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Autore: SonLinaChan    06/12/2008    3 recensioni
Alla morte del sovrano di Elmekia, i due eredi al trono ingaggiano una lotta per la conquista del potere. Lina e Gourry si trovano loro malgrado sul terreno di battaglia, in missione per conto della città di Sailarg, ma decisi a rifuggire ogni coinvolgimento nella guerra. Ma basta poco perché una battaglia estranea si trasformi in una questione molto personale...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco la seconda parte del capitolo, come promesso in tempi brevi…^_^ Grazie come sempre ha chi ha letto e commentato il pre

Ed ecco la seconda parte del capitolo, come promesso in tempi brevi…^_^ Grazie come sempre ha chi ha letto e commentato il precedente, e in particolare

A Genesis: non ti preoccupare, con la mia “dichiarazione di resa” non mi riferivo alla storia nel complesso, ma solo al capitolo… in teoria avrebbe dovuto essere unico, ma dovevo raccogliere talmente tante informazioni al suo interno che stava diventando ingestibile, per cui mi sono dovuta rassegnare a spezzarlo in due. ^^ Ma ho certamente intenzione di portare a termine la storia, un po’ alla volta… anche perché ormai manca davvero poco al termine. =P

A Dragonslave: eheh, infatti ci avevi preso in molte cose. E per Il Raugnut Rushavna… colpisce solo chi APRE il diario, e non chi lo maneggia. Anche se l’incantesimo spinge chi si avvicina troppo al libro a desiderare fortemente aprirlo… (ho pensato fosse ragionevole che i draghi non ne risentissero, però, dal momento che sono molto più potenti di un normale essere umano)

A Fren e LadyLina: visto che efficacia in termini di ispirazione hanno avuto i nostri deliri veronesi, cugine? E Fren, sii felice, Bastian in questo capitolo ha un ruolo un po’ più attivo! XD

Spero non ci siano grosse incongruenze in questo capitolo, ci ho racchiuso metà trama, e ho rischiato seriamente di incasinarmi da sola…XD

Buona lettura! ^^

 

 

“Dovrete uccidere una persona per noi.”

I draghi, dall’ombra ai margini della luce delle fiamme, ci osservarono in attesa di una reazione. Le parole di Mardoc danzarono nell’aria, sospese nel silenzio. Il nostro respiro, il crepitio delle fiamme, il frusciare delle vesti dei muti membri del concilio dei draghi, tutto per un istante parve congelarsi. Mi volsi verso Lina. Il suo volto era terreo.

“Uccidere… una persona?” Mormorò infine, la voce roca. “Di chi parlate?”

“Lascia che ti spieghi la situazione.” Il drago gesticolò verso il suolo, invitandoci a sederci nuovamente. Lina esitò, ma alla fine indietreggiò e si rannicchiò sulla dura roccia, in ginocchio, come pronta a scattare nuovamente in piedi. Io mi accomodai al suo fianco e le poggiai una mano sulla schiena, per cercare di placarla.

“Innanzitutto, credo vogliate sapere qualcosa di più sull’autore di questo diario.” Mardoc sollevò il testo e proseguì, senza attendere risposta. “Era il figlio maggiore del duca di Talit. All’epoca la Perla era ancora una città in espansione… i traffici dal Sud avevano contribuito a mutarla in un importante snodo commerciale, e stava crescendo in modo sproporzionato alle condizioni che la sua posizione arroccata sulle montagne poteva offrire. Ma se il suo trasferimento presto o tardi sarebbe stato inevitabile, non fu l’incremento dei traffici a causarlo direttamente. Un grave incidente colpì la città. E a causarlo fu proprio l’autore di questo diario.”

Alle nostre spalle, sentii Sybil muoversi. Mi volsi per un momento a osservarla, e vidi che si era avvicinata a Bastian. Il suo sguardo, febbrile, dardeggiò fra il drago e il cavaliere, mentre sollevava la testa dell’uomo, con dita tremanti, per accertarsi delle sue condizioni. Ma Mardoc, se anche si era accorto di lei, continuò deliberatamente a ignorarla.

“Se avete visitato l’antico palazzo di Talit, immagino avrete trovato l’accesso al vecchio laboratorio di Erian… laggiù si trova la chiave delle ricerche che ha condotto.”

“Quel laboratorio apparteneva a lui?” La fronte di Lina si corrugò. Sapevo a cosa stava pensando. Quando era uscita dal laboratorio, mi aveva detto di aver avuto l’impressione che fosse stato utilizzato piuttosto di recente.

Mardoc annuì. “I suoi studi in ambito magico erano di un genere piuttosto anomalo… non so se immagini a cosa mi stia riferendo.”

Lina sospirò. “Lord of Nightmares.” Dichiarò semplicemente, in tono piatto.

Mardoc sussultò lievemente, udendo quel nome. Quando parlò, la sua voce uscì in un mezzo ringhio. “In poche parole sì. In effetti, il duca era interessato più in generale ad acquisire il controllo di una forma più pura e indifferenziata di magia, la forma di potere magico accessibile solo agli esseri superiori. La Magia del Caos, che racchiude e trascende le forme più avanzate di Magia Bianca e Magia Nera, in questo senso rivestiva un grande interesse, per lui.” Il drago fece una smorfia. “Un obiettivo pericoloso, a maggior ragione per un nobile nato in un regno dove la magia è considerata alla stregua di un trucco da ladro… Ma la sua famiglia aveva sottovalutato ciò che il duca stava ricercando. La consideravano una stravaganza, che sarebbe stata abbandonata una volta che il giovane fosse salito al potere.”

“Ed erano in errore, suppongo.”

Il drago annuì, nuovamente. “Erian era decisamente votato ai propri studi. Tanto votato da giungere fino a noi, per cercare di carpirci informazioni. E’ così che abbiamo scoperto di lui, e abbiamo iniziato a renderci conto di quanto pericoloso fosse il terreno in cui si stava addentrando. E abbiamo iniziato a concepire il progetto di eliminarlo, prima che potesse realmente nuocere a qualcuno.”

 Lina ed io ci scambiammo un’occhiata. “Quindi… siete stati voi?” Domandò mia moglie, cauta. “L’avete ucciso, per impedire che completasse qualche tecnica pericolosa come il Giga Slave?” Non mi piaceva il corso che stava prendendo il discorso. Non mi piaceva, considerando che anche Lina era perfettamente in grado di usare quel genere di magia. 

“E’ stato lui stesso a causare la propria fine.” Gli occhi di Mardoc si strinsero. “Quando si è rivolto a noi, purtroppo, era già protetto dall’accordo con la stirpe demoniaca. Non saremmo stati in grado in grado di fargli del male a meno di non infrangere la pietra del contratto, e comprendemmo solo a posteriori cosa quel folle avesse scelto a quello scopo… Talit stessa. Ogni singolo edificio che circondava il vecchio palazzo avrebbe dovuto essere distrutto, per assicurare la sua morte. Credo che Erian progettasse di trasferire la capitale a valle, una volta assunto il potere, e di trasformare quel luogo in una sorta di santuario per la propria magia. L’unico edificio a essere escluso dal contratto era il palazzo stesso. Forse, Erian voleva conservare un luogo che appartenesse solo a lui, e non al demone con cui si era accordato… e proprio questo moto di orgoglio umano si è rivelato essere il suo errore fatale.” Il drago fissò Lina, intensamente. “Erian ha perso il controllo di uno dei suoi esperimenti. Il duca aveva lanciato un incantesimo di protezione estremamente potente sul proprio laboratorio, che in qualche modo ha impedito all’area immediatamente attigua di andare a fuoco. Ma al di fuori delle mura del palazzo, l’intera città è finita in fiamme. Centinaia di persone sono morte, quella notte, a causa della sua follia. Se anche sul palazzo fosse stata incisa parte del contratto forse l’accordo sarebbe persistito comunque… ma in quel modo anche lui ha finito per perdere la propria protezione.” Fece una pausa. “Potete immaginare cosa ne è conseguito. Erian è stato costretto a fuggire dall’ira dei suoi familiari e dei cittadini sopravvissuti. Lo abbiamo trovato, quando era ancora troppo debole a causa dell’incantesimo lanciato per difendersi… e lo abbiamo finito.” Fece una pausa. “Nessuno è mai giunto da noi a lamentarsi, per questo.”

Lina scosse la testa. “Non capisco come sia possibile che una storia del genere non sia stata tramandata… in fondo, sono trascorsi solo duecento anni…”

“Di certo la famiglia Darland non ha pubblicizzato la vicenda. Questa è forse la macchia più vergognosa della sua storia. Alcuni cittadini conoscono la verità, essa è sicuramente nota ai duchi… Ma ufficialmente il nome di Erian è stato rinnegato per ogni discendente maschio della stirpe, e la sua memoria è stata sepolta fra le mura della città vecchia. Quelle vicende sono tabù, per gli abitanti di Talit. Chiunque le sbandieri viene messo in fretta a tacere.”

Osservai Lina digerire quelle informazioni silenziosamente, quindi cercare il mio sguardo “Ora capisco.” Commentò, rivolta probabilmente più a se stessa che a me. “L’incidente, di cui si parlava nel libro… e poi, ti ricordi cosa avevamo letto, del tuo antenato e della sua presenza a Talit per un periodo, proprio in quegli anni? Scommetto che Erian aveva cercato la sua amicizia perché era interessato al potere amplificatore della Spada di Luce… anche io ne avevo letto per la prima volta proprio mentre conducevo ricerche su Lord of Nightmares.”

“E infatti è andata così.” Mardoc fissò Lina, accigliato. “Fra simili ci si comprende, evidentemente.”

