Salve a tutti!
E' la prima volta che pubblico su questo sito, speriamo bene ^___^'''...
Prima o poi lo sapevo che avrei finito per scrivere una ff anche su D.Gray Man,
la tentazione era troppa!
Quindi, ecco a voi una LavixKanda senza tante pretese, nata in una delle
settimane più magiche della mia vita e dedicata alle 3 persone che l’hanno resa
tale.
Che con i loro alti e bassi comunque ci sono sempre e per me sono come l’aria
che respiro ormai…
All’allegra combriccola di Follonica!!!
Non dimentichiamo mai quei giorni ragazze… vi voglio bene!
I personaggi, ahimè, non sono miei ma del legittimo autore.
Anche se vivo nella convinzione che un giorno Lavi spunterà dalla mia finestra
chiedendomi di sposarlo.
Io so che succederà.
- Chi sei…tu?-
Lavi guardò il proprio riflesso allo specchio, in attesa, come se questi
potesse rispondergli.
Sospirò pesantemente, passandosi l’asciugamano sui capelli bagnati, borbottando
qualcosa di incomprensibile.
Si allontanò dallo specchio della sua stanza e si avvicinò al tavolino in legno
su cui era poggiata la benda nera che sempre ricopriva il suo occhio destro.
La prese in mano, rigirandosela distrattamente tra le dita per poi farla
ricadere sulla superficie lignea.
Da quanto tempo andava avanti questo stato di apatia in cui si crogiolava?
Non era decisamente un comportamento da lui.
Più volte aveva notato Linalee che lo osservava con sguardo preoccupato, e lui
non poteva fare altro che cercare di tranquillizzarla con uno dei suoi soliti,
maledettamente abituali, sorrisi.
Si adagiò l’asciugamano sulle spalle, lasciando che i capelli ancora umidi gli
gocciolassero sulla schiena nuda e si sedette sul bordo della sua finestra,
fissando il sole che tramontava dietro le alte chiome degli alberi che
circondavano la fortezza dell’Ordine Oscuro.
Fece passare distrattamente lo sguardo sul paesaggio sotto di lui, e lì lo
vide.
I lunghi capelli corvini della stessa consistenza della seta sciolti sulle
spalle, la parte superiore della divisa buttata a terra chissà dove e il petto
appena sudato, segno di un allenamento in corso.
I sottili occhi orientali puntati nei suoi, con la testa sollevata a fissare
proprio la sua finestra, e una lieve espressione di sorpresa, quasi come fosse
stato trovato a sbirciare qualcosa che non doveva guardare.
Il Bookman sorrise, tra rassegnazione e dolcezza.
Yuu Kanda.
Ora Lavi cominciava a ricordare quand’era nata la sua apatia.
In vero, non se ne era mai dimenticato.
FLASHBACK
-Yuu-chaaaan!-
La voce lamentosa di Lavi raggiunse per l’ennesima volta le orecchie di un
decisamente irritato Kanda, che si voltò con sguardo ben poco amichevole verso
di lui, le dita che si avvicinavano pericolosamente all’elsa della sua bella
Mugen.
Non ebbe nemmeno il tempo di sfoderarla che si ritrovò il Bookman attaccato
alla manica della divisa, che gli chiedeva di giocare con lui nel tono più
fastidioso che il moro avesse mai sentito.
Una vena della sua fronte si gonfiò pericolosamente e, tanto tempestivo quanto
doloroso, un pugno si abbattè sulla testa del rosso, lasciandolo un po’
intontito a tenersi la testa tra le mani.
- Sparisci.-
L’ordine era chiaro e preciso e, ovviamente, fu del tutto ignorato.
Quel giorno quasi tutti gli esorcisti erano stati richiamati all’Ordine Oscuro,
dal momento che non c’erano movimenti interessanti dalla parte nemica e molti avevano
bisogno di un paio di giorni di riposo.
Sfortuna volle che, tra tutti gli esorcisti disponibili da tormentare, quel
giorno Lavi avesse preso di mira proprio il moro, adducendo scuse del tipo
“Komui non vuole che stia con Linalee” o ancora “Kuro-chan vuole dormire”,
oppure “Allen vuole allenarsi”, tralasciando del tutto il fatto che anche lo
spadaccino aveva in mente il medesimo programma.
Nonostante le ripetute minacce da parte del cinese l’aspirante Bookman lo
tallonava costantemente, seguendolo in tutti i suoi spostamenti senza mai
smetterla di lagnarsi.
Arrivati in uno dei corridoi secondari che conducevano ad una piccola camera
d’allenamento - una delle preferite di Kanda perché poco frequentata - il
cinese si fermò di scatto, voltandosi verso Lavi con aria indisponente, resa
quasi spettrale dal pallore della pelle e dall’oscurità del posto, dovuta alla
presenza di un’ unica piccola finestra.
-Falla finita di seguirmi, mi sono stancato.-
Il pollice fece scattare la lama fuori dal fodero,seguita da un’occhiata gelida
del suo proprietario.
Lavi indietreggiò di un passo ridacchiando nervosamente, grattandosi la testa.
- Andiamo Yuu-chan, stai calmo... -.
