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Autore: Tiger_Lily90    16/02/2015    5 recensioni
DESTIEL. Castiel e Dean sono legati indissolubilmente. Per Cas è arrivato il momento che il cacciatore scopra tutta la verità sul perchè il loro rapporto sia cosi speciale e cosa si cela dietro la sua cicatrice sulla spalla. Un tuffo nel passato gli chiarirà le idee mostrando che, nonostante l'apparente rifiuto per l'angelo, fare a meno di lui è praticamente impossibile.
* One shot scritta sotto "ricatto" *
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Qualche giorno fa mi contatta Heavensent per ricattarmi. Ebbene si, non è una brava persona. Mi ha esplicitamente detto che se non scrivevo una Destiel per lei non averbbe scritto nessun continuo de "Come il sole che sorge". Brutta disgraziata, giochi sporco!! 
Non si resta indifferenti alla bellezza di quella storia e necessito di un continuo al più presto ( se non avete ancora letto ve la consiglio perchè ne vale la pena. QUI ). Cosi ho deciso di mettermi d'impegno nonostante io sia una frana con le destiel.
 Questo è quello che sono riuscita a fare, spero sia di vostro gradimento, fatemelo sapere con una recensione e vi prego di segnalare eventuali errori (o orrori). Abbracci a tutti/e :) 

