Notò
le iniziali per la prima
volta quando ispezionò l’appartamento: KB, incise
chiaramente sul muro.
Qualcosa di quelle semplici lettere toccò una corda dentro
di lei; qualcuno
aveva amato quelle stanze tanto da averci vissuto una vita, tanto da
averle
chiamate casa.
Era esattamente
ciò di cui aveva
bisogno.
Non distogliendo
lo sguardo da
quelle iniziali, si rivolse all’agente immobiliare e disse
semplicemente: “Lo
prendo”.
Elizabeth si
accorse di lui per la
prima volta a metà della seconda settimana, mentre stava
ritirando la posta.
Aveva un sorrisetto irritante mentre teneva la porta
dell’ascensore aperta per
lei e, quando scese al suo stesso piano, iniziò a
preoccuparsi, pensando che
fosse una specie di stalker pazzoide. Fortunatamente, l’uomo
si fermò davanti
al 3C, pescò la chiave dalla tasca ed entrò in
casa.
La donna
proseguì fino al 3G, concentrandosi
sulla posta per cacciare dalla memoria gli splendenti occhi castani del
suo
vicino mentre apriva la porta del proprio appartamento.
Gettando via la
borsa, prese
l’unica busta che sembrava contenere qualcosa di importante.
Un’occhiata
alla carta intestata
dello studio legale in cima alla pagina confermò la sua
ipotesi.
La pratica del
suo divorzio era
stata chiusa.
Era finalmente
libera da quel
bastardo bugiardo e traditore.
Sentiva che
avrebbe dovuto provare
gioia o dolore o… qualcosa. Ma questo appartamento era
troppo silenzioso.
Doveva imparare a vivere di nuovo.
Sollevando lo
sguardo, i suoi
occhi si fissarono su quel KB inciso sul muro.
Ancora una
volta, si ritrovò a
pensare a chi ce lo avesse messo, a quale storia ci fosse dietro quelle
lettere.
La settimana
successiva andò di
nuovo letteralmente a sbattere contro il suo vicino nella lavanderia al
piano
interrato.
I suoi panni
sporchi si
sparpagliarono sul pavimento quando l’uomo le
afferrò un gomito per aiutarla a riprendere
l’equilibrio.
“Vedo
che sta già cadendo ai miei
piedi” le disse con un sorriso malizioso.
Pur essendo
convinta di star
facendo una cosa sbagliata, iniziarono a conversare. O meglio, lui si mise a parlare. Lei non aveva
possibilità di fuga finché non avrebbe avviato la
lavatrice e, anche se lui
stava chiaramente uscendo dalla lavanderia quando si erano incrociati,
non fece
alcun cenno di andarsene.
“Si
è trasferita il 25, vero?
Ringrazi il cielo che i Rodriguez del 3E sono andati a trovare la madre
di lei
nelle ultime due settimane. Quando cominciano, fanno delle litigate
furiose.
Sono la ragione per cui si è trasferito l’avvocato
che viveva nel suo
appartamento prima di lei.”
Elizabeth si
morse le labbra,
cercando di non rimanere invischiata in una conversazione con questo
estraneo
chiacchierone dagli splendenti occhi castani.
Anche se era un
po’ attraente.
Almeno un pochino.
Gli uomini sono
dei bastardi
bugiardi e traditori, ricordò a sé stessa.
Per la prima
volta da quanto quel
farabutto di suo marito era decollato con quel cliché
sculettante della sua
segretaria, Elizabeth mise in dubbio il suo mantra.
Parlare con
questo tizio era
semplicemente…. un dovere di buon vicinato, giusto?
“Come
si chiamava quell’avvocato?”
gli domandò appena l’immagine di quelle lettere
incise le apparve nella mente.
“Liam
Chesterfield” rispose. “Ho
il suo indirizzo qualora ricevesse della posta indirizzata a
lui”
“Grazie”
replicò, delusa. Non il
KB dell’incisione, dunque.