- Ti ho già detto di chiamarmi Kanda.-
Il moro assottigliò gli occhi, scrutando attentamente il ragazzo di fronte a
sé.
- Perché non mi lasci in pace ? Sei piuttosto ostinato oggi...-.
Il rosso lo guardò un po’ stupito, probabilmente perché si aspettava più un
colpo di spada in mezzo agli occhi che una domanda del genere.
Abbassò appena lo sguardo e stavolta il suo sorriso apparve al cinese molto più
caldo e malinconico del solito.
- Credo che sia perché non voglio restare solo...-
Fissò l’altro negli occhi,sempre rivelando quell’espressione così strana da
vedere sul suo volto, quello sguardo così languido e lontano, che Kanda,
ritrovandosi spiazzato, abbassò il braccio con il quale impugnava Mugen lungo
il fianco, indietreggiando di ogni passo che Lavi faceva verso di lui.
- Ehi...si può sapere che diavolo ti prende ?!-
La voce del moro era indifferente e fredda come al solito, il suo volto una
bellissima maschera di neve.
Lavi accostò lentamente una mano alla guancia del ragazzo, sorridendo così
impercettibilmente che Kanda non ne fu neanche sicuro.
Fece passare con lentezza esasperante le dita lungo il contorno del volto del
moro mente questi, spiazzato, si appiattiva sempre più contro il muro, incerto
sul da farsi.
Bookman accostò il viso all’orecchio dello spadaccino, sospirando piano e
strusciando la sua guancia contro quella di Yuu che, incerto, a tratti si
ritirava, scostando il volto e a tratti volgeva il viso verso quello di Lavi,
cercando di incontrarne l’occhio verde.
Con un gesto rapido ma delicato il rosso liberò i morbidi capelli corvini
lasciando che ricadessero sulle spalle esili dell’altro senza il minimo rumore.
- Dimmi, Yuu... tu,vuoi restare solo per sempre ?-
Il cinese cercò di spingere lontano da sé Lavi, mentre sentiva le guance
tingersi di quell’insopportabile color porpora che lo coglieva ogni volta che
lui , e solo lui per giunta , pronunciava il suo nome.
Il ragazzo dai capelli rossi fu tuttavia più svelto dell’altro e afferrandolo
per i polsi portò le braccia sopra la sua testa, facendo aderire interamente il
corpo del moro alla parete.
- Bookman...-
Il ringhio di Kanda si levò basso, qualcosa a metà tra l’ennesima minaccia e
una richiesta incerta.
Lavi sfiorò appena con le labbra il lobo dell’altro, sentendolo irrigidirsi
sotto il suo tocco.
- Io credo che nessuno voglia restare solo, Yuu.
Non ho mai pensato che tu facessi eccezione solo perché hai un caratteraccio.
O forse mi sbaglio?-
Il moro voltò la testa con uno scatto un po’ troppo deciso perché potesse
passare per indifferenza, cercando a suo modo di nascondere le guance che
ardevano.
Lavi sorrise inconsciamente per la reazione dell’altro, afferrandogli i polsi
con una mano sola e usando l’altra per riportare il volto dello spadaccino di
fronte al suo.
Il suo sorriso si allargò nel notare il rossore sul suo viso e con le dita gli
scostò alcune ciocche scure dagli occhi, lasciando Kanda disarmato di fronte
alla dolcezza di un gesto tanto semplice.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma si rese conto di non riuscire a pronunciare
nessuna parola nell’istante in cui Lavi avvicinò le proprie labbra alle sue,
con una tale lentezza da dare il tempo a Yuu per decidere che cosa dovesse
fare.
Il pensiero più coerente che riuscì a formulare fu se avrebbe dovuto tenere gli
occhi chiusi oppure no, ma proprio quando sembrava essere giunto ad una
conclusione il respiro gli fu levato dalla bocca del rosso che con esitazione
si poggiava sulla sua.
Kanda sentì il proprio cuore aumentare i battiti, il sangue circolare più
velocemente nelle sue vene per convergere come unico punto sulle sue guance.
Guidato dalla ragione cercò di divincolarsi dalla stretta del compagno, ma il
suo tentativo fu talmente blando che quasi si vergognò di averci provato.
Stremato da una situazione che forse per la prima volta non riusciva a gestire
si lasciò cadere seduto sul pavimento di pietra, le gambe leggermente divaricate
all’interno delle quali il rosso stava inginocchiato, senza intenzione alcuna
di lasciare le sue labbra.
Non poteva succedere veramente, lui non poteva assolutamente permetterlo..!
Tuttavia, prima ancora che se ne rendesse conto, le sue braccia erano già
scivolate attorno al collo di Lavi, attirandolo più vicino a sé.
Il Bookman staccò appena le sue labbra da quelle di Yuu, ma il moro non gli
diede il tempo di riprendere fiato perché, usando le braccia come leva, si era
rispinto contro la bocca rossa del compagno, mordendone appena le labbra perché
si aprissero.
Lavi socchiuse gli occhi ed accettò di buon grado il bacio che, seppur
titubante, Yuu gli stava restituendo e rimase piacevolmente stupito nel sentire
un lieve gemito da parte del compagno, nel momento in cui lo aveva abbracciato
facendo aderire i loro corpi.