PREDESTINATI
 
Dean ricordava bene il momento in cui il marchio aveva preso il sopravvento e quasi tentato di uccidere Sammy. Ripensava spesso allo sguardo incredulo e impaurito del fratello ma ciò che più lo spaventava era la sensazione che aveva provato dopo: due braccia che lo avvolgevano da dietro, forti come se fossero di ferro, riuscirono a tenerlo a bada. Bruciava terribilmente all’inizio, poi il calore cominciò a scemare e il piacere pervadere il suo corpo, non sapeva associare nessuna sensazione umana a quello che sentiva, solo una calma disarmante e poi il buio.
 Pensava che Castiel avesse usato un qualche potere angelico su di lui, non ebbe mai il coraggio di chiedere ma spesso analizzava la scena centellinando ogni singolo movimento muscolare di entrambi e la soluzione era che Cas non usò nessun potere se non la calma che il suo corpo infondeva su di lui. Sedeva nell’Impala di fronte all’ennesimo motel che condivideva con Sam, una aitante fanciulla passò nel porticato in legno soffermandosi proprio di fronte alla loro porta. Proprio quello che ci voleva, un diversivo dai suoi pensieri.
-Ciao, posso esserti d’aiuto?- Dean sfilò la carta magnetica dalla tasca dei jeans e aprì la porta.
-Si, stavo cercando qualcuno per chiedere delle informazioni, credo di essermi persa..- la ragazza era alta quanto Dean, capelli neri legati elegantemente in uno chignon e un lungo cappottino beige che faceva intravedere le affusolate gambe costrette da calze velatissime. Due occhi azzurri come il cielo d’estate: limpido e cristallino.
-Certo, puoi tenermi un attimo questo?- le consegnò un mazzo di chiavi contenente una finta chiave in ferro massiccio e una piccola croce. La nuova ospite le prese senza problemi attendendo il permesso per poter entrare.
-Vieni pure, accomodati. Scusa per il disordine. Mio fratello è un tipo molto disordinato, lancia gli indumenti per aria e non li raccoglie.- raccolse frettolosamente qualche boxer sparsi per la camera e ritirò gli avanzi della sera prima.
Attraversò la porta dove nel soffitto c’era disegnata una trappola per demoni. Tutti segno positivi: sembrava una vera umana.
La ragazza si sedette nel letto appena rassettato fissando Dean in maniera quasi assente, lo seguiva con lo sguardo qualunque cosa facesse.
-Scusa io sono Dean, non ci siamo nemmeno presentati- le tese la mano che lei prese titubante.
-Ca..Ca..Carol. Sono Carol- fece un debole sorriso mantenendo il contatto visivo. Dean si sentiva in imbarazzo di fronte a quella esile figura. Era una splendida ragazza, non c’era dubbio, ma terribilmente strana.  –Bel nome! Regale, proprio come te!- le fece l’occhiolino ammiccando.
Dean prese distrattamente una cartina stradale sedendosi accanto nel letto facendola rimbalzare appena per il contraccolpo:- Ecco, noi siamo qui. Tu dove dovresti andare?-
-Io…- Carol abbassò il capo scrutando la cartina e un ciuffo di capelli le ricadde di fronte al viso. Il cacciatore lo scostò dolcemente andando ad incastrarlo dietro l’orecchio. Lo sguardo di lei andò ad incrociare gli occhi verdi del ragazzo e una esplosione accadde in quelle pupille. Occhi magnetici che si cercavano e incastravano, scrutavano l’interno cercando l’anima, agganciando le pagliuzze verde-oro contro quelle azzurre-blu. Dean si sentiva come un palloncino leggero che volava, era tranquillo e rilassato come non lo era da… non ricordava nemmeno da quanto. Pace dei sensi.
-Mi fratello è andato via per degli affari. Non tornerà fino a stasera…- ora lo sguardo di Dean si spostò sulle labbra carnose dischiuse. Di contro Carol inclinò la testa perplessa, socchiudendo gli occhi come per far quadrare nella sua testa la frase appena detta.
-Non capisco. Sei preoccupato per lui?-
-Oh no no. Sa cavarsela benissimo da solo… Dicevo solo… lascia perdere.- sorrise per confortarla vedendo nascere nella sua espressione un grande punto interrogativo.
-No dico sul serio. Spiegami…- le mani affusolate e le unghie naturali perfette andarono a premere leggermente sul dorso della mano ma Dean non osò ritrarsi, sentendosi attrarre come una calamita nonostante non avesse mai visto quella sconosciuta.
Si sporse verso di lei inclinando la testa a rallentatore, come nei film romantici che tanto odiava. Carol afferò al volo le sue intenzioni non ostacolando decise di colmare quella distanza andandogli incontro, le labbra morbide lievemente increspate andarono a congiungersi con quelle dure e asciutte di Dean. Appoggiò una mano tremante nella sua spalla nell’esatto punto dove, sotto la maglietta, c’era l’impronta lasciata da Castiel anni prima. Brividi di freddo correvano lungo la spinda dorsale di Dean che stupito e leggermente spaventato da quel contatto, si ritrasse abbandonando le labbra morbide guardandola con diffidenza.
Un bagliore negli occhi della ragazza, un battito di ciglia, un movimento quasi impercettibile delle iridi e al cacciatore si aprì un mondo.
-Ca..Castiel!?!?- scattò in piedi portandosi un pugno alla bocca sbarrata.
La ragazza tirò un mezzo sorrisino soddisfatto:- Mi hai riconosciuto allora…- sentirla parlare al maschile era molto strano. Dove era finito quell’imbranato di esattore delle tasse?
-Ma che ti salta in mente? Sei impazzito?- Dean si portò le mani alla testa sull’orlo di una crisi di nervi.
-Dean io... Io volevo solo farti capire che legame c’è tra noi. È da un po di tempo che ci penso e credo che sia giusto che tu spalanchi gli occhi e conosca la verità. Mi hai riconosciuto anche sotto mentite spoglie. Mi riconosceresti sempre e dappertutto. Perché non lo capisci?- la ragazza tentò di andargli incontro ma Dean indietreggiò lasciando la stessa distanza, era decisamente sconvolto e amareggiato. Il suo angelo aveva mentito, gli aveva teso una trappola per provare tesi che non stavano ne in cielo ne in terra.. letteralmente!
-Che cosa? Che cedo facilmente al gentil sesso? Questo lo so benissimo. È stato un colpo basso Castiel, hai tradito la mia fiducia per l’ennesima volta.-
-No! Non è vero. Ti ho solo dimostrato che io e te siamo uniti da un legame profondo che va oltre l’amicizia. Io sono il tuo angelo custode Dean. Lo sono sempre stato!- Carol si lasciò sfuggire una lacrima affrettandosi a portarla via col dorso della mano. –Le femmine degli umani sono troppo sensibili. Vorrei raccontarti una storia se è possibile, ti pregherei di prestare molta attenzione-
Dean non si mosse di un millimetro, era quasi attaccato alla porta del bagno e sarebbe volentieri scappato dalla finestrella di servizio. Sollevò le braccia in segno di resa, fece un profondo respiro e si accasciò al muro dietro di lui portandosi un ginocchio al petto e appoggiandoci un braccio in modo scomposto.
La ragazza si risedette stancamente sul letto e facendo una sforzo immane, chiuse gli occhi e cominciò a raccontare.
 
