Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Thiare    19/02/2015    2 recensioni
"Skye." Lei sbuffa. "Sai, nessuno si aspettava che saresti scappata così, per cominciare a fare giustizia da sola, in clandestinità per il mondo, con rare telefonate allo SHIELD e a Coulson, con la Terra tappezzata delle tue foto segnaletiche." Ward si stiracchia sulla sediolina di plastica pieghevole, devono essere più o meno le sei e mezza. "Non ti mancano un po'?" domanda beffardo. "A me facevano tanto ridere, sparse per le strade, le tue foto con sotto una taglia sulla tua testa. 'Criminale' c'era scritto sotto, come se qualcuno avesse mai provato a pensare che tu stavi lì a proteggere la gente. Uff.. le persone ormai pensano solo al peggio, non c'è più quel moto di speranza, di gratitudine, di non so che. E il lavoro non diminuisce mica, il nostro intendo, e neanche il tuo immagino. Credo solo che tu abbia dovuto avere davvero un bel coraggio ad abbandonare la tua casa per andare a zonzo per il mondo senza nessuna protezione." Daisy lo ascolta parlare in silenzio, le gote di lei sempre più rosse, il sorrisetto di lui sempre più largo.
[Post 2x10] [SkyeWard] [Già conclusa]
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Nuovo personaggio, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Blink




C'è una gran folla nella piazza principale e dal cielo nevica come se non ci fosse un domani. Sono passati anni da quando il Natale con la neve era richiesto più dell'ultima versione del telefono e che ormai quella neve sia diventata rude a nessuno sorprende.

E' sul tetto del palazzo, lei, la donna che è cambiata, che non sorride da anni. La neve si accumula tutta intorno e lei si scuote i capelli con una mano per farla andare via. E' distesa sulla pancia, un auricolare nell'orecchio e un fucile in mano, la sua maschera di protezione che è quell'immagine da donna pronta alla guerra e forte e inadatta alle emozioni. Il mirino punta il centro della piazza e un fiocco di neve le bagna la guancia; la gente gracchia auguri e complimenti che non pensa davvero e tutti sorridono e sembrano così felici.

Respira lentamente tenendo l'occhio sul mirino del fucile e non muove un muscolo quando l'orologio della piazza suona la mezzanotte. La gente grida festiva e balla e si muove e rende il tutto più complicato e una voce squilla nell'auricolare.
   "Buon anno, agente Johnson."
Batte le palpebre, preme il grilletto e la sua mira non sbaglia nemmeno in tutta quella confusione. Un uomo solo che tiene un bicchiere di champagne in mano cade a terra con un tonfo sordo e la neve fresca si macchia di un rosso peccatore.
La donna si rialza e rimette sbrigativa le armi e gli strumenti preparati a posto nella loro custodia. Borsa in spalla e dito sull'auricolare.
   "Anche a te, Chip."

 

§




La sua casa non è più grande di una capanna ma pensa lo stesso che sia formidabile. Entra facendo il meno rumore possibile e poggia il borsone ad un angolo della porta sospirando.
Annusa l'aria ed estrae la pistola dalla fondina appiattendosi contro la parete ma si rilassa all'istante non appena sente una voce familiare proveniente dalla cucina.
   "Sono io Daisy, sta' tranquilla."

Sospira pesantemente e raggiunge la cucina striminzita ad ampie falcate. "Quante volte ti ho detto di avvisare se entri in casa prima di me?" chiede con voce piatta e monotona e Chip alza gli occhi al cielo perché quel tono sa di una predica che ha sentito troppe volte per dimenticarsene.
"Ho pensato solo che Elle si sarebbe sentita sola senza nessuno a fargli compagnia il giorno di Capodanno." si giustifica il ragazzo appoggiandosi al lavabo mezzo crepato.

Chip è un bell'uomo, ha le spalle sporgenti, le gote incavate e la pelle di un colore scuro come il caffé ma non abbastanza da dare l'impressione di essere cresciuto sotto il sole cocente dell'Africa. Ha sotto gli occhi le occhiaie di chi ne ha passate tante in una sola notte e una cicatrice proprio sullo zigomo destro. Ha il fisico degno di un ex soldato stanco degli ordini e sulle labbra milioni di fantasmi di donne che l'hanno baciato. Un giorno ha scoperto cos'è il vero amore e se n'è spaventato così tanto da preferire solo l'amicizia.

