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Autore: Raine Stillnight    17/02/2015    0 recensioni
Un gruppo di personaggi si muoveranno nella storia per estirpare dalle alte cariche del governo e dell'esercito le insidiose radici di un'organizzazione terroristica pronta a sconvolgere il mondo.
Krystal Sanders si troverà, suo malgrado, intrappolata in una storia da cui l'unico modo per uscire è giocare fino alla fine, aiutata ed ostacolata da innumerevoli altri personaggi tra cui la collega spogliarellista e migliore amica Nathalie e l'agente speciale dell'FBI Alec Miller, uomo brillante ed estremamente intelligente, legato a questa storia da prima di Krystal.
Ho iniziato a scrivere questa storia da poco, ed avendo molte idee in testa, ho deciso di unirle per creare un thriller dalle molte sfaccettature, per questo ci saranno anche capitoli tendenti ad altri generi.
Spero vi piaccia!!
Buona lettura!
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La calda luce del mattino illuminava tutta la stanza.
A causa della stanchezza, Krystal aveva scordato di chiudere le tende la sera precedente, così venne svegliata da un raggio di sole che la colpì in viso.
May, la sua gattina, stava ancora dormendo appallottolata sull'altro lato del letto quando la padrona aprì gli occhi. 
La prima cosa che vide fu il bigliettino di carta lasciatole dall'agente Miller la sera precedente: una scrittura decisa, volta quasi a marcare la carta più che a scriverla. Quell'uomo aveva qualcosa di strano e pericoloso, ma avendolo visto per un tempo così limitato le era impossibile inquadrarlo meglio.
Nonostante la stanchezza iniziale, data probabilmente dal nervosismo, Krystal decise comunque di alzarsi dal letto e preparare la colazione per sè e la sua compagna di stanza che nel frattempo si era svegliata. La bionda scese dal letto e con passo stanco arrivò in cucina, dopo si preparò una grossa tazza di caffè: l'avrebbe aiutata a sostenere la giornata.
<< May! >> la chiamò dalla cucina e in pochi istanti la gatta arrivò miagolando. Era molto bella ed affettuosa, dal pelo lungo e morbido e gli occhi verdi. La compagnia ideale per una giovane ragazza di città.
La ragazza le versò del latte in un piattino e lo mise a terra di fianco a sè.
Ad ogni sorso di caffè le tornavano in mente stralci della conversazione avuta con Miller: più che farle domande le aveva dato informazioni di cui non sospettava nemmeno l'esistenza., come il fatto che Clive Sanders avesse lavorato per dodici lunghi anni nell'FBI. Forse avrebbe dovuto telefonare a suo padre fingendo di non sapere nulla solo per sentire come stesse e se si trovasse bene nella nuova città, magari chiedendo più dettagli al riguardo.
Non aspettò oltre: prese il cellulare e chiamò il numero da cui aveva ricevuto la telefonata del padre per il suo compleanno.
<< Numero inesistente. >>
Riprovò, prendendo un altro sorso di caffè caldo, pensando che non fosse riuscita a prendere la linea.
<< Numero inesistente. >>
"Non è possibile" pensò tra sè, quindi provò ad usare l'altro numero con cui si erano sentiti verso febbraio, il vecchio numero di telefono di suo padre.
<< Numero inesistente. >>
Qualcosa non andava, questo era poco ma sicuro. 
May finì di bere il latte e si strusciò sulla sua gamba in cerca di affetto, ma Krystal era troppo preoccupata per fare le coccole alla sua gattina: c'era sotto qualcosa, se lo sentiva in ogni fibra del corpo, e non era una bella sensazione.
Entrambi i numeri utilizzati dal padre si erano rivelati inesistenti, e Krystal era abbastanza intelligente per capire che una persona non cambierebbe due numeri di cellulare in tre mesi, a meno che non abbia una valida ragione per non farsi trovare.
Krystal finì di bere il caffè, lavò la sua tazza e il piattino di May poi, in pochi minuti, si vestì ed uscì di casa portando con sè il biglietto lasciatole dall'agente.

Miller poggiò il bicchiere di Starbuck's sulla propria scrivania: un buon caffè-latte in ufficio ci voleva proprio, dopo le prime due ore di lavoro. Aveva appena chiuso la telefonata con sua sorella Susan, ringraziandola per avergli lasciato la cena la sera precedente e per aver sistemato casa in sua assenza, ed era arrivato il momento di riprendere in mano i casi su cui stavano lavorando: due detenuti evasi da un carcere il giorno precedente, una possibile fuga di informazioni da una piccola cella terroristica...