Nel Paradiso era un periodo di tempo come tanti altri, svolgevamo tutti diligentemente i nostri compiti senza variare mai. Gabriel mancava all’appello, come sempre del resto, lui aveva le sue faccende con gli umani da sbrigare e io non ero che un comune angelo del giovedì senza arte ne parte. Unito nella schiera angelica insieme ad altri miliardi di miei fratelli, cantavamo le lodi al Signore e nulla più. Finchè non mi chiamò. Ebbene si, l’immenso Gabriel stava chiamando proprio me: un onore non da poco. Mi diressi verso il suo flusso e mi ritrovai in una casa di veri umani, non ne le avevo mai viste cosi vicine. Lo trovai accucciato sopra la sbarra di una culla, cosi mi accorsi che ero dentro la cameretta di un bambino!! Estasiato mi guardai intorno notando l’azzurro delle pareti che creavano un bel contrasto con il marrone del legno di tutti i mobili: sicuramente la dimora di un maschietto!  Ok pensai, perché mi avrà chiamato? Gabriel sentì all’istante i miei… pensieri, chiamiamoli cosi per semplificare il concetto, e mi avvicinai come voleva che facessi. Andai a posizionarmi accanto a lui e quello che vidi da quella posizione di privilegiato fu un fagotto piccolo piccolo che dormiva beato.
“Ti ho chiamato Castiel perché ho un compito da affidarti” mi disse solenne “D’ora in poi tu sarai l’angelo custode di questo bambino. Si chiama Dean, è un bambino molto speciale e tu dovrai sostenerlo per il resto della sua vita. Ti sto affidando un’anima Castiel, un’anima che sarà dannata, nera, cupa. Tu dovrai sempre farla risplendere. Non è un compito facile il tuo, ma ho scelto te perché sei quello giusto, perfetto per lui.”
Se avessi potuto piangere, lo avrei fatto. Io, Castiel, un comunissimo angelo come tanti altri, ora avevo uno scopo da portare avanti: vegliare su una vita umana. Era ciò che di più alto si può ambire nel nostro mondo. Tu intanto ti svegliasti lentamente, portando le manine agitate sopra la testa e sbadigliando silenziosamente. Quello che mi stupì è che non piangesti. Avevi solo 3 mesi eppure cominciavi già ad esplorare il mondo guardandoti intorno e scalciando da sotto la coperta.
“Vai, fatti vedere” mi spronò Gabriel. La fiducia deve essere reciproca, se un bambino non ti sceglie come suo protettore, non potrai esserlo. Mi avvicinai a te cautamente, tenendo sotto controllo anche il più piccolo movimento e quando mi vedesti… fu la sensazione più bella del mondo. Un grande sorriso si aprì ad incorniciarti il viso e un attimo dopo arrivarono le tue manine cercando di toccare ciò che in realtà vedevi solo come un alone di luce bianca. Percepii le tue manine calde toccare la mia grazia e nascondere di tanto in tanto la testa di lato con fare vergognoso.  Era fatta,avevi regalato il tuo primo sorriso a me Dean Wichester! Non a Mary non a John o chiunque altro ma a me, unico custode della tua vita dopo quel patto. Mi avevi accolto nel tuo spirito lasciando che me ne prendessi cura mentre tu cercavi ancora di afferrare una grazia fatiscente. E poi il bacio che suggellò il nostro accordo. Sfiorai le tue labbra con la mia aura e tu stringesti gli occhi sorridendo ancora a quel caldo contatto: potevo vedere già le prime lentiggini sottopelle ed eri uno spettacolo della natura. Solitamente gli angeli baciano in fronte i loro protetti ma tu avevi bisogno di una spinta in più, non potevo permettere di lasciarti giocare ad armi pari con gli altri bambini quando questi non avrebbero affrontato da adulti tutto ciò che avresti dovuto affrontare tu con Sam. Gabriel non si lamentò, sapeva benissimo che 40 anni di Inferno non sono una passeggiata.
 
