Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
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Autore: Iria    18/02/2015    3 recensioni
[Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!][Personaggi: Io Naruko, Ryuu Zaō]
[Pair: Io/Ryuu]
“Ryuu, pensi di valere il tuo peso in oro?”
Il giovane interpellato sollevò un sopracciglio, confuso alla domanda del compagno di classe.
Lo guardò, dondolandosi su una delle sedie sgangherate del loro club improvvisato, mettendo da parte il cellulare.
Erano soli.
Spero che questa one-shot sia di vostro gradimento! Buona lettura!
Iria.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Kinugawa, En Yufuin, Io Naruko, Ryuu Zaou, Yumoto Hakone
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Inestimabile
 
“Ryuu, pensi di valere il tuo peso in oro?”
Il giovane interpellato sollevò un sopracciglio, confuso alla domanda del compagno di classe.
Lo guardò, dondolandosi su una delle sedie sgangherate del loro club improvvisato, mettendo da parte il cellulare. 
Erano soli.
I senpai erano impegnati nei colloqui con i professori per quanto riguardava la loro futura carriera universitaria e Yumoto si trovava da qualche parte a rincorrere Vombato per la dose giornaliera di coccole, probabilmente.
Sorrise furbo, gli occhi grandi tinti di una sicurezza quasi ingenua.
“Direi che a quel punto sarebbe una quantità di oro ragguardevole, Io…” gli rispose, apparendo tuttavia vago.
Non che l’oro o il denaro gli interessassero davvero: insomma, aveva un’agenda d’appuntamenti piena e gli sarebbe servito un giorno di ventotto ore per soddisfare tutte le richieste delle sue spasimanti.
Quindi quella questione poteva dirsi di certo l’ultima dei suoi pensieri… eppure Naruko sembrava essersi impuntato su una cosa talmente irrilevante.
“Penso, invece, che si possa dare un prezzo a tutto, se si è abbastanza abili da riconoscere il valore di ciò con cui siamo a contatto ogni giorno.”
Io si alzò dalla sua sedia con calma, chiudendo la pagina con gli andamenti della Borsa che stava consultando sul proprio tablet, e si avvicinò a Ryuu, poggiandosi al bordo del tavolo proprio di fronte all’altro ragazzo.
“… non credo di star capendo molto.” confessò seccato il giovane, smettendo di dondolarsi sulla sedia, facendola ricadere in avanti con un tonfo sordo.
“Mi sembrava una domanda abbastanza semplice.”
Io lo guardava dritto negli occhi, con la sua espressione apparentemente impassibile.
Ryuu aveva imparato ad affrontare quello sguardo che molto spesso intimoriva gli altri studenti.
Era un modo attraverso il quale il compagno selezionava chi davvero fosse degno della sua compagnia e attenzione, senza che la cosa potesse in qualche modo compromettere i costanti guadagni.
Evidentemente, Ryuu non gli costava poi tante perdite, se Io gli si era avvicinato sin dal loro primo anno.
Certo, non che il loro rapporto fosse stato immediatamente roseo, anzi…
A ripensarci, Ryuu avvertiva una strana sensazione all’altezza dello stomaco, come di un nodo che si stringeva fino a lasciargli una vaga sensazione di dolore; dolore che poi si dissipava, riversando nel suo corpo un calore vago e… piacevole.
Quell’emozione lo imbarazzava terribilmente ogni volta: le guance gli si imporporavano teneramente, e si passava frenetico le mani tra i capelli scomposti come a tentare di darsi una calmata.
Di certo, comunque, le ripetizioni di matematica che Io gli aveva dato al primo anno erano servite a qualcosa, considerando che finalmente fosse in grado di svolgere quasi senza intoppi persino alcuni problemi di difficoltà media.
La parte più ardua era stata dimostrare all’altro giovane di non essere una perdita di tempo e i suoi risultati dovevano averlo convinto, visto che alla fine erano diventati amici.
“Ma perché mai dovrei valutarmi in oro?” continuò Ryuu, arricciando il labbro in un’espressione quasi imbronciata, e Io non poté evitare che il suo volto si facesse appena più roseo a quella vista.
Tuttavia, cercò dentro sé la risoluzione e lo spirito d’iniziativa tipico di un uomo d’affari, e si sporse appena di più verso il viso di Ryuu.
“Quindi se volessi baciarti, potrei farlo senza che tu possa pretendere nulla in cambio?” chiese allora, con una serietà che risultò piuttosto inquietante.
“… eh?”
Ryuu batté le ciglia un paio di volte, un sorriso nervoso a incurvargli le labbra.
Forse doveva aver capito male, decisamente, perché un formicolio lo aveva colto di colpo, e il nodo allo stomaco che alle volte provava stando assieme al compagno si strinse come mai prima di allora.
Sì, era così nervoso che quasi avrebbe potuto vomitargli sulle scarpe.
No.
Doveva darsi una regolata.
Di sicuro non aveva capito il senso della questione e quella era solo una domanda ipotetica, una sorta di “per assurdo” matematico (cosa diavolo stava pensando..?).
Però, la cosa che più gli suscitava una buona dose di agitazione era che non provasse affatto ribrezzo a quella possibilità, anzi: quasi ci sperava.
Deglutì.
Avrebbe affrontato la questione a viso aperto, con l’espressione e l’agire da sbruffone che tanto lo contraddistinguevano.
“Vorresti comprare un mio bacio?”
Avrebbe voluto darsi una sonora manata sul viso.
Non era proprio il modo per formulare quel genere di domanda e anche la sua voce era suonata più come una sorta di controllato squittio, che chiara e sicura.
“Me lo permetteresti?”
Io era a pochi centimetri dal suo viso, e Ryuu iniziava a sentire tremendamente caldo.
Avvertiva il respiro dell’altro ragazzo e avrebbe potuto addirittura contare le increspature sulla carne delle sue labbra.
Deglutì ancora.
Rumorosamente, stavolta.
A dire il vero, non sapeva neanche come prendere quella domanda… insomma, voleva pagarlo per un bacio?
Per cosa lo aveva preso?
Sì, ora che ci rifletteva su, si sentiva davvero offeso.
E ferito.
Io sarebbe stato disposto a dare un prezzo persino a lui?
Si alzò di colpo, il viso basso e le mani strette in pugno, tremante di rabbia (e più probabilmente solo a causa di una tristezza che gli martellava in petto).
“Ho un appuntamento.” disse allora seccamente, mentre l’altro giovane gli rivolgeva uno sguardo confuso, in parte come combattuto e mortificato.
“Non posso stare qui a farmi prendere in giro da te.”
Io non capì quelle parole, e rimase attonito a fissare la porta che il compagno aveva sbattuto nell’uscire.
Che cosa aveva sbagliato..?

