma in quell’insolita riunione di famiglia la stava tormentando e non vedeva l’ora di allontanarsi da lì.

Ma Amber fu più furba e, guardando suo padre, chiese: -A chi hanno sparato?-

Per un attimo lui rimase a guardare la figlia bionda senza comprendere la sua curiosità, ma poi le rispose senza problemi. -A quello giovane, Eric.-

Mentre il suo cuore mancava di un battito, Aria si trovò a ringraziare mentalmente sua sorella. Lei non aveva pensato a quella possibilità ma, scoprendola, si sentì mancare.

-Ma sta bene?- chiese sempre Amber.

-Sì, lo hanno colpito ad una gamba, o ad un piede, non ricordo!-

Tirando un sospirò di sollievo, Aria guardò Amber e capì che, senza sapere perché, la stava aiutando. Forse sapeva che non avrebbe avuto il coraggio di fare quelle domande a loro padre, oppure la stava aiutando a non esporsi troppo.

-Credo sia maglio che accompagni Ariana all’ospedale, magari vedendo me la faranno entrare senza troppi problemi!-

Suo padre parve riflettere, guardò la moglie e poi parlò. -Sì hai ragione, credo sia meglio. Ma state attente!-

Amber face un cenno, baciò sbrigativamente una guancia della madre e fece segno ad Aria di seguirla, e lei lo fece rifiutandosi di incrociare lo sguardo con i suoi genitori.

Quando si furono allontanate a sufficienza, imboccando la via principale del quartiere, Aria si avvicinò alla sorella e la guardò intensamente.

-Perché hai parlato al posto mio, mio stavi aiutando?-

Amber la guardò e sorrise. -Sembrava che ti avesse morso una tarantola, temevo che non fossi in grado di aprire bocca!-

La ignorò. -Perché mi stai accompagnando?-

-Che rapporto c’è tra te e quel capofazione pieno di tatuaggi, che sembra sempre sul punto di voler uccidere qualcuno da un momento all’altro?-

Strabuzzando gli occhi, Aria si voltò verso sua sorella e la fece fermare. -Che hai detto?-

-Jeanine pensa che state insieme, e vero? Secondo me sì, ho visto come ti guardava quella volta nei sotterranei della vostra residenza!- Amber fece un sorriso strano.

Non sapendo cosa risponderle, riprese a camminare. -Tu e Jeanine sapete sempre tutto, vero?-

Amber rise.

Arrivati davanti l’imponente struttura di vetro che ospitava il più grande ospedale della città, Aria si fermò e la sorella le mise una mano sulla spalla.

-Stai tranquilla.- Le disse piano. -Sta bene, gli hanno solo sparato ad una gamba e i nostri dottori lo avranno già rimesso in sesto!-

-Non sono preoccupata!- Rispose, ed era vero.

Come subito dopo la morte di Will, Aria si ritrovava paralizzata in una sorta di apatia che la teneva lontana da ogni angoscia ogni timore.

Forse era la sua mente che reagiva per proteggerla dal dolore ma, inspiegabilmente, si sentì travolgere dalla rabbia. Ultimamente il suo corpo reagiva in modi curiosi e, quando pensò ad Eric ferito, capì che doveva essersi trovato in una situazione pericolosa. Sentì una fitta al petto e lacrime che minacciavano di rigarle le guance, ma riuscì a spegnere tutto e a concentrarsi unicamente sui suoi passi.

Eric era forte, fin troppo forte.

Salirono la scalinata che precedeva l’ingresso e, una volta entrate, Amber si fermò per scambiare qualche parola con una donna seduta dietro ad una scrivania. Subito dopo guidò Aria lungo il corridoio principale, fino ad arrivare ad una grande porta sorvegliata da due guardie Intrepide.

Alla destra della porta, c’era una dottoressa che sollevò la testa dai moduli che stava compilando quando le vide arrivare.

-Lei ha l’autorizzazione per vedere il capo Intrepido che è in questa stanza!- Esordì freddamente Amber, con l’autorevolezza che ogni Erudito avrebbe dovuto avere.

La dottoressa fece un cenno alle due guardie Intrepide che, riconoscendo in Aria una loro compagna di fazione, le fecero un cenno di saluto ed uno di loro fece scattare l’interruttore che face aprire la porta automatica.

Ma, quando avanzò pronta a rivedere finalmente Eric, sentì il suo cuore battere all’impazzata. Tutta la paura e tutto il dolore che era riuscita a tenere a freno fino a quel momento, presero il sopravvento, fino a distruggerla.

Con le emozioni azzerate, entrò in silenzio.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Scusate il ritardo, forse è meglio che non dica più che aggiornerò presto perché, ogni volta che lo dico, ritardo!!

Secondo capitolo senza Eric, ma si prepara per riapparire per il gran finale!!!

Se sarà grande lo deciderete voi!

Il prossimo aggiornamento, come ho già detto, sarà l’ultimo di questa storia… E poi il seguito!!!!

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, per favore : ) !!!!

Baci a tutti e grazie mille!

   
 
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