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Autore: FollediScrittura    21/02/2015    2 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                              'Ciò che c'è di pericoloso nell'amore è il fatto che è delitto nel quale non si può fare a meno di un complice.'                
                                                                                                                                   
                                                                                                                                    Terzo capitolo




Leda osservava incuriosita quella che da ora in poi sarebbe stata la sua stanza. Nel giro di poche ore la sua vita era cambiata drasticamente. Camminava lenta e rapita nella grande camera da letto che Richard aveva scelto per lei. Era semplice ma arredata con gusto, le pareti erano di un pallido azzurro cielo e i mobili bianchi e ornamentati rendevano quel posto come un passaggio per il paradiso.
Leda si chiedeva se quella stanza fosse appartenuta alla defunta moglie ma cercò di scacciare quel pensiero dalla testa sperando che l'uomo non fosse così macabro da farla dormire nella stanza di una morta. Si lasciò andare sul suo enorme letto a baldacchino, era così morbido e caldo che non potè trattenere un sorriso di soddisfazione.
"Un mese, un mese in questa casa e poi potrò essere libera." e chiuse gli occhi tornando al momento in cui aveva ceduto alla richiesta di Richard.

                                                                                                                                                  ***
"Vi voglio Leda, come non ho mai voluto nessuna donna in vita mia."
Leda spalancò gli occhi a quella dichiarazione mentre sentiva l'aria stringersi sempre di più dentro il suo corpo per quelle braccia che la imprigionavano e per quello sguardo così forte e suadente che spavaldo superava tutti gli ostacoli che aveva messo nel suo cuore per non soffrire più. Poteva una persona distruggerne un altra solo con delle parole e con degli occhi così belli e limpidi da non far più ragionare?
Era questo l'amore di cui tutti parlavano?
Di cui tutti andavano in cerca?
Un qualcosa che ti impediva di respirare e di ragionare?
Era questo l'amore che tutti desiderano?
Un sentimento paragonabile quasi alla morte?
Iniziò a tremare mentre sentiva il respiro caldo dell'uomo su di se. Abbassò lo sguardo, all'altezza del suo petto non avendo più la forza di sostenere tanta passione.
"Leda, per l'amore del cielo, dite qualcosa..." e Richard le prese il mento in modo che la guardasse. Era un uomo ormai di una certa età, sapeva come mascherare i turbamenti, ma quegli occhi, umidi e persi...facevano crescere in lui una tenerezza sconosciuta. Fu proprio quello strano sentimento che lo fece staccare da lei, come se la pelle che aveva toccato lo avesse bruciato.
Ecco cosa gli faceva quella donna.
Lo bruciava.
Lo infuocava.
Ardeva in lui come una fiaccola perennemente accesa.
Deglutì per poi prendere un profondo respiro e tornare la persona calma e pacata per la quale era famoso. Non era tipo che si faceva trascinare dai sentimenti.
Leda dal canto suo interpretò quel gesto come se l'uomo si fosse svegliato da una sorta di incantesimo e avesse di nuovo capito l'errore che aveva fatto nel sceglierla.
"Penso che il vostro gesto sia più chiaro di qualsiasi parola. Sono stanca e questa storia credo sia andata avanti fin troppo. Vi prego di lasciare questa casa e spero che troverete la donna giusta per voi." e gli fece cenno di uscire indicandogli con la mano la porta.
"Penso che invece non capiate nulla, mia dolce Leda." e per tutta risposta si sedette sul divano mentre Leda rimase immobile nella stessa posizione. L'unica cosa che cambiò fu lo sguardo, era di nuovo spaesato mentre osservava quell'uomo che sembrava ormai pronto a vincere quella battaglia a lei sconosciuta.