Le mani del moro si slacciarono frenetiche dal suo collo nel momento in cui le
loro lingue si sfiorarono, assumendo le sembianze di due fiamme che danzano e
si bruciano assieme, passando frettolose a slacciare i bottoni della giacca
della divisa, diventato improvvisamente molto più pesante di quanto non la
ricordasse.
Gliela sfilò di dosso quasi con furia, mentre anche il rosso lo spogliava della
divisa, e senza neanche capire bene come, le loro giacche e le maglie si
ritrovarono gettate sul pavimento.
Kanda si irrigidì nel momento in cui si accorse che l’altro fissava con
interesse il segno sul suo petto e cercò di ritirarsi, ma Lavi si avvicinò
gattonando e baciò con un delicato sfiorare di labbra i tratti neri del
tatuaggio che tanto spiccava su una pelle così nivea.
Preso alla sprovvista Yuu reclinò la testa all’indietro, strozzando un gemito
mal celato che non riuscì a trattenere nel momento in cui il rosso passò a
mordicchiargli il collo, seguendo sensualmente la linea della spalla.
Il moro affondò con un sospiro le dita nei capelli di fuoco del compagno,
trovando così fastidioso l’elastico che li teneva prigionieri che lo strappò
praticamente via, senza badare al mugugno di dolore del ragazzo sopra di lui.
Risalendo la linea dello zigomo Lavi raggiunse di nuovo le labbra del moro,
baciandole in un infiammarsi continuo di sentimenti, a partire dalla tenerezza
infantile fino a giungere all’impeto passionale.
Yuu rispondeva al bacio, senza ragione, senza senno ; tenendosi ai capelli di
Lavi fin quasi a fargli male, come per mantenersi aggrappato ad una realtà che
altrimenti sarebbe finita in pezzi.
Le mani di Kanda presero ad accarezzare distrattamente l’ampia schiena del
ragazzo sopra di lui, mentre questi faceva passare la punta dei polpastrelli
sulla vita dello spadaccino, facendolo rabbrividire.
Il moro sospirò profondamente nel momento in cui le dita del rosso raggiunsero
i bottoni dei suoi pantaloni, con un’ansia a metà tra la paura e la coscienza
assoluta di ciò che stava facendo, come se non avessero dovuto far altro per
tutto quel tempo e adesso dovessero recuperare quello che avevano perso.
Il desiderio di entrambi venne interrotto proprio quando sembrava che stesse
per essere soddisfatto, da una luce che dal fondo del corridoio si diresse
nella loro direzione.
Senza neanche rendersene conto, e meravigliando lo spadaccino per una simile
abilità, Lavi riuscì a rinfilare ad entrambi le maglie e a Yuu il cappotto
dell’organizzazione in pochi istanti, tenendo il proprio sotto braccio.
Prima di essere illuminati dalla luce della lanterna che si avvicinava, il
Bookman fece scivolare una leggere carezza sulla guancia dell’altro, e con un
casto bacio fece incontrare velocemente le loro labbra appena in tempo da far
sembrare la situazione perfettamente naturale quando davanti a loro apparve
Allen, luce alla mano.
Certo non si poteva definire normale che Yuu Kanda stesse seduto per terra in
un corridoio in compagnia di Lavi the Bookman, ma quantomeno era meglio che
vederlo mentre stava quasi per farci sesso sul pavimento.
- Hey, finalmente ti ho trovato! Oh, ciao Kanda! -
Allen salutò con un sorriso lo spadaccino, per poi rivolgersi nuovamente
all’altro ragazzo.
- Mi hanno detto che eri venuto a cercarmi durante gli allenamenti, quando poi
ho saputo che stavi dando il tormento a Kanda ho pensato che lui volesse
scappare da te venendo qui.-
Spiegò il più piccolo, conoscendo le abitudini di entrambi i suoi compagni.
- Allen-kun, finalmente hai finito!
Andiamo a chiamare Linalee e divertiamoci tutti assieme,dai! -
La voce lamentosa di Lavi tornò a riempire i corridoi, facendo presagire al
moro l’arrivo di un imminente mal di testa.
Osservando la faccia sorridente del rosso mentre si allontanava con Allen e
dopo che lui li aveva congedati con un molto esplicito “tsk”, lo spadaccino non
potè fare a meno di pensare alla versatilità del comportamento del Bookman,
chiedendosi quale, tra i due sorrisi che gli aveva mostrato di possedere quella
sera, fosse veramente autentico.
Si scoprì deluso ed amareggiato quando, nello svoltare l’angolo, Lavi non gli
aveva lanciato nemmeno un’ultima occhiata, mentre invece le sue labbra erano
ancora rosse ed il suo cuore pulsava ad un ritmo serrato.
FINE FLASHBACK
- ...e quindi, stasera vi ho voluti tutti riuniti nel salone principale!
Godiamoci questa piccola festa e cerchiamo di divertirci.
Momenti di pace come questi sono rari, dobbiamo approfittarne ed utilizzarli al
meglio, finchè sarà possibile almeno.- La voce di Komui si incupì leggermente
nel pronunciare l’ultima frase, ma era una verità innegabile e a cui sarebbe
stato completamente inutile sottrarsi.