Mia moglie gli rivolse uno sguardo rabbioso, a quelle parole. Il mio senso di allarme non fece che incrementarsi. Quei segni di ostilità non promettevano niente di buono.

“Bene.” Esordì, Lina in tono freddo. “Ci hai raccontato una bella storia, Mardoc. Ma dato che entrambi sembriamo più interessati agli affari che alle chiacchiere… vogliamo passare al punto? Chi è che dovrei uccidere, per vostro conto?”

Mardoc aggrottò la fronte. “Ci stavo arrivando, Lina Inverse. Il punto è che qualcuno è tornato a interessarsi agli studi di Erian, e temiamo che riporti alla luce i segreti contenuti in questo diario e in quel laboratorio. Segreti che, come tu meglio di chiunque altro sai, se gestiti nel modo sbagliato possono comportare allarmanti rischi… non solo per una cittadina di montagna e i suoi abitanti, ma per l’universo intero.” Esitò, per un istante. “O quanto meno, è così che noi draghi abbiamo interpretato la profezia della sacerdotessa.” Rivolse un breve sguardo a Sybil, che ora reggeva la testa di Bastian sulle ginocchia, e aveva smesso apparentemente di ascoltarci. La profetessa non volse lo sguardo, ma ebbi l’impressione che fosse conscia che l’attenzione era nuovamente rivolta a lei.

“E pensavate che fossi io quella persona?” Domandò Lina, lo sguardo fisso su Sybil, stranamente imperscrutabile.

Mardoc annuì. “Eravamo convinti che ti stessi recando a Talit con un pretesto, con la precisa intenzione di arrivare al laboratorio. Tu sei già in possesso di informazioni sufficientemente pericolose, mi pare, Lina Inverse. Nessuno di noi gradirebbe che ampliassi ulteriormente i tuoi… orizzonti.” Lina volse lo sguardo, e lei e il drago si squadrarono per un secondo. Ebbi l’impressione che solo il reciproco interesse a sfruttare l’altro li trattenesse dall’attaccarsi a vicenda.

“Il tuo atteggiamento ci ha convinto che fossimo sulla pista giusta… ti sei dovuta allontanare da Talit perché costretta, ma poi, una volta recuperato tuo marito, hai ripreso a dirigerti verso la città, in cerca del diario… Solo che una volta entratane in possesso non hai cercato di servirtene. Sembravi interessata unicamente a curare la maledizione che ha colpito il tuo compagno. E’ stato per questo che abbiamo cominciato a sospettare di essere sulla pista sbagliata. In effetti siamo stati sciocchi a non chiedere alla profetessa sin da principio, accecati com’eravamo dalle nostre certezze. E’ una pecca di noi esseri superiori, evitare il più possibile di fare affidamento sugli esseri umani.”

Lina si accigliò. “Non capisco come tu faccia ad avere informazioni così dettagliate sulle mie azioni e i miei spostamenti. Parli come se mi avessi tenuta d’occhio costantemente nel corso dei miei viaggi.”

Mardoc sorrise. “Perché ti ho tenuta d’occhio. Non immagini come?”

Lina mi parve perplessa. Il suo sguardo scivolò verso Bastian, ma a quel gesto il sorriso del drago si allargò. “Oh, no, Lina Inverse, sei fuori strada. Il cavaliere non ti ha mai tradito. Lui non sapeva proprio nulla di questa faccenda.”

Studiai il viso di Lina, a quelle parole, ma mia moglie si sforzò di mantenere neutra la propria espressione. “Allora… chi?”

“Fino a che ti trovavi a Talit, chiaramente, ci hanno pensato i nostri tre uomini stanziati laggiù.” Spiegò Mardoc. “Ammetto che ti abbiamo persa di vista dopo la tua fuga… pensavamo fossi scappata nella città vecchia, ma come il tuo stesso marito ha appurato si trattava di una falsa pista. Poi, però, gli Enu ci hanno riferito della tua visita, e del fatto che ti stavi recando alla capitale. E lì io ti ho incontrata, e ho riportato di proposito di fronte a te la notizia della caduta delle truppe dei Gabriev nell’ovest, in modo da appurare se avessi intenzione di recarti a salvare tuo marito… e così era.” Il drago sorrise, evidentemente compiaciuto di se stesso. “A quel punto, le cose per noi diventavano più semplici. Certo, il piano sarebbe stato rischioso se avessimo avuto a disposizione solo tuo marito… una persona a te troppo vicina, in cui troppo facilmente avresti potuto notare cambiamenti… ma presso Meghar, dove tu ti stavi recando, era prigioniera anche la principessa Amelia di Sailune. Una tua cara amica, e qualcuno di cui non avresti mai sospettato. Perciò ho contattato uno dei miei sottoposti di stanza nell’ovest, e gli ho chiesto di imporle il Controllo. In questo modo, con un semplice Vision Spell., avrebbe potuto riferirci ogni informazione di cui disponeva su di te e al contempo tenerti d’occhio per conto nostro, permettendoci di non uscire allo scoperto.”

Lina guardò alternativamente il drago e Amelia, lo sguardo nervoso. “Il Controllo? E cosa diavolo sarebbe?”

“Antica magia bianca. Permette il dominio temporaneo delle azioni di un altro soggetto. Esiste una versione semplificata dell’incantesimo accessibile anche agli esseri umani, magia sacerdotale di alto livello. Ho ragione di pensare che abbiate avuto modo di assistervi, in passato.”

Lina parve inizialmente perplessa, a quella affermazione. Ma poi, la comprensione si accese nel suo sguardo. “Rezo.” Mormorò, fra i denti.

Mardoc si limitò ad annuire. “Chiaramente, il Monaco Rosso non poteva ottenere che risultati estremamente parziali, a confronto con le possibilità accessibili a noi esseri superiori. Nella forma perfezionata dell’incantesimo di cui la vostra amica è caduta vittima, chi è colpito può essere temporaneamente liberato dal controllo del soggetto che esercita il dominio su di lui, senza ricordare di essere stato comandato. Una soluzione estremamente comoda, considerato che nei momenti di lucidità il soggetto si comporta normalmente, e non attira su di sé i sospetti di chi gli sta intorno.” Mardoc si strinse nelle spalle. “L’unica pecca è che agire sotto il controllo di una mente esterna è molto stancante per chi subisce gli effetti dell’incantesimo. In più, più tempo passa dal momento in cui l’incantesimo viene lanciato, più è probabile che il soggetto inizi a rendersi conto di ciò che gli stava accadendo… e la principessa lo aveva già inconsciamente intuito, credo. Di certo la sua volontà non è stata semplice da domare.”

Ripensai a tutti i momenti in cui avevo osservato Amelia, nel corso di quel viaggio, e mi era apparsa esausta. Ma chi avrebbe potuto immaginare che dietro a quella condizione ci fosse una motivazione del genere?

Osservai Lina fremere di rabbia. Se la conoscevo un minimo, avrei potuto giurare che in quel momento si stesse rimproverando di non essersi resa conto di nulla. “D’accordo, lo scherzo è finito.” La sua voce risuonò, gelida. “Libera immediatamente la mia amica.”

Mardoc la fissò con sufficienza. “Non ci vuole molto.” Dichiarò, indifferente. “Basta rimuovere il catalizzatore attraverso cui agisce l’incantesimo.”

“Catalizzatore?” Lina fissò Amelia,senza capire. Ma la mia mente aveva improvvisamente compiuto una bizzarra associazione, un salto intuitivo per cui non avevo alcuna conferma, ma che per qualche imperscrutabile ragione mi appariva sensato. “Lina.” Le strinsi il braccio, per attirare la sua attenzione. “Il rubino.” La pietra nel girocollo di Amelia splendeva, riflettendo la luce delle fiamme. Avevo ricordi molto vaghi della lotta con Rezo, ma… rubini magici… non erano quelli di cui Eris si serviva per imporre alle altre persone di fare ciò che desiderava?

Lina seguì il mio sguardo, e i suoi occhi si spalancarono. “Hai ragione!” Si avvicinò ad Amelia, si avventò su di lei, quasi, e le strappò la pietra dal collo. La principessa emise un singulto, ma non si svegliò. Lina distrusse il gioiello sotto la suola degli stivali, con rabbia. “Dannazione!” Imprecò. “Come ho fatto a non rendermene conto???”

E come avrebbe potuto? E dire che avevo notato quel gioiello, avevo forse persino intuito che qualcosa non andava in esso… ma ero stato troppo concentrato su Lina, per interrogarmi ulteriormente su quella questione. Scegliere la principessa era stata davvero una mossa intelligente, da parte dei draghi. Povera Amelia.

“Chi diavolo vi credete di essere, per giocare a questo modo con la mente di persone che non c’entrano???” Ora la rabbia di Lina era manifesta. “Amelia non c’entrava nulla, nulla in questa faccenda! Ne è stata solo una vittima, fin dall’inizio!”

“E infatti non le avremmo torto un capello, una volta ottenuti i nostri scopi.” Mardoc si incupì. “E in ogni caso tu non mi sembri decisamente la persona più adatta alle paternali, Lina Inverse. Per cui lascia perdere. Sempre che tu voglia ancora conoscere le mie condizioni per garantire la guarigione a tuo marito, chiaramente.”

Lina fremette di rabbia, e io le strinsi brevemente la mano, nel tentativo di calmarla. Prese un profondo respiro, prima di parlare. “E allora dimmi cosa devo fare, e facciamola finita.”

