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Autore: acvxht    20/02/2015    3 recensioni
Are you mine? Are you mine tomorrow, or just mine tonight?- ripetei la strofa fino alla fine, lasciai andare anche l'ultimo accordo, voltai la testa verso Calum che cantava in parte a me, i nostri sguardi si incrociarono, non so perchè, non so come, allo stesso tempo girammo la tracolla, in modo che non ci fossero strumenti fra di noi, mi attirò a se premendo le labbra sulle mie. Vi assicuro che era come respirare di nuovo, una boccata d'aria fresca, me ne fregai del fatto che più di cinquanta persone aveva gli occhi fissi su di noi, era quello che volevo e niente e nessuno avrebbe rovinato quel momento.
-Are you mine?- mi sussurrò vicino alle mie labbra.
-I wanna be yours- sussurrai a mia volte rincastrando le labbra sulle sue.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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35. OH WELL!

COUNTDOWN: STILL 4 CHAPTER UNTIL THE END

-La signorina Ross ha avuto un incidente.- disse con voce fredda, mollai la presa sul telefono che cadde sullo zerbino, ai miei piedi.

**

Il mio corpo venne brutalmente strattonato a causa dell'improvvisa frenata di Calum. In sottofondo si udiva il “bip bip” soffocato della chiamata, ormai chiusa. Cal stava urlando qualcosa, di cui non coglievo il significato, frastornata e scioccata com'ero. Lo vidi rimettere in moto la macchina, ma non ne udivo il suono, così come non udii il rumore di un clacson appartenente ad un'auto che ci era sfrecciata accanto. Fece un'inversione, incurante del traffico. Vedevo e provavo sensazioni, ma non udivo. Era come se fossi stata vittima di un'esplosione e avessi perso l'udito per alcuni interminabili minuti.

Quando riacquistai la capacità di sentire i suoni, che risultavano di gran lunga amplificati, eravamo arrivati in ospedale, senza tante cerimonie entrammo, correndo verso la segreteria.

-Mi scusi? Mi scusi?- pronunciò Calum cercando di attirare l'attenzione della vecchia segretaria con il rossetto rosso seduta alla scrivania.

-Si?-

-Stiamo cercando Abigail Ross, ha avuto un incidente questo pomeriggio.-

-Siete famigliari?-

-No, ma lei è la sua coinquilina...-

-Non basta, mi spiace, ma sarò costretta a farvi rimanere qui...- disse indicando con un cenno della testa la sala d'aspetto più triste che avessi mai visto.

-Come non basta?! Devo sapere, almeno che genere di incidente ha avuto!- esclamai, aprendo bocca per la prima volta da quando avevo parlato con un medico al telefono. La vecchia sbuffò, chiamando un collaboratore, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e dopo di che quest'ultimo sparì, imboccando una serie infinita di corridoi.

-Aspettate un attimo.- annuimmo.

Il collaboratore tornò un paio di minuti dopo seguito da un infermiere.

-La coinquilina?- chiese, costringendomi ad alzare il capo verso di lui.

-Sono io.-

-Venga con me...- deglutii rumorosamente, seguendo l'infermiere, dalle tendenze piuttosto gay. Faticavo a tenergli il passo, ci fermammo davanti ad una saletta di gran lunga più piccola della precedente. Mi invitò a sedermi ma rifiutai cortesemente l'invito.

-La signorina Ross ha avuto un incidente in auto...-

-Come sta? Voglio dire può dirmi qualcosa di più?-

-Al momento no, non so assolutamente niente.-

-E non può chiamare qualcuno che sappia di più?!- chiesi spazientita.

-Mi dispiace signorina, non possiamo dirle altro...- si strinse nelle spalle alzando i tacchi nella direzione opposta la mia. Imprecai, sentendomi impotente, di fronte a tutto quello. Mi sedetti, ignorando il fatto che Calum fosse rimasto nell'atrio ad aspettarmi.

