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Autore: DreamAngel24    22/02/2015    2 recensioni
Dimenticare... Dimenticare e' la soluzione. E' il sacrificio ben voluto dell'uomo nei confronti delle proprie sofferenze e dei propri fallimenti. Quando l'uomo dimentica riapre se stesso alla vita. Dopotutto, se cancelliamo questi ricordi avremo i nostri motivi giustificabili. Ma come possiamo essere sicuri che vedendoli sfumare e sgretolarsi nello scorrere del tempo e dello spazio, per anni i secoli, essi non possano piu' fare capolino nelle nostre vite o che se anche lo facessero il loro danno sarebbe trascurabile? Un essere senza memoria e' un essere senza vita. Ed e' proprio questo oblio eterno la condanna di questa citta' senza piu' un nome quanto la sua stessa salvezza. Dimenticata dal mondo per rispetto... Rispetto nei confronti di un languore di sofferenza così lacerante da aver trasformato una delle citta' piu' belle dell'antichita' in una necropoli. Ma senza ricordarla... Come potremmo mai imparare a non farci sviare verso lo stesso cataclisma?
Quella che state per leggere e' una storia di amore e perdono, di odio e vendetta. Una vicenda la cui sinfonia sembra destinata a ripetersi come quella di un carillon malinconico. Eterna... Eterna come il legame inscindibile del loro legame fraterno.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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[ CAP 1 ) Tutto ha inizio con il sole... ]

Era un bellissimo giorno d'Aprile. I fiori con le loro bellissime e profumate corolle dai mille colori combattevano con il verde dell'erba brillante e folta per ricoprire l'intera superficie del regno con la loro magnificenza, pronti a farsi cogliere dalle bambine e trasformare in mazzolini delicati e ghirlande fastose. Il sole splendeva alto tra le nuvole sfocate riscaldando le pelli dalle mille tonalità vitali dei bambini sorridenti che seguivano i ragazzi più grandi lungo i prati pronti ad emularli e ammirarli nelle loro interminabili competizioni, come non potevano che fare anche le fanciulle e le ancelle che si dilettavano a rilassarsi o finire i propri compiti nei dintorni. Tra di loro si fece largo ad alta velocità una bambina dai piedi scalzi e la gonna retta fino alle cosce con grande fatica, cercando il più possibile di non lasciarsi rallentare dal proprio inciampare quanto dai capelli arruffati che le coprivano il volto a causa dell'accelerazione e gli occupavano gran parte della bocca. Correva in direzione di un gruppetto di ragazzi più grandi di lei di circa quattro o sei anni, che si stavano cimentando nel lancio di un disco di pietra preso in prestito chissà dove. Tra questi spiccava la chioma appuntita di un ragazzo alto e slanciato, nonostante la robustezza, il quale vestiva degli abiti che, nonostante le pieghe e i tagli dovuti alle varie competizioni, manifestavano l'appartenenza ad una classe sociale agiata e lo stesso faceva il rubino lavorato e decorato d'oro che teneva al collo.
<< Apollus?! Apollus?! >> urlo' lei con tutta la voce che aveva in corpo.
Il biondo, richiamato dalla voce della più piccola, si giro' verso di lei incuriosito quanto infastidito, con una mano poggiata sul fianco destro e il braccio sinistro teso a peso morto lungo l'altro lasciando brillare i pochi braccialetti d'oro che li ricoprivano nei punti meno ovvi. Aveva sempre amato sua sorella. Non c'era niente in grado di fargli cambiare idea, perché lei era il centro del suo cosmo e lo sarebbe stato per sempre anche di più della stessa donna che aveva dato ad entrambi i natali, pero' non poteva fare a meno che manifestare il suo atteggiamento scorbutico, soprattutto quando veniva interrotto durante le gare con i suoi amici, o quelli che facevano finta di esserlo.
<< Che cosa succede? Eita e' di nuovo rimasto bloccato sulla cupola della biblioteca? >> chiese Apollus atono mentre la ragazzina continuava a correre come una cerbiatta in fuga perdendosi i lembi della gonna.
<< Sta per nascere! Sta per nascere! >> esclamo' lei gioiosa quanto preoccupata.
Gli occhi verdi del giovane si sgranarono lucidi di gioia e sorpresa nell'apprendere quella notizia. Sapeva che mancava poco più di una decina di giorni alla sua nascita' e non pensava che un frugoletto così piccolo, fragile e indifeso potesse avere cosi' tanta voglia di abbandonare l'antro caldo del ventre materno da uscirne così presto. Non fu l'unico a sentire le parole della più piccola. Infatti la gioia si diffuse tra i presenti quasi fosse stata un storno di rondini che tornavano alle terre d'origine, facendo iniziare un passaparola che sembrava una catena inscindibile agli occhi del giovane principe. Il ragazzo si slancio' in avanti iniziando a correre il più velocemente possibile per poi raggiungere la sorella, anche lei intenta a correre nella stessa direzione, prenderla sotto braccio come fosse stata un cinghiale abbattuto e continuare la salita lungo il piccolo colle che si alzava prima della strada principale. 

