Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: eolide98    17/02/2015    3 recensioni
“Beh”- disse rassegato il più piccolo- “ecco stavo tentando di suonare il piano, e... non ci riesco. Tutti quei tasti mi confondono. Bianca aveva tentato di insegnarmi, e... io volevo...”- la voce, gradualmente si affievolì, lo sguardo del figlio di Ade che ormai era inesorabilmente puntato verso il basso. Will sorrise, poggiando una mano sulla nuca del più piccolo, stringendolo, delicatamente, in un abbraccio.
“Che ne dici di provarci insieme?”- gli sussurrò all'orecchio- “ sono figlio di Apollo, a qualcosa dovrà pur servire, raggio di sole.”
Nico si irrigidì, e Will se ne accorse. Forse stava correndo un po' troppo... dopotutto, il figlio di Ade non era mai riuscito a suonare con tanta maestria. Così Will prese un decisione. Prese tra le mani quelle del più piccolo e le accompagnò a pigiare i tasti giusti.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tra letteratura, medicina e musica

 

La luce del sole filtrava, tenue, dalla finestra della cabina di Apollo, le nuvole, bianchissime, punteggiavano quell'enorme e vasto celo, che gli occhi di Will mai si sarebbero stancati di guardare. Mancava solo tre giorni alla fine delle vacanze estive. I suoi fratelli erano andati quasi tutti via, davvero in pochi, anche nelle altre cabine, sarebbero rimasti al campo per il resto dell'anno. Preso da questi pensieri il figlio di Apollo si alzò di malavoglia, scalciando via le coperte di lino che intrappolavano il suo corpo. Si mise addosso la logora maglietta del campo e si lavò i denti, provò perfino a pettinarsi quell'informe massa bionda che erano i suoi capelli. Si guardò allo specchio e notò le occhiaie che inscurivano il suo viso, segno evidente delle notti passate a rimuginare sul suo più grande problema. Potrà sembrare stupido, ma anche i semidei, di solito attenti soltanto a non lasciarci la pelle, hanno problemi molto simili a quelli dei comuni mortali. Nello specifico, Will Solance doveva scegliere quale cammino universitario intraprendere. Perchè, seppur fosse dislessico e via dicendo, il figlio di Apollo, come tutti i sui fratelli, mostrava una spiccata predisposizione per la medicina. Più di una volta, infatti, le sue cure avevano salvato semidei, e non da una morte orribile. Come quel ragazzo delle sue parti, com'è che si chiamava... Oh certo, Noel, che, investito da un'automobile, aveva perso i sensi. Il suo cuore aveva quasi smesso di battere quando Will era arrivato a praticargli un massaggio cardiaco. O, per citarne una tra tanti, Annabeth, la brillante e carinissima fidanzata del superperfetto Percy Jackson, che aveva curato da un avvelenamento. Da quando era così acido con il figlio di Poseidone? Will aveva provato a trovare una risposta logica, eppure tutte le volte questa gli sfuggiva. Non sopportava proprio la vista dell'eroe del campo. Di certo non era geloso delle sue eroiche imprese, ma di qualcos'altro, forse, e dico forse, sì. Ma, tornando al problema principale del povero Will Solace, gli esami per diventare medico erano troppi, noiosa gli appariva la vita in un ospedale, sempre pronto a curare pazienti. E forse, ancor di più lo terrorizzava l'idea di non riuscire ad aiutarli tutti. Perchè contro un tumore, un ictus, un infarto, c'è ben poco che un umano ( o un semidio, nel suo caso) possa fare. E poi la vera, grande passione di Will era un'altra. Da quando un piccolo figlio di Ade gli aveva proposto di leggere Ovidio, non era proprio più riuscito a staccarsi dagli scrittori antichi. Non importava chi fosse a scrivere, o di quale argomento si trattasse. Will divorava di tutto. Dalle orazioni politiche ( adorava le Verrine di Cicerone e le Filippiche di Demostene) alle poesie d'amore ( Catullo, dei! quanto adorava quell'uomo), nulla sembrava intimorirlo.

Si sciacquò ancora una volta la faccia, dirigendosi verso la mensa, sognando di scolarsi un'intera caffettiera.

 

Nico di Angelo sedeva difronte al pianoforte, tentando , inutilmente di convincerlo a produrre una melodia, e non quell'orribile insieme di suoni sconnessi. L'ennesima nota stonata spinse Nico ad imprecare contro Apollo ( “ Stupido dio della musica! Ti sto proprio antipatico eh?”) e a dirigersi furiosamente, fuori dalla cabina di Ade, sbattendo la porta. Il problema venne a crearsi quando Nico, non avendo guardato dove stava andando, era andato a sbattere contro Will. Dal canto suo, il figlio di Apollo, non era stato per nulla scontento di imbattersi nel piccolo gattino infuriato che usciva, velocissimo, dalla casa di Ade. Un sorriso, impercettibile, increspò le labbra di Will, mentre un tenue rossore compariva sulle guance di Nico (“stupido colorito pallido”).

“Perchè tanta fretta, raggio di sole?”

“PER PRIMA COSA IL MIO NOME E' NICO!”- urlò il figlio di Ade contraendo il volto in un cipiglio falso e forzato- in secondo luogo, il mio nervosismo non ti riguarda!”