Dean ascoltava con la testa bassa, evitando il diretto contatto visivo, ma alle parole “bacio” e “bocca”  fissò Carol sconcertato.
-Ooh non fare quella faccia Dean. Ti stai immaginando il contenitore di Jimmy Novack che vìola la bocca di un neonato non è vero? Perché anche se ti ho ripetuto circa mille volte che ero per te come una bolla di luce non puoi fare a meno di immaginarmi come una specie di pedofilo. Io ho chiamato bacio quello che in realtà era un incontro di anime: le nostre. E non ha nulla a che vedere con l’aspetto fisico di voi umani. Lasciami finire ti prego – la ragazza sciolse i lunghi capelli scompigliandoli, lasciandoli ricadere selvaggi sulle spalle magre.
Dean sapeva chi era in realtà, eppure quel gesto non passò inosservato al suo sistema nervoso, guardandola voglioso.
 
Vidi Mary entrare poco dopo nella stanza, chissà forse un sesto senso da madre le aveva detto che eri sveglio. Portava tra le mani una piccola statuina di un angelo che posizionò nella mensola sopra la tua culla. “Gli angeli vegliano su di te” ti disse prendendoti in braccio e sedendosi nella sedia a dondolo accanto. Non c’era un motivo specifico per cui fosse li,voleva solo passare del prezioso tempo con te, piccolo ma inestimabile tesoro fra le sue braccia. E noi le concedemmo la sua dovuta privacy sparendo, ma quello fu solo il primo dei mille giorni passati insieme, dei pomeriggi passati a scrutarci a vicenda, a vederti crescere e notare l’ombra che si frapponeva fra me e te fino al giorno in cui non eri più in grado di vedermi. Il giorno del tuo primo compleanno. Ma io c’ero, ci sono sempre stato. Perché pensi che nessuna creatura sovrannaturale vi abbia mai attaccati quando tu e tuo fratello eravate nei motel? Vostro padre vi aveva addestrati come soldatini insegnandovi l’arte della difesa, ma eravate pur sempre dei bambini. Sarebbe stato facilissimo per loro uccidervi. Io sono sempre stato fuori da quella porta per evitare il peggio, scrutandoti di tanto in tanto per vedere come crescevi forte e vigoroso per proteggere il tuo fratellino.
Finchè non arrivò il fatidico giorno. Ti trovai praticamente nudo con la frusta in mano, ripromettendoti di strappare le carni delle vittime fino al midollo: gli occhi iniettati di sangue e i muscoli contratti, gioivi ad ogni urlo straziante beandoti del tuo lavoro. Dovevo salvarti Dean! Dove erano finite le tue manine che mi cercavano per sentirsi al sicuro? Attraversai l’inferno con qualche difficoltà fino a trovarmi di fronte a te che mi guardasti come la più repellente delle creature. Cercavo di convincerti, di convertirti, ma fu tutto inutile. Mi scagliasti addosso la frusta tagliandomi la mano destra da cui cominciò a sgorgare la mia grazia, non c’era più tempo, dovevo portarti via. Ti presi per le spalle e la mano ferita ti bruciò la pelle, eri saturo di malvagità e la grazia di un angelo brucia i demoni, questo lo sai benissimo ed ecco comparire una cicatrice rosso vivo sulla tua pelle una volta risaliti. Ti portai in salvo fino alla radura isolata e… bhe il resto lo sai. Non puoi sottrarti Dean, ho bisogno di te come tu ne hai di me.
 
