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Autore: LaMusaCalliope    17/02/2015    0 recensioni
Un amore che sa di prigionia. Una libertà negata. E una canzone che ha ispirato tutto questo: Time to say goodbye dei Simple Plan. Buona lettura!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Il vento leggero lascia dietro di sé un profumo che sa di passato. Un passato che non era riuscito a farla sentire bene. Un passato che l’aveva solo intrappolata nella sua ragnatela di solitudine, nonostante avesse avuto la compagnia; di obblighi, nonostante avesse avuto la possibilità di scegliere; nella sua prigione, nonostante le fosse stata concessa la libertà.
Quel vento sa di porte chiuse per sempre, che spera non saranno più aperte.
Le tornano in mente le parole che quella stessa mattina aveva scritto su un pezzo di carta qualsiasi, con una penna qualsiasi, ma con una liberazione in fondo al cuore che non sarebbe rimasta indifferente. Ricorda le parole, una per una. Per ognuna ha una lacrima da versare, un suono da urlare,un pugno da dare a un muro. Ogni parola l’ha scritta con l’intenzione di far capire i propri sentimenti. Quelle sensazioni che lei per mesi, giorni, ore; ha tenuto celate nel profondo del suo cuore, senza farle mai uscire, senza dare loro la possibilità di manifestarsi. E ora quelle parole ritornano nella sua mente mentre aspetta il treno che la porterà lontano.

Non ho intenzione di iniziare questa lettera con ‘Caro’ o ‘Adorato’.
Non ho intenzione di scrivere il tuo nome. Tu per me sei e resterai sempre colui che ha fatto di quello che un tempo era amore, un obbligo.
Da quando ti ho incontrato, ho subito sentito che tu eri … strano. Ma è stato qualche mese fa che mi sono accorta che con te stavo solo sprecando la mia vita, che con te io non avrei mai fatto nulla nel mio futuro. Tu eri una forza vincolante. Mi obbligavi ad essere persone che non ero. A fare cose che non avrei mai fatto. Dicevi che così era meglio, ma tu, con le tue bugie, stavi solo cercando di cambiarmi. Tu ti sei appropriato della mia vita. Sei diventato il burattinaio di questo mio corpo stanco.
Da qualche parte, c’è un luogo in cui io sarò felice. So che adesso forse mi odierai, lo so. Spero che tu comprenda quanto questi mesi siano pesati sulle mie spalle. Ma sappi che se lo faccio, se me ne vado, è solo per salvarti da te stesso.
È tempo che io vada. Spero che le nostre strade non si rincontreranno mai, ciò vorrebbe dire che nessuno dei due è riuscito a gestire la propria vita.
Addio.

 Il treno sfreccia davanti a lei. Il vento torna, stavolta più potente. Il treno perde la sua velocità, si fa più lento; come se perdesse la sua forza. Si ferma. Davanti a lei si aprono le porte. Prende la borsa e sale, facendo vedere al controllore il biglietto. Si siede in un posto isolato. Poggia la testa al finestrino. Il treno riprende velocità. Accelera. Riprende quella forza che gli permette di rimettersi in viaggio, verso una nuova destinazione. E lei si sente così simile a quel treno. Per mesi è stata spenta, privata della sua vita e adesso è di nuova pronta per riprenderla in mano. Per assaggiare di nuovo il sapore della libertà. E tra le mille lacrime che ha versato e che ancora continuano a scendere lungo le sue guance, nasce un sorriso. E si augura che non sia l’ultimo ma il primo di una lunga serie.

   
 
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