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Autore: _thessa_    16/02/2015    1 recensioni
"Mi ricordo bene il giorno in cui quel ragazzo entrò in classe. Aria disinvolta, capelli disordinati, vestiti larghi e sguardo sicuro. Lo odiavo"
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"Impazzivo ogni santa volta che lo vedevo, e mentre tutti mi dicevano di essermene innamorata io ribattevo il contrario. Ero stupida no? Perché io me ne ero completamente infatuata, come se quel ragazzo fosse la cosa più bella scesa dal cielo"
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Altra storia ispirata ad un mio sogno. Già, ho preso il vizio di trarre storie dai miei sogni. E' una cosa normale? Ne dubito. Ne vale la pena? Beh, spero di sì, quindi aspetto almeno una recensione! Baci
Thessa
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                     Love Me Like You Do

Mi ricordo bene il giorno in cui quel ragazzo entrò in classe. Aria disinvolta, capelli disordinati, vestiti larghi e sguardo sicuro. Lo odiavo, come odiavo tutti quelli come lui, quei ragazzi che credono essere al centro dell'universo. Ma non lo odiavo solo per questo, lo odiavo anche perché quei sui occhi color mandorla mi facevano dimenticare tutto il disprezzo che provavo nei suoi confronti. Forse è un po’ difficile da capire. Io volevo essere una sua nemica, non volevo nemmeno sentire quella sua voce melodiosa, mi dava i nervi quel suo atteggiamento da figo che si portava a dietro. Ma se vedevo i suoi occhi, beh all’improvviso tutto cambiava e quel disprezzo che sentivo nei suoi confronti svaniva. Per questo lo detestavo più di quanto detestassi gli altri, perché più provavo a stargli lontana più desideravo di conoscerlo meglio. Lui però non ci faceva caso, non faceva caso a nessuno dei miei sguardi di fuoco che gli lanciavo. Al contrario, mi sorrideva sempre e alzava la mano in segno di saluto, come per prendermi in giro. Potete immaginare quanto questo mi facesse arrabbiare. Arrivò poi il girono in cui tutto cambiò. Lui era diventato ancora più bello: capelli biondi più chiari, occhi più lucenti e fisico più delineato. Impazzivo ogni santa volta che lo vedevo, e mentre tutti mi dicevano di essermene innamorata io ribattevo il contrario. Ero stupida no? Perché io me ne ero completamente infatuata, come se quel ragazzo fosse la cosa più bella scesa dal cielo.                                                                       