“E’ molto semplice. La profetessa mi ha confermato che non sei tu, in questa occasione, a costituire una minaccia. Ciò significa che qualcun altro è interessato al sapere custodito nella antica Talit. Tu dovrai trovare questa persona, ed eliminarla.”

Lina esitò. “E… di chi si tratta?”

“Curioso… ma dovresti saperlo.” Mardoc la scrutò in viso, con i suoi occhi penetranti. “La profetessa mi ha detto che ha letto la risposta nel tuo stesso sguardo. Uno spirito che condivide le tue stesse aspirazioni, che hai incontrato a Elmekia. Uno spirito curioso, e privo delle riserve che avrebbero fermato altri esseri umani…”

Lina esitò per qualche istante, in silenzio. Quando parlò, lo fece con evidente riluttanza. “Stai… parlando di Livia, non è così?”

“Livia?” Ero confuso. “Che cosa c’entra, ora, quella ragazzina?”

Lina mi rivolse una breve occhiata. “Quel volume che stava consultando… alla luce di quanto abbiamo scoperto questa sera, mi sembra una coincidenza troppo grossa che stesse cercando informazioni proprio al suo interno solo per sapere qualcosa sullo Spadaccino di Luce. In più… non mi sembrerebbe strano che si interessasse a qualcosa del genere. Al di là dei modi, ha mostrato curiosità, e una certa spregiudicatezza. E tu mi hai detto che è scomparsa, la notte in cui io sono fuggita da Talit. Forse ha trovato un modo per scappare, e ha raggiunto la città vecchia.” Lina fissò Mardoc, a denti stretti. “Ma è poco più che una bambina. Cosa mai potrebbe riuscire a fare, di tanto pericoloso da desiderare ucciderla?”

“L’energia fuori controllo è molto più pericolosa di quella dominata.” Replicò il drago, freddamente. “E non sta a te valutare, in ogni caso. Ascoltami e basta. Riteniamo che la ragazzina in qualche modo abbia continuato a visitare la antica Talit per un tempo indefinito prima del vostro arrivo, e che si sia nascosta laggiù, da qualche parte, dopo la tua fuga. Il laboratorio di Erian, nel palazzo antico, è protetto da un incantesimo. Per nessuno, nemmeno per noi, è possibile entrarvi o distruggerlo. Eravamo convinti che solo il potere del Caos potesse riuscirci… ma nei giorni precedenti alla tua fuga da Talit, quel laboratorio è stato riaperto. La ragazzina deve avercela fatta, in qualche modo che non riusciamo a immaginare. E lì deve avere trovato il diario.”

“Non capisco di che parli.” Lina scosse la testa. “Amelia non te lo ha riferito? Anche io e lei siamo entrate nel laboratorio senza problemi, e senza ricorrere ad alcun incantesimo.”

Mardoc si accigliò. “Non mentire, Lina Inverse. La magia laggiù è ancora attiva. Ho inviato i miei uomini a cercare di distruggerlo, anche dopo che tuo marito è stato colpito dalla maledizione, e nessuno è riuscito nell’impresa.”

Lina si morse il labbro e tacque. Mi sorpresi che non insistesse, perché la avevo vista con i miei stessi occhi mettere piede nel laboratorio. Dal momento che non pareva voler controbattere, però, mi cucii la bocca. Doveva avere le sue motivazioni. “Il punto è che non sappiamo se, come ha aperto la porta del laboratorio, la ragazza sia riuscita a leggere le pagine del testo senza incorrere nella maledizione…” Proseguì Mardoc, evidentemente interpretando il silenzio di Lina come una tacita ammissione. “E noi non sappiamo cosa esattamente contengano quel diario e quel laboratorio. Ora potrebbe avere in mano strumenti di difesa estremamente pericolosi. E c’è anche la possibilità che ciò che ha appreso sia troppo, per lei, e le abbia fatto perdere il controllo. Avvicinarla potrebbe essere molto rischioso, in questo momento.”

Lina lo fissò con disprezzo. “E così, invece che presentarvi da lei personalmente, mandate qualcun altro a fare il lavoro sporco. Molto coraggioso.”

“Non è questa la ragione.” Sibilò il drago, con ira. Per un istante, mi apparve incredibilmente imponente e fui tentato di stringere a me Lina, per metterla al riparo. “Il fatto è, sciocca ragazza, che se qualcuno di noi cercasse di avvicinarla la ragazzina potrebbe reagire per lo spavento. E se di riflesso lanciasse un incantesimo che non sa controllare, se rilasciasse l’energia del Caos, potrebbe essere la fine, per tutti.”

“E in che modo dovrebbe essere diverso, con me?”

“Sarà diverso, perché si fida di te.”

Sia Lina che io trasalimmo. Era stata Sybil a parlare. La sua voce pareva quasi essere sorta dall’oltretomba.

“Lei ti ammira… ti vede simile a lei. Per questo ti ha aiutata a scappare. Ed è sola, separata dai suoi affetti, a Talit. Se c’è una persona in cui può essere disposta a confidare in questo momento, quella sei tu.” Sybil accarezzava ancora con le dita i capelli di Bastian. Non levò lo sguardo a fronteggiarci, mentre parlava.

“Esattamente.” Confermò Mardoc, in tono privo di sentimento. “E se confida in te, c’è meno rischio che ti attacchi. E se non attacca, evitiamo tutti di correre pericoli… sempre che tu sia in grado di approfittare del momento, per liberarti di lei.”

In altre parole… Lina avrebbe dovuto raggirare Livia, per riuscire a ucciderla quando meno se lo aspettava. Mi si gelava il sangue al solo pensiero.

Scossi la testa, inorridito. “Lina. Non…”

“E’ solo una ragazzina!” Mi precedette tuttavia mia moglie, in un sibilo. “Ha vissuto per tutta la vita imprigionata fra le pareti di un palazzo, quasi sicuramente non aveva idea di cosa stesse facendo!” Fece un passo avanti. “Non ho intenzione di farle del male! Mi hai capito??? Non ho intenzione di uccidere una bambina, tanto meno approfittando della fiducia che ripone in me!”

Mardoc non si scompose. “E allora tuo marito morirà.” 

“Come potete???” Lina strinse i pugni. “Avete deciso di lasciare in vita me, nonostante io conosca il Giga Slave, e allora perché non Livia???”

“Non è così.”

“COSA, non è così???”

“Noi non abbiamo deciso di lasciarti in vita.” La replica di Mardoc fu gelida. “Anzi, quando abbiamo saputo quello che era successo con Fibrizo, il nostro primo pensiero è stato quello di rintracciarti e ucciderti. Ma è stato Milgazia a proibircelo.”

Lina batté le palpebre, colta alla sprovvista. “Milgazia?”

“Il capo della comunità dei draghi dei monti Kataart. Ci ha detto di averti conosciuto, e che ti reputava degna di fiducia… e ci ha intimato di non toccarti.” Il volto di Mardoc si oscurò, e per un istante il drago celò a malapena la propria ira. “E’ proprio per le nostre divergenze di visione, che centinaia di anni fa ce ne siamo andati da laggiù. Ma purtroppo non possiamo fare a meno di ascoltare un suo ordine diretto. Siamo una comunità troppo poco numerosa, e se ci attaccasse ci schiaccerebbe in un istante.”

“Grazie al cielo.” Gli sputò contro Lina. “Mi preoccuperei, se fosse il contrario. Al tuo posto Milgazia ci avrebbe aiutato senza chiedere nulla in cambio.”

Mardoc si accigliò. “Davvero credi che Milgazia abbia più giudizio di noi, Lina Inverse? Lui avrebbe permesso che tu distruggessi il mondo, solo perché i suoi scrupoli gli impedivano di ucciderti a sangue freddo. Dal tuo punto di vista è stato molto caritatevole, certo… ma dal punto di vista di tutti gli innocenti le cui vite hai minacciato di cancellare con il tuo gesto sconsiderato contro Fibrizo… dal loro punto di vista, dove credi stia il torto?” Il drago scosse la testa. “Credimi, Lina Inverse, non provo nessun piacere a uccidere un innocente… ma a volte va fatto. Per un bene più grande.”

“Non sono d’accordo.”

L’espressione di Mardoc si indurì ulteriormente. “Non mi importa se sei d’accordo o meno. E ti dirò di più… non fosse stato per il divieto di Milgazia, nemmeno tu saresti sopravvissuta a questa faccenda. Ciò che davvero avrei dovuto fare, quando sospettavamo di te, sarebbe stato presentarmi di fronte a te e ucciderti, a titolo di precauzione. E invece ho dovuto pazientare, ricorrere a stratagemmi…ho dovuto affidarmi a dei comuni assassini, per cercare di eliminarti… con risultati del tutto fallimentari.”

Sia Lina che io spalancammo gli occhi, a quella rivelazione. “Sei stato… tu? Tu li hai assoldati???”

“Non a mio nome, chiaramente.” Mardoc si strinse nelle spalle. “E’ stata la principessa ad agire per noi. La nave che vi stava conducendo a sud… a guidarla non erano semplici mercanti, come quel mercenario, Dorak, ha cercato di farvi credere. Erano pirati al servizio di Meghar. Con il nome e le promesse di denaro della principessa Amelia, non è stato difficile convincerli ad attaccarvi per noi. Uccidervi in mare sarebbe stato l’ideale. Avremmo potuto far sparire ogni traccia di voi, e Milgazia non avrebbe mai avuto alcun elemento per accusarci di essere responsabili della tua morte.”

Lina aggrottò la fronte. “Ma io credevo che…” Si volse a Sybil. “… non mi avevi detto che era la Gilda degli Assassini di Rolan a essere sulle mie tracce?”