Malumore.
Distrazione.
Poca accortezza.
Un simile atteggiamento era costato a Ryuu un gran bel litigio con la ragazza di quel pomeriggio e una guancia rossa, gonfia e dolorante.
Ecco perché era finito col mangiare una ciotola di ramen caldo in solitaria.
La discussione (ma poteva davvero definirla in quel modo?) avuta con Io continuava a tormentarlo senza sosta, in una sorta di fastidio alla base della nuca che lo innervosiva e  avvolgeva in un calore per nulla rilassante.
Guardò il cellulare posato sul tavolo, spento.
Durante l’appuntamento con la giovane aveva vibrato più di una volta, e alla fine aveva deciso di ignorare totalmente qualsiasi tipo di chiamata o di messaggio.
Ma forse se l’era presa troppo a cuore.
Forse aveva semplicemente frainteso il discorso di Io (e, d’altra parte, quando si parlava di soldi, l’amico sapeva essere piuttosto criptico nelle sue spiegazioni sul come ottenere un certo milione di yen in un’ora).
Sorrise appena e, sospirando, si portò una mano tra i capelli, pensieroso.
Già, magari avrebbe dovuto accendere il cellulare, chiamare Io e cercare di parlare della cosa più serenamente (per quanto potesse definire serena quell’agitazione che, invece, gli scuoteva il petto a ogni battito del cuore).
La sua mano era già pronta a premere il pulsante d’accensione del cellulare, quando il Lovecelet pulsò.
Ah, grandioso.
Tempismo perfetto, stupido mostro.

Era uscito dal locale in fretta, dopo aver lasciato anche più soldi del dovuto come pagamento, e, individuata una stradina deserta lì vicino, decise che avrebbe potuto trasformarsi e anticipare i compagni.
Nessun pericolo, no?
Ormai era normale routine: trasformati, individua il mostro, sconfiggi il mostro.
“Love Making! Principe Perforante! Battle Lover… VESTA!”
Sì, era una formula ridicola e imbarazzante… ma il gioco valeva la candela, considerando quanto gli donasse quel costume.