<< Ayaka-san? >> fece una voce imbarazzata quanto sicura alle sue spalle facendola destare dai propri pensieri << Ti va di uscire con me domani? So' che, probabilmente, te l'avranno già chiesto in tanti pero'... >>
<< Mi dispiace ma oggi mia madre e' partita per lavoro e non tornerà prima della prossima settimana... Non me la sento proprio di uscire e di lasciare la casa incustodita. >> disse dolcemente la bionda accennando un sorriso dispiaciuto nel voltarsi ed incontrare lo sguardo deluso di un altro ragazzo del primo anno ambizioso di farle la corte.
<< Beh... Almeno ci ho provato. Scusami se ti ho disturbato! >> esclamo' il più piccolo dopo essersi inchinato per rispetto arrossendo, prima di abbandonare la classe semivuota in direzione del proprio gruppetto di amici, che, nascosto all'apice del corridoio, aspettava il resoconto dei fatti.
La ragazza sospiro' allietata quanto dispiaciuta. Era troppo modesta per comprendere tutte le attenzioni che riceveva, nonostante non fosse all'oscuro della propria bellezza fisica accentuata dai capelli raccolti in modo infantile quanto maturo in due codini andandosi a congiungere lungo il collo e dalla divisa ordinata e calzata a pennello.
<< Ne hai rifiutato un altro? >> chiese Izumi poggiandosi con i gomiti sul suo banco adagiando i lineamenti del viso sui palmi delle due mani congiunte e gonfiando le guance facendole accennare un sorriso.
<< Non sono in cerca di relazioni lo sai... >> rispose tranquillamente la bionda.
<< Bah... Sara'. Comunque prima o poi ad uno dovrai pure dirgli di si. >> disse la ragazza dai capelli castano scuro sbuffando in modo infantile << Dopotutto... Il ragazzo dei tuoi sogni potrebbe bussare alla tua porta o a quella di questa classe tra un giorno o l'altro. >>
<< Ancora mi e' difficile crederlo... Ma forse... Un giorno... >> disse la ragazza guardando fuori dalla finestra pensierosa mentre il sole liberatosi delle nuvole iniziava a filtrare attraverso le vetrata accompagnando il suono dell'ennesima campanella trillante.