Mi guardai intorno, buttandomi di peso su una di quelle poltroncine verdi imbottite, appoggiai il mento sui gomiti. L'odore di quel posto mi dava alla testa, era disinfettante e medicine, un miscuglio che faceva veramente accapponare la pelle. Per non parlare dei colori, erano così tristi e malinconici. Voglio dire, già se sei in ospedale vuol dire che c'è qualcosa che non va, se in più i colori sono così monotoni e cupi di certo la tua vana luce di speranza morirà non appena metterai piede lì dentro, così come i fiori morti in una angolino della stanza. Brutti, scoloriti, appassiti, poco curati. Per di più, il rumore infernale che le scarpe in gomma dei medici producevano a contatto con quel fottuto pavimento verdognolo era orribile e snervante.

Afferrai un cuscino appoggiato malamente accanto alla mia gamba, me lo portai alla bocca e dopo aver controllato che non ci fosse anima viva nelle vicinanze urlai nella stoffa, attutendo le grida. Lo posai, era bagnato e vagamente macchiato di nero, stavo piangendo e neanche me ne rendevo conto.

L'ho spinta io a fare una sorpresa ad Ashton, andando da lui quel maledetto pomeriggio. Si sa, quando succede qualcosa ad una persona a cui tieni è automatico incolparsi per le cazzate più stupide, ma quella volta non era così, non l'avessi proposto lei magari a quest'ora starebbe cenando con Irwin, in un ristorante in cui LUI l'aveva accompagnata, e poi magari la serata sarebbe finita nel modo previsto, ma no! Io dovevo sempre anticipare tutto, o rovinare, come preferite.

Mi alzai, le gambe molli che ha mala pena reggevano il mio peso, percorsi a vuoto un paio di corridoi identici, accorgendomi forse troppo tardi di essermi persa, ma poco importava. Mi sedetti, di fronte ad una stanza, le tende erano aperte e potei sbirciarci dentro, c'era una donna, seduta di fianco ad un letto, steso su di esso un uomo, vecchio, stringeva la mano della moglie seduta, stava piangendo. Si accorse della mia figura fuori dalla vetrata, mi guardò malinconica, le risposi con lo stesso sguardo, alzandomi e dirigendomi da un infermiere che non pareva andare troppo di fretta.

-Mi scusi, credo di essermi persa...-

-Venga con me, dove la porto?-

-All'ingresso, grazie...- mi sorrise scortandomi per tutti quei corridoi, riconobbi la saletta in cui l'infermiere m'aveva parlato, lì ora sedevano due ragazzi. Erano Calum e Ashton.

-Ehm, grazie, va bene qui, ci sono i miei amici...-

-D'accordo, arrivederci...-

-Arrivederci e grazie ancora...-

-Di niente signorina.-

Superai la pesante porta di vetro, che mi richiusi alle spalle, sospirai sedendomi accanto a Calum.

-Mi ha chiamato lui...- accennò Ash.

-Immaginavo, come stai?-

-Come pensi che stia Alex, sto come te! Forse peggio, dato che mi sono offerto di passarla a prendere, ma ha rifiutato e io ho accettato la decisione troppo in fretta!-

-Ash, ci riversiamo addosso colpe non nostre, non è colpa tua, non è colpa mia, né di Cal o di Luke, il destino ha voluto che andasse così, e così è andata...-

-Lo dici come se fosse solo un polso rotto, Alex, è più grave la situazione!- mi urlò contro.

-E tu che ne sai? Qualcuno t'ha detto qualcosa? Eh? Qua nessuno ci dice niente!-

-Okay, adesso calmiamoci!- intervenne Calum, probabilmente per evitare un'eventuale rissa.

-Devo chiamare sua madre!- uscii dalla stanza, tirando fuori il telefono dalla tasca. Cercai il numero in rubrica. Fece un paio di squilli prima che qualcuno rispondesse.

-Pronto? Chi parla?- chiese la voce dal capo opposto del telefono.

-Pronto, salve, mi chiamo Alex e sono la coin...-

-Si, ciao, so chi sei mia figlia mi ha parlato molto di te, ma come mai mi hai chiamato, è successo qualcosa?- ingoiai il groppo in gola, facendomi coraggio.