La profetessa era accigliata. “Così credevo.” Mormorò. “Un assassino che avrebbe potuto ucciderti… la principessa… ha senso, ma… una parte della catena deve essere sfuggita alla mia comprensione.”

Lina scosse la testa. “Non capisco.”

“Questo non ha importanza ora, o sbaglio?” Intervenne Mardoc. “Ciò che conta, direi, è che il nostro tentativo non sia andato a buon fine.”

Lina si incupì. “Peccato per voi.”

“A posteriori, è stato un bene.” Mardoc la scrutò con aria di sfida. “Ci ha permesso di scoprire la verità in tempo.”

Un silenzio colmo di ostilità pervase l’aria. Cercai di convincermi che esistesse una soluzione, ma non c’era. Lina non avrebbe fatto ciò che il drago le chiedeva… non le avrei permesso di farlo, nemmeno per salvarmi la vita. Ma Mardoc non ci sarebbe venuto incontro. Eravamo in un vicolo cieco.

“Ti conviene riflettere bene su quello che ti ho chiesto, Lina Inverse.” Intimò il drago, in tono pratico. “Quando tornerai qui con la prova che la ragazza è morta allora io guarirò tuo marito. Non ti impongo scadenze. Ma credo che tu ti renda conto che, ai fini della ricompensa, è suggeribile per te agire in fretta.” Volse le spalle e indietreggiò, verso gli altri draghi.

“Aspetta un momento!” Mia moglie scattò in avanti. “Non abbiamo ancora finito di parlare!”

“Per quanto mi riguarda, sì.” Il drago la fissò da sopra la spalla, con fare minaccioso, e Lina si arrestò di riflesso sui propri passi. “Sai cosa ti chiedo di fare. Non dico che sia semplice, ma… ogni decisione presa comporta la perdita di qualcos’altro.” Strinse gli occhi. “Scegli bene, Lina Inverse.”

Levò il braccio, di fronte a sé. L’oscurità parve addensarsi attorno alle sue vesti, prendendo corpo progressivamente in una forma solida. I suoi compagni lo imitarono, e presto figure enormi e minacciose si stagliarono contro il cielo blu profondo, sovrastandoci. Raggiunsi Lina e la afferrai per le spalle, traendola a me. Un ruggito spezzò l’aria fredda, e una dopo l’altra le creature spiccarono il volo, sollevando polvere e detriti, e facendo ondeggiare pericolosamente la luce delle fiamme. In pochi secondi si persero oltre il profilo del picco, lasciandoci soli con il silenzio. Lina si strinse a me, con tanta violenza da togliermi quasi il fiato. Non ebbi il coraggio di guardarla negli occhi. Affondai le dita nei suoi capelli, le labbra serrate.

Che cosa dovevamo fare? Che cosa dovevamo fare, ora?

“Li… Lina- san…”

Trasalimmo, entrambi, e ci volgemmo verso la parete rocciosa. I ruggiti dei draghi avevano svegliato Amelia, che si stava guardando attorno, intontita. Individuò Sybil, e Bastian ancora privo di sensi, e i suoi occhi si riempirono di confusione. Si volse verso di noi, con aria interrogativa.

Lina si scostò lentamente da me, e io la lasciai andare con riluttanza, perché si avvicinasse alla principessa. “Amelia… ti senti bene?” Chiese, con voce flebile, inginocchiandosi al suo fianco. Appariva così pallida, alla luce delle fiamme, che quella domanda suonò inappropriata, sulle sue labbra. “Ricordi… cosa è successo?”

La principessa scosse la testa. “Non…” Amelia si bloccò, e deglutì. “Ricordo…” Strinse i pugni, e scosse lievemente la testa, come a negare un pensiero che le era sorto alla mente. “Io… ho perso i sensi quando quel drago ci è venuto incontro… non è così?”

Lina si incupì, e le strinse lievemente la spalla con la mano. “Non… preoccupartene, ora.” Mormorò. “Devi essere esausta. Cerca di rimanere tranquilla.”

“Cosa hai intenzione di fare, Lina Inverse?” Domandò Sybil, osservandola dal suo angolo contro la roccia. Sollevò la testa di Bastian dalle proprie ginocchia e, con una delicatezza che stonava con i suoi lineamenti contratti e il suo tono duro, lo accomodò nuovamente al suolo. Il falco, acquattato al fianco del suo padrone, emise un altro, soffuso, lamento.

Lina esitò per qualche istante, ma alla fine eluse la domanda. “Che cosa gli hanno fatto?” Chiese invece di rimando, occhieggiando Bastian.

Sybil scosse la testa, a indicare che non sapeva rispondere. “Quando sono arrivata qui era già privo di sensi.” Spiegò. Lo fissò in volto e per un istante i suoi occhi si velarono di tristezza. “Ma starà bene. A dispetto di tutto… dubito che la comunità dei draghi attenterebbe deliberatamente alla vita di un essere umano, senza una precisa motivazione.”

Lina non rispose. Si limitò a sedersi vicino al fuoco, come improvvisamente esausta, e si prese la testa fra le mani. La voragine dell’angoscia tornò a scavare nel mio stomaco, nel vederla in quello stato. Quello che stava per accadere… era troppo. Lina aveva già ucciso. Non era un’innocente, nemmeno da quel punto di vista. Ma l’omicidio di Livia avrebbe avuto un peso del tutto diverso, per lei. Una volta Sylphiel mi aveva rivelato che mia moglie aveva quasi perso la testa, credendo di avere ucciso un bambino, durante lo scontro con Fibrizo, e io non stentavo a crederle. Conoscevo Lina. Scommettere sulla vita delle altre persone per salvarmi in un momento di disperazione era diverso dal commettere deliberatamente un atto così feroce. Sapevo che, se avesse acconsentito, non se lo sarebbe mai perdonato. Per questo non avrei mai potuto permetterle di farlo.

Ma impedirglielo significava imporle di lasciarmi morire. Significava che avrebbe vissuto non solo con la consapevolezza della mia perdita, ma con la coscienza di aver consciamente evitato di impedirla. Dei. Perché avevo preso in mano quel diario? Perché la mattina in cui Eriol era stato ucciso non mi ero trovato con Lina? Perché avevo chiesto a Lina di aiutare Sylphiel, sin dal principio? Perché, perché… centinaia di domande, e nessuna soluzione.

“Lina- san… ti senti bene? Sei ferita?” La voce di Amelia era allarmata. Si protese verso di lei, per soccorrerla.

Mia moglie scosse la testa, e si ritrasse. “Sono… solo stanca. Lasciami un momento per riflettere sul da farsi, d’accordo?” La sua voce era ferma, non c’era traccia del tremore che avrebbe accompagnato delle lacrime. Ma avevo l’impressione che si stesse trattenendo dall’esplodere.

“Io… però non capisco.” Amelia volse la sua attenzione alla profetessa e al cavaliere. “Che cosa ci fa, qui, Bastian- san? Perché i draghi non lo hanno portato via con loro? Non era loro alleato?”

Lina levò lentamente la testa, a quella affermazione. Indirizzò a Bastian i suoi occhi e una strana determinazione le si dipinse sul viso. “Non lo ho capito.” Dichiarò. “Al di là del fatto che non ci ha traditi… continuo a non capire cosa sia accaduto quella notte, nella vecchia Talit, fra lui e Dorak.” Il suo sguardo si accese. “Amelia… credi di farcela a usare un incantesimo di guarigione su di lui? Immagino che farlo svegliare e chiederglielo sia l’unico modo per scoprire la verità.”

Amelia annuì, con un vago disagio. Si avvicinò al cavaliere, e protese le dita su di lui. Sybil indietreggiò, premendosi contro la parete di roccia, ed ebbi l’impressione che se avesse potuto sarebbe volentieri scomparsa al suo interno. Io raggiunsi Lina e mi sedetti al suo fianco, ma la sua attenzione ora sembrava totalmente, e febbrilmente, concentrata sulla soluzione dei dubbi che le attraversavano la mente. Se la conoscevo, quello in quel momento era l’unico modo per lei per evitare di perdere il controllo.

L’incantesimo di Amelia terminò. Bastian per un istante rimase immobile, ma poi un gemito fuoriuscì dalle sue labbra. I suoi lineamenti si distorsero, contrasse la mascella, e aprì lentamente gli occhi. Smarrito, si portò la mano alla fronte, e gli occhi vitrei tradirono una fitta di dolore.

“Bastian.” Lo chiamò mia moglie. Il suo sguardo la cercò, percorrendo lo spazio illuminato dal fuoco. Non notò Sybil, rannicchiata nell’oscurità alle sue spalle, ma tradì stupore nell’accorgersi di Amelia. Quando trovò Lina, la confusione sul suo viso era evidente.

“I… il drago… che cosa?”

“Ti ha lasciato libero.” Rispose mia moglie, in tono quieto. “Ti senti bene? Deve averti stordito.”

“S… sì… io sì… ma…” Il suo sguardo si riempì improvvisamente di allarme. Scrutò me e Lina in volto, come temendo di avere di fronte dei fantasmi. “Voi state bene? I draghi… e… e la principessa… temevo che lei… vi facesse del male…” Volse lo sguardo verso Amelia. La nostra amica lo fissò di rimando, con fare confuso e nervoso, ma meno stupito di quanto ci si potesse aspettare di fronte a una accusa del genere.

Anche Lina spostò lo sguardo su Amelia, ed emise un breve sospiro. “Avremmo dovuto dirtelo, prima o poi.” Mormorò, in un vago tono di scusa. “Ma credo che tu abbia già capito da sola di cosa sta parlando.”