Le strade pedonali del centro cittadino erano sempre affollate durante quel periodo dell'anno, ma, nonostante cio', rimanevano silenziose e delicate al punto da poter distinguere e riconoscere il cinguettare degli uccellini che si andavano a poggiare sui folti e minuti alberi che ne seguivano i contorni asfaltati. I colori degli intonachi e delle vetrine allestite ad arte dei negozi, che si affacciavano lineari, grazie al sole venivano esaltati e resi brillanti attirando ancora di più le attenzioni dei passanti sempre più portati a fermarsi per affacciarsi e comprare piuttosto che continuare il proprio cammino. La maggior parte di loro erano madri intente nelle loro commissioni giornalieri come andare a fare la spesa in uno dei vari supermercati o agroalimentari della città, inviare delle raccomandate dalle poste e altre cose prima di andare a prendere i loro figli a scuola. Anche i fast-food erano pieni, non tanto per le nature anti salutistiche dei cittadini ma per la reclame dei loro nuovi hamburger al tonno, sponsorizzati da una nuova cantante e idolo del momento, che aveva da poco iniziato un tour per l'intero Giappone. Il clima era piacevole, come era stato il giorno prima e il giorno prima ancora, eppure il vento si stava alzando lentamente. In un primo momento non ci volle fare caso nessuno, finche' di colpo smossi da una brezza catastrofica della potenza pari a quella di un ciclone di bassa classe, gli alberi, le tende, i vestiti appesi lungo le finestre e tutto ciò che era a portata di mano cominciarono ad agitarsi come fossero stati posseduti da un qualche spirito senza pace. I presenti trattenevano a forza gli oggetti a loro cari o serravano con le mani i lembi dei vestiti svolazzanti, soprattutto le donne costrette a reggersi le gonne, tenendo lo sguardo basso o chiuso per via dell'alzarsi dei pulviscoli e delle foglie cadute sul marciapiede o staccate direttamente dagli alberi. Di per se' quella sottospecie di tornado improvviso non provoco' danni se non una serie di sparizioni, o se meglio vogliamo definirle, furti, di oggetti di poco conto come CD, vestiti e vassoi pieni di hamburger e bevande frizzanti che alzandosi in aria scomparvero tra le nuvole senza lasciare traccia, annunciando l'attenuarsi correnti. I cittadini si guardarono i giro ancora più confusi di prima mentre i negoziante scioccati annunciavano alla polizia, accorsa per ogni evenienza, la volatilizzazione inspiegabile dei propri articoli e delle proprie merci. Un'ombra sorridente si fece spazio nel cielo senza essere notata scomparendo a sua volta come un'immagine lasciata scorrere ad alta velocità.

I due ragazzi ci misero molto poco a raggiungere l'enorme palazzo di marmo rifinito che dominava la parte più alta della scogliera affacciandosi sul mare lucente grazie ai raggi del sole. Arrivati al primo ponte vennero accolti dall'espressione agitata di un ragazzo di circa la loro stessa eta', i cui capelli color magenta erano raccolti in un piccolo codino basso e i cui vestiti imporporati denominavano l'appartenenza ad una classe sociale sicuramente più agiata di quanto i suoi natali potessero garantire, che neanche si sprecarono a salutare o ad invitare, poiché, senza dire la benché minima parola, si accodo' al loro con la stessa velocità e determinazione. Scale e corridoi, stanze e saloni, tutti attraversati con indomita velocità e destrezza superando ogni ostacolo o consigliere impalato che gli stanziava davanti, cercando il più possibile di non scivolare a causa del pavimento lindo e liscio del castello. Non si fermarono neanche un secondo, se non prima di raggiungere il portone di legno intagliato che dominava il corridoio del secondo piano, davanti al quale trovarono pensierose due figure pazienti, una slanciata e dai capelli castani raccolti in una complessa acconciatura e una sicuramente più bassa e seria dal naso sporgente tra le poche, ma comunque marcate, rughe del volto. 
<< Penelope?! Maestro?! Come sta la regina?! >> esclamo' Apollus preoccupato mettendo a terra la più piccola.
<< Vostra madre e' ancora pervasa dai dolori delle doglie. >> rispose il vecchio tranquillo << Ma manca poco alla nascita del principino... Ovviamente se non ci saranno complicazioni. >>
<< Complicazioni?! >> esclamo' Anemone spaventata.
<< Sta tranquilla... Andrà tutto bene. Sono sicura che gli dei sono favorevoli a questa nascita'. >> disse Penelope sorridendo dolcemente accarezzando il volto della principessa.
<< Ho pregato a lungo nel tempio di Era e in quello della bella Afrodite... Spero solo che i miei canti le abbiano raggiunte nell'alto dell'Olimpo. >> disse Anemone congiungendo le mani preoccupata sotto lo sguardo ammaliato dei presenti.
<< La tua fede sara' ricompensata... >> rispose il maestro facendole alzare gli occhi sorpresa.
<< E lo e' stata. >> disse una voce forte e autoritaria facendoli girare di scatto.
L'uomo, che gli si presento' davanti, era riccamente vestito e adornato, con i muscoli accentuati e scolpiti come quelli delle statue e dei bassorilievi rappresentati le divinità o gli eroi descritti da Omero nei propri racconti. Il mantello scarlatto, che gli copriva le spalle stendendosi sul pavimento coprendone l'ombra maestosa, e la corona rifinita d'oro e pietre preziose ne esaltavano i lineamenti regali e soprattutto l'importanza sociale, che andava oltre ogni aspettativa. I presenti s'inchinarono in segno di rispetto ricevendo un leggero cenno del capo, che gli fece rialzare immediatamente il capo con ugual riverenza.
<< Padre?! Che cosa significa? >> chiese Apollus fiero avanzando verso di lui.
<< E' nato. >> rispose secco il sovrano lasciando che la gioia si dipingesse sul volto dei propri figli e dei suoi più fedeli amici senza lasciar trapelare alcuna emozione.
Calde lacrime lucide e brillanti di felicita', simili a delle docili e delicate gocce di rugiada, bagnarono le guance rosee della più piccola rendendone ancora più belli i lineamenti morbidi del viso e gli occhi color dello sfondo della sede celestiale degli dei, mentre il sole onorato ne accarezzava la pelle bianca e i fili d'oro dei capelli fluenti come l'acqua, sotto gli sguardi incantati del padre e del fratello, grati agli dei per quei doni ricevuti.