Il ragazzo si alzò finalmente dalla scomoda posizione in cui era rimasto per tutto il tempo del racconto. Continuava a non guardare la ragazza rigirandosi le mani nervosamente.
-è tutto molto toccante ma… non provo nulla per te Cas. Siamo solo amici…- non vide Carol avvicinarsi e si ritrovò le sue mani nelle guance sollevandogli il viso.
-Che bugiardo. Posso sentire distintamente il battito cardiaco accelerare, il respiro diventare affannoso e forse qualcosa comincia a muoversi laggiù. Non sai resistere al mio fascino, ed ora che sei venuto a conoscenza del nostro legame che dura una vita ne sei ancora più affascinato. Ti prego Dean- con una dolcezza disarmante cominciò a baciargli lentamente il collo, lasciando l’impronta del rossetto in tutta la porzione di pelle. Intrecciò le dita nella sua nuca, si concesse una rapida occhiata nel verde dei suoi occhi e si impadronì delle labbra del cacciatore assaggiandole, con la lingua che ne definivano i morbido contorni, con gli occhi chiusi, respirando la stessa aria. Dean la prese per il bacino sollevandola e portandola fino al letto. Carol sorrise soddisfatta.
-Vuoi che resti così per sempre? Posso farlo. O cercare un contenitore che ti aggrada di più. Questa fashion designer sembra stuzzicare i tuoi appetiti…- la ragazza si scostò appoggiandosi su un gomito di fianco e Dean la imitò.
-Torna da Jimmy Castiel. Per favore- lo sguardo languido di Dean lo sorprese. A quanto pare era disposto a sfidare persino i pregiudizi sociali pur di stare con lui. Ma era con il Castiel in versione maschile che era abituato a stare, era in quegli occhi azzurri che voleva perdersi e nessuna ragazza poteva mai dargli tutto ciò.
Sparì in un soffio lasciandolo solo nel letto ancora perfettamente ordinato. Dio che racconto complicato. Gli scoppiava la testa nel credere che lui e Castiel erano predestinati a stare insieme, cercava di portare alla memoria ricordi di quando aveva 3 mesi ma era praticamente impossibile! Gli sarebbe piaciuto vederlo nella sua vera forma senza restare cieco come era successo alla sensitiva qualche anno prima.
Castiel ricomparve nella esatta posizione in cui era sparito poco prima. Lo guardava attraverso gli occhi di Jimmy ora e Dean non era mai stato cosi felice.
-Ti devo confessare una cosa Cas… quando sei sparito nell’acqua, mi era rimasto solo il tuo trench e io bhe, dormivo tutte le notti con quello stretto al petto- Dean toccò il bavero del soprabito sfregando la stoffa tra le dita, una sensazione tristemente familiare che sperava di non dover più rivivere.
-Lo so-
Cas si sporse per baciarlo, sovrastandolo e lasciandosi accarezzare la schiena dal suo amante. Sentì il soprabito sfilarsi, la cravatta slacciarsi e lentamente bottone dopo bottone anche la camicia sparì. Castiel non resistette oltre e portò le braccia del suo amante verso l’alto sfilandogli la maglietta buttandosi fra i fasci di muscoli del petto che si rilassavano e contraevano al passaggio della sua lingua. Appoggiò per un attimo l’orecchio al petto, godendosi meglio il battito del suo cuore intrecciando la mano con la sua, ricevette un piccolo bacio fra i capelli prima che Dean ribaltasse la situazione. Gli sfilò i pantaloni e fece lo stesso con i suoi non vergognandosi della forte erezione che si intravedeva dai boxer.
-Finalmente posso vederti nudo sopra di me e non solo dentro la doccia- Cas amiccò uno sguardo che fu del tutto nuovo per Dean.
-Cosa? Mi spiavi sotto la doccia? Sei un maniaco- era piuttosto sconcertato, nessuno avrebbe mai immaginato che gli angeli spiassero le persone nella loro nudità.
-Suvvia, ti ho visto crescere Dean, in tutto e per tutto. Voi umani siete gli unici animali che fanno dei proprio genitali una questione di stato. Ho visto crescere ogni parte del tuo corpo, dal cuore sempre più grande e permettimi di aggiungere “generoso”, alle braccia forti e possenti, al cervello sviluppato e sotto stress. Ovviamente parlo anche del tuo pene: da quando era poco più grande di una vite a quello che…- gli tolse in un’unica volta jeans e boxer lanciandoli a terra – bhe alla grande dote che hai ora. Non so se ringraziare Madre Natura o Gabriel per questo, non gliel’ho mai chiesto a dire il vero.-
Dean non era di certo il tipo che arrossiva, ma non aveva mai provato cosi tanto imbarazzo nella sua vita e l’ultima persona da cui si aspettava un discorso simile era Castiel. Dio che vergogna! Doveva fare qualcosa per distrarsi e non pensare alle parole appena dette, la soluzione migliore sembrò quella di togliere l’intimo al suo amante e restare nudi sfregando le loro erezioni per provare un minimo di sollievo.
Il resto fa parte di un felice ricordo che entrambi custodiscono gelosamente, consci del fatto che le loro anime sono unite indissolubilmente per sempre nel bene e nel male, proprio come una normale promessa di matrimonio la loro non era tanto diversa. Anzi il loro era un legame che mai nessun’altra coppia avrebbe mai potuto avere.
 
 
 
 
 
 
 




 
  
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