“Tengo
traccia della maggior parte
delle persone che hanno vissuto al nostro piano. Sono qui da 15
anni” Questo
tizio non aveva alcuna intenzione di smettere di chiacchierare. La
donna
dovette continuare a ricordare a sé stessa che lui era un
tipo irritante.
“Allora,
qual è la sua storia? Una
donna deliziosa come lei, nel fiore degli anni…?”
si issò a sedere sulla
lavatrice accanto alla sua, mettendosi comodo e dondolando i piedi come
fanno i
bambini.
Lei
alzò le spalle. Questa sarà
anche New York, ma è bello conoscere i propri vicini, giusto?
“Mi
chiamo Elizabeth” gli rispose
nel suo solito tono mozzato.
“E’
un nome incantevole. Io sono
Daniel.”
Gli fece un
mezzo sorriso e poi
iniziò a caricare i panni nella lavatrice. Lui
aspettò pazientemente che avesse
finito. Una volta che la macchina fu propriamente programmata e accesa,
si
rivolse di nuovo all’uomo e appoggiò il fianco a
una delle asciugatrici.
“Deduco
che stia aspettando il
resto della mia storia?” gli chiese con un sorrisetto.
“Cosa
posso dire, la storia di una
persona è ciò che la distingue dagli altri.
Allora, Elizabeth, cosa ti rende
ciò che sei?”
Scosse la testa.
Non c’era proprio
nulla nemmeno di remotamente eccitante nella sua vita, ma se lui glielo
chiedeva lei poteva anche dirglielo. Se non altro, era qualcuno con cui
parlare.
“Sono
divorziata – o meglio, lo
sono da una settimana.”
Annuì
con un cenno di
comprensione, offrendole un “mi dispiace”.
“Non
esserlo” replicò. “Era un
coglione e sono felice di essermene liberata.”
“Posso
chiederti cosa è successo?”
Era serio quando
le aveva chiesto
della sua storia, vero?
“Per
farla breve, è scappato con
la segretaria dopo che nostra figlia è rimasta uccisa in un
incidente d’auto.
Mio figlio mi ha incolpato di tutto, così si è
trasferito sulla costa
occidentale e non l’ho più sentito da
allora.”
Daniel fece di
nuovo un cenno di
comprensione con il capo ma non aprì bocca.
“Hai
altre domande?” gli chiese.
“Non
so davvero cosa dire. Sono
davvero dispiaciuto che tu abbia dovuto attraversare tutto
questo”
“C’est
la vie” affermò lei con
un’alzata di spalle.
Rimasero in
silenzio per diversi
minuti, entrambi incapaci di portare avanti la conversazione.
“Per
quello che vale, la mia
fidanzatina del liceo mi ha spezzato il cuore e mi ha lasciato a pezzi.
Non ero
sicuro che l’avrei mai superata.”
Lo
studiò prima di rispondere. “E
ora ci sei riuscito?”
Non era sicura
di quale fosse il
motivo che le aveva fatto chiedere una cosa del genere, ma
c’era qualcosa di
speciale in lui.
“Penso
di essere finalmente al
punto in cui potrei aprire il cuore a qualcuno, ma ne dovrei essere
sicuro,
capisci?”
Annuì
di nuovo. “Sì, decisamente”.
Da quel momento,
la loro
conversazione si assestò su argomenti più leggeri
e quando i panni di Elizabeth
furono lavati e asciugati, lo stato d’animo della donna era
decisamente più lieve
e aveva persino riso qualche volta. Daniel era affascinante,
intelligente e
divertente e le faceva provare dei sentimenti che non sentiva da tempo.
La spaventava
pensare che lui le
potesse effettivamente piacere.
La loro amicizia
crebbe, spesso si
scontravano nell’ingresso del palazzo e finivano
nell’appartamento dell’uno o
dell’altra per una chiacchierata più lunga ed
Elizabeth cominciò a sentirsi di
nuovo come quando aveva cominciato a uscire con il suo ex marito. Era
ancora
cauta, guardinga, ma si ritrovò a voler lasciare entrare
Daniel nella sua vita.
Era allegro, calmo e rilassato e a lei tutto questo piaceva.