<< Buongiorno! >> esclamarono le due ragazze inchinandosi appena ebbero superato l'ingresso del ristorante.
<< Benvenuta! Oh... Ayaka-chan! Izumi-chan! Come andata a scuola? >> disse la ragazza dai capelli castani pulendosi gli occhiali sul grembiule bianco della divisa da cameriere color prato che portava.
<< Al solito. >> disse Izumi poggiando la cartella sul tavolo per poi sedersi stanca sulla prima sedia che riuscì a trovare << Quella di lingue mi farà uscire di testa. In compenso Ayaka ha detto di no ad un altro aspirante fidanzato. >>
<< Ma la vuoi piantare! >> esclamo' la bionda divertita e infastidita allo stesso tempo sedendosi su una delle sedie alte e a quattro gambe del bancone.
<< No. >> disse la mora facendo la linguaccia.
<< Lasciala perdere, e' irrecuperabile. >> ridacchio' malevola Midori poggiandosi ad uno dei tavoli apparecchiati con fare rilassato.
<< Si, lo so'. >> esclamo' Izumi.
<< Credo parlasse di te... Comunque... Come va' con il giornale? Ti hanno, poi, richiamato? >> chiese Ayaka accavallando le gambe elegantemente.
<< No! Quel capo redattore logorroico non ne vuole sapere di rispondere alle mie e-mail! >> esclamo' furente la più grande << Ma non mi importa! Appena avro' terminato il mio nuovo articolo non potrà fare a meno di assumermi! >>
<< Un nuovo articolo? E su cosa hai intenzione di scriverlo?! >> chiese Izumi incuriosito.
<< Sugli strani furti e fenomeni meteorologici che si sono sviluppati negli ultimi mesi. >> disse Midori facendogli vedere le foto delle merci rubate e le informazioni raccolte su internet nonché gli appunti fino a quel momento raccolti.
<< Parli di quelle folate di vento che iniziano all'improvviso e quando meno te lo aspetti? >> chiese Ayaka iniziando a sfogliare i vari fogli confusa << E che cosa centrerebbero con il furto... Di un vassoio di hamburger? >>
<< Ti dico solo una cosa... Tutte le volte che ci sono stati i furti, i luoghi interessati sono stati colpiti dalle stesse variazioni meteorologiche di cui stavamo parlando! Nessuno escluso! >> disse la ragazza piantando con forza entrambi i palmi sul tavolo facendo sobbalzare la mora e sgranare gli occhi alla nipote dei proprietari << C'e'qualcosa o qualcuno sotto questa storia, e non mi darò pace finche' non lo avrò trovato! >>