-In realtà, signora, Abby ha avuto un incidente.-

-Incidente? Di che tipo?-

-In macchina, stava andando a casa di un amico, ma non so altro...-

-Oh signore, io ora sono a New York per lavoro...come faccio?-

-Suo padre?-

-Meglio evitare, senti, io faccio il possibile, anche se credo che questo “possibile” equivalga ad un “niente”-

-La terrò aggiornata...-

-Grazie, sei un tesoro...-

-Semplicemente mi sembrava giusto avvertirla...-

-Grazie ancora...-

-Di niente, appena saprò qualcosa in più la chiamerò, a presto, spero...-

-A presto!- chiusi la chiamata entrando nella sala accompagnata dalle immancabili lacrime che solcavano le mie guance.


**

10 TAZZE DI CAFFE' DOPO


La situazione non era molto migliorata, anzi, era peggio di prima: Calum fissava il vuoto, in attesa. Ashton correva su e giù per la stanza urlando ed imprecando, mi ricordava vagamente un minion -----> 

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Ed io, bhè, io avevo gli occhi gonfi e rossi, gli zigomi neri dall'eyeliner colato e una stretta allo stomaco che mi costringeva a stare piegata in due, reggendomi con i gomiti. Erano passate quattro ore e mezza, era sera inoltrata e nessuno era venuto a darci alcun tipo di notizia. La mia preoccupazione era al limite, mi ripetei "se riesco a mantenere il controllo, senza mettere le mani al collo a nessuno, ora, non sclererò mai più in tutta la mia vita!".

Calum mi aveva più volte suggerito di provare a dormire, ma dopo tutti quei caffè anche solo abbassare una palpebra pareva impensabile. Perciò mi limitavo a fissare i fiori appassiti in fondo alla stanza, attendendo.

Pensavo. Pensavo. E pensavo. Ancora. Abby. La sua macchina. L'incidente. Chi diavolo era stato? Era stata poco attenta lei? O poco lui? Di chi era la colpa?

Troppe domande, nessuna risposta e la mia soglia di sopportazione era sempre più vicina al limite. Riafferrai il cuscino, e urlai di nuovo, scaricando un piccolissima percentuale di frustrazione.

Passò l'infermiere che mi aveva parlato la prima volta da quando ero arrivata.

-Mi scusi? Si lei!- mi alzai superando la porta e bloccandolo.

-Dica...-

-Sa qualcosa?-

-Si, ma ripeto posso parlare solo con i famigliari...-

-Sua madre è a New York e suo padre non so che fine abbia fatto...-

-Mi spiace allora...- girò le spalle e fece qualche passo, prima che lo rifermassi.

-Ma cazzo! Lei, emerita testa di cazzo, adesso torna qua e mi dice tutto quello che sa se non vuole fare la fine di quei cazzo di fiori!-

-Alex, fra un po' ricovereranno te, ma al reparto psichiatrico se non ti calmi!-

-Dopo dieci caffè ci credo Cal...-

-Lei è appena arrivato?- chiese l'infermiere accennando ad Ashton.

-Si, sono un amico...-

-Allora non posso parlare neanche con lei...-

-No, un momento...- intervenni bloccandolo.

-Lui, è il suo ragazzo, la prego, gli spieghi la situazione!- lo supplicai, ancora un po' e mi mettevo in ginocchio.

-D'accordo, venga con me...- sospirai leggermente più sollevata. Rientrai nella sala, buttandomi a peso morto per metà su Cal, avevo preso male le misure. Gemette per l'improvviso colpo.

-Come stai?- mi chiese successivamente dopo avermi sistemata meglio sulle sue gambe.

-Non lo so Cal. Sono preoccupata, sono quasi cinque ore che aspettiamo e non ci hanno ancora detto niente. E perchè Ashton ci mette così tanto?!- chiesi alla fine sull'orlo di una crisi di nervi. Ma seria.

-Non lo so Alex, magari è andato a prendersi un caffè, ma adesso calmati...respira e smettila di piangere...-

-Non ci riesco Calum, è già tanto che non abbia avuto un altro dei miei attacchi di panico...-

-Ssh...ascoltami, adesso esci fuori un attimo e vai a fumarti una sigaretta, capito?- annuii, alzandomi e ciondolando fino alla porta scorrevole dell'ingresso.