Anche lui
notò le iniziali la
prima volta che la andò a trovare e molte delle notti in cui
si ritrovavano a
casa di lei furono trascorse a dipanare storie su cosa ci potesse
essere dietro
quel “KB”. Provarono tutto ciò che venne
loro in mente per trovare una traccia
ma ogni sforzo fu vano.
Una sera, Daniel
portò la sua
rubrica e cercò il nome dell’inquilino che aveva
vissuto lì prima di Liam
Chesterfield. Si chiamava Sophia Clark ma il numero di telefono che
Daniel
aveva risultava ornai disabilitato e non riuscirono a mettersi in
contatto con
lei. In realtà, anche le iniziali di Sophia non coincidevano
con quel KB.
Trascorsero due
mesi a fare
ricerche e supposizioni e Elizabeth stava ormai per gettare la spugna.
Spesso
si fermava a guardare quelle iniziali e a inventarsi una teoria sul
motivo per
cui si trovavano proprio lì, ma aveva accettato che
probabilmente non avrebbe
mai conosciuto la loro vera storia.
Sembrava che il
fato avesse un
piano diverso.
Il bussare alla
porta risuonò come
un tuono nell’appartamento solitamente silenzioso quel sabato
mattino di
buon’ora. Elizabeth era appena uscita dalla doccia e dovette
raccogliere
velocemente i capelli grondanti in una coda di cavallo mentre si
avviava alla
porta.
La
aprì e si ritrovò di fronte una
signora anziana e una ragazzina molto più giovane che
pensò fosse la nipote.
“Ciao
cara, stavo cercando Kate Beckett.
E’ in casa?”
“Oh,
mmm, mi dispiace. Mi chiamo
Elizabeth e mi sono trasferita qui circa due mesi fa”
La donna anziana
sospirò e le fece
un sorriso dolce. “Immaginavo che fosse improbabile trovarla
ancora qui.
Diciassette anni sono un periodo lunghissimo per una donna giovane come
lei per
fermarsi in un posto.”
Elizabeth scosse
il capo mentre le
parole della signora cominciarono a completare la storia del misterioso
proprietario precedente del suo appartamento. “Mi scusi, mi
ripete il nome
della persona che stava cercando?”
“Si
chiamava Katherine Beckett,
sebbene la maggior parte delle persone la conoscesse come
“Kate”. Era un
detective della omicidi quando viveva in questo appartamento. Io
abitavo poche
porte più giù e lei riusciva sempre a ritagliarsi
un po’ di tempo dal suo
lavoro impegnativo per venirmi a trovare e assicurarsi che stessi bene.
In
effetti era come una figlia per me. Mio figlio decise di trasferirsi a
Chicago
e non voleva che abitassimo tanto lontani, così ho
traslocato con lui. Sono venuta
a far visita alla mia nipotina e ho pensato di cogliere
l’occasione per venire
a trovare la signorina Beckett. Mi sarebbe davvero piaciuto vederla di
nuovo”
Appena Elizabeth
fu in grado di
chiudere la porta telefonò a Daniel e gli lasciò
un messaggio eccitato in
segreteria quando lui non prese la chiamata.
Un’ora
più tardi, qualcuno bussò
alla porta e lui entrò all’improvviso, con le
braccia cariche.
“L’ho
trovata” le disse eccitato.
“Cosa?
Come?” gli chiese Elizabeth,
guardandolo mentre rovesciava sul tavolo un mucchio di libri e poster.
Prese
uno dei manifesti e lo aprì così che lei lo
potesse vedere.
“La
senatrice Kate Beckett!”
esclamò.
Daniel
afferrò uno dei volumi. “Mi
sono ricordato di aver letto un articolo su di lei nel periodo delle
elezioni.
E’ sposata con Richard Castle, l’autore di romanzi,
così ho preso alcuni dei
suoi libri ed è venuto fuori che lui ha scritto
un’intera serie usandola come
personaggio principale. Beh, questo sì che è un
modo per corteggiare una
ragazza! Sembra che la seguisse quando lei era ancora in polizia e si
sono
innamorati”
“Sembra
proprio una bella storia”
replicò Elizabeth, osservando attentamente la
pubblicità della campagna
elettorale che mostrava la donna bellissima e sorridente che stava al
centro di
quel mistero.