"In effetti non capisco questa vostra testardaggine nel volermi a tutti i costi." e allungò le mani sui fianchi costatando che lui non se ne sarebbe andato, o meglio, che non se ne sarebbe andato senza averla.
"Potreste intanto venire qui vicino a me e parlarne con più comodità."
"Preferisco stare dove sono...." e arrossì vedendo il sorriso di scherno di Richard. Aveva capito che la sua vicinanza la turbava.
"Come preferite. Come ho già detto in precendenza...io vi voglio."
"Questo penso di averlo capito, signore. Ma la mia domanda è perchè? Tra tutte le donne che potreste avere ai vostri piedi....voi avete scelto una donna anonima e senza patrimonio come me?Dove sta il trucco, signore?" e si avvicinò un pochino di più presa dalla curiosità della sua domanda e in quel momento notò come Richard la sovrastasse anche da seduto. Aveva un portamento così alto e fiero che persino un Re avrebbe avuto soggezione di lui.
Richard si grattò il mento senza mai smettere di guardarla. Doveva essere convincente per averla, doveva giocare le sue migliori carte per fare in modo che lei gli dicesse si. Doveva essere sua ad ogni costo e soprattutto voleva che fosse sua e di nessun altro.
"Desidero una donna che mi rifiuti abbastanza da farmi capire che non punta al mio patrimonio."
"Credo che le donne non puntino solo al vostro patrimonio." Leda si stupì di se stessa, non pensava di aver fatto parola quel pensiero.
"Sarebbe un complimento?" disse dolcemente facendole battere il cuore.
"Suppongo di si." rispose sentendosi umiliata con se stessa per aver lasciato che la debolezza che suscitava in lei quell'uomo venisse fuori.
"Sposatemi." gli ridisse e lei chiuse gli occhi in modo che quelle parole non la scalfissero.
"Aprite gli occhi e non scappate." e si alzò di scatto andando verso di lei e prendendola per le spalle facendola sussultare.
"Lasciatemi..." lo implorò spaventata mentre sentiva i loro petti scontrarsi per quella vicinanza.
"Solo se mi direte si."
"No." e con forza lo scansò da lei per poi scappare verso il camino. Si portò una mano al petto cercando di calmare l'affanno che gli aveva provocato.
"Sposate mia cugina, è più consona alla vostra personalità e lei non vi dirà mai di no." gli urlò disperata sentendo ora i suoi occhi di ghiaccio farsi seri e minacciosi.
"Ho già avuto una donna simile, non ho nessun desiderio di ripetere la cosa."
Leda non potè non notare l'espressione di disgusto che fece nel dire quelle parole. Un pensiero su come fosse la defunta moglie dell'uomo le passò per la testa. Uno strano presentimento le si fece strada.
Non riusciva a non pensare che lui potesse avere a che fare con la sua morte ma cercò ancora una volta di non farci caso, soprattutto perchè non voleva assolutamente essere la possibile seconda defunta moglie.
"Quindi è questo che fate?testate le donne? Vedete se avete caratteri compatibili e poi le sposate?E se non vi dovesse andare bene?Cosa farete?La..."non riuscì a proseguire con il discorso perchè l'uomo la fulminò con lo sguardo. Se avesse avuto poteri di far comparire coltelli in quel momento, l'avrebbe sicuramente uccisa.
"La? Coraggio, Leda, finite la frase. " e si riavvicinò a lei lentamente con le braccia dietro la schiena. Sentiva le vene pulsargli sulla fronte e il calore espandersi sul collo. Sentiva la rabbia nel suo corpo e capì che anche Leda si era accorta del suo cambiamento da come tremava per la paura.
"La...." e si girò di lato non avendo il coraggio di dire altro.
"La ucciderete...." e le portò una ciocca dei lunghi capelli scuri dietro l'orecchio. Leda lo paragonò ad un carnefice che donava il suo ultimo gesto di gentilezza alla vittima predestinata.