Frugai nella borsa, alla ricerca dell'accendino, che ovviamente era scarico. Imprecai a bassa voce. Vidi un vecchietto seduto su una panchina lì vicino che fumava, mi avvicinai titubante, assestandomi meglio la borsa sulla spalla.

-Scusi?-

-Dimmi...-

-Non è che ha un accendino...?-

-Si certo, tieni...- me lo passò, era azzurro cielo. Accesi velocemente la sigaretta portandomela alle labbra.

-Sai, non dovresti fumare, sei così giovane...-

-Gli ospedali creano sempre ansia...capisce?-

-Si, ti capisco, se posso chiedere, come mai sei qui?-

-La mia amica, ha avuto un incidente questo pomeriggio...-

-Oh, mi spiace...-

-Lei, invece?-

-Alcuni esami...-

-A quest'ora?-

-Si...il mio amico è il mio medico, e mi chiama sempre ad orari veramente indecenti per farmi saltare la coda. Ci vuole sempre un po'...-

-Sembra stanco...-

-Sono morto ragazza...- deglutii rumorosamente. -O meglio, sto morendo, cancro ai polmoni...-

-E fuma? Scusi la mia impertinenza ma mio nonno è morto della stessa cosa e sto cercando di capire...-

-Non fa nulla, ci sono abituato...comunque si, fumo. Ormai che ho da perdere, è da anni che lotto per una battaglia già persa in partenza, se mi concedi, voglio fare ciò che mi fa star bene in queste ultime settimane...- mi colpii, non tanto ciò che aveva detto, ma con la naturalezza e la disinvoltura con le quali aveva pronunciato quelle parole, così semplici, ma così difficili da dire. Io non ce l'avrei fatta, non era vero. La malattia non ti indebolisce, ti rafforza, psicologicamente, alla volte ti rende determinato, ti offre una visuale nuova del mondo. Dicono che alla fine andrà tutto bene, se non va bene, allora non è la fine.

Avrei tanto voluto chiedergli se era vero che, in punto di morte, i colori sono più forti, più nitidi. Avrei tanto voluto, ma non l'avrei fatto, non ne avrei il coraggio. L'avrei saputo più tardi, anzi il più tardi possibile. E l'avrei vissuto, con gli occhi di chi non ha più tempo.

-Wow...- dissi buttando il mozzicone a terra.

-Come ti chiami?-

-Alex...e lei?-

-Non ha importanza...me lo fai un favore? E non lo chiedo a tutti, ma sento che di te ho fiducia, nonostante sappia che non c'è più speranza...l'ho pensato da quando hai messo piede fuori dall'ospedale...Ho pensato devo chiederlo a quella ragazza, devo romperle le palle.-

-Prega per me- annuisco.

-Non credo di saper pregare...- confessai sincera.

-Basta chiudere gli occhi e concentrarsi sul bene.-

-E' un concetto un po' astratto per me...Per pregare bisogna pensare che qualcuno accolga la tua preghiera...-

-E tu non ce l'hai, un destinatario?- sembra deluso e incerto.

-Da che sei uscita da lì, ho pensato magari può fare qualcosa per me...-

-E perchè l'ha pensato?-

-Non lo so. Una sensazione, ma precisa come un'emozione profondissima...- ricerca il mio sguardo, incastra le iridi ghiacciate nelle mie verdi luccicanti.

-Allora pensa di poter pregare per me?-

-Ci proverò, glielo prometto.-

Ha afferrato la mia mano e l'ha stretta nella sua, grinzosa. La scuote.

-Nessuno si salva da solo.- si alzò e se ne andò, lasciandomi interdetta, con le braccia a mezz'aria.

Rientrai nell'edificio, ancora più sconcertata, ma con una voglia matta di sapere qualcosa di più su Abby. Aumentai il passo, cercando di non investire un paio di bambini e colpire qualche vecchietto, raggiunsi la sala. Sorridevano, buone notizie, almeno credo.

-Eccomi...- annunciai sedendomi sulla poltroncina.

-Buone notizie...- lo incitai a proseguire, sorridendo, ero positiva.

