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Autore: The Writer Of The Stars    23/02/2015    1 recensioni
“Ti diverti, vero?” sussurrò a mezza voce verso l’alto. Il rumore del silenzio le rispose, convincendola che stesse parlando da sola.
“Ah, ci ho provato anche io a volte; fidati, non gli piace rispondere.”
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“Parlavi con il Grande Capo?” chiese dopo attimi di silenzio il dottor Brief, fissando la luna piena. Bulma annuì leggermente, tornando a fissare anch’ella il cielo.
“Non sto impazzendo, se te lo stessi chiedendo. Sono solo … un po’ confusa.” Disse, cercando quasi di giustificarsi di fronte al genitore. Suo padre era pur sempre uno scienziato … lui non credeva a quelle cose.
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“Beh, evidentemente Dio ha un senso dell’umorismo che fatico a comprendere …” esclamò con amarezza Bulma, sorridendo tristemente verso la luna. Il dottor Brief annuì con un sorriso.
“Nessuno è in grado di comprenderlo. Però puoi provare a stare al suo gioco.” Affermò, suscitando un’occhiata curiosa da parte di Bulma
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“Vedremo come andrà a finire, mio caro … ricordati che ride bene chi ride ultimo …” disse al suo “amico lassù”, soddisfatta. Infondo, pensò teneramente,nonostante tutto Dio sembrava essere l’unico a credere veramente in lei e Vegeta …
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Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Dr. Brief | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Generalmente gli scienziati non credono in Dio. Dicono che non hanno bisogno di una qualche identità eterea che vive sopra le loro teste, perché sopra le loro teste c’è il cielo, e loro non credono ad altro. Gli scienziati credono in sé stessi, nelle proprie capacità e nella propria intelligenza. Generalmente infatti,gli scienziati sono molto sicuri di sé. Bulma invece ci credeva. O meglio, non sapeva nemmeno lei in cosa credesse. Sentiva che c’era un qualcosa di molto “influente” lassù, e non perché gli era capitato di parlare con qualche divinità come Re Kaio. Cioè, anche per questo. Ma in realtà il fatto è che lei credeva in qualcosa. Sapeva che c’era qualcosa lassù, anche se non era riuscita a dar bene una forma a quel “Qualcuno”. Ma andava bene, perché in quanto scienziata era attratta da tutto ciò che brillava di mistero e sete di essere scoperto. Come Dio. O come Vegeta. Sorrise amaramente, sorprendendosi ancora una volta di come Vegeta fosse ormai talmente influente nella sua vita da entrare anche in discorsi come l’esistenza o meno di Dio. Piegò le gambe stringendole al petto, avvolgendo le ginocchia con entrambe le braccia e poggiando la testa su di esse. Un leggero venticello arrivò a scompigliarle i lungi capelli turchini, legati quella sera in una morbida treccia, da cui leggeri ciuffi azzurri fuoriuscivano conferendo a Bulma un’aria un po’ selvaggia e deliziosamente infantile. Abbassò le palpebre, godendosi quella calma e serenità quasi utopica. Le erano sempre piaciute quelle sere d’inizio estate, quando al calar della notte si sedeva sotto il vecchio albero di ciliegio in giardino a guardare le stelle. Era bello scoprire che, dopo anni da quando l’aveva fatto l’ultima volta prima di partire per l’avventura che l’aveva portata a conoscere Goku, quel gesto così consueto fosse rimasto. Le conferiva un senso di tranquillità incredibile, quasi un punto di riferimento a dirle che, nonostante tutto, quel’albero sarebbe sempre stato lì, quelle stelle non avrebbero smesso di luccicare in cielo e quel lieve venticello non avrebbe mai smesso di solleticarle piacevolmente il viso. L’albero le suggeriva quasi l’idea che non fosse cambiato assolutamente nulla, che lei fosse rimasta la stessa Bulma Brief di sempre, fastidiosa, chiacchierona e un po’ tediante.

Bulma sorrise leggermente, pensando quanto invece tutto ciò non fosse vero. Aprì con lentezza gli occhi, alzandoli un poco verso l’alto e puntando le iridi cerule al cielo notturno. Di solito guardava il cielo alla ricerca di Vegeta, chiedendosi dove si trovasse ora e a volte aveva anche cercato di calcolare in base ai giorni passati dalla sua partenza su quale pianeta si trovasse. Non ci era riuscita. Perché ogni volta che si accorgeva di quanto il numero di anni luce si facesse sempre più alto, gettava via con rabbia la penna, strappando il foglio colmo di geroglifici matematici. Non poteva sopportare il fatto che Vegeta si trovasse così distante da lei, e men che meno poteva sopportare il fatto che lei non potesse fare nulla al riguardo. Niente sembrava andarle bene, a partire dalla partenza di Vegeta fino a quel minuscolo Puntino che ora stava crescendo nel suo grembo. Evidentemente Dio non doveva averla troppo in simpatia.

“Ti diverti, vero?” sussurrò a mezza voce verso l’alto. Il rumore del silenzio le rispose, convincendola che stesse parlando da sola.