L'agente stava facendo scorrere i fascicoli tra le mani, analizzandoli sommariamente, quando Marie bussò alla porta del suo ufficio. Dietro di lei, Krystal Jodie Sanders. L'uomo rimase a bocca aperta: era persino più bella vestita che in lingerie, tanto che anche Marie sembrò interessarsi alla giovane, forse per invidia o per semplice curiosità. L'assistente, dopo aver dato un'ultima occhiata al posteriore di Krystal, si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle lasciadoli soli. 
Miller la salutò con una stretta di mano e la invitò ad accomodarsi sulla poltrona in pelle nera di fronte a lui. Era un ufficio estremamente ordinato in cui qualsiasi oggetto era stato catalogato fin nel più piccolo dettaglio tramite raccoglitori e cartellette di ogni genere. Non c'era nulla fuori posto, nemmeno un singolo foglio.
Krystal si schiarì la voce << Io, beh, vorrei scusarmi per averla buttata fuori dal privé, agente. >>
<< Mi chiami pure Alec. E' venuta qui solo per le scuse? >>
<< No. >> rispose lei all'istante, poi appoggiò i gomiti sulla scrivania dell'uomo << Questa mattina ho provato a telefonare a mio padre sui due numeri con cui mi aveva contattata lui in passato.>>
L'altro sembrava non capire dove volesse arrivare.
<< La cosa strana... >> continuò Krystal << ...è che entrambi i numeri di cellulare sono risultati inesistenti. Forse non è niente di preoccupante, ma ho pensato di doverla informare. >>
<< Sì, ha fatto la scelta giusta venendo a dirmelo, grazie. >>
<< Si figuri. >> La ragazza si alzò in piedi e porse la mano all'agente per salutarlo, ma lui le chiese con fermezza di riaccomodarsi. Lei obbedì all'istante, ma capì che qualcosa non andava; si sedette lentamente e poggiò di nuovo la borsa sul grembo senza voltarsi.
L'altro si alzò in piedi, poi puntò le mani sulla scrivania e si chinò con il busto verso Krystal: << Continua a guardare me, non ti voltare. >> le sussurrò lui con lo sguardo alla porta di vetro: Marie non aveva chiuso le persiane interne ed era entrato nell'ufficio un uomo che, pur ricordandogli qualcuno, Miller non aveva mai visto prima.
La ragazza deglutì spaventata << Chi non deve vedermi qui? >>
<< Ancora non lo so. >> rispose prontamente l'uomo << Ma è meglio che nessuno ti veda qui. >> Mentre parlava spostò una mano sul cassetto destro della scrivania.
Lo sconosciuto dall'altra parte del vetro si avvicinò a Marie e le domandò qualcosa, ma la donna scosse la testa in segno di negazione.
<< Chinati in avanti >> Ordinò Miller, senza distogliere lo sguardo dall'uomo.
<< Cosa?! >> Reclamò Krystal, pensando di avere capito male.
<< Muoviti o ti obbligo io a farlo! >>
La ragazza obbedì appena in tempo prima che l'altro si voltasse verso l'ufficio di Miller, riuscendo però a vedere al suo interno soltanto l'agente, decidendo così di andarsene. 
Alec rimase con lo sguardo fisso dietro Krystal e la mano sul cassetto finché non vide l'uomo uscire dalla porta principale della sala.
<< Appena in tempo. Cercava lei. >>
<< Me? >> Ribattè la ragazza rialzandosi e sistemando la lunga chioma morbida << Per quale motivo un perfetto sconosciuto dovrebbe cercare una spogliarellista nell'ufficio dell'agente federale Miller? >>
L'agente si passò una mano tra i capelli. Sulla sua fronte si formarono alcune rughe profonde.
<< Perché la spogliarellista è tenuta sotto controllo. >> 
Krystal si alzò in piedi e si rimise la borsa sulla spalla diringendosi alla porta dell'ufficio, poi tornò indietro con aria minacciosa e appoggiò la borsa sulla poltrona.
<< Senta, io fino a ieri sera avevo un lavoro, un fidanzato e una vita normale. Cosa volete tutti da me adesso? Perché vi servo io? >>
<< Signorina Sanders, la prego, non si agiti. Possiamo garantirle protezione ventiquattro ore al giorno, se ce ne dovesse essere bisogno. >>
La ragazza sbuffò, roteando gli occhi << Non dovrei preoccuparmi? Ho tentato di telefonare a mio papà e mi hanno localizzata in una sola, maledetta e fottutissima ora. >>
I due si guardarono negli occhi: non era soltanto lei ad essere tenuta sotto controllo, ma entrambi. Sapevano esattamente dove e quando cercarla perchè lui il giorno prima era andato nel luogo di lavoro di Krystal.