Quel giorno ero seduta davanti ad uno dei garage chiusi che c’erano nel cortile di casa mia. Davanti a me invece si alzava il palazzo di nove piani con tutti i balconi in bella vista. Ero seduta sull’asfalto sassoso, ascoltando la musica e bevendo una lattina di coca-cola. Andavo lì ogni volta che mi sentivo in dovere di rimanere sola con i miei pensieri. E quindi eccomi, a fissare senza guardarlo per davvero il balcone del secondo piano, quello con i panni stesi sulla ringhiera e un tavolo vuoto. Mi ero completamente persa nella mia mente, e quindi mi ci volle un po’ prima di capire da dove venisse la voce che mi aveva appena chiamato. “Ehi” avevo sentito. Alzai lo sguardo sul secondo piano, e lì riconobbi la persona che meno desideravo vedere in quel momento. Lui mi guardava appoggiato alla ringhiera del balconcino, la sua solita aria da fighetto e il solitissimo sorriso malizioso che si portava stampato sulla faccia. Roteai gli occhi, e riaccesi la musica ad alto volume con la speranza che sparisse. “Ti avrei salutato”. Quella voce fastidiosa, priva di alcun segno di fastidio, risuonò nuovamente nelle mie orecchie. Tolsi sbuffando le cuffie, e presi la lattina di Coca bevendone ancora un sorso. “Adesso si ragiona” esclamò soddisfatto, allargando ancora di più il suo sorriso. In quel momento mi sembrò un bambino cattivo, che cercava di nascondere una marachella con un sorriso innocente. “Cosa vuoi?” gli chiesi con voce scocciata, e senza guardarlo. “Avevo intenzione di chiacchierare come buoni amici” “tu non sei mio amico” ribattei con la voce più acida e cattiva che potessi avere. Ma lui non sembrò offendersi o quant’altro, rimaneva appoggiato alla ringhiera impassibile, guardandomi con aria di sfida. “Allora proverò a diventarlo” disse. Io mi girai di colpo fissandolo negli occhi, divertita da quella stupida affermazione. “Voglio proprio vedere come farai” dissi con una risata. Ancora una volta non sembrò scoraggiato dalle mie parole. Mi guardò di nuovo, e scavalcando la ringhiera atterrò con un tonfo sul terreno d’asfalto. Io lo fissai stupida, con la lattina a mezz’ara tra la bocca e il terreno dove l’avevo appoggiata “Sei un pazzo” dissi dopo essermi ripresa. Alzò le spalle, come per dire “E che ci vuoi fare?”. Mi dava sui nervi. Bevvi un altro sorso, mentre lui si sedette a fianco a me. Eravamo vicinissimi, schiacciati l’uno contro l’altra. Roteai gli occhi: stava facendo apposta, sperando di farmi innervosire ancora di più ma non avevo intenzione di dargli questa soddisfazione. Mi allontanai di poco, quel tanto che bastava per non sfiorarlo. Lui si avvicinò di nuovo. “Certo che sei testardo” esclamai disperata “Non sono testardo, penso di essere una persona capace di lottare per ciò che vuole” “E adesso cosa vuoi? Rovinarmi l’intero pomeriggio?” dissi io con una punta di sarcasmo nella voce. Lui mi guardò e con sorpresa, notai un luccichio di dispiacere nei suoi occhi, anche se sul viso alleggiava il medesimo sorriso.  “No, voglio solo esserti amico”. Alzai ancora lo sguardo, incontrando il suo e perdendomi nei suoi bellissimi occhi. Sorrisi, quasi non rendendomene conto. E lui fece lo stesso, ma non mi mostrò quel solito ghigno: questa volta mi sorrise per davvero. Mi prese la mano, e io mi irrigidì. Poi mi rilassai e mi misi ancora le cuffie. 

Da quel giorno scendevo ogni volta che potevo, e lui era sempre lì, appoggiato alla ringhiera del balcone. Dall’odiarlo profondamente, passai all’adorarlo. Diventai più felice, non smettevo di sorridere. Ogni giorno ci sedevamo l’uno a fianco all’altra, parlando dei nostri problemi e di ciò che provavamo. Nemmeno la mia migliore amica sapeva tante cose quante ne sapeva lui. Furono mesi davvero splendidi, indimenticabili. Ma il giorno che fece davvero iniziare la nostra storia, arrivò non poco tempo dopo. Come di consueto ero scesa in cortile e mi ero seduta aspettandolo. Di solito lui arrivava sempre prima di me. Mi preoccupai, pensai di non  essergli più simpatica e cose di questo genere. Poi lo vidi, vidi il suo viso spuntare da dietro alla finestra. Ma non sorrideva, sembrava pensieroso. Mi salutò, uscì sul balcone e scavalcando la ringhiera atterrò davanti a me. Notai che non era più disinvolto: gli tremavano le gambe, ogni suo movimento sembrava rigido e studiato anche fin troppo per sembrare naturale. Si sedette di fianco a me, fissando il muro davanti a noi. “Cos’hai?” gli chiesi, posandogli una mano sulla spalla. Lui si girò senza guardarmi e fissando la mia mano in modo strano. La tolsi subito. Ritornò a guardare davanti a sé. “Ehi! Ti ho fatto una domanda!” esclamai, sull’orlo della rabbia. Lui chiuse per un attimo gli occhi, e poi li riaprì. Sembravano arrossati. “Nulla. Sono solo stanco” “Non dirmi bugie, non permetterti! Dimmi subito cosa ti succede o…” “O cosa?” spostò il suo sguardo su di me, guardandomi per la prima volta in faccia. Aveva davvero gli occhi arrossati. E lucidi. No, non poteva piangere. No lui non piangeva mai. “O io me ne vado” sospirai, alzandomi. “Puoi fermarmi, ma dovrai dirmi cosa succede e perché”, dissi, sicura che lui non mi avrebbe lasciato andare. Invece mi guardò con aria di scuse e dispiacere. “Allora puoi andartene” sussurrò. 