Lavi si guardò attorno ansioso, sperando di scorgere in qualche angolo la
figura indifferente di Kanda e infatti lo vide vicino alla porta, la stessa
espressione corrucciata di sempre.
Bhè, non proprio sempre a dire il vero...
Il Bookman rivide mentalmente il volto del moro mentre gli carezzava la vita o
mentre cercava, con la solita cocciutaggine che era propria del suo carattere,
di trattenere i gemiti di piacere mentre gli mordeva il collo.
Il rosso dovette fare uno sforzo notevole per non far assumere alla sua faccia
un’ espressione completamente ebete a quel ricordo e fu prontamente aiutato in
questo da Allen che praticamente lo trascinò a tavola, dove moltissime pietanze
dalle origini più varie spargevano il loro profumo in tutta la sala.
Lo seguì un po’ riluttante, sperando di riuscire a convincere Kanda a sedersi
accanto a lui, ma quando lo vide di nuovo lo spadaccino era già seduto al
tavolo più lontano dal loro, gli occhi di ossidiana che, ci avrebbe giurato,
puntavano Allen con odio.
Passò lo sguardo sul ragazzino e automaticamente i suoi occhi caddero sulla
mano che stringeva il suo polso.
Un gesto del tutto naturale, che non significava niente al di là dell’amicizia.
Lavi sperò vivamente che il moro non avesse frainteso qualcosa perché, al di là
del fatto che la gelosia del cinese senza dubbio lo lusingasse, per Allen
questo sarebbe stato senza dubbio un problema.
Dopotutto, dopo quello che era successo tra loro il giorno prima, era stato
proprio lo spadaccino ad evitarlo in tutti i modi e quindi una scenata di
gelosia sarebbe stata davvero fuori luogo - senza contare che immaginarsi un
Yuu Kanda geloso era già abbastanza surreale.
La cena passò tranquillamente, tra un Lavi che rideva e scherzava con Allen ed
un Kanda che per ogni risata dell’altro assieme alla mammoletta buttava giù un
sorso di sakè sempre più lungo e che perentoriamente evitava gli sguardi che il
rosso cercava di lanciargli.
Quando anche la parte di tavola occupata dal Bookman fu invasa dai piatti ormai
vuoti di Allen e di Crowley, decise che era arrivato per lui il momento di
congedarsi.
Passando accanto al tavolo dove sedeva il cinese, Lavi non si meravigliò tanto
del suo posto vuoto, quanto delle quattro fiaschette di sakè ormai vuote
abbandonate davanti al suo piatto.
Sapeva che il cinese amava accompagnare i suoi piatti con un po’ del tipico
liquore giapponese, ma per quando ne sapesse non aveva mai bevuto così tanto.
Si guardò un po’ intorno nella speranza di vederlo, vagamente preoccupato.
- Mi scusi, Esorcista-sama…-
Un finder con un vistoso ciuffo biondo che gli ricopriva per intero un occhio
lo chiamò, toccandogli gentilmente la spalla.
- Se sta cercando Kanda-sama è uscito nei giardini pochi minuti fa, anche se
non so da che parte sia andato.-
Lavi gli sorrise cordialmente e dopo averlo ringraziato affrettò il passo verso
l’uscita.
Vagò un po’ a vuoto per i giardini dell’Ordine Oscuro, rimanendo stupito quando
in uno di essi trovò il moro placidamente sdraiato riparato dalle larghe foglie
di una pianta bassa.
Si avvicinò sorridendo e si sedette al fianco del ragazzo.
- Yuu-chan...stai dormendo?- fece per spostagli un ciuffo di capelli che gli
ricopriva gli occhi, ma fu fermato dalla mano del cinese che si serrò con forza
attorno al suo polso.
- Kanda...ti ho detto di chiamarmi Kanda.
Vattene via.-
Il Bookman notò subito che l’austera voce dell’altro era decisamente più
impastata del solito.
-Devo dedurre che sei venuto a nasconderti qui per evitarmi ?-
-Tsk...cosa credi che mi importi di uno come te ? Vattene, ho detto...-
La presa sul polso del rosso si fece via via più debole, finchè il braccio
dello spaccino non ricadde inerme al suo fianco.
- Yuu, sei ubriaco... non posso lasciarti qui...-
Il moro si tirò a sedere, aspettando qualche secondo prima di rispondergli,
dando il tempo alla sua testa di smettere di girare.
- Io non sono ubriaco...- lo disse con espressione talmente convinta che Lavi
quasi dovette farsi violenza per non scoppiare a ridergli in faccia.
- Certo, e scommetto che non hai nemmeno bevuto troppo,eh? -
Kanda ripensò un secondo alle quattro fiaschette di sakè e ai bicchieri che
aveva buttato giù uno dopo l’altro.
- Bhè, forse ho bevuto troppo, ma sicuramente non sono ubriaco!-
Lavi sospirò pazientemente, grattandosi la testa.
Se anche il ragazzo non era ubriaco, sicuramente c’era molto vicino.
