18/02/2015
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Si
rigira nel letto Shion, con il petto che brucia e il fiato ansimante;
nemmeno il calore della grezza coperta logorata dagli anni riuscirebbe
ad arrestare i brividi che percorrono ora la sua pelle.
'Quante volte ho provato questa sensazione di malessere mista a inquietudine?'
Al suo fianco una schiena martoriata.
Seduto sul bordo del letto, Nezumi sorseggia lentamente un bicchiere d'acqua. Lo fa con naturalezza e con quella gestualità affascinante che tanto lo aveva ammaliato anni prima.
'E adesso è come morire e rinascere insieme.'
Soltanto poche ore prima i loro occhi erano tornati a incrociarsi dopo anni persi in lontananza, cercando di desiderarsi o allontanarsi l'uno dall'altro. Subito dopo erano seguiti baci fugaci, respinti, bramati, come se già sapessero che inevitabilmente quello sarebbe dovuto succedere.
"Perché?"
Nezumi appoggia a terra il bicchiere ormai vuoto; si volta verso di lui, Shion, che lo guarda frastornato, confuso, come se tutto ciò non potesse corrispondere alla realtà.
"Quelle parole, quella volta, suonavano come se fossero parole d'addio..."
Nezumi stringe appena gli occhi per ricordare.
'Tu starai sicuramente bene... ah, già.' Le aveva pronunciate proprio lui, vero.
Altri quattro lunghi anni erano passati prima che i suoi piedi ritoccassero il suolo della Città tanto odiata, adesso non più No.6.
E ad aspettarlo c'è sempre lui, il suo Shion, che ancora non lo lascia andare.
"Già, perché?" Ripete a sé.
Il gomito di Shion si sposta dal fianco agli occhi, li copre per cercare di mascherare quelle lacrime che ormai stanno già rigando le guance.
"E adesso? Scomparirai ancora senza farmi sapere nulla di te?" Singhiozza.
Le lacrime irritano Nezumi, Shion lo sa.
Lui detesta i deboli, detesta i pianti e chi si arrende facilmente, ma non può farci niente: può mascherare le sue emozioni dietro una maschera ogni giorno, ma non può farlo davanti a lui. L'unico capace di far breccia nelle sue difese.
La mano di Nezumi si allunga in risposta; scompiglia quella testolina bianca in modo affettuoso, ma distaccato; una cosa che solo Nezumi riesce a fare: essere vicino e lontano allo stesso tempo.
"Una risposta devi darmela. Resti o vai via?"
In quattro anni di pellegrinaggio, Nezumi, quella risposta l'aveva trovata. L'aveva combattuta e rifiutata più di una volta, l'aveva accettata e poi dubitata. Infine aveva deciso di tornare indietro e affrontare il problema una volta per tutte.
"Resto."
"Perché?"
Gli occhi di Nezumi si assottigliano, affilandosi come una lama. Shion non sa mai accontentarsi di una risposta, non se essa non viene accompagnata da una spiegazione.
Lentamente sospira e lascia che le sue dita stringano quel mento delicato, scacciando via quel braccio che copre il viso segnato. Piega il corpo affinché le labbra possano sfiorare quella guancia bagnata e solcata dalla cicatrice a forma di serpente.
"Io ti amo. Mi secchi più di quanto mai abbia ritenuto possibile, ma voglio passare ogni irritante minuto della mia vita con te."
E non c'è altro da aggiungere.
'Quante volte ho provato questa sensazione di malessere mista a inquietudine?'
Al suo fianco una schiena martoriata.
Seduto sul bordo del letto, Nezumi sorseggia lentamente un bicchiere d'acqua. Lo fa con naturalezza e con quella gestualità affascinante che tanto lo aveva ammaliato anni prima.
'E adesso è come morire e rinascere insieme.'
Soltanto poche ore prima i loro occhi erano tornati a incrociarsi dopo anni persi in lontananza, cercando di desiderarsi o allontanarsi l'uno dall'altro. Subito dopo erano seguiti baci fugaci, respinti, bramati, come se già sapessero che inevitabilmente quello sarebbe dovuto succedere.
"Perché?"
Nezumi appoggia a terra il bicchiere ormai vuoto; si volta verso di lui, Shion, che lo guarda frastornato, confuso, come se tutto ciò non potesse corrispondere alla realtà.
"Quelle parole, quella volta, suonavano come se fossero parole d'addio..."
Nezumi stringe appena gli occhi per ricordare.
'Tu starai sicuramente bene... ah, già.' Le aveva pronunciate proprio lui, vero.
Altri quattro lunghi anni erano passati prima che i suoi piedi ritoccassero il suolo della Città tanto odiata, adesso non più No.6.
E ad aspettarlo c'è sempre lui, il suo Shion, che ancora non lo lascia andare.
"Già, perché?" Ripete a sé.
Il gomito di Shion si sposta dal fianco agli occhi, li copre per cercare di mascherare quelle lacrime che ormai stanno già rigando le guance.
"E adesso? Scomparirai ancora senza farmi sapere nulla di te?" Singhiozza.
Le lacrime irritano Nezumi, Shion lo sa.
Lui detesta i deboli, detesta i pianti e chi si arrende facilmente, ma non può farci niente: può mascherare le sue emozioni dietro una maschera ogni giorno, ma non può farlo davanti a lui. L'unico capace di far breccia nelle sue difese.
La mano di Nezumi si allunga in risposta; scompiglia quella testolina bianca in modo affettuoso, ma distaccato; una cosa che solo Nezumi riesce a fare: essere vicino e lontano allo stesso tempo.
"Una risposta devi darmela. Resti o vai via?"
In quattro anni di pellegrinaggio, Nezumi, quella risposta l'aveva trovata. L'aveva combattuta e rifiutata più di una volta, l'aveva accettata e poi dubitata. Infine aveva deciso di tornare indietro e affrontare il problema una volta per tutte.
"Resto."
"Perché?"
Gli occhi di Nezumi si assottigliano, affilandosi come una lama. Shion non sa mai accontentarsi di una risposta, non se essa non viene accompagnata da una spiegazione.
Lentamente sospira e lascia che le sue dita stringano quel mento delicato, scacciando via quel braccio che copre il viso segnato. Piega il corpo affinché le labbra possano sfiorare quella guancia bagnata e solcata dalla cicatrice a forma di serpente.
"Io ti amo. Mi secchi più di quanto mai abbia ritenuto possibile, ma voglio passare ogni irritante minuto della mia vita con te."
E non c'è altro da aggiungere.