I palazzi della città, nonostante il costo della maggior parte degli appartamenti fosse rigorosamente basso, avevano un altezza non trascurabile e dominavano il paesaggio circostante con le loro ombre monolitiche. Su uno di questi, caratterizzato da un gigantesco cartello pubblicitario, stava in piedi tranquillo più che impavido un ragazzo dalla maglietta larga e i pantaloni sportivi di colore verde, che ascoltando la musica con le cuffie batteva a tempo il piede sul cornicione.
<< Uhm! Delizioso! Come solo un hamburger al tonno sponsorizzato dalla grande Megumi può essere! >> esclamo' il ragazzo entusiasta dopo aver dato un bel morso al panino dalla cartina gialla che teneva in mano per poi poggiarsi con la schiena sul cartellone rappresentate proprio la cantante nominata << Come sei silenzioso? Non hai niente da rimproverarmi questa volta? >>
<< Sprecherei fiato. >> esclamo' seria una voce più giovane alle sue spalle.
<< Come sei severo per essere un ragazzino... >> disse il più grande.
<< Parla quello che non ha ne' una casa ne' un lavoro ne' un titolo di studio. Passi la maggior parte del tuo tempo ad ingozzarti e a sentire musica da mocciosi... Perché non inizi a concentrarti sulle cose serie, per una buona volta?! >> sputo' acido il più piccolo distaccando il petto dalle gambe per poter voltare ipoteticamente la testa in direzione del ragazzo con sguardo di disapprovazione.
<< Si... Si... Come dici tu... >> rispose il ragazzo con noncuranza.
<< Eido. >> disse il ragazzino furioso aggrottando la fronte e digrignando i denti.
<< Tranquillo. Tranquillo. Te l'ho promesso. Troveremo chi a scritto il tuo libro e scopriremo come sbloccare tutti i tuoi poteri. Dovresti fidarti un po' di più di me, lo sai Hyde. Dopotutto siamo una squadra... >> disse il ragazzo dai capelli color magenta sorridendo fiducioso mentre il libro, sporgendo dalla borsa che reggeva su una sola delle due spalle, metteva in mostra le sue tonalità azzurrine e le scritture dai caratteri incomprensibili.
<< Sara' meglio. >> rispose secco il ragazzino tornando a guardare diritto davanti a se abbandonandosi ai propri pensieri, sicuro che per l'ennesima volta il ragazzo si sarebbe lasciato trasportare dalle proprie distrazioni e dai propri capricci dimenticandosi dell'unico obbiettivo, che, il ragazzo dai capelli mandarini, avesse mai avuto.

La maggior parte delle isole del regno si erano svuotate. I sudditi appresa la notizia avevano lasciato le loro case e si erano incamminati verso le piazze delle loro città o le varie acropoli, dove i sacerdoti stavano attuando i sacrifici tradizionali di ringraziamento agli dei, mentre i più fortunati il più velocemente possibile avevano occupato la piazza sottostante il balcone più alto e grande del castello, dal quale era possibile ammirare l'intero arcipelago. Era un fruscio continuo di voci e tessuti accompagnati dal suo delle lire e delle trombe che annunciavano l'arrivo di una buona ed importante novella. Il re, vestito a festa, avanzo' tra i propri consiglieri e i sommi sacerdoti, che si andavano a sistemare in fila alla sua destra e alla sua sinistra permettendo a lui e al principe, anche lui solenne nei suoi abiti cerimoniali, il passaggio. Affacciatosi il monarca, dallo spirito nobile e dignitoso, allargo' le braccia e disse con tono aulico e solenne:
<< Popolo delle isole sacre al dio che protegge per il grande Zeus le anfore dei mille venti! Con voi oggi condivido la mia gioia perché spero si riveli essere anche la vostra! >>
Padre e figlio si scansarono l'uno dall'altro invitando con il braccio due figure femminili ad avvicinarsi per esporsi ai cittadini presenti. La luce le andò ad illuminare sempre di più manifestandone la bellezza affinché tutti i presenti sospirassero allibiti dalla curiosità quanto dall'ammirazione per poi abbandonarsi al silenzio. Passo dopo passo la regina dai capelli color del tramonto e la principessa dal sorriso divino fecero partecipi i propri sudditi delle loro splendide figure avvolte dai loro abiti di lino bianco rifiniti d'oro pregiato come il resto dei loro gioielli. La più grande destava ancora di più le attenzioni dei suoi innumerevoli e fidati cittadini, a causa del grande fagotto di seta che teneva con garbo e dolcezza materna in mano, per poi scansarne un ripiegamento rivelando il volto candido e innocente di un bambino appena nato, per il quale gli uccelli e i suonatori iniziarono a diffondere le proprie note soavi.
<< Gli dei hanno voluto elogiarci per l'ennesima volta con il dono più bello che esista: il dono della vita! Quindi... Rallegratevi! Perché e' nato il vostro principe! E' nato il principe Zefiro delle Isole Eoliche! >>

** Note di fine capitolo: tanti nomi altrettanti significati **
Dal giapponese: 
- Ayaka: " Fiore colorato "
- Midori: " Verde "
- Izumi: " Fontana "
   
 
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