- Si può sapere che ti è preso Yuu ?
Non è da te bere così tanto...come non lo è essere geloso di Allen,
oltretutto.- Ammise, ma solo con se stesso, che in effetti quella poteva essere
considerata una provocazione.
Kanda si voltò di scatto verso l’altro, gli occhi pieni di rabbia e le mascelle
serrate.
Un atteggiamento decisamente ostile, quasi guerrigliero.
Un atteggiamento abituale per il cinese forse, ma per chi lo avesse osservato
con attenzione, per chi come Lavi aveva imparato a capirlo non per dove erano
dirette le sue azioni, ma per dove guardava il suo sguardo, quello era molto di
più di semplice odio.
Era un sentimento profondo, che nasceva dalla paura, dalla solitudine.
E da qualcosa di ancora più antico che spesso si affacciava agli occhi del
moro, quando il suo sguardo si faceva più cupo e distante dal mondo.
Più distante da lui, soprattutto.
Kanda strinse il pugno attorno a Mugen e senza pensarci due volte usò la spada
come un prolungamento del suo braccio, schiaffeggiando la guancia di Lavi con
l’elsa.
Nonostante si fosse accorto del colpo imminente, il rosso rimase immobile, le
labbra serrate, gli occhi pieni di fuoco.
Occhi del colore della speranza che ardevano della luce del sole.
Il colpo arrivò così come il Bookman l’aveva immaginato, forte, violento,
diretto.
Nonostante questo la sua testa non si voltò, l’unico occhio visibile non si
chiuse.
Le labbra rimasero serrate.
Kanda ansimava pesantemente.
Lavi lo fissava, assente, lontano.
Perché..?
Con lentezza la mano sinistra raggiunse la spada e senza alcuno sforzo
l’allontanò dal proprio viso, lasciando che il legittimo proprietario la
rideponesse al suo fianco.
Il moro sbattè rapidamente le palpebre, soffermandosi di più su ogni battito di
ciglia, come se le immagini leggermente sformate potessero tornare alla loro
forma.
Sentì le labbra secche e un calore sulle guance che non aveva nulla a che fare
con la vicinanza del futuro scrittore della storia.
Almeno, non fino a quel momento.
Si rese conto che parlare sarebbe stato più difficoltoso di quello che pensava.
- Perché non l’hai evitato?
Avresti potuto farlo facilmente.-
Non si rese conto di quanto impiegò a pronunciare questa frase, seppe solo che
ogni sua parola, che nella sua mente appariva chiara e diretta, in realtà era
uno sgangherato ammucchio di suoni che forse, ma non ne era proprio sicuro,
voleva significare qualcosa.
Lavi si passò una mano sulla guancia, massaggiandola piano nel punto in cui si
stava arrossando.
Lo spadaccino si morse debolmente il labbro inferiore, percependo qualcosa di
orribilmente simile al senso di colpa.
Come se la sua improvvisa debolezza verso l’altro esorcista non fosse già
abbastanza!
Il moro trattenne il fiato, sorpreso, atterrito dalla rivelazione che i suo
stessi pensieri gli avevano procurato.
Ma era davvero così improvvisa ?
O forse, ogni volta che le sue guance si arrossavano nel sentirlo pronunciare
il suo nome, aveva già intuito qualcosa?
Una realtà vaga e mal percepita, ma che ogni giorno si palesava in sguardi
sfuggenti e piccole sfumature rossastre sul volto, come se quel sentimento,
quella vicinanza quasi naturale e spontanea, fosse sempre stata lì, pronta ad
uscire e a divampare, mostrando qualcosa che lui stesso ancora non aveva ben
chiaro.
Forse proprio per questo Kanda aveva fatto in modo che quei vaghi sospetti
svanissero, attribuendoli un po’ al carattere troppo esuberante dell’altro ed
un po’ anche al proprio, che di esuberante non aveva un bel niente.
Lavi sospirò sommessamente, riportando l’attenzione dell’altro su di lui.
Prima di rispondere alla domanda che l’orientale gli aveva fatto si prese del
tempo, osservando il contorno marcato delle labbra sottili, la cadenza morbida
e al tempo stesso forte delle spalle che eppure a lui sembravano tanto fragili,
gli occhi sottili e freddi come lame affilate, ma in cui poteva vedere riflessa
l’anima del mondo.
Alzò lentamente una mano, troppo stanco per mettere una finta decisione in un
gesto tanto semplice.
Infondo non era così sicuro neanche lui di quello che stava facendo, e dire che
non aveva nemmeno bevuto.
Sorrise appena quando le dita sfiorarono la pelle nivea dell’altro, che
istintivamente rabbrividì a quel contatto inaspettato.
- Yuu, io... sono un Bookman.
Sai cosa significa questo?
Dimmi di si, ti prego...
Perché io ormai, credo di averlo scordato completamente...-
Kanda osservò come a rallentatore le labbra del rosso schiudersi appena ed
avvicinarsi alle sue, mentre l’occhio verde, appena velato dalla palpebra,
teneva catturato il suo sguardo.
Era bello Lavi da così vicino.
Eccome se lo era...lo era sempre stato, dopotutto.