Amelia esitò. Ma alla fine, sconfitta, abbassò il capo, e annuì brevemente. “Il mio desiderio insopprimibile di venire con voi… i vuoti di memoria… gli strani ricordi di cose che ero certa di non aver mai fatto…” Fissò Lina, nervosamente, e poi, per qualche motivo, spostò lo sguardo su di me. “E’ quello che penso… non è così?” Domandò, in tono flebile.

Lina mi afferrò la mano e la strinse nella sua. Quindi annuì, lentamente.

Amelia non chiese spiegazioni. Si limitò ad abbassare lo sguardo, l’espressione turbata. “Mi dispiace.” Mormorò Lina, tanto debolmente che Amelia probabilmente non la sentì. “Lo hanno fatto per colpire me.” ‘Come sempre’. Non lo disse, ma lo lessi nei suoi occhi. Le strinsi forte la mano di rimando. Avrei voluto dirle qualcosa, ma il suo sguardo evitò il mio.

“Non… capisco…” Dichiarò Bastian, confuso.

Lina sospirò. “Non so cosa sai o hai visto di Amelia, ma la nostra amica è stata costretta a compiere quelle azioni contro la propria volontà.” Gli rispose. “Ti puoi fidare di lei. Te lo posso assicurare.”

Il cavaliere stava fissando la principessa con sguardo nervoso, ma alle parole di Lina annuì, lentamente. “Mi era… sembrato strano, in effetti.”

Lina emise un breve sospiro, e parve imporsi determinazione. “Che cosa è accaduto la notte in cui ci siamo separati?”

Bastian pareva più propenso alle domande, che alle risposte. Ma dovette cogliere la nota febbrile nell’espressione di Lina, perché replicò senza obiezioni. “Dopo che l’oscurità magica è calata sulla casa, la principessa e Sir Gabriev sono venuti a cercarti, e io sono rimasto a controllare il diario… Ma poi ho sentito delle urla sulle scale, sono uscito nell’atrio per capire cosa stesse accadendo e lì … mi sono scontrato con Dorak.”

Lina si accigliò. “Dorak?”

Bastian annuì. “E’ arrivato a palazzo qualche ora dopo di noi, stando a quanto ho capito. Sul momento non gli ho dato il tempo per spiegarsi, veramente. Era buio, ho pensato che avesse aggredito la principessa Amelia e Sir Gabriev, e che ti stesse cercando. Lo ho attaccato senza pensarci, e lui è fuggito senza rispondere. Credo che fosse troppo esausto a causa dell’arrampicata nella neve per combattere.” Si portò una mano alla tempia destra, e la massaggiò lievemente con le dita. “Lo ho inseguito fino all’interno del bosco. Lui continuava a gridarmi di fermarmi, che non era lui il nemico, che dovevo lasciargli spiegare. Alla fine, per convincermi, ha gettato la spada al suolo e si è fermato di fronte a me disarmato. Non avrei potuto colpirlo a sangue freddo, dopo quel gesto. Dovevo stare ad ascoltarlo.”

“E lui… ti ha detto di Amelia?” Lina sembrava aver iniziato a capire.

Bastian annuì, nuovamente. “Mi ha detto che si trovava sulle nostre tracce sin dall’incidente della nave.” Il cavaliere occhieggiò Amelia, a disagio. “A quanto pare, la principessa… lo ha lasciato cadere in mare, invece di metterlo in salvo, come gli avevate chiesto. E poi è tornata per attaccarci.”

Il volto di Amelia si imporporò. Lina, invece, assunse un’espressione perplessa. “Ma scusa… come ha fatto Dorak a sopravvivere? Non ha detto di non saper nuotare?”

“Ha mentito.” Replicò Bastian, in tono piatto. “Sapeva che se ci avesse detto la verità lo avremmo abbandonato in mare da solo, e temeva che sarebbe stato inerme di fronte a chiunque ci stesse attaccando. Non poteva immaginare che la sua bugia lo avrebbe messo direttamente nelle mani del nostro aggressore.” Bastian sospirò. “Purtroppo, non ha trovato la grotta in cui ci eravamo rifugiati. Ci ha preceduti verso Talit, ma dobbiamo averlo superato a un certo punto del viaggio. Se ci fossimo incrociati, ci saremmo risparmiati tutto questo…”

“Ma… sin dall’incidente della nave ci ha seguito solo per avvisarci?” Lina si accigliò. “Mi sembra… stranamente generoso, da parte sua.”

Per un momento, nella espressione esausta di Bastian riemerse una scintilla della consueta aria sprezzante. “Gli ho rivolto esattamente la stessa domanda.” Replicò. “E lui mi ha detto che il suo scopo principale non era riferirci del pericolo, ma raggiungere e catturare la principessa, per sapere cosa stesse tramando. Temeva che il suo atteggiamento derivasse da un qualche tipo di accordo fra Meghar e Sailune, capite. Che le comunità Enu rischiassero qualcosa.”

“E poi siete stati attaccati dal drago che era giunto a prendere te.” Tutti trasalimmo. Era stata Amelia a parlare.

Ci volgemmo verso di lei. Il suo sguardo era rivolto al suolo. “Adesso ricordo.” Mormorò, in tono mesto. “Dopo l’ultimo attacco, nel palazzo… mi è stato detto che i piani erano cambiati. Di prendere il diario e di tenerlo in custodia, in attesa di nuovi ordini. Non so come ho fatto a trattenermi dall’aprirlo. Solo il fatto che la mia mente era già controllata me lo ha impedito, credo.”

“Ti hanno detto loro… di condurci presso la comunità dei draghi?”

Amelia scosse la testa. “Immaginavano che sareste giunti lì da soli, una volta che Bastian e il diario fossero spariti.”

“Hanno attaccato Dorak senza dargli nemmeno il tempo di imbracciare nuovamente la spada.” Bastian scosse la testa. “Quel drago gli ha squarciato lo stomaco con un artiglio, e ha afferrato me, senza lasciarmi contrattaccare.” Si rivolse a Lina. “Ho… anche perso la tua spada, laggiù. Mi spiace.” Il suo sguardo si fece stranamente intenso, a quelle parole. Non si stava scusando solo della spada. Si stava scusando di essersi fatto catturare e di non aver compiuto il suo dovere restandoci accanto. Provai un moto di fastidio. Avrei voluto ricordargli che era mio compito e non suo, restare a fianco di Lina. Ma non potevo. Perché nel giro di poche settimane, con ogni probabilità, avrei abbandonato Lina per sempre, a causa dei miei stupidi errori. Ero io ad aver fallito, e mi ero privato di ogni diritto di recriminare.

“Non… ha importanza. Era una spada da poco.” Lina spostò lo sguardo dal cavaliere a me, stringendo le labbra. L’imbarazzo nell’aria si fece palpabile.

“Comunque…” Proseguì Bastian, evitando lo sguardo di entrambi. “… non capisco per cosa avessero bisogno di me… per attirarvi qui? E perché il drago ha colpito Dorak? Non avrebbe potuto fermarli, in ogni caso. E i membri della comunità dei draghi non ucciderebbero un essere umano senza averne motivo.”

Sybil aveva compiuto la stessa considerazione, solo qualche minuto prima. Cercai con lo sguardo la profetessa, che fino a quel momento era rimasta talmente immobile da confondersi con la parete di roccia. I suoi occhi erano fissi sulla schiena del cavaliere, i suoi palmi premuti contro la parete della montagna, e le sue dita sembravano voler perforare la roccia.  

“Volevano impedire che parlasse, e rivelasse di me agli altri.” Fu Amelia a rispondere, con lo stesso tono quietamente rassegnato di poco prima. Abbassò lo sguardo, con l’evidente desiderio di sparire ai nostri occhi. “E in ogni caso… non sono stati loro a ucciderlo.” Chiuse gli occhi. “Sono stata io.”

Fu un bene che Amelia non stesse osservando la nostra reazione. Sia Lina che io la fissammo come avremmo osservato un cane a tre teste.

“Ma… ma scusa…” Obiettò mia moglie. “Non ci siamo mai allontanati da te, e lo abbiamo trovato che era già in fin di vita…”

Amelia scosse la testa. “Stava morendo, chiaramente.” Mormorò. “Ma forse un Resurrection avrebbe potuto salvarlo.” Strinse i pugni, forse per fermare il tremito delle sue mani. “Quando ha iniziato a parlare, sapevo che mi avrebbe accusato e avrebbe svelato ogni cosa… non so più nemmeno se sia stato un ordine, o se io stessi cominciando a perdere il controllo della mia volontà anche nei momenti in cui non ricevevo un comando diretto… ma la formula che ho recitato… non era un Recovery, era un Mono Volt. Anche se la ho pronunciata a bassa voce ho pensato che te ne saresti accorta di certo… quell’uomo gridava di dolore ogni volta che attivavo l’incantesimo, e stava cercando evidentemente di dirvi di non fidarvi di me… e invece eri troppo distratta, da chissà cosa, per rendertene conto.” Si coprì gli occhi con la mano. “Forse ho solo accelerato la sua morte, ma… non posso credere di aver inflitto tanta sofferenza a un moribondo.”

Il volto di Lina si distorse per il senso di colpa. “Non è stata colpa tua.” Mormorò, stringendole il braccio con la mano. “Non eri in te, Amelia.” Esitò. “Ma hai ragione, nel dire che avremmo dovuto capire. Non solo quello, ogni cosa. Sono stata… davvero cieca.”