La disperazione nel cuore del nemico era radicata molto a fondo.
Doveva essere una ragazza, probabilmente, perché indossava il tipico abito da principessa delle favole, aveva una carnagione violacea, lunghi capelli ramati e occhi rossi come il fuoco.
Ryuu era giunto sul posto per primo, seguendo le sue grida (o meglio, i suoi lamenti).
Era al centro di uno spiazzo in un parco tipicamente frequentato da coppiette e girava su se stessa, canticchiando con le lacrime agli occhi.
“Amore, amore… ma nessun cavaliere vuole tendere la mano a questa principessa oscura?”
Le correnti d’aria generate dalle sue giravolte avevano sollevato i vari passanti spaventati e i lunghi capelli, irrigidendosi e allungandosi come aghi, trapassarono i toraci di quegli innocenti, facendoli cadere in un sonno profondo.
Vesta pensò bene che in quel momento avrebbe dovuto guadagnare del tempo per i suoi compagni, di certo in arrivo.
Magari, distraendo il nemico e cercando di evitare che disturbasse il romantico pomeriggio di tutte quelle coppiette.
“Ehi, principessa!” esclamò, puntandole un dito contro con un mezzo ghigno da spaccone.
“Invece di prendertela con gli innamorati e cercare un cavaliere… perché non ti concentri sul Principe dell’Amore accorso qui esclusivamente per te?”
Uhm… era una battuta piuttosto scadente e di serie B, doveva ammetterlo, ma aveva sortito l’effetto desiderato.
Il mostro si voltò in sua direzione, molto lentamente: prima il viso e poi il corpo sottile ruotarono con un suono simile a quello d’ingranaggi verso Vesta che, risoluto, estrasse il Love Stick.
Saltò al riparo, mentre in un grido il nemico si scagliava contro di lui, i capelli di rame ritti in direzione del suo cuore.
Vesta… anzi, Ryuu ebbe paura.
Una paura così profonda che, per la prima volta, lo immobilizzò del tutto, pietrificandolo.
Non avvertì alcun dolore, mentre quell’ago gli trapassava il petto e le palpebre gli si facevano pesanti, vittime di un sonno incontrollabile.

Sconfiggere il nemico era stato piuttosto semplice, affrontare le conseguenze un po’ meno.
I quattro Battle Lovers rimasti sospirarono lieti, osservando le coppie risvegliarsi lentamente e sollevarsi; e si aspettavano che con Vesta sarebbe accaduto lo stesso di lì a poco.
Tuttavia, nonostante gli abiti da principe fossero scomparsi e la magia esaurita, Ryuu non sembrava per nulla disposto ad aprire gli occhi.
Io era chino su di lui.
Si era precipitato verso il compagno e lo aveva sollevato, stringendolo tra le braccia, mentre Yumoto, grazie ai loro poteri combinati, sconfiggeva il mostro.
Non lo aveva lasciato per un solo istante, aspettando e aspettando.
Vanamente.
I volti di tutti i giovani si trasformarono in maschere di paura e ansia e, per la prima volta, capirono che quella situazione, probabilmente, non potesse essere definita del tutto un gioco.

Ryuu non sapeva bene dove si trovasse.
Era un luogo immerso in un bianco accecante e da lontano poteva anche avvertire qualcosa di simile al suono delle onde che s’infrangevano sugli scogli.
Batté le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco una qualche immagine o variazione di quello splendore diafano, ma sembrava non esserci nulla, se non una candida e quasi dolorosa monotonia.
Non riusciva a muoversi.
Sapeva di avere mani e piedi; e avvertiva il corpo immobile sul suolo (o forse a mezz’aria), tuttavia non riusciva a vedere o a percepire nulla.
Era frustrante.
Si sentiva annullato e spaventato, preda di un timore che gli seccò la bocca e gli fece un male difficile da descrivere a parole, perché ebbe l’impressione (e non la percezione sensibile) dei propri muscoli che, tesi in uno spasmo, si sciogliessero in un tepore sfiancante.
Voleva piangere.
Le ultime cose che Ryuu ricordava erano il litigio avuto con Io e la sua voce che da lontano invocava il suo nome.
Allora, ricapitolando… come diavolo era finito in quel posto? In quella… prigione?