Il moro chiuse gli occhi nel momento in cui le labbra dell’altro si posarono
sulle sue, in un bacio casto e tenero che sapeva di malinconia e promesse
infinite.
Lo spadaccino non seppe riconoscere se la sensazione di leggerezza che provò
fosse dovuta al bacio o al troppo sakè presente nel suo stomaco in quel
momento.
La mano calda sulla sua guancia si spostò nel momento stesso in cui Lavi si
allontanò da lui, lasciando Kanda con una strana sensazione di gelo nei punti
che prima erano stati toccati dall’altro esorcista.
Ci volle qualche secondo prima che il moro riaprisse gli occhi, come se la
trance di un sogno lo avesse inghiottito con se ed avesse continuato a cullarlo
anche dopo essere terminato.
Sollevò le palpebre e ritrovò a poca distanza dal suo il volto del compagno, un
volto stanco, rassegnato.
Solo allora Kanda notò che anche quegli occhi così vitali portavano il segno di
occhiaie pesanti, e solo allora si accorse che quel sorriso che tanto lo
attraeva, quello che per la prima volta gli aveva fatto pensare “Chi diavolo è
quello?” ormai era sopito da tempo, sostituito da un altro, che tutto lasciava
intendere meno la gioia che in realtà avrebbe dovuto esprimere.
Guardandolo in quel momento come per la prima volta, Yuu Kanda si rese conto,
rimanendone sconvolto e terribilmente spaventato, che Lavi the Bookman Junior
era triste, e che lo era sempre stato.
Triste ed immensamente solo.
- Non ho più tempo per questi giochi, Yuu.
Non voglio più averne.
Non posso più girarmi attorno alla ricerca di qualcosa e vedere che non c’è mai
niente per me.
Sono... terribilmente stanco.-
Lavi abbassò lo sguardo, tenendosi la fronte con una mano.
Si alzò in silenzio e così com’ era venuto se ne andò.
Senza aggiungere altro.
Lasciando il moro con il respiro corto e la sgradevole, maledettamente
sgradevole, sensazione di dover scoppiare a piangere da un momento all’altro
senza avere lacrime da versare.
Un dolore profondo che gli avvolgeva il cuore e la mente, lasciandolo privo di
senso, con una piccola, piccolissima parola appoggiata proprio sulle labbra, ma
che non aveva voluto saperne di uscire.
Facendo leva sulle braccia lo spadaccino si tirò in piedi, seppur traballante.
La sgradevole sensazione che in quel momento tutto il mondo gli sembrasse più
grande lo colse all’improvviso, senza riuscire a spiegarsi il perché.
Si guardò attorno smarrito, sperando di cogliere la figura del rosso che si
allontanava o magari un qualche suggerimento su ciò che avrebbe dovuto fare.
Non trovano né l’una né l’altra delle due cose si concesse di chiudere un
attimo gli occhi e di sospirare profondamente.
Fece un rapido resoconto mentale di tutto ciò che era successo in quei giorni e
si accorse, non senza un certo disappunto, che i momenti che meglio ricordava
non erano quelli passati da solo ad arrovellarsi sulla sua situazione, ma
quelli trascorsi con Lavi, che pure nella sua mente apparivano come qualcosa di
magico ed ultraterreno.
Non è che in quei momenti si sentisse bene, o felice… però era leggero.
Incredibilmente leggero.
E ritornando a quei momenti col pensiero, si accorse che anche allora la sua
divisa perdeva la sua pesantezza lasciandolo nudo, che Mugen sembrava scivolare
via dal fodero e cadere a terra con un suono quasi soffice e sentiva i capelli
che morbidi, lenti, si posavano sulle sue spalle nude, avvolgendolo in un abbraccio
che lo portava al di sopra delle stelle.
E da lassù, tutto era miracolosamente piccolo.
Riaprì gli occhi e tutta quella magia finì, gli oggetti tornarono a
sovrastarlo, i capelli in un rapido rewind si ricomposero nella solita coda,
Mugen in silenzio tornò al caldo nella sua fodera e la sua divisa nera e
argento coprì di nuovo il suo corpo d’alabastro.
Tra tutte le cose importanti che Kanda aveva richiamato a raccolta nella sua
mente fino ad allora l’immagine dell’altro esorcista era apparsa solo alle volte
come un’ombra fugace a cui non aveva saputo, o voluto, dare un nome.
In quel momento invece le immagini del rosso affollarono la mente del
giapponese, facendolo arrossire non tanto per l’intensità di ciò che provava,
tanto per ogni particolare che riusciva a ricordare.
Senza nemmeno rendersene conto, per quanto tempo aveva osservato la figura di
Lavi senza essere notato ?
Quante volte si era ricordato di lui e aveva rivisto mentalmente ogni nuovo
dettaglio che scorgeva ?
Una fascia nuova, gli occhi assonnati, i capelli non pettinati per la troppa
fretta, le estremità un po’ logore della sciarpa sempre presente al suo collo,
le labbra un po’ secche nei giorni di vento, ma sempre meravigliosamente piene…
labbra fatte apposta per baciare ed essere baciate, plasmate con cura da Madre
Natura al pari di un’opera d’arte.