-Allora, non ci hanno parlato per così tanto tempo perchè era in sala operatoria, niente di grave, le dovevano sistemare un osso del braccio. Una minuscola ferita sulla fronte e qualche livido. Ma per il resto sta bene, dicono che appena si sveglierà potremo passare a salutarla...-

-E' fantastico...sono così sollevata!-

-Già cazzo, io pensavo al peggio...-

-Lascia stare...-

Mi sistemai meglio sulla poltrona, ripensando allo strano incontro con quel signore...mi erano rimaste impresse le parole che aveva detto prima di andare via “nessuno si salva da solo”. Non penso si riferisse solo alla sua malattia...o almeno, in parte si. Cose assurde capitano...


**

Passai le seguenti due ore a leggere dal telefono e giocare a Candy Crush, in attesa che Abbs si svegliasse. Avevamo chiamato Luke e Michael, dicendoli che andava tutto bene e di non disturbarsi a venire a quell'ora...sarebbero passati il mattino seguente.

-La signorina Ross si è svegliata...- annunciò un'infermiera.

-Oh era ora!- esclamai alzandomi. Camminavo spedita verso l'infermiera, con i ragazzi che incespicavano dietro di me. Ci spiegò che dovevamo entrare solo uno alla volta e di non fare troppo casino, in quanto era ancora mezza rincoglionita.

-Vado io o vai tu, Ash?- gli chiesi.

-Vai tu...- spinsi la porta argentata, scorgendo una Abby un po' palliduccia stesa sul letto che tendeva il braccio sano verso di me.

-Abbs!-

-Alex! Ehi...da quanto sei qui?-

-Dalle sei e mezza più o meno, ma stai tranquilla, non è un problema...-

-Ho smosso tutto il mondo perchè un coglione non è stato attento...-

-Ma che è successo?-

-Non ha rispettato il rosso, semplice ed immediato...- l'abbracciai, sussurrandole che mi dispiaceva da morire. Cercai di non stringerla troppo, andando contro la mia volontà.

-Alex, è tardi e io sto benone...se volete, tu e Cal andate a casa, io starò qui con Ash...-

-Sicura?-

-Sicurissima...-

-Se ti serve qualcosa non esitare a chiamare...-

-Ovvio, a domani allora...-

-A domani Abbs.- uscii dalla stanza, levandomi un peso enorme dallo stomaco, dissi ad Ashton di entrare e successivamente io mi diressi verso l'uscita con Cal.

**


-Cazzo! Fanculo!- mi svegliai di soprassalto a causa delle imprecazioni di Calum.

-Abby?! Come sta Abby? O mio dio devo chiamarla immediatamente!-

-Alex? Che stai dicendo? Torna a dormire, sono solo le sette...-

-Come le sette, ieri sera siamo tornati alle due...-

-Alex? Ieri sera siamo tornati alle dieci perchè non ti andava il sushi e poi ci siamo fatti un bagno insieme...-

-Calum? Abby ha avuto un incidente!-

-Alex, ascoltami attentamente, Abby è a casa che dorme...se non ci credi guarda la data sul telefono...-

-M-ma allora l'incidente...c'eri anche tu e Ashton, e un minion...- dissi afferrando il telefono.

-Alex, era solo un brutto sogno, adesso torna a dormire...- lasciai che alcune lacrime mi rigassero le guance.

-Ehi...Alex, calmati, Abby, sta bene...- singhiozzai stravolta, stendendomi e tirando verso di me Calum, che non esitò ad abbracciarmi, facendomi sprofondare nel suo petto, fresco di doccia appena fatta.

-Ssh, tranquilla, più tardi quando ti risveglierai, la chiamerai, giusto per assicurarti, okay?- annuii baciandogli il petto, appena sotto alla clavicola.

-Passerei intere giornate così, Calum...-

-Anche io piccola, qui, sdraiati, a farci le coccole...-

-A baciarci...- dissi sospirando e alzando lo sguardo incastrando i miei occhi nei suoi.

-E a fare l'amore...-

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UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A TUTTE COLORO CHE HANNO
INSERITO LA STORIA ALLE PREFERITE.

RINGRAZIO ANCHE VOI, CHE AVETE INSERITO LA FF NELLE
SEGUITE.

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UN BACIO ENORME, LA VOSTRA SCRITTRICE:

VITTORIA :3

   
 
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