Lo fissai, e sentì le lacrime pungermi in fondo agli occhi. Le mie guance si bagnarono poco a poco. Mi girai e corsi verso casa. Non appena fui abbastanza lontana da lui, inciampai e sbucciai la mano che aveva messo davanti a me per non sbattere la faccia. Mi raggomitolai a terra, piangendo e singhiozzando più forte. Avevo intenzione di rimanere lì per molto tempo, volevo versare tutte le lacrime che potevo su quel terreno roccioso. Sentì due mani calde prendermi le spalle da dietro, facendomi alzare. “Per favore alzati” sussurrò quella voce così dolce. Mi girai di colpo, il viso sporco di terra, lacrime e il sangue della mano ferita che avevo strofinato sulla guancia per cercare di asciugare le lacrime. Stavo per ribattere con qualche insulto, quando mi accorsi che anche lui stava piangendo. Non forte quanto me, ma silenziosamente, le lacrime gli bagnavano piano il viso angelico. Solo da quella distanza mi accorsi di quanto fosse cambiato in soli due giorni in cui non ci eravamo visti: la faccia aveva assunto un colorito pallido, gli occhi erano cerchiati da piccole borse e lo sguardo era triste e perso. Tutti segni che confermavano la carenza di cibo e sonno. Mi spaventai ulteriormente, avevo paura di quello che aveva passato in quel poco tempo in cui non ci eravamo visti. Per un attimo arrivai alla disperata conclusione di perderlo. Mi gettai fra le sue braccia piangendo forte, e stringendolo a me. Sentì le sue mani salire sulla mia schiena e stringermi ancora di più a sé, come per non perdermi. “Ci sono qui io piccola, tranquilla. Va tutto bene” mi sussurrò, lisciandomi i capelli. Alzai il viso verso il suo, senza liberarmi da quell’abbraccio così confortante. “Cosa ti sta succedendo? Ti prego parliamone” lui mi posò una mano sulla guancia accarezzandola piano. “Tu mi aiuteresti?” mi domandò. Una scintilla di speranza si accese dentro di me. “Certo che ti aiuterei! In qualsiasi modo” “Qualsiasi?” “Qualsiasi” affermai io sicura. Lui sospirò piano, come se si stesse preparando ad una scelta difficile. “Allora chiudi gli occhi” disse. Lo guardai sbalordita. Era questo di cui aveva bisogno? Che io chiudessi gli occhi? “Non vedo come…” “Chiudi gli occhi” insistette “Mi vuoi aiutare o no?” mi arresi e chiusi gli occhi. Fu un attimo e sentì le sue labbra sulle mie, dolci e delicate come le avevo sempre sognate. Gli gettai le braccia al collo. Mi staccai. “E questo cosa dovrebbe significare?” lui mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Significa che ora sto finalmente bene”

Angolo Autrice

E rieccomi con un'altra storia uscita dalla mia mente sognante.

Letteralmente.

Preoccupa anche a me questa cosa che scrivo storie sui miei sogni, ma okay.

Chi è così tenero e dolce e rispettoso di una povera pazza da lasciarmi una recensione?

Hahahaha okay, no.

Ciaociao

Thessa.

   
 
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