C’era silenzio nella stanzetta del “Club di Difesa della Terra (lol)”.
Era stato improvvisato un piccolo futon, dove avevano disteso Ryuu dopo che Io lo aveva portato in spalla, e nessuno osava pronunciava una sola parola.
Naruko era seduto su una piccola pila di lenzuola vicino alla testa del compagno di classe, la schiena poggiata alla parete e le ginocchia raccolte in petto, senza che avesse dato il minimo sguardo alle notifiche che di tanto in tanto illuminavano lo schermo del suo tablet.
Persino Yumoto non osava disturbare Vombato per le coccole, tanto l’animale sembrava concentrato a sfogliare un libro scritto in una lingua sconosciuta.
“Sei sicuro che lì troveremo una soluzione?” fu En a interrompere quel martellante silenzio, il tono di voce sempre annoiato ora tinto di una sfumatura che sapeva di vaga preoccupazione.
Vombato non rispose e nessuno osò interpellarlo oltre, perché l’animaletto rosa saltò giù dal tavolo, per dirigersi fuori dalla stanza, probabilmente alla ricerca di altro materiale.
Per quanto Yumoto, dentro sé, sapesse che sarebbe stato inutile, gli andò comunque dietro, con la speranza nel cuore di poter essere d’aiuto in qualche minimo modo in quella ricerca.
Quindi, nella stanza erano rimasti En, Atsushi e Io a vegliare su Ryuu.
Tra i tre, quello più calmo sembrava, paradossalmente, Io, che si limitava a spostare lo sguardo dal viso dormiente di Ryuu al cielo appena un po’ più grigio fuori dalla finestra del club.
In realtà, c’era una vaga sensazione di rabbia a ribollirgli dentro.
La consapevolezza d’aver sbagliato e che il suo agire fosse stato il primo passo verso quella serie di conseguenze che aveva portato Ryuu in un simile stato.
Se non avessi posto quella domanda.
Se non lo avessi lasciato andare.
Se fossi arrivato prima.

Una sequela di ipotesi del tutto inutile, una perdita di tempo (e quindi di denaro) che non avrebbe portato ad alcun risultato.
Era davvero così inutile da non poter far nulla per aiutare il compagno..?
Atsushi dovette schiarirsi la voce per tre volte, prima di riuscire a catturare la sua attenzione.
“Naruko?” lo chiamò, e solo allora il ragazzo sollevò lo sguardo in sua direzione.
“Sì?”
“Io ed En-chan stavamo pensando di prendere qualcosa da bere e da mangiare ai distributori, visto che non sappiamo ancora cosa fare e… per quanto tempo restare.”
Il tono del ragazzo più grande era evidentemente mortificato, coperto da uno strato di disagio e tristezza.
Anche i suoi occhi sembravano quasi nascosti in una patina di dolore.
“Tu… vorresti qualcosa in particolare?”
Scosse il capo, senza dire una sola parola, tornando quindi a portare la propria attenzione (forse inconsciamente) al viso dormiente di Ryuu.
“Andiamo, avanti.” soffiò a quel punto En, alzandosi e posando una mano sulla spalla dell’amico che sembrò volesse, per un attimo, insistere, rinunciando poi nell’impresa quando, fissando Yufuin, questi scosse semplicemente il capo.
Rimasto solo con Ryuu, Io non poté fare a meno di sospirare pesantemente, abbandonando la testa contro la parete.  
Chiuse gli occhi, cercando in quel modo di calmarsi e lasciar sciogliere il nodo d’ansia che irrigidiva il suo corpo.
Ma non ci riusciva.  
Dietro le palpebre, ogni volta, rivedeva quella stessa, orribile immagine: Ryuu che, trafitto al petto da uno spillo acuminato, rotolava al suolo senza più rialzarsi.
E c’era la sua voce nelle orecchie, un grido disperato che mai avrebbe creduto di poter emettere.
Un “No!” alto e tonante fino al cielo, il nome del compagno invocato come in una supplica.
D’istinto, mosse una mano verso i capelli scomposti dell’altro giovane e li accarezzò con una familiarità che mai avrebbe creduto di poter osare.
Era proprio un gran bel vigliacco.
Da lì, passò a disegnare con due dita il profilo del viso dormiente e rilassato dell’altro, e sorrise appena amaramente.
“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto…”

Ryuu sentì male.
Il suo petto bruciò di una frustrazione sconosciuta e avvertì dapprima gli occhi inumidirsi, quindi le guance bagnarsi di lacrime alle quali non riusciva a dare una spiegazione.
Cosa stava accadendo..?
Desiderava andare via, uscire dal quel posto (ovunque fosse) e fuggire, correre a perdifiato fino a sentire il cuore scoppiargli in gola, per raggiungere Io e chiedergli una spiegazione.
“Volevi davvero solo baciarmi, no? E io ho mandato tutto al diavolo, giusto..?”