Lo spadaccino deglutì a vuoto, la bocca ancora impastata a causa dell’ alcool e
la ragione messa a dormire per lo stesso motivo.
Respirando profondamente e riacquistando un po’ di lucidità, mosse un primo,
fin troppo convinto, passo verso la stanza di Lavi.
Rientrò nella sala allestita per la cena, ignorando completamente il vociare di
un Allen un po’ alticcio e i timidi richiami di Gozu, deciso a raggiungere la
sua meta il più velocemente possibile.
Tuttavia, non appena giunse di fronte alla porta della stanza del rosso, tutta
la sua decisione svanì, la ragione, che ancora dormiva succube dei fumi
dell’alcool, si risvegliò bruscamente e non perse tempo nel far notare a Kanda
quanto la sua idea fosse stupida.
Era arrivato lì davanti senza nemmeno sapere che cosa avrebbe fatto dopo.
Qualcosa tipo “chiedere scusa” non era mai rientrato nei suoi programmi, e di
certo non aveva intenzione di ridicolizzarsi ancor più di quanto già non stesse
facendo.
Una serie di immagini si inserì in maniera del tutto autonoma nella sua mente,
facendogli chiaramente intendere che il suo corpo aveva in testa altri progetti
per quella notte. Si sentì avvampare mentre un brivido gli scivolava lungo la
schiena.
Si dondolò indeciso ancora per qualche momento, con la mano ferma a mezz’ aria
tra il suo corpo e quello ligneo della porta, finchè un vento caldo e morbido
lo avvolse.
- Yuu… guarda che la porta è aperta…-
La voce di Lavi si insinuò nelle sue orecchie, una cascata di cioccolata che
raggiungeva il cervello inceppandone i meccanismi.
Bruscamente, lo spadaccino ritirò la mano.
Deglutì a vuoto, di nuovo.
- Non so se sarebbe una buona idea entrare.-
Un leggero fruscio di stoffa si fece sentire dall’interno della stanza, finchè
un rumore attutito di passi giunse fino alla porta.
Stancamente, Kanda poggiò la fronte sulla superficie liscia e fredda che celava
l’altro ragazzo, respirando piano, come se anche il rumore di un sospiro avesse
potuto distruggere ciò che lo aveva portato fin lì.
- Restare fuori ti sembra meglio ?-
Rifletté qualche secondo, poi annuì a se stesso.
- Forse.-
- E allora perché mi hai seguito fino alla mia stanza ? -
Di nuovo il moro rifletté, ma stavolta non riuscì a rispondere.
Perché era lì ?
“Stupide debolezze, nient’altro che questo.
Vattene e non pensare più a lui, sarà tutto più semplice, vedrai!”
Le parole della ragione sibilline accarezzarono il lobo del suo orecchio per
poi introdurvisi con cattiveria.
Con una smorfia di disappunto, Kanda allontanò di poco la fronte dalla porta.
“Più semplice non è sinonimo di migliore, stupido!
Tu lo sai perché sei arrivato fin qui.
Smettila di essere codardo e ammetti che hai bisogno di lui.
Forse non sarà facile ma sarà bellissimo, vedrai…”
Scaturendo direttamente dal suo cuore le parole dell’anima risalirono fino al
cervello, spingendo fuori a forza quelle precedentemente entrate.
Fece per aprire bocca, ma il suono di passi che si allontanavano dalla porta lo
fece tacere ancor prima di aver parlato.
Un leggero senso di panico si disperse in tutto il suo corpo non appena
realizzò di aver perso quell’ occasione, l’unica che avrebbe avuto, ne era
certo.
Sentì le mani improvvisamente sudate, senza che prima se ne fosse accorto, e il
suono martellante del suo cuore nelle orecchie, incapace di fermarlo.
Doveva fare qualcosa, subito.
Prima che la notte passasse e che lui, il giorno dopo, svegliandosi nel suo
letto da solo, non avrebbe potuto far altro che disprezzarsi.
Ormai prossimo al rassegnarsi, tese le orecchie non appena sentì dei passi
frettolosi tornare indietro dall’interno della stanza.
Si preparò a dire qualcosa, ma contro le sue aspettative la porta si aprì
rapidamente, uno dei suoi polsi fu agguantato dalla mano di Lavi e il suo
intero corpo fu strattonato all’interno della stanza, ritrovandosi
improvvisamente ad annegare in un abbraccio caldo e quasi soffocante, come se
una dolce asfissia a cui non voleva sottrarsi lo stesse cullando.
Con la stessa rapidità con cui era stata aperta, la porta fu richiusa e Kanda
si ritrovò contro la superficie lignea, ancora prigioniero tra le braccia di
Lavi.
Il fiato caldo del rosso a solleticargli l’orecchio.
- Scusami, Yuu-chan...
So che mi ucciderai per questo, ma davvero, non ce la faccio a lasciarti
andare...-
Il ritmo del cuore del moro rischiò di impazzire, drogato dalla disperazione e
dalla dolcezza che in così poche parole gli arrivarono.
Il Bookman allentò di poco l’abbraccio, quel tanto che bastava per raggiungere
con le labbra quelle dell’altro ragazzo e assaggiarle con le proprie,
mordendole, leccandole e ricoprendole di piccoli baci.