<< Krystal, lasci il suo telefonino sulla mia scrivania, la accompagnerò personalmente a casa. >> Miller indossò la sua giacca e prese due grossi raccoglitori pieni di fogli dall'archivio, poi estrasse la pistola dal cassetto e la ripose nel fodero sul fianco. Uscendo salutò Marie e le disse di non sapere quando sarebbe tornato e, soprattutto, di non dare alcuna informazione all'uomo misterioso nel caso si fosse nuovamente fatto vivo. 
Era un'operazione segreta, ma qualcuno di troppo ne era già a conoscenza. 
Usciti dall'ufficio raggiunsero in pochi secondi l'ascensore che li avrebbe portati nel parcheggio multipiano situato nei sotterranei dell'edificio. L'automobile di Miller, una berlina nera decisamente costosa, era parcheggiata a pochi metri da loro.
<< Caspita, bella macchina. >> la ragazza stava ammirando l'automobile dell'agente, non era abituata a mezzi simili, lei nemmeno ce l'aveva un'auto.
<< Biondina >> Alec si rivolse a Krystal, estrendo le chiavi dell'automobile dalla tasca << Non ti ci ho tirata dentro io, in questo casino. Ci sei dentro da quando hai Clive Sanders come padre. >>
<< Sì, scuse accettate, agente. >> Rispose la bionda con sarcasmo, salendo in macchina accanto all'uomo. Questo mise in moto ed uscì velocemente dal parcheggio, diretto a casa di Krystal.

L'agente Miller e Krystal entrarono nell'appartamento di lei, in cui May la stava aspettando.
<< Bella gattina. >> sentenziò l'uomo, chinandosi per accarezzarla. Krystal prese uno zainetto e lo riempì con biancheria intima, oggetti per l'igiene personale, vestiti e una bottiglietta d'acqua, poi chiese a Miller di prestarle per un attimo il suo cellulare. L'uomo sembrava contrario e spiegò le sue ragioni alla ragazza.
<< Ci stanno tenendo d'occhio, se usiamo il cellulare... >>
<< Sanno esattamente dove siamo. Avanti, devo chiamare un'amica. Ci darà una mano. >> Lui acconsentì: quella ragazza era sveglia, se pensava di potersi fidare di una persona allora avrebbero fatto come voleva lei.
Krystal compose il numero di Nathalie, l'unica persona al mondo di cui si sarebbe fidata ciecamente; erano migliori amiche ormai da cinque anni, non si erano mai tradite, mai parlate alle spalle e mai fatte del male a vicenda. Nat c'era sempre stata nel momento del bisogno, e quando Krystal le disse di essere in un casino, l'amica si prestò ad aiutarla.
Dopo aver riempito di cibo la ciotola di May ed aver dato un bacio alla gattina, la sua padrona e Miller ripresero la marcia alla volta dell'abitazione di Nathalie.
Lì, la ragazza li stava già aspettando.
<< Nat... >> Krystal la abbracciò con forza, poi la guardò negli occhi << Grazie di cuore. Tieni le chiavi del mio appartamento, c'è May dentro. Ti prego, portala qui con te, dalle amore e falla mangiare. Io ... ti prometto che starò bene e tornerò a prenderla. >>
<< Oh, mio Dio, Krystal... >> Nathalie le mise le mani sulle spalle, guardandola dritta negli occhi con fare materno, infine spostò lo sguardo sul bell'uomo alle sue spalle << Ti ha messa incinta, vero? Scappi da James? >>
Era una brava ragazza, ma non aveva capito nulla della situazione.
Miller si schiarì la voce in evidente imbarazzo.
<< CHE? No, non ho mai tradito James, lo sai che sono stata sempre e solo con lui. >> La bionda prese una parrucca rossa con un taglio a caschetto dall'armadio dell'amica, dicendole che l'avrebbe indossata subito: era una parrucca di buona fattura, e ad un occhio poco esperto sarebbe potuta sembrare la sua reale chioma. Una volta indossata quella si cambiò d'abito, in modo da non farsi riconoscere facilmente una volta fuori da lì.
<< Nathalie... >> Krystal fece una pausa, guardando la migliore amica negli occhi << ...se qualcuno ti chiedesse dove sono, dì che mi hai vista e che ti ho detto che sarei partita per Città del Messico, ok? >>
L' altra ragazza la guardò impaurita << Ti prego, non fare niente di stupido. >>
<< Nathalie, dimmi che hai capito. >>
<< Sì, ho capito, Krys. >>
Una Krystal dai capelli rossi fece una carezza sul volto dell'amica, poi si allontanò con Miller  dall'appartamento. La ragazza si voltò indietro ed alzò un braccio in segno di saluto << Ti voglio bene, Nat. Grazie di tutto. >>
E i due sparirono per la tromba delle scale.
   
 
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