Ma iniziava a dubitare che sarebbe mai stato in grado di porre quella domanda, e la cosa lo distruggeva, immergendolo in un’angoscia buia. 

Io smise di passare le dita sul suo viso, lasciando scivolare via la mano.
Ryuu era caldo sotto i suoi tocchi e aveva avvertito il respiro solleticare la sua pelle, quindi c’era indubbiamente vita in quel corpo immobile.
Ma, ovviamente, la parte più difficile sembrava proprio restituire all’esistenza del giovane una coscienza…
“Sembra la scena finale di una favola… ma questa è la realtà, e se ci provassi, tu non ti risveglieresti, vero?” bisbigliò ironico, tendendosi su di lui.
Poggiò la fronte contro quella dell’altro ragazzo, e respirò a fondo, chiudendo gli occhi.
“Scusami.” disse ancora a fatica in un bisbiglio, nonostante l’altro non potesse comunque sentirlo. 
“Non sono particolarmente in grado di chiarire le mie intenzioni e… spero mi perdonerai anche per questo.” soffiò infine, posando le labbra su quelle dell’altro giovane in un tocco leggero, uno sfiorare appena la sua bocca con un’innocenza tenera e ingenua.

Fu come essere sospinti da una forza invisibile e venire trascinati e lanciati nel vento.
Ryuu avvertì tutto il suo corpo immerso in quell’energia straordinaria e sconosciuta, che non aveva nulla di spaventoso.
Si sentiva come rinvigorito e nutrito e ne desiderava di più.
Era un calore accogliente e familiare, che gli scaldava il cuore con dolcezza…
Quando riaprì gli occhi, il candore era scomparso e lo riaccolse l’ambiente familiare del loro club.
Eppure, svegliandosi, avvertì un tocco fresco e inusuale sulle labbra; e un viso familiare cercare di allontanarsi dal suo.
Allora, agì guidato da un impulso mai provato prima di quel momento, un desiderio del quale si vergognava e che aveva sempre tenuto sigillato in fondo al proprio cuore.
Però era sempre stato lì e, infine, decise di rispondervi e di assecondare quella sensazione.
Sollevò una mano con decisione e, tinto di una bella sfumatura porpora, afferrò Io per il colletto della camicia e lo spinse nuovamente verso di sé, sulla sua bocca.
L’altro giovane non ebbe neanche il tempo di realizzare ciò che era accaduto: venne piacevolmente sconvolto da quella furia, senza neanche riuscire a gioire per il risveglio del compagno, e a sua volta, rosso di un imbarazzo nuovo e piacevole, rispose al bacio maldestramente voluto dal compagno.

Vombato, dopo aver trovato ciò che cercava in un altro volume, avendolo ottenuto tramite un passaggio spazio temporale dal suo pianeta, aveva fatto un solo scatto verso la stanza del club, annunciando a gran voce che aveva la soluzione.
Yumoto gli corse dietro, ed anche En e Atsushi, vendendoli, lasciarono perdere le bibite e li seguirono a loro volta.
“Bisogna trovare qualcuno disposto a farlo… ma andrà tutto bene!” gli occhietti dell’animale erano ricchi di risoluzione, e ignorò le richieste di spiegazione da parte degli altri ragazzi.
L’alieno aveva scoperto che il potere di quel mostro veniva chiamato “Effetto Bella Addormentata”, e solo chi avesse già ricevuto un bacio d’amore sarebbe riuscito a risvegliarsi dal suo potere.
Appariva piuttosto sorprendente, allora, che Ryuu non avesse mai avuto un bacio.
Inoltre, fortunatamente, il parco dove era avvenuto l’attacco era pieno solo di coppiette, di conseguenza nessun altro aveva subìto quell’effetto collaterale.