In una sensazione meravigliosamente vicina all’estasi, Kanda schiuse ubbidiente
le labbra, lasciando che la lingua del compagno si intrufolasse dentro.
Non riuscì più a capire se era Lavi che lo stava baciando o se era lui stesso a
divorare l’altro ragazzo.
In pochi secondi quel contatto atteso da tempo divenne qualcosa di animalesco e
famelico, un ritmo antico e selvaggio a guidare i loro corpi che seducenti si
strusciavano l’un l’altro.
Il moro rimase quasi shockato nel rendersi conto che le mani che stavano
sbottonando la sua divisa non erano quelle di Lavi, bensì le proprie.
Quando poi, staccando le labbra da quelle del rosso, si accorse che questo era
già senza maglia, si leccò lascivamente le labbra come per riflesso
condizionato.
Chiuse frettolosamente la porta a chiave, divorando con gli occhi il corpo del
futuro Bookman e sentendo la sua eccitazione crescere quando, incrociando i
suoi occhi, li trovò incredibilmente lucidi e provocanti, un’animale selvatico
nel pieno momento della caccia.
Gettando a terra il cappotto della divisa si concentrò di nuovo sulle labbra
dell’altro, spingendolo verso il suo letto mentre altri vestiti cadevano a
terra lungo il percorso, disegnando un immaginario sentiero verso il peccato.
Quando Lavi raggiunse l’estremità del materasso vi si lasciò cadere a peso
morto sopra, trascinando con se anche lo spadaccino, che si posizionò seduto
sui suoi fianchi.
Con le dita raggiunse il nastro che teneva legati i suoi capelli e lo sciolse,
lasciando che ricoprissero la sua schiena e che in parte scivolassero oltre le
sue spalle, oscillando sopra il ventre di Lavi.
- Non credere che da domani ti renderò le cose così semplici, stupido di un
coniglio.-
Un’ espressione imbronciata si dipinse sul volto di Kanda, lasciando spazio
anche ad un lieve rossore.
Il Bookman sorrise, mettendo in mostra quelle labbra che, ora il moro ne era
certo, Madre Natura aveva in realtà plasmato per sorridere a quella maniera,
come se il cielo ti dovesse accogliere da un momento all’altro.
- Vorrà dire che da domani dovrò cominciare a corteggiarti allora...-
La mano del rosso giocò per un attimo con la ciocca di capelli che oscillava
sopra il suo corpo, risalendo poi sino alla guancia di Kanda, su cui si
depositò a coppa.
In quel momento, in quel preciso secondo, l’unico razionale da quando tutto
quello era iniziato, Kanda si soffermò di nuovo ad osservare i dettagli di
Lavi.
Non notò più le occhiaie, né l’ombra di sorrisi ambigui.
Notò solo quell’occhio brillare come se davanti a lui avesse avuto un astro del
cielo, vide i capelli sparpagliati sotto la testa aprirsi attorno al suo capo
come un sole incandescente e vide, soprattutto, l’entrata del Paradiso.
Il sorriso di Lavi, genuino, autentico.
Si chinò su di lui e baciò lentamente quelle labbra morbide, bussando per
aprire le porte di un mondo ultraterreno.
La bocca del rosso si schiuse con piacere, mostrandogli cosa c’era davvero al
di là dell’entrata del Paradiso.
La sensazione di leggerezza investì di nuovo Kanda, facendolo volare via dal
suo corpo, da quella stanza, da quell’edificio.
Si librò al di sopra della notte, delle stelle e della luna, finchè lui,
immenso e nudo, si ritrovò a fissare il mondo intero, non più grande di una
palla, con il suo corpo che naufragava tra un milione di minuscoli astri.
Teneramente lo avvolse tra le sue braccia e lo carezzò, piano.
Poco dopo, le mani di Lavi si sovrapposero alle sue e insieme cullarono il
globo mentre il rosso cingeva col suo corpo quello di Yuu e teneramente gli
baciava la nuca.
L'entrata per il Paradiso è tutt'intorno a noi.
Il difficile non è trovarla, ma solo il capire come aprirla.
Eccola qua, finita… se penso a quanto ci ho messo…
Il risultato finale non è ottimo, ma spero che sia piacevole comunque!
Perdonatemi un Allen un po’ OOC nei confronti di Kanda, ma andiamo… dopotutto è
Allen, essere buono è nei suoi geni fin dalla nascita!!!
Kanda - Perché non dici invece che te ne sei accorta solo dopo aver finito la
fic e ti faceva fatica correggerla ù_ù ?
Ku - Zitto tu >///< !!! Dovevo farti venire un coma etilico, altroché una
sbornietta da nulla!!!
Lavi - Su, su… non litigate ^^’’’…
(Ku grabs Lavi and snuggles)
Tu si sei carino Lavi-chan...
Yuu no, lui è cattivo e con la parrucca ù___ù !!!
(Si sente sullo sfondo il sibilo di Mugen che viene sfoderata.)
Ringrazio chiunque abbia dato 5 minuti alla mia fic leggendola ^_^ !
Grazie mille!!!