La principessa scosse il capo. “No… no. Avevate molti pensieri per la testa. Non è giusto che io ti accusi.” Sospirò, e abbassò la mano, per guardarci in volto. “Ma voglio sapere cosa sta succedendo. Tutto ciò che avrei voglia di fare ora come ora sarebbe tornare a casa da mio padre, veramente… ma non sarò in pace con la mia coscienza se non capirò prima cosa c’è dietro a tutta questa storia… se non saprò per cosa sono stata usata.” 

Lina ed io ci scambiammo uno sguardo. Eravamo tornati al punto da cui quella conversazione era partita… ciò che la comunità dei draghi ci aveva chiesto di fare. Si trattava di un argomento che non avremmo potuto eludere a lungo, in ogni caso. Ma mi sembrava quasi che tornare a parlarne significasse renderlo più reale.

“E’… una lunga storia, in effetti.” Riprese mia moglie. Torse le mani, nervosamente, come incerta su come proseguire. Fu allora che il suo mantello si scostò lievemente, e qualcosa catturò il mio sguardo.

Le strinsi lievemente il braccio, per attirare la sua attenzione. “Lina.” Indicai il suo mantello. “Credo… di aver visto qualcosa che brillava, in una delle tue tasche.” 

Lina batté le palpebre, e seguì il mio sguardo. “E’ la pietra che uso per tenermi in contatto con Sylphiel.” La estrasse, alla luce delle fiamme. “Accidenti, mi sono scordata di tenerla controllata, da quando siamo arrivati al villaggio oggi pomeriggio. Chissà da quanto sta cercando di contattarmi.”

Mi augurai che non fosse accaduto nulla di grave. Osservai Lina, mentre pronunciava frettolosamente le parole dell’incantesimo, evocando dal nulla la figura pallida Della sacerdotessa.

“Lina- san!” Esclamò, senza lasciarci il tempo di parlare. “Grazie al cielo! Sono ore che tento di mettervi in contatto con voi, stavo morendo di preoccupazione!”

“Scusaci, Sylphiel, siamo stati coinvolti in un sacco di guai.” Mia moglie la squadrò, cercando nel suo sguardo qualche segnale di quanto stesse per dirci. “Tu stai bene? E’ successo qualcosa a Talit?”

“Io sto bene, e qui è tutto tranquillo. Siete voi il problema.” Strinse i pugni. “Dove vi trovate, in questo momento?”

Lina ed io ci scambiammo un’occhiata, senza capire. “Siamo… nelle steppe vicino a Talit. Perché?”

“E’ come pensavo.” Sylphiel impallidì, se possibile, ulteriormente. “Ascoltatemi, oggi pomeriggio un nuovo contingente è partito da Talit. Non sono riuscita a strappare grandi informazioni a Derek… ma lo ho sentito parlare di una missione punitiva, e gli ho sentito dire che i soldati erano diretti proprio alle steppe!” Scosse la testa. “Me lo sentivo! Me lo sentivo che eravate voi, l’obiettivo!”

“Aspetta un momento, Sylphiel. Hai detto un contingente? Un intero contingente solo per noi?”

Sylphiel annuì, fissando me e Gourry con ansia. “Dovete andarvene di lì. Nascondervi sulle montagne, o cercare di raggiungere Sailune. Non pensate a me. Finché i Gabriev mi accorderanno la loro protezione io sarò al sicuro, qui.”

Lina scosse la testa. “Anche se avessi la certezza che Talit sia un luogo sicuro per te non potremmo muoverci comunque. Abbiamo ancora degli affari da sbrigare a Talit.” Esitò. “Ma ora che lo sappiamo, staremo attenti. Dovrai tenere le orecchie aperte e informarci di ogni cosa, Sylphiel.”

“Ma Lina- san…”

“Vai, prima che ti scoprano. Non è prudente parlare a lungo, né per te né per noi. Non possiamo permetterci di perdere il tuo appoggio alla corte.”

Sylphiel esitò, ma alla fine emise un sospiro sconfitto. “Se non volete convincervi… immagino di non poter fare altro.” Abbassò lo sguardo. “Ma fatemi almeno avere vostre notizie regolarmente. Vi prego.”

Lina annuì, con un sorriso debole, che sapeva di falso. Osservammo la figura di Sylphiel svanire, e l’istante successivo ogni traccia di distensione scomparve  dal suo volto. “Ci mancava questo, a complicare le cose…” Commentò, a mezza voce.

Io aggrottai la fronte. “Ma scusa, Lina… come fanno a sapere dove ci troviamo? Nemmeno Derek ne è al corrente.”

Mia moglie mi squadrò, battendo le palpebre. “Stranamente… hai ragione.” Si limitò a replicare, con stupore che avrei potuto giudicare offensivo.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che non accade molto spesso che tu abbia ragione.”

“Intendo cosa vuoi dire dicendo che ho ragione!”

“Che hai detto una cosa ragionevole, e cosa sennò?”

“Sì, ma su cosa ho ragione nella cosa ragionevole che ho detto?”

Amelia sospirò. “Lina- san.” Ammonì. “Non è il momento più adatto per le conversazioni assurde.”

Lina le rivolse un’occhiata esasperata. “Intendo dire che non è detto che la spedizione punitiva sia diretta verso di noi!”

Lanciò un’occhiata a Bastian, che ci fissava dalla sua posizione al suolo, con l’aria di essere vagamente sconcertato dal nostro scambio di battute. E quindi spostò lo sguardo su Sybil, premuta contro la parete alle sue spalle e ancora immobile.

“Ma cosa potrebbero cercare in mezzo al deserto, se non noi?”

Lina tornò a fissarmi. “Pensaci. Rolan, una città apparentemente inespugnabile, viene data alle fiamme e presa in una sola notte. E subito dopo, i draghi che gli Enu avevano affidato a Erianna spariscono da Talit. A quali conclusioni saresti giunto tu, se ti fossi trovato al posto di Georg?”

Prima che potessi rispondere, un gemito sorse dalle spalle di Bastian. Ci volgemmo tutti, per individuarne la fonte: Sybil, che si era levata in piedi, l’espressione improvvisamente sgomenta. Bastian rimase tanto sorpreso nel rendersi conto della sua presenza che strisciò indietro, incespicando nel mantello e rischiando di finire al suolo.

“Sy… Sybil?”

Ma la profetessa lo ignorò. “Stai dicendo che hanno intenzione di attaccare il villaggio, Lina Inverse?”

Mia moglie annuì, cupa. “Temo che abbiano intuito il vostro tradimento. E di certo sono convinti che la comunità dei draghi rimanga vostra alleata, perciò devono avere inviato un grosso contingente, contro di voi.”

Bastian, udendo quella frase, parve riprendersi dal suo sbigottimento. “Quelle truppe sono dirette al villaggio?” Sibilò, la voce colma di allarme. “Se sono partiti questo pomeriggio… saranno lì al più tardi dopodomani!” Si volse verso la sacerdotessa, il volto terreo. “Sybil… laggiù ci sono…”

“Lo so!” Ringhiò la profetessa, senza guardarlo in volto. Si torse le mani in grembo, in preda a una angoscia evidente.

“Devi tornare e dire immediatamente al governatore di evacuare i villaggi.” Bastian si levò in piedi e la avvicinò, afferrandola per le spalle. “Mi hai sentito? Dovete prendere i cavalli, raggiungere le montagne e disperdervi laggiù. Nel vostro territorio non vi troveranno e…”

Sybil cercò inutilmente di liberarsi dalla sua presa, fissandolo con frustrazione. “Il governatore non accetterà mai di fuggire. Non lo capisci? Dirgli dell’attacco imminente servirà solo a solleticare il suo orgoglio. Condurrà tutta la sua gente al massacro, piuttosto che accettare di subire l’ennesimo smacco da Talit.”

“Farà almeno allontanare chi non è in grado di combattere.”

“Se deciderà di fermarsi non sprecherà cavalli per la fuga! Che fine farebbero un mucchio di donne e bambini disarmati e appiedati, soli in mezzo alle steppe e con i nemici alle calcagna?”

“Se tu gli dicessi che hai predetto la sconfitta…”

“Non mi darebbe retta!” Sybil gli sputò contro, con manifesta rabbia. “Io sono solo una marionetta Bastian! Le mie parole sono manipolate secondo la convenienza del momento! E tu questo lo sai meglio di chiunque altro!”

L’espressione di Bastian si contorse in una smorfia. Lentamente, lasciò andare la profetessa e indietreggiò di un passo, fissandola febbrilmente in volto. “E allora verrò con te, e vi aiuterò a combattere.”

Sybil scoppiò in una risata sprezzante. “E saresti utile alla sorte della mia gente, morendo in prima linea sotto i colpi di un contingente di tuoi alleati? Faresti davvero una gran bella differenza, cavaliere di Talit!”

Bastian sussultò lievemente, a quell’appellativo. “Che altro potrei fare?” Chiese in un sibilo, la voce quasi supplichevole.

Lina si agitò al mio fianco. “Sentite…” Cercò di intromettersi. Ma la voce di Amelia la sovrastò, decisa.

“Verrò io con te.”

Sia Lina che io ci volgemmo verso di lei, stupiti. La principessa si era alzata in piedi, e stava fissando Sybil, risoluta. “Verrò io con te…” Ripeté. “… e prometterò al vostro governatore l’appoggio di Sailune per far valere i vostri diritti, in cambio della sua decisione di ritirarsi in questa occasione.”

Il silenzio permeò per qualche istante l’aria. “Parli… sul serio?” Osò poi domandare Sybil, fissando la principessa come una divinità appena scesa dal cielo per aiutarla.