Però, quando entrarono nella stanza, spalancando la porta, ammutolirono tutti e Vombato per primo batté un paio di volte le palpebre, unico e solo ad aver capito cosa fosse accaduto davvero.
Oh.
Ryuu, canticchiando, se ne stava seduto su una sedia a dondolarsi, i capelli liberi dalla fascia, intento a sfogliare la rubrica telefonica.
Da parte sua, Io era tornato a concentrarsi sugli andamenti della Borsa, il viso rilassato e un mezzo sorriso soddisfatto a incurvargli le labbra.
La reazione di Yumoto fu immediata: gli occhi si colmarono di gioia, e si lanciò ad abbracciare un riluttante Ryuu, che capitombolò giù dalla sedia.
Atsushi tirò un sospiro di sollievo e rise alla scena, mentre En si limitò a sorridere appena, fissando Vombato dall’alto.
“Pare non ci sia stato bisogno del tuo aiuto. Forse hai trovato la soluzione sbagliata e Zaō stava solo facendo un semplice riposino.” osservò con aria seccata, andando a sedersi, anche se la sua espressione risultò molto più rilassata rispetto a qualche minuto prima.
Vombato avrebbe voluto ribattere, allora, ma osservando quella scena di ritrovata serenità caotica, preferì tacere.
Tuttavia, non poté fare a meno di considerare che quell’episodio avesse avuto un epilogo piuttosto interessante.

Io e Ryuu dovettero aspettare il giorno seguente per essere nuovamente soli e poter parlare.
Non che ci fosse molto da dire, in realtà, anche se un vago imbarazzo era crollato di colpo tra i due, dopo l’euforia e la gioia di ciò che era accaduto.
Ryuu era piuttosto incerto e nervoso… era davvero giusto? Ciò che voleva? Ciò che entrambi desideravano?
O forse era stato tutto un errore? Uno slancio dovuto alla cupezza di quel momento, un semplice vuoto da colmare con un gesto gentile e tenero?
Ah, forse si stava facendo un po’ troppe domande, mentre Io pareva meno turbato dalla cosa.
Sospirò sonoramente, attirando la sua attenzione e i loro sguardi s’incrociarono per la prima volta dopo quel bacio.
Ryuu sentì improvvisamente caldo.
… stava per caso prendendo fuoco?
“Ecco…”
“Ho riflettuto.”
Io lo interruppe e un treno di pensieri sferzò la mente del povero Ryuu.
È stato uno sbaglio.
Non si ripeterà più.

Non ne valgo la pena.
Non sono stato abbastanza bravo..?
“Riguardo a cosa?” la sua voce suonò simile allo stridio di un violino.
No, non andava affatto bene.
“Se vali il tuo peso in oro.”
Tornò alla questione del giorno precedente con una naturalezza disarmante, ma quella volta Ryuu volle ascoltare fino in fondo, cercare di capire senza giungere a un’interpretazione affrettata o nociva.
Lo sperava, anche se il nervosismo lo rodeva dentro.
“E a quale conclusione saresti giunto?”
La sicurezza che mostrava nel suo tono di voce era una delle maschere che meglio sapeva indossare, anche se dietro i suoi occhi tremava un delicato specchio di paura e di ansia.
Per favore…
Io sorrise, sollevando lo sguardo per fissarlo; e quindi si alzò, proprio com’era accaduto il pomeriggio precedente, posizionandosi di fronte a lui.
Imperscrutabile.
Ryuu un po’ lo odiava per quella sua espressione che tante volte non riusciva a interpretare del tutto; eppure, il calore che lesse, che individuò in quegli occhi, lo colpì, investendo il suo cuore con un tepore bello, che stava allora imparando a conoscere.
Quindi, Naruko si sporse appena verso il viso del compagno e sorrise, pronunciando quelle parole che Ryuu, probabilmente, avrebbe portato per sempre con sé.
Spalancò gli occhi al loro suono, e ogni negatività si sciolse in una vaga commozione immersa in una gioia pura, genuina... infinitamente bella e preziosa.
“Sei inestimabile.”

*Fine *

Finalmente, sono riuscita a scrivere qualcosa dopo tanto tempo e… ne sono tanto soddisfatta!
È una one-shot semplice, forse fuori dai miei schemi, ma mi piace abbastanza come è venuta. ^^
Spero davvero che possa essere piaciuta anche a chi sia riuscito a giungere fino alla fine! uvu
Un bacio, grazie mille per l’attenzione e… à la prochaine.
 
 
 
 
   
 
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