Daisy scuote la testa. "Elle è abbastanza grande da capire quali sono le priorità, e la priorità in questo momento è essere al sicuro."
Chip abbassa il capo. "Se ti può rassicurare la tua bella figlia ha rischiato di ammazzarmi, quando sono entrato mi ha sparato tre colpi alla cieca con il fucile che tieni segregato sotto il letto."
La donna arriccia le labbra. "Brava la mia bambina."

Da un riccio della tenda che separa la cucina dalla stanza da letto appare una testolina biondo platino che si apre in un sorriso enorme alla vista della madre. "Mamma!" urla correndole in contro e Daisy spalanca le braccia e la abbraccia forte sorridendo.
Ed ecco che la dura agente Johnson si trasforma immediatamente in mamma Daisy che copre tutte quelle verità nascoste con un sorriso non sincero fino in fondo.
"Buon anno nuovo mamma!" dice Elle e Daisy sorride accarezzandole la testa.
"Anche a te tesoro."

Fuori, oltre la piccola casetta appartata nella periferia di Pechino, urla e rumori di sirene spiegate si mischiano in una lugubre musica di sottofondo dando prova a Daisy che il cadavere dell'uomo che ha ucciso è appena stato ritrovato.
Vivono così ormai, tra amici stretti e fidati a temere i rumori notturni e quelli giornalieri, a nascondersi e nascondere. Elle Johnson è dovuta crescere in fretta per stare al passo con i tempi.

Cala il silenzio di punto e in bianco e i tre si guardano straniti. Poi il suono del primo sparo suona l'allarme.
Il proiettile è andato a vuoto conficcandosi nella parete della cucina ma Daisy sa comunque cosa fare. "Elle va' in camera e chiuditi nel nascondiglio segreto sotto il letto, metti il giubbotto antiproiettile e non uscire finché non senti il segnale, hai capito?" ordina alla figlia e questa annuisce. "Che cosa devi fare se ci senti gridare o senti che siamo in pericolo?" chiede, quella è la solita interrogazione di tutti i falsi allarme.
"Non devo uscire, posso farlo solo quando sento il segnale."
"Brava, e qual è la prima regola?"
La bambina sbuffa e risponde in tono cantilenante:"Devo fare tutto quello che mi dici tu."
"Esatto." le poggia un bacio tra i capelli biondi e la spinge verso la camera.

Rimasti soli, Chip e Daisy si guardano e tirano fuori le pistole; si mettono ai lati della porta e attendono.

Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Dieci. Venti secondi.

Poi la porta si spalanca e cinque uomini irrompono in casa con i fucili sguinzagliati e urlano avvertimenti a vuoto in cinese. Caricano le armi ma non riescono a fare neanche un passo che Daisy e Chip gli sono addosso e quattro di loro sono a terra; il quinto alza le mani e si toglie la maschera antigas.
Daisy e Chip si guardano, l'uomo stringe nella mano sinistra una piccola granata a pressione e sul volto gli si apre un ghigno. Non è tanto vecchio, anzi, è giovane e bello ma i suoi tratti sono stati evidentemente segnati dalla cattiveria.

"Un passo, agente Johnson, e tutto qui intorno esploderà." scandisce bene l'ultima parola e mette ben in vista il dito premuto sul pulsante di accensione della granata, poi sogghigna allungando la testa di lato, oltre la spalla della donna, verso la camera da letto. "Non penso che voglia mettere a rischio l'incolumità della sua bambina." continua con voce tagliente e Daisy lo fulmina sprezzante. "A meno che non prenda in considerazione anche l'opzione più disperata per annientarmi senza fare molti, relativamente, danni."

Daisy sussulta. "Non uso i miei poteri da anni, non inizierò per far fuori un frocetto di quartiere."
"Oh non è per un frocetto di quartiere, stia ben attenta.. è per proteggere sua figlia che lo deve fare. O non vuole farsi vedere da lei per quello che è?" sogghigna di nuovo e Daisy si sente attanagliare le viscere da una morsa gelida. "Per il mostro che è."

Chip la guarda respirando piano; aveva voltato lievemente lo sguardo alla camera da letto e aveva notato quell'occhietto nocciola che osservava la scena da una fessura della botola. Si era sentito cadere.
"Sono anni che la osserviamo, agente Johnson. Saremo lieti di accoglierla nelle nostre fila e siamo sicuri che dopo un po' lei obbedirà con piacere."

Daisy contrae il viso in una smorfia incomprensibile. L'uomo, tenendo sempre la bomba in mano, continua. "La sua presenza sarà molto apprezzata da noi. Non vi sarete mica aspettati che con l'assassinio di Whitehall e lo smantellamento delle nostre basi segrete a opera del Direttore Coulson ci avreste completamente distrutto? L'Hydra è un cancro, Daisy, per quanto vorrete annientarlo - e ci proverete - non morirà mai. Ho sentito parlare delle sue capacità, dicono che sia in grado di fermare il cuore di un uomo.."
"Esagerano."
"..con un'onda sismica. Wow. Sinceramente stupito." Daisy ha cominciato a muoversi inquieta sul posto e lei e Chip si sono scambiati un'occhiata furente. "Ovviamente se la scatenasse adesso ucciderebbe anche il suo amichetto Chip, e chissà.. sua figlia che sta nascosta sotto quella botola." L'uomo si sporge nuovamente di lato e con un gran sorriso e con la mano alzata fa ciao a Elle che richiude subito la porticina di legno spaventata. Una vena comincia a pulsare sulla fronte di Daisy. "E di certo non le conviene aggredirmi in nessun modo visto che potrei far esplodere questa bomba senza problemi, sa, non mi importa di morire, anzi.. sono felice di obbedire."

Daisy tace guardandolo torvo. "Che cosa vuoi che faccia?"
"Venga con me agente Johnson e non sarà fatto del male a nessuno."
"Sappiamo entrambi che è una bugia."
"Ma è molto più certo il fatto che morirete tutti se non viene."
Daisy sembra soppesare le opzioni, poi lancia un fugace sguardo a Chip, pieno zeppo di significati, poi lei si volta verso l'uomo e gli tende le mani.



 
§



La brezza della sera giunge tagliente come un colpo inaspettato mentre attraversano l'ampio cortile fatto di terriccio ed erbacce cresciute un po' troppo, mentre nel fondo si riesce ad intravedere il furgone blindato dell'Hydra.
Attraversano il vialetto fendendo la notte e arrivano al furgone; l'uomo bussa due volte e a quel tocco la portiera si apre appena.
"Ma che..?" fa in tempo a sussurrare l'agente, quando intravede una mano insanguinata cadere inerte nella fessura dello sportello e sgrana gli occhi terrorizzato. Daisy fa altrettanto ma riesce a malapena a scorgere di più in quel buio pesto che uno sparo risuona nell'aria e l'uomo cade prima in ginocchio e poi con la faccia sepolta nel terriccio. Stagliato contro la luce delle finestrelle di casa, un uomo dalle ampie spalle abbassa la pistola.

"Agente Johnson..."

Daisy lo guarda sconcertata senza distinguere bene il suo volto mentre questo si avvicina al cadavere dell'uomo che ha ucciso scansandola dolcemente e gli estrae dalla tasca esterna della divisa un chiave piccola come un'unghia e luminosa. Si rialza con un sonoro sbuffo e con estrema lentezza infila la chiave in una toppa nascosta delle manette e queste cadono per terra con un tonfo.

Daisy è ancora scioccata mentre si massaggia i polsi. "Avevo un piano per sbarazzarmi di lui." Con gli anni i suoi modi gentili si sono persi e infatti si aspetta che l'uomo sconosciuto le dica che ha dei bellissimi modi soavi per presentarsi alle persone ma invece lui ribatte, rimanendo nell'ombra:"Oh ne sono certo, ma comunque ricordati, agente Johnson, che c'è qualcuno più bravo di te a questo mondo." L'uomo si poggia le mani sui fianchi, lei gli gira intorno.

"Spiega." lo aggredisce.
"Sei sempre una bellezza unica, Skye." e con questo si tradisce.

Daisy resta ferma un momento e poi gli si avventa addosso spingendolo nella lama di luce. "Speravo fossi morto otto anni fa, Ward, sai.. quando ti ho sparato."

"Ripeto che c'è qualcuno più bravo di te a questo mondo, Skye."

"Mi disgusti, e non sono più Skye." risponde gelida lei ma l'uomo le si avvicina abbastanza da metterle i brividi.

"Oh mi dispiace per te ma lo sarai sempre, Skye vivrà per sempre in te perché sei tu quella persona, nonostante tutti gli strati di durezza e anti-emozione che da otto anni a questa parte hai preso ad indossare come vestiti."

Daisy tace. "Che cosa vuoi da me, Ward?"

Lui ridacchia grattandosi la barba ispida. "Non te ne sei ancora accorta, vero? Ah! Bè comunque sia, non c'è di che." borbotta divertito mentre Daisy lo lincia.
"Accorgermi di cosa? E non c'è di che di c-" ma non fa in tempo a finire la frase che Ward alza una mano e le fa segno di tacere mentre allerta i sensi.
"Nessun uomo mi ha mai imposto di stare zitta!" strilla adirata ma Ward non la ascolta mentre sembra aver sentito un rumore. Si porta una mano all'orecchio in un gesto che a Daisy sembra come un grattamento.

"Hai sentito?" mormora e poi si volta verso la casa.
Daisy lo osserva stranita e poi si porta con ampie falcate al suo fianco guardandolo torva. "Mi vuoi dire che diavolo sta succedend.."
"Fa' uscire tua figlia di casa." la interrompe di nuovo, lo sguardo fisso sulle finestrelle come se potesse vedere oltre.
"Cosa?" chiede, ancora più infuriata.

"Hai sentito! Caccia subito tua figlia e quel fesso del tuo amico da casa!" urla stavolta e spinge Daisy verso la capanna mentre lei, stordita, comincia a correre sempre più veloce. Con la coda dell'occhio vede Ward premersi un dito sull'orecchio e borbottare qualcosa che è appena a qualche metro dalla casa e aumenta il passo. Poi succede tutto in un secondo: un grido sinistro e acuto, la casa che esplode e lei che viene catapultata indietro dalla forza dell'esplosione. Ci mette poi qualche secondo in più a capire quello che è successo e quando si rialza per andare verso la casa in fiamme in soccorso della figlia e dell'amico, un paio di possenti braccia le stringono le braccia contro la vita e l'allontanano di peso.

Lei grida. "Elle! ELLE! NO! No lasciami andare Ward! Ellee!" Scalcia all'aria e urla, tant'è che la gola inizia a bruciare ma non le importa, l'unica cosa che le interessa in questo momento è ritrovare quella bambina che tanto ha amato in questi anni.

Ward la stringe forte e cammina all'indietro facendo fatica a trattenere quella furia umana che è una madre senza sua figlia. "ELLEE!" urla e questo grido si mescola all'onda d'urto che si sprigiona dal suo corpo e che colpisce Ward che viene schiantato lontano vicino al furgone. Non si volta nemmeno dopo essere stata liberata e corre subito verso la casa in fiamme mentre l'uomo tossicchia e annaspa rotolandosi sul lato dove ora ci sono le cicatrici del caricatore svuotato su di sé otto anni prima. Daisy corre ancora più veloce ignorando le urla di Ward ma quando è a solo qualche metro dalla porta di legno ormai abbrustolita, una voce la chiama.

"Daisy! Siamo qui, stiamo bene!" urla Chip che compare poco dopo sul lato sinistro della casa con Elle in braccio e mentre Daisy si butta in ginocchio, le pare quasi di vedere un'ombra allontanarsi sul lato opposto a quello dell'amico e della figlia.
"Mamma!" grida Elle in lacrime e appena Chip la mette giù corre all'impazzata verso la madre inciampando più volte per poi immergersi tra le sue braccia aperte. Daisy la stringe forte e la tocca tutta per accertarsi sia vera, che sia la sua bambina, quella che in sette anni è dovuta crescere come un'evasa carceraria, a scappare dal mondo.

La bimba la stringe forte al collo singhiozzandole contro e dopo mormora, con un filo di voce:"Mamma, io non la voglio più questa vita."

Daisy sente di voler morire otto metri sotto terra mentre guarda Chip in cerca di un aiuto ma riceve solo un'occhiata e un'alzata di spalle, come a dire "Prova a darle torto." Dietro la spalla di Chip, Ward la guarda e sorride compiaciuto.










N.d.a.
Ri-pubblico questa storia, mi scuso ma non mi convinceva tanto l'ultima pubblicazione e ora la storia è ben definita e già conclusa, divisa in cinque o sei capitoli. Spero soltanto che piaccia più dell'ultima volta, fatemi sapere che ne pensate!
Ringrazio come al solito la mia Becky perché fomenta e accondiscende le mie pazze idee - tanto so che pensi che sia pazza!
Just words, fantasies and fortune
Erika





 
   
 
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