Amelia serrò le labbra, annuì. “Ho sentito parlare della situazione di voi Enu, e ritrovo ingiuste le condizioni di vita a cui siete costretti. Dato che mio padre è stato coinvolto in questa guerra, avrà quanto meno l’occasione di intercedere per voi, una volta risolto il conflitto.”

“A… Amelia.” Mia moglie scosse la testa, incredula. “Ma…”

“E’ mio dovere come principessa di Sailune intervenire per evitare uno spargimento di sangue inutile, Lina-san.” La interruppe la principessa, senza ascoltare la sua obiezione. “In più… se almeno una cosa positiva uscirà da tutta questa faccenda credo che potrò ritenermi fortunata.”

Le rivolsi uno sguardo preoccupato. “Sarà pericoloso.”

“E’ il genere di situazione pericolosa che spetta a me affrontare.” Amelia sorrise a entrambi. “Non preoccupatevi per me. Non sarà tanto peggio che scontrarsi con un signore dei demoni, immagino.”

Lina esitò. Quindi sospirò, debolmente. “Sarei comunque più tranquilla se potessimo venire con te.”

“Ma qualcosa vi trattiene qui… non è così?” Amelia spostò lo sguardo da Lina a me, e annuì debolmente. “Io ho il mio compito e voi il vostro.” Mormorò. “Ci rivedremo a Sailune, quando sarà tutto finito.” Lina tacque. La principessa si accostò a Sybil, che la stava ancora squadrando con aria diffidente. “Credi che il governatore sarà disposto a offrirmi un paio di uomini per accompagnarmi fino al limitare delle steppe, dopo che avrò conferito con lui?” Le chiese. “Se mi permetterete di usare uno dei vostri falchi per inviare un messaggio a mio padre, gli chiederò di mandare qualcuno dalla capitale a prendermi per scortarmi a casa. Se mio padre approverà il mio piano, come penso farà, potrà essere anche l’occasione per un primo incontro fra i vostri messi e gli uomini di Sailune.”

Sybil aggrottò la fronte. “Se davvero intendi offrire ciò che prometti, credo che il governatore non si opporrà. E in ogni caso…” Strinse le labbra. “… avrai il mio cavallo per fuggire, se non riuscirai a convincerlo.”

Amelia sorrise e annuì. “Siamo d’accordo, allora.”

“Verrò anche io con voi.” Intervenne Bastian. “E’ mio dovere…”

“E’ tuo dovere non intrometterti.” Ringhiò Sybil, concludendo la frase per lui. “Se c’è una persona che non deve farsi vedere al mio villaggio, quella sei tu. Manderesti il governatore e i sacerdoti su tutte le furie, e non ascolterebbero più ragioni. Saresti solo un ostacolo, ormai.” La sua replica suonò secca, e amara. Non ebbi l’impressione di trovarmi di fronte alla stessa persona che solo mezz’ora prima avevo visto accarezzare in silenzio i capelli del cavaliere.

“Sybil, sono anche miei…”

“Non sono né miei né tuoi.” Sybil non lo fece terminare.“Avrebbero potuto esserlo…” Parve voler aggiungere qualcosa, ma si bloccò, scuotendo la testa. “Non ha più importanza, ora.” Lo fissò, dritto negli occhi, e l’amarezza lasciò di nuovo posto alla rabbia. “Non voglio che tu mi segua. E, in fondo, nemmeno tu lo vuoi.”

A quelle parole, i lineamenti di Bastian si gelarono in una maschera di colpa. Non replicò. Abbassò lentamente lo sguardo e abbandonò le braccia lungo i fianchi, mentre i suoi pugni, prima stretti, si rilasciavano.

Non poté notare la smorfia sul volto di Sybil, mentre gli voltava le spalle, e nemmeno il tremore delle sue mani. La voce della profetessa rimase ferma, mentre richiamava l’attenzione di Amelia. “Principessa… se siete d’accordo, possiamo partire immediatamente.”

Amelia aveva osservato la scena con fare interrogativo, ma, per delicatezza, si limitò ad annuire, mascherando la propria perplessità. Anche io ero confuso, non sapendo esattamente cosa fosse accaduto fra loro. Ma quella scena dal sapore di un addio mi lasciò comunque l’amaro in bocca. Forse, perché mi appariva come un presagio oscuro.

“Allora… state attenti.” Amelia si volse verso Lina e me, per rivolgerci un cenno di saluto.

Io aggrottai la fronte. “Non avevi detto di voler sapere il motivo per cui sei stata coinvolta in questa faccenda, prima di tornare a casa?”

La principessa esitò per un istante. “Ho cambiato idea.” Disse, e mi rivolse un breve sorriso. “Mi racconterete tutto una volta che sarete tornati. E sarò davvero curiosa di sapere.” Indirizzò lo sguardo a Lina. “Perciò, qualunque cosa vi attenda, rimanete vivi.”

Lina ed io ci scambiammo uno sguardo. Mia moglie riuscì a produrre un sorriso, e annuì. “Stai attenta anche tu.”

La osservammo allontanarsi al fianco della sacerdotessa. Riuscii a individuare le loro ombre per qualche istante, anche quando furono uscite dal cerchio di luce del fuoco, ma in breve a circondarci rimase solo l’oscurità. Il silenzio si fece tanto denso che trasalii quando la voce di Lina risuonò al mio fianco.

“Ti ha mentito. Lo sai, vero?”

Quella frase suonò spettrale. Mi chiesi per un istante a cosa mia moglie si stesse riferendo, ma poi mi resi conto che non si stava rivolgendo a me. Stava parlando a Bastian.

Il cavaliere non si volse a guardarla in viso. “Non so a cosa ti riferisci.”

“Ti avrebbe voluto con sé.” Dichiarò Lina, con fare nervoso. “Ti avrebbe voluto, eccome. E’ per te che è giunta fin qui. I draghi la hanno attirata qui perché avevano bisogno della sua capacità profetica, con la minaccia di ucciderti.”

Mi chiesi cosa Lina avesse in mente. Voleva che Bastian seguisse Sybil, nonostante il suo rifiuto? Sperava che si rendesse conto di essere stato cieco, e che la rincorresse implorando il suo perdono? O si sentiva solo in dovere di dirgli la verità?  

Il cavaliere non rispose. Ci volse le spalle, e si diresse verso il fuoco, le cui fiamme si stavano lentamente consumando. “Hanno abbandonato della legna.” Dichiarò, in tono piatto. “Devo attizzarlo? Ci fermiamo qui per la notte?”

Un fremito attraversò mia moglie. “Bastian…”

“Non mentiva.” Dichiarò il cavaliere, freddamente.

“Hai sentito quello che ti ho detto?”

“Ho sentito. E ho capito cosa intendi.” Fece un sospiro, e le sue spalle si abbassarono.  “Ma ciò non toglie che non mentiva. A prescindere dalla reazione del governatore… non mi accetterebbe con sé, ormai. Sybil non accetterebbe mai qualcuno che rimane con lei per dovere, e nemmeno per semplice affetto.” Non potevo vederlo in volto. Ma quella dichiarazione suonò tanto sconfitta da riuscire a sciogliere parzialmente la mia ostilità nei suoi confronti.

Lina, al mio fianco, parve esitare. Io agii senza pensare, e le afferrai la mano. “Per stanotte fermiamoci qui.” Proposi. Avanzai verso il fuoco, trascinando Lina con me, e mi piegai per raccogliere la legna. Mia moglie mi fissò con aria interrogativa per un istante, ma poi parve comprendere le mie intenzioni, e abbassò lo sguardo. “Prepariamo… della carne e un po’ di uova per cena, d’accordo?” Propose, a mezza voce. Bastian mi parve estremamente grato del mutamento di argomento.

“Dunque… quale sarà la vostra prossima meta?” Domandò, dopo qualche minuto di silenzio, con fare forzatamente pratico. “Non ho capito esattamente cosa i draghi volessero da Sybil e da voi …” Aggiunse, osservandoci con la coda dell’occhio.

Cercai lo sguardo di Lina, ma mia moglie mi parve troppo stanca persino per pensare a come rispondere. “Ne parliamo domattina.” La anticipai, frettolosamente. “Per ora pensiamo a riposare. Monto io la guardia per primo, d’accordo?”

Lina mi rivolse un breve sorriso di ringraziamento, a cui risposi, sinceramente. Mi piaceva, il sorriso di Lina. Avrei voluto essere solo con lei, in quel momento, per godere davvero di esso. Sotto ad un simile cielo stellato, in qualsiasi altra parte del mondo, perso in qualcuno dei nostri assurdi viaggi. Pensai a mio padre, alle ambizioni che avrei dovuto avere per renderlo fiero di me. Nessuna di esse mi parve importante. Non volevo terre o un palazzo nei territori di Elmekia, non volevo servitori, non volevo gloria militare. Tutto ciò che desideravo era guadagnarmi da vivere con la mia spada, e restare al fianco della mia vera e unica famiglia. Lina. Da quando la avevo conosciuta, non desideravo nulla di diverso da ciò che già avevo. E ora… davvero quella vita che avevo sempre sognato stava per scivolarmi via dalle mani?

Feci del mio meglio per non pensarci. Ci dividemmo il cibo e mangiammo in silenzio, Lina ed io fianco a fianco vicino al fuoco, e Bastian seduto lievemente in disparte, vicino al suo falco. Il cavaliere consumò solo qualche boccone, e poi si concentrò sulla bestia, accarezzandola e facendola abbeverare prima di rilasciarla nella notte per la caccia.

