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Autore: unannosenzapioggia    21/02/2015    6 recensioni
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sounds like home'
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2 AM


 
Alice odia i suoi capelli rossi.
Quando sono bagnati e le ricadono sulle spalle, leggermente mossi, possono anche andare, ma da asciutti, sono crespi e gonfi e non va bene.
Alice odia la folla, la confusione, anche se è proprio in mezzo alla gente che ha conosciuto Michael: lui si è fatto spazio tra le persone e lei si è innamorata.
Alice odia i capelli rossi di Michael, perché le ricordano i suoi e allora “cambia colore, magari blu” e lui un giorno lo fece davvero di tornare a casa con i capelli blu, solo per vederla sorridere.
Alice odia le sue lentiggini, quelle che Michael conta e riconta tutte le sere dopo aver fatto l’amore, mentre la guarda dormire.
Alice odia litigare perché è troppo orgogliosa e Michael troppo buono. A volte si chiude a chiave in casa e lui sta anche delle ore di fronte alla porta d’ingresso ad aspettare che apra, perché è lui quello paziente. E dentro, lei piange in silenzio perché sa che prima o poi lui si stancherà e se ne andrà facendo per una volta la cosa giusta.
Michael sa che le piace non svelare i suoi segreti, ma la stringe lo stesso tra le sue braccia quando piange per chissà quale motivo. E allora mette su una puntata qualsiasi del Trono di spade e poi la porta a vedere le stelle, anche se odia le cose romantiche.
Salgono in macchina alle due di notte e lui guida finché non gli si chiudono gli occhi. Fa partire un cd dei Queen, abbassa i finestrini, e la guarda mentre canta e osserva le strade buie e vuote intorno a loro.
Alice non odia Michael. Forse lo ama, forse le piace e basta, chi lo sa? Non glielo dice mai, perché è timida e ha paura che scappi via.
E ogni tanto Michael lo fa: scappa, corre via dall’altra parte del mondo e la lascia con un post-it sul frigo, in cucina, dove alle tre di notte mangiavano e si baciavano.
“non è che non ti amo abbastanza” si ripete tutte le volte che l’aereo decolla “è che ti amo troppo e non riesco a dirtelo”
 
Anche adesso sono le due di notte, ma Alice è in camera sua, chiusa a chiave. Il letto vuoto, le lenzuola piegate e sparse a terra, il cuscino che sa di lui, l’armadio ancora pieno delle magliette che lui non ha portato via con sé e il cuore vuoto. Le strade sono deserte, anche se di tanto in tanto passa qualche auto e i fari gialli e forti creano delle ombre che la spaventano.
Non vuole che Michael sparisca così, non vuole rimanere sola.
Ma è colpa sua, che non dice mai di sì, che non racconta mai nulla e non gli dice che lo ama, che tiene tutto dentro per non farlo preoccupare, ‘ché non si riconosce più nemmeno lei.
Vorrebbe urlargli di tornare indietro.
Vorrebbe averlo fermato prima che fosse stato troppo tardi.
Vorrebbe non avergli attaccato il telefono in faccia l’ultima volta che hanno litigato.
Vorrebbe avergli creduto, quando aveva letto, sul giornale, della nuova ragazza con cui lui usciva quando era in tour: lui aveva negato e lei aveva sbattuto la porta.
Vorrebbe solo che lui sapesse che non smetterà mai di amarlo, finché vivrà.
Vorrebbe che fosse lì ora e che tutto fosse a posto.
 
Le due di notte e qualcuno bussa alla porta; Alice apre perché non dorme da settimane, non piange da settimane e non sente più niente da settimane.
Michael è lì di fronte a lei, con i capelli ancora blu come piacciono a lei, il piercing al sopracciglio e la maglietta dei Nirvana. È lì bagnato fradicio sotto la pioggia e infreddolito perché, beh, sono le due di notte ed è novembre.
Sono le tre e le coperte sono calde di nuovo, il cuscino ha preso la piega della sua testa e di nuovo Michael conta le lentiggini sul suo viso. Per l’ultima volta.
Sente ancora la sua voce nel buio della cucina mentre lo abbraccia, sente ancora il suo odore mentre la bacia e inciampa in una sedia, ma chi se ne frega.
Anche lui vorrebbe tornare indietro.
Vorrebbe ricordare perché litigavano e perché un momento dopo lei piangeva tra le sue braccia.
Vorrebbe ricordare perché ama tanto i suoi capelli blu.
Vorrebbe rimanere lì per sempre e dirle che andrà tutto bene.
 
Questa volta lo sa che non tornerà più: lo dice a Calum che scuote la testa, lo dice a se stesso per crederci, lo dice al suo numero di telefono appena cancellato.
Perché questa cosa che c’è tra noi ci ha colpito forte mentre stavamo in piedi e ci ha fatto cadere, perché tu sapevi come premere i mie pulsanti giusti.
Perché, amore, tu mi hai dato tutto e niente e io sono rimasto a guardarti mentre scivolavi via dalle mie mani e diventavi un punto bianco indistinto nel buio che ci circonda.
 
“non è che non ti amo abbastanza, è che ti amo troppo per dirtelo”







 
 

salve!
bene, non so nemmeno io che cosa sia questa cosa: l'ho scritta di getto in tipo 40 minuti, mentre ascoltavo "I wish you would" di Taylor Swift (santa subito!!!) e niente è uscito questo.
detto questo, ringrazio Florencia e Andrea per essersi offerte come beta e per aver letto e corretto: grazie mille!
adesso vi lascio alla lettura :)
un bacio,
Giulia

 


 
 
  
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