"Lo avete detto voi, signore."
"Pensate che abbia ucciso mia moglie?" e la prese per i fianchi in modo che si girasse di nuovo verso di lui e lo guardasse. Voleva vedere i suoi occhi, voleva avere la giusta distanza per bramare le sue labbra e toccare i suoi morbidi capelli.
"Lo avete fatto?" gli disse piano alzando lo sguardo verso di lui. Richard aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi, come preso da una sorta di magia, avvicinò il viso al suo avendo così le labbra della ragazza quasi a contatto con le sue. Poteva sentirne il respiro caldo e immaginare quanto fossero morbide e carnose se solo si fosse avvicinato un pochino di più.
"Datemi un mese." Leda si risvegliò al suono di quelle parole e strabuzzando gli occhi nel non capire cosa gli stesse dicendo.
"Un mese." ripetè staccandosi a fatica da lei che lo lasciò andare quasi con rammarico per quel contatto così intimo spezzato troppo forzatamente.
"Un mese per cosa?" e si strofinò le braccia sentendo improvvisamente freddo.
"Un mese per decidere di sposarmi. Per tutto questo mese vivrete nella mia dimora, così impareremo a conoscerci e deciderete." Leda lo vide camminare nervosamente da una parte e l'altra della stanza, come se non fosse convinto di quello che le stava proponendo.
"E se rifiuto?"si fermò, quasi come se si aspettase una risposta del genere.
"Vostra zia ha deciso che ve ne andrete da questa casa se non accettate la mia offerta. E' solo un mese, e se anche passato quel tempo voi deciderete di no. Vi lascerò andare."
Leda si morse un labbro per impedire alle lacrime di scorrere proprio in quel momento. Alla fine era stata venduta. Anche se per poco...sua zia l'aveva lasciata nelle mani di Richard. Stava permettendo che la sua reputazione venisse messa in discussione andando a vivere con lui prima del matrimonio.
A sua zia non importava nulla di lei.
Era finalmente arrivato il momento in cui se ne poteva liberare.
"Quindi è così, o accetto o verrò cacciata come fossi un cane randagio. E' così che sperate che io vi ami? " e una lacrima scese solitaria rigandole lentamente tutta la guancia destra. La stavano distruggendo.
Lui l'avrebbe distrutta.
Lui con i suoi occhi di ghiaccio.
Con la sua voce profonda.
Con le sue mani grandi.
Con il corpo caldo.
Si, lui era la sua distruzione.
Ma se Leda pensava questo i pensieri di Richard non erano da meno.
Lei era la sua dannazione.
I suoi occhi neri grandi.
Il suo corpo piccolo e aggrazziato.
Il suo temperamento vivo.
I suoi capelli morbidi e setosi.
Si, lei era la sua dannazione.
"No, Leda. Spero che non sia una minaccia a portarvi ad amarmi ma più questo." e così dicendo andò verso di lei che colta di sorpresa si ritrovò la mano dell'uomo dietro la nuca e l'altra sulla schiena e con una leggera pressione la spinse verso di lui per poi appoggiare le labbra sulle sue.
Fu un bacio casto che suggellò la promessa appena scambiata.
Si staccò piano da lei e non smisero un secondo di guardarsi.
"Vi aspetto domani per pranzo. Non tardate." e la lasciò  prendendo cappello e cappotto per uscire velocemente dalla stanza.
Leda non si girò nemmeno a salutarlo, l'unica cosa che riuscì a fare e portare una mano sulle sue labbra e sentire che ancora scottavano per quel semplice bacio rubato.

Spazio autore:
Ebbene si, i nostri protagonisti vivranno insieme. Dal prossimo capitolo inizierà la convivenza tra loro. Cosa mai succederà?Leda cosa deciderà? Basterà un mese per innamorarsi?
Chissà.
Un grazie va a chi commenta questa mia pazza storia, a chi legge e a chi ha messo la storia tra i preferiti e seguiti.
Vi ringrazio ancora e spero di aggiornare presto.
:)


  
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