“Posso fare il secondo turno, se volete.” Si offrì poi, in tono stanco. Non attese risposta. Si avvolse nel mantello, e si rannicchiò contro la parete di roccia, al riparo dall’aria fredda che soffiava dalla pianura. Per qualche motivo, mi diede la stessa impressione che avevo ricevuto da Sybil: sembrava che avrebbe accettato volentieri di fondersi con la roccia contro cui si premeva.

Rimasi a fissarlo, come ipnotizzato. Solo dopo diversi minuti mi riscossi, e volsi lo sguardo verso Lina, che lo stava fissando allo stesso modo, pensierosa. Le avvolsi le spalle col braccio, rivolgendole un debole sorriso. “Puoi dormire anche tu, se vuoi.” Tentai di suggerire.

Lina si volse e mi guardò negli occhi. Il sorriso mi morì sulle labbra. Il suo sguardo faceva apparire inappropriata ogni mia espressione di serenità.

Lina notò il mio mutamento di espressione, e scosse lievemente la testa. “Dei, come sto diventando musona. I miei fan saranno delusi, è così fuori dal personaggio.”

Levai un sopracciglio. Lina forzò un sorrisetto, e fece scorrere le braccia attorno alla mia vita. Con un sospiro, la abbracciai di rimando. Ci stringemmo l’uno contro l’altro, in silenzio, per alcuni lunghi minuti. Mi pareva di udire i suoi pensieri, al di sopra del ronzio del vento, mentre cercava freneticamente una soluzione.

“Che cosa pensi di fare, ora?” Osai sussurrare, alla fine.

Lina esitò, prima di rispondere. Mi catturò la mano e la premette contro la sua guancia, baciandone lievemente il palmo. “Torneremo a Talit.” Replicò quindi, velocemente, come sperando che quella risposta passasse inosservata.

“Lina.”

Mia moglie giocherellò distrattamente con il collo della mia tunica. “Sì?”

La allontanai lievemente, in modo da guardarla in volto. “Non avrai intenzione di acconsentire alla richiesta dei draghi, vero?”

L’espressione che mi restituì apparve afflitta. La sua voce suonò forzatamente noncurante, quando mi rispose. “Non dico… di acconsentire. Dico solo di andare lì, trovarla, e provare a parlare con lei. Magari potremmo convincerla a seguirci qui… Forse, se riuscissimo a persuadere quel Mardoc che non è pericolosa, accetterebbe di curarti comunque.”

Le mie labbra si strinsero. “Lina…” Mormorai, scuotendo la testa. “… lo credi davvero? O stai solo cercando di convincerti che ci sia una soluzione?”

Lina mi allontanò, con rabbia. “Di certo c’è una soluzione!” Sibilò. “E io la troverò! Non mi dirai che hai intenzione di arrenderti?”

Le presi il volto fra le mani. “Lina… voglio solo che tu non compia azioni di cui a posteriori ti pentiresti.”

“Come lasciarti morire, ad esempio?”

Ci fissammo. Lina per un momento mi squadrò fiera, come sempre, ma a poco a poco osservai la rabbia scemare dal suo viso, lasciando posto a una frustrazione che confinava pericolosamente con la disperazione. Mi si strinse lo stomaco. Avrei preferito vederla sprizzare fiamme, come al solito.

Mi chinai su di lei, e premetti le labbra contro la sua tempia. “Non… potremmo provare ad andare da Milgazia, e chiedere a lui di guarirmi?” Sussurrai, al suo orecchio.

Ma Lina scosse la testa. “Anche ammesso che si trovi ai monti Kataart in questo momento, e anche ammesso che gli altri draghi non cerchino di ostacolarci, in due settimane non riusciremmo comunque ad arrivare laggiù.” Sentii le sue braccia scorrere attorno alla mia vita, e stringere convulsamente. “Capisci… perché non posso escludere di cedere al loro ricatto?”

“Ma io… non posso accettare una cosa del genere.”

Lina emise un sospiro stanco. “Per Livia?”

“Per te!” La scossi lievemente, cercando il suo sguardo. “Lina… Tu ricordi cosa mi dicesti una volta, dopo la lotta con Fibrizo? Mi dicesti che non volevi che i tuoi lati oscuri, le tue ombre, prendessero il sopravvento su di te. Se io lasciassi che tu facessi una cosa del genere…” Scossi la testa. “Non potrei perdonarmi il fatto di vivere a spese di una ragazzina… ma a maggior ragione non potrei perdonarmi il fatto di vivere a spese della tua coscienza!”

“Ma è proprio questo il punto!” Fino ad allora la discussione era stata una sommessa pioggia di sussurri, ma ora Lina alzò lievemente il tono di voce. Il vento risalì le pareti del picco, portando in alto le sue parole, e Bastian mugugnò qualcosa nel sonno, in risposta.

“Che… vuoi dire…?”

Lina strinse le labbra. “Voglio dire… che sei tu ciò che impedisce a quei lati oscuri di emergere, Gourry. Sei tu la mia ancora.” La sua voce si spezzò, in un rotto mormorio. “Gourry, se tu dovessi morire… non sono certa che non impazzirei. Che non diventerei davvero quel nucleo di potere incontrollato che Mardoc e i suoi draghi temono di vedersi scatenare.”

La fissai, stordito da quelle parole. “M… ma…”

Lina studiò la mia confusione. Inspiegabilmente, incredibilmente, le sue labbra si inarcarono in un mezzo sorriso. “Non capisci.” L’esasperazione che normalmente accompagnava quelle parole aveva lasciato il posto, nel suo sguardo, a un affetto tanto caldo da darmi l’impressione di liquefarmi al suo interno. “E… non puoi capirlo, Gourry. Sei una persona troppo limpida. E io ti amo per questo.”

“Lina…”

Le sue dita raggiunsero le mie labbra, per chiedermi di tacere. La sua voce si abbassò al punto da somigliare a un sibilo. “Ascoltami… un momento, per favore.” Lasciò scivolare le dita sulla mia guancia. “Io… avevo fiducia in me stessa, nella mia capacità di controllo, prima di affrontare Fibrizo. Ma dopo quella faccenda…” Il suo corpo tremò, lievemente, contro il mio. “Subito dopo, ogni volta che pensavo a ciò che avevo rischiato, a ciò a cui mi avevano spinto le mie ricerche… mi chiedevo cos’ero diventata, o cosa rischiavo di diventare, per la mia sciocca, morbosa volontà di potere.” Levò lo sguardo su di me. “Ma c’eri tu… c’eri tu a ricordarmi che io ero Lina, e il mio posto era accanto a te, e che non avrei perso me stessa. Perché tu non lo avresti permesso.” Abbassò lo sguardo. “Confesso che non ci ho più pensato. Avevo ripreso a fidarmi di me stessa, grazie a te, ma… ora, al pensiero che tu possa sparire, mi sento soffocare. Sento che tutto ciò che amo di me morirebbe con te, abbandonando a se stessa quella parte del mio spirito che per nessun motivo vorrei lasciare incontrollata. I miei stessi timori… mi hanno tradita, Gourry.” Levò lo sguardo, sulla schiena del cavaliere addormentato. “Io e Bastian… ci somigliamo, davvero. Tu non puoi capire quanto. Entrambi lottiamo costantemente con gli aspetti della nostra coscienza che più ci spaventano. Lui rifiuta la sua ambizione, perché gli è costata troppo cara in passato, e si aggrappa ferocemente ai suoi ideali, alla missione che deve compiere, all’amore che prova per me, per non affondare.” Sussultai, lievemente. Era la prima volta che ammetteva in maniera tanto esplicita i sentimenti del cavaliere nei suoi confronti. “Mentre io…” Tornò a fissarmi. “… io ho te.” Chiuse gli occhi, e appoggiò la fronte al mio petto. “Capisci perché sono disposta a tutto… a uccidere, a morire io stessa… pur di salvarti la vita?”

Non sapevo cosa rispondere. Era vero che non comprendevo completamente… Ma provai semplicemente a chiedermi cosa avrei pensato, cosa avrei provato, come avrei agito se mi fossi trovato al suo posto… se la vita in pericolo fosse stata la sua, e una alternativa per salvarla, per quanto orribile, fosse stata posta sul piatto delle offerte di fronte a me. La mia mente si rifiutò testardamente di rivelarmi la risposta a quella domanda. E improvvisamente, mi trovai preso in trappola. Nella trappola di un dilemma senza soluzione.

“Troveremo un modo.” Mormorai. La strinsi a me, con forza, e affondai il volto nei suoi capelli. “Io… ti prometto che non mi arrenderò, ma…” Mi allontanai, e la strinsi per le spalle. “Lina, ti prego. Promettimi che… non farai nulla che ti ponga deliberatamente in pericolo, solo per salvarmi. Promettimi che discuteremo ogni decisione insieme, prima di agire.” Avvicinai il suo volto al mio, tanto da sentire il suo fiato sulle mie labbra. “Per favore.” Insistei, senza darle il tempo di ribattere. “Pensa a ciò che mi chiederesti, se ti trovassi al mio posto.”

Lina mi parve esitare. Ma alla fine, di fronte al mio sguardo supplichevole, cedette, abbassando gli occhi. “Va bene.” Mormorò. “Te lo prometto.”

Non riuscii a sentirmi completamente sollevato. Il pensiero della maledizione, di Livia, della scelta che ci attendeva, continuavano a pesare sul mio petto. Ma non aggiunsi altro. Per quella notte, ogni possibilità di discussione pareva esaurita.

Lina non si scostò da me, e io non la esortai a farlo per prepararsi un giaciglio. La strinsi fra le braccia, fino a che non la sentii scivolare in un sonno inquieto.

  
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