“Questo
dimostra che non puoi mai
prevedere dove incontrerai l’amore” disse Daniel.
Elizabeth sollevò lo sguardo
e trovò i suoi occhi che la fissavano attentamente.
“Daniel…”
iniziò, ma lui scosse la
testa.
“E’
troppo presto, lo so. Una
storia per volta, eh?” le chiese tristemente. “Ora,
guarda questa copertina
polverosa. Dice che Richard Castle vive ancora con sua moglie, la
senatrice
Beckett, e i loro tre figli qui a New York. Ecco dove si è
trasferita, vedi?”
“Questa
brochure elettorale dice
che è diventata un poliziotto quando sua madre è
stata uccisa e che ha ancora
un forte senso di giustizia. Sapevo che c’era un motivo
quando ho votato per
lei” aggiunse Elizabeth.
“Quindi
ha vissuto qui da
poliziotto e poi si è innamorata di uno scrittore famoso
– perciò naturalmente
quando si sono sposati si è trasferita a casa del
marito” rifletté Daniel.
“Ma ha
trascorso così tanto tempo
da sola dopo la morte della madre – stava chiaramente ancora
soffrendo per il
lutto – quindi questo appartamento è diventato il
suo luogo della solitudine,
della sicurezza. Ecco perché ha dovuto lasciare il suo
marchio quando se n’è
andata” Elizabeth continuò il racconto.
Daniel
annuì. “E per ricordare ai
futuri proprietari che queste stanze sono un porto per chi soffre, un
luogo per
trasformarsi in qualcosa di più che un semplice contenitore
del proprio passato.”
Gli occhi di
Elizabeth non
riuscirono più a contenere le lacrime davanti a questa
affermazione e lui la
prese fra le braccia, cullandola. Emise dei ridicoli suoni calmanti,
facendola
tacere mentre le carezzava la schiena e lei non poté
trattenere una risatina
leggermente isterica che le scappò fra le lacrime.
Daniel
sembrò quasi offeso quando
lei si allontanò abbastanza per poterlo guardare in faccia
ma fu tradito dallo
scintillio nei suoi occhi. Gli accarezzò una guancia, con
affetto.
“Voglio
essere più del mio
divorzio, Daniel. Voglio vivere di nuovo. Mi aiuterai?”
“Sempre”
le rispose, rivendicando
la sua bocca per la prima volta.
Sei mesi dopo,
la famiglia Castle
si stava sedendo a cena nel loft quando il campanello suonò.
Rick guardò sua
moglie che alzò le spalle. Sospirando, lo scrittore si
alzò e attraversò
l’appartamento fino alla porta per trovare due estranei che
si tenevano per
mano e lo guardavano con nervosa trepidazione.
Con una voce
ricca e colta, la
donna parlò: “Richard Castle? Lei non ci conosce e
nemmeno sua moglie, ma lei è
la ragione per cui ci siamo trovati. E’ una lunga storia, ma
in onore a quel
“KB” che ha lasciato dietro di sé, delle
iniziali che conservavano una storia
d’amore che non avrei mai immaginato, vorremmo invitare
entrambi al nostro
matrimonio”, disse.
Nota
della traduttrice
Questa
storia mi ha colpito profondamente perché è
diversa dal solito e
… perché è stata scritta da una coppia
di autrici e ai lavori in tandem io sono
sempre affezionata ;-)
Meg
e Lou sono state tanto gentili da autorizzarmi a tradurre la loro ff
(l’originale si trova su
https://www.fanfiction.net/s/11042060/1/Initial-Attraction) ed eccola
qui.
Grazie
a loro per averla scritta, grazie alla penna verde del mio angelo
custode e grazie a chi di voi mi ha regalato il proprio tempo ed
è arrivato
fino qui.
Deb