“Ah, ci ho provato anche io a volte; fidati, non gli piace rispondere.” Sobbalzò nell’udire la voce alle sue spalle e fu solo quando riconobbe a chi questa appartenesse che i battiti del suo cuore tornarono alla normalità.

“Papà! Mi hai fatto spaventare!” esclamò con un leggero tono di rimprovero. Il vecchio dottor Brief non rispose, abbassandosi in terra fino a sedersi accanto alla figlia, la schiena poggiata al tronco dell’albero. In tutto questo, Bulma l’aveva notato, suo padre non aveva mai staccato lo sguardo dal cielo notturno.

“Parlavi con il Grande Capo?” chiese dopo attimi di silenzio il dottor Brief, fissando la luna piena. Bulma annuì leggermente, tornando a fissare anch’ella il cielo.

“Non sto impazzendo, se te lo stessi chiedendo. Sono solo … un po’ confusa.” Disse, cercando quasi di giustificarsi di fronte al genitore. Suo padre era pur sempre uno scienziato … lui non credeva a quelle cose.

“Oh, non ci stavo pensando affatto. Sai, non sei l’unica che ogni tanto prova ad avere una discussione con qualcuno lassù.” Disse, indicando con un dito verso l’alto.  Bulma sgranò gli occhi, incredula.

“Papà, ma tu …? Pensavo non credessi a queste cose …” ammise confusa. Il dottor Brief sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli lillà.

“Sai Bulma, sono anni che faccio questo mestiere e se c’è una cosa che ho capito è che non tutto può essere spiegato con la scienza.” Disse con tono serio.

“E poi dopo aver conosciuto tutti quei pazzi che chiami amici, credo che nulla sia impossibile ormai.” Continuò con una punta d’ilarità, suscitando una risatina lieve da parte di Bulma. L’uomo sorrise nell’udire la risata di sua figlia. Da quando Vegeta se ne era andato, Bulma era cambiata. Non piangeva, non mostrava dolore o altro, era sempre la solita ragazza intelligente e coraggiosa. Ma non rideva più. E la cosa faceva davvero male, perché la risata di Bulma era la più bella del mondo alle sue orecchie. Il dottor Brief sorrise, pensando che in realtà non fosse l’unico a pensarlo, ma anche un certo Sayan dai profondi occhi neri e i modi scorbutici amava quella risata. E forse era stata proprio quel suono paradisiaco a spaventarlo e a convincerlo ad andarsene, senza nemmeno sapere che ormai Bulma sarebbe sempre stata irrimediabilmente legata a lui per sempre, grazie ad un puntino minuscolo che ora cresceva nel ventre di sua figlia. La risata di Bulma però ebbe vita breve, perché dopo pochi secondi il volto della ragazza riprese la solita piega di finta serenità velata di tristezza. Il dottor Brief lanciò un’occhiata al ventre ancora piatto di sua figlia, stretto ora tra le gambe piegate della ragazza.

“Tesoro, nessuno aveva detto che sarebbe stato facile …” disse serio, con una punta di pietà e di un “te l’avevo detto” abilmente nascosto dal tono dispiaciuto. Bulma sorrise amara, fissando una stella più brillante delle altre, pensando per assurdo che potesse essere la navicella di Vegeta.

“Ma nessuno aveva mai detto che sarebbe stato così difficile …” disse a mezza voce con tono colmo di malinconia, senza però lasciar trapelare alcuna lacrima dai suoi occhi. Non voleva piangere. Non sarebbe servito a nulla. Il dottor Brief abbassò lo sguardo imbarazzato, non sapendo cosa dire.

“Credi che gli stia così antipatica?” si sentì chiedere poi, e sorpreso alzò gli occhi, scontrandosi nell’immagine di sua figlia intenta a contemplare la volta celeste. Il dottor Brief sorrise a metà, intenerito.

“No, non gli stai antipatica. Di solito vuole bene a tutti.” Disse poco convinto.
“È che con alcuni riesce a comunicare meglio. E poi diciamo che gli piace divertirsi un po’ con le vite della gente …” disse con un lieve sorriso, cercando di tirare su il morale alla sua bambina.


“Beh, evidentemente Dio ha un senso dell’umorismo che fatico a comprendere …”  esclamò con amarezza Bulma, sorridendo tristemente verso la luna. Il dottor Brief annuì con un sorriso.

“Nessuno è in grado di comprenderlo. Però puoi provare a stare al suo gioco.” Affermò, suscitando un’occhiata curiosa da parte di Bulma.

“Fagli vedere che nonostante tutto non ti pesa così tanto farlo ridere un po’. Vedrai che con il tempo si accorgerà di quanto tu sia davvero forte, e ti ricompenserà giustamente. Già lo sta facendo …” disse, facendo un cenno del capo in direzione del ventre di Bulma. La ragazza rifletté diversi secondi, accarezzandosi con lentezza la pancia. In effetti quel bambino, quel piccolo puntino, non era solo un dono di Vegeta, ma era un qualcosa deciso dal Capo lassù tempo prima, ancora prima che lei e il Sayan si conoscessero. Infondo, era anche un po’ merito suo se lei e Vegeta si erano conosciuti.

“Beh, io vado dentro, comincio ad avere sonno.” Esclamò d’un tratto il dottor Brief, alzandosi in piedi e sbