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Autore: LoveHappines    20/02/2015    2 recensioni
Mi girai di scatto per capire da dove era arrivata quella voce, quella voce che aveva racchiuso le sue parole in un sibilo. Sentii un ruggito, poi un grande rumore e qualcosa mi saltò addosso; sbattei la testa contro il muro, e per un attimo non vidi più niente. Non capivo nulla, cosa stava succedendo? Non riuscii a guardare, ma i graffi aumentavano sempre di più. Sapevo che davanti a me c'era qualche creatura fantastica. Mio padre entrò all'improvviso, E spalancò gli occhi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Cominciai ad odiare mio padre durante l'inverno di Dicembre. La mia casa poteva essere paragonata al caos in persona, causato proprio da lui: giacchetti e magliette che addosso gli stavano raggrinziti non si trovavano in nessun altro posto che per terra, mentre il cibo era sempre appoggiato lì, in quel tavolo che usavamo solo per afferrarlo per poi scappare io in camera mia a mangiare e lui in salotto a mangiare e a guardare la televisione, insieme alla musica e alla radio.
E c'era ancora quell'amica che mi consolava dicendo che il nostro rapporto aveva ancora la possibilità di essere migliorato con qualche parolina dolce ed educata. Ma noi nemmeno una semplice parola a caso. No, nemmeno quella.
—Perchè odi tuo padre?— Mi girai di scatto per capire da dove era arrivata quella voce, quella voce che aveva racchiuso le sue parole in un sibilo. Sentii un ruggito, poi un grande rumore e qualcosa mi saltò addosso; sbattei la testa contro il muro, e per un attimo non vidi più niente. Non capivo nulla, cosa stava succedendo? Non riuscii a guardare, ma i graffi aumentavano sempre di più. Sapevo che davanti a me c'era qualche creatura fantastica. Mio padre entrò all'improvviso, E spalancò gli occhi.
—Sbrigati vieni!—. Mentre la creatura si buttava contro di lui, mio padre chiuse velocemente la porta mentre la specie di donna ruppe un pezzo di legno della porta.
—Ho detto sbrigati!— Seguii mio padre ed uscimmo di corsa da casa, mentre mio padre sbatteva tutte le porte. Entrammo in macchina e lui guidò dritto, addentrandosi sempre di più in un bosco. Mi fece scendere.
—Vai sempre dritta e affronta tutto, fino a quando non arriverai al Campo Mezzosangue non sarai ancora al sicuro.— Mi disse mio padre. Annuii, consapevole del fatto da una sola spiegazione avvenuta in macchina. Sempre dritta.
E così feci, mentre sula collina la salita aumentava sempre di più. Sentii un rumore, poi un battito, ed ecco che una donna-pipistrello seguita da altre due si buttò su di me. Non feci altro che scappare davanti a me, dritta. Come mi aveva detto mio padre, anche se non ero sicura che non mi avesse abbandonato. Ma anche se la sicurezza non era a comando, cosa avrei potuto pensare? Cosa avrei potuto fare? Quale sarebbe la soluzione di tutto ciò?
***
La sera era ormai calata da un bel pezzo. Ero riuscita a scappare dalle grinfie di quelle donne-pipistrello, Erinni, per quanto ne ero riuscita a capire. 
Il fuoco ardeva davanti a me, illuminando la grotta nella quale ero riuscita a stendermi un attimo, per riflettere su quello che era appena successo, per illudermi che forse era stato tutto solo un sogno. Un terribile incubo.
Ma non era così, lo sapevo. O me lo sentivo, credo. Avvertii un dolore al piede e, quando feci l'errore di guardarlo, notai un dito al contrario, non proprio.
In quel momento tirò uno sbuffo d'aria gelida, che fece quasi spegnere il fuoco. La luce fioca delle fiamme che si sarebbero spente a momenti, illuminavano le pareti della grotta. Ma non ero ancora rassicurata. Come aveva detto mio padre, non avrei dovuto esserlo fino a quando non mi sarei trovata in quel posto dal nome strano.
Ed ecco il momento che temevo, le fiamme si consumarono del tutto. Il buio si impossessò di ogni cosa intorno a me e, così, anche la tetra e misteriosa grotta divenne un tutt'uno col buio della notte lì fuori. 
Persino i raggi argentei della luna parvero rifiutarsi di illuminarmi, coperti dalla foschia e dall'umidità, intensissima.
All'improvviso sentii qualcosa urtare le pareti della grotta.
Sentivo il cuore in gola, la testa girare e pensai solo a strisciare fuori dalla grotta. Quindi, ansimando, mi avvicinai inginocchiata all'entrata della grotta; sospirai per prendere coraggio e uscire da lì, ma un'altro rumore mi fece martellare fortissimo il cuore nel petto. Mi "affacciai" e vidi una grossa cretura alla mia destra, alta circa due metri. La sua pelle era bluastra, la sua faccia era grande con una bocca carnosa, larga, rosa chiarissima, che toccava il naso schiacciato. La sua testa era scoperta, non aveva i capelli, mentre le orecchie erano piccole. La cosa strana era che aveva un solo occhio, al centro. Era grandissimo, di un colore scuro, forse marrone, ed era puntato su di me. Piano piano si avvicinò; io mi alzai e, zoppicando, indietreggiai e trovai un bastone appuntito. Istintivamente lo presi e glielo scagliai addosso, con tutta la forza che riuscii a recuperare. 
Come previsto, il bastone si ruppe in mille pezzi, neanche fosse di vetro, ma ebbi comunque pochi secondi di vantaggio per scappare. Era una battaglia persa, questa, ma l'avrei vissuta fino alla fine, avrei lottato per la vita.
Come poteva essere tutto questo vero? Come poteva, quel mostro con un solo occhio, esistere davvero? E l'altra gente? Andiamo, di cacciatori, la foresta ne è quasi sempre colma, perchè nessuno sentiva i suoi pesanti passi? E nessuno veniva ad aiutarmi? Era una follia, ero pazza, decisi. 
Zoppicando, cercai di avanzare il più velocemente possibile. Da lontano riuscii ad intravedere, seppur con un bel po' di sforzo, alcune luci fioche, dietro alcuni alti colli di alberi. Era quella la mia meta? Forse mi sarei cacciata in guai molto piu seri, ma tanto valeva la pena rischiare. Insomma, credo che sarebbe stato meglio di morire. O almeno dell'idea di morire da un momento all'altro, e per la decisione c'era poco tempo. E decisi che da quel momento fino a quando sarei sopravvissuta, sarebbe stata quella la mia meta.
Man mano che proseguivo, la vista mi si annebbiava, e le luci diventarono dei pallini gialli sfumati. I miei occhi si socchiusero. Guardai dietro: Di quella creatura non c'era più traccia, ma pensai di proseguire, se ce l'avessi fatta. Ormai si vedevano le ombre degli alberi, e guardando in alto, vidi che l'alba era già sorta. Ma, come pensavo, non ce la feci: A forza di usare un solo piede per camminare così veloce,  avevo perso le energie, così gli occhi si chiusero completamente, caddi a terra. Sentii delle voci, ma non capii cosa stavano dicendo.


Angolo Autrice:
Ciao a tutti ragazzi, questa è la mia seconda fanfiction (la prima che faccio su Percy Jackson). So che finisce male, ma poi si scopre di chi è figlia e dovrebbe cominciare il bello, dipende solo se vi piace…
Bè, appunto, se vi é piaciuta… intanto grazie per averla letta, e per averla apprezzata, e sono molto contenta che vi sia piaciuta… Potete recensire, mi farebbe molto piacere ^^
Non siate severi! :D Grazie in anticipo a chi leggerà la storia fino alla fine e a chi la recensirà, un bacio <3
   
 
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