“Quindi ammetti di essere nervoso!”

“ARGH”- continuò a strillare il figlio di Ade.

“Che ti costa dirmelo?”- tentò Will, con quella voce confortante e curiosa che faceva sentire chiunque a suo agio, quella voce che Nico adorava, cosa che, tra l'altro, non avrebbe mai ammesso.

“Beh”- disse rassegato il più piccolo- “ecco stavo tentando di suonare il piano, e... non ci riesco. Tutti quei tasti mi confondono. Bianca aveva tentato di insegnarmi, e... io volevo...”- la voce, gradualmente si affievolì, lo sguardo del figlio di Ade che ormai era inesorabilmente puntato verso il basso. Will sorrise, poggiando una mano sulla nuca del più piccolo, stringendolo, delicatamente, in un abbraccio.

“Che ne dici di provarci insieme?”- gli sussurrò all'orecchio- “ sono figlio di Apollo, a qualcosa dovrà pur servire, raggio di sole.”

Nico avrebbe tanto voluto dare un pugno in faccia a Will ( lo aveva chiamato di nuovo in quel modo ridicolo), eppure, si accorse che non gli dava poi tanto fastidio. Quando, poi, realizzò che Solance lo stava abbracciando, il rossore tornò a riproporsi sulle sue guance, accompagnato, quasi immediatamente dall'istinto di ritrarsi.

 

Will si sedette sul piccolo sgabello, lasciando ben poco spazio a Nico, il quale si ritrovò seduto, pericolosamente in punta, ad un passo dal cadere rovinosamente a terra. Will lo afferrò dai fianchi, posizionandoselo sulle gambe. Nico sospirò rumorosamente- “Non sono una bambola”- stava per borbottare, ma il fiato caldo del figlio di Apollo sul collo lo spinse a chiudere la bocca.

Le dita di Will iniziarono a muoversi sensualmente sul pianoforte, pigiando un tasto dopo l'altro. Il movimento ipnotico richiamò l'attenzione di Nico, che tentava di mimare i movimenti del più grande, senza produrre alcun suono. Nico si sentiva spaesato, troppo complessa la sinfonia che risuonava nell'aria. “Back to life, di Allevi”-pensò Nico, conosceva quella canzone, frutto della geniale mente del suo artista italiano preferito. Così bella, quella melodia era così bella... eppure tanto distante, quasi fosse cristallizzata nel tempo. Nico si irrigidì, e Will se ne accorse. Forse stava correndo un po' troppo... dopotutto, il figlio di Ade non era mai riuscito a suonare con tanta maestria. Così Will prese un decisione. Prese tra le mani quelle del più piccolo e le accompagnò a pigiare i tasti giusti. Nico avvampò, le mani che si muovevano con dolcezza, senza staccarsi da quelle di Will. La sinfonia proseguiva, dolce, sempre più dolce. Piano, sempre più piano.

 

Nico si era addormentato. Avevano suonato per ore, e Will aveva tentato ( sì, forse ne aveva approfittato un pochino) di insegnare qualcosa al figlio di Ade, che era quasi riuscito, grazie alla guida dell'amico a portare a termine qualche altro pezzo, avevano poi mangiato della torta e bevuto coca-cola fino a scoppiare, alla fine avevano deciso di guardare un film ( Big Hero 6 era stata la scelta migliore, il protagonista era praticamente uguale a Nico). Il più giovane era poi crollato sul letto. Will stava per andarsene, quando notò un libro aperto sul comodino. Ne scrutò il titolo “ L'Eneide”, il più famoso tra i libri di Virgilio. Lo aprì, lì dove stava il segnalibro, posto da Nico.

Lesse:

 

Vattene, insegui sui venti l’Italia, cerca un regno fra le onde.
Oh, spero, se alcunchè possono gli dei misericordiosi
che tu sconterai la pena tra gli scogli e spesso chiamerai
il nome di Didone. Pur lontana ti perseguiterò con neri fuochi
e quando la fredda morte avrà sciolto le membra dall’anima
ti inseguirò come un’ombra ovunque. Pagherai, malvagio, la pena.
Io lo saprò e questa fama mi giungerà tra le ombre profonde. “

 

La maledizione di Didone, frutto del tradimento, della volontà degli dei. L'amore che si tramuta in odio, la passione in dolore travolgente, la vita in morte. E lesse, e lesse ancora, e ancora. E, come un lampo, decise cosa fare della sua vita.

 

 

N.D.A.

Eccomi tornato a rmpere le scatole. Questa volta una Solangelo. Ebbene sì! Lo slash non sarà nel mio stile, ma non posso mica scrivere sempre drammatiche con il povero Nico solo e disperato ( anche se le preferisco ahahhah). Detto ciò, il dubbio di Will è un po' il mio: diviso tra lettere e medicina, solo che io ancora non ho deciso, a differenza sua. Quindi, lo so che sembrerà folle... maaaa voi avete consigli?

Vi preeego lasciate una recensione, è la mia prima Solangelo in assoluto.

Vi abbraccio forte.

 

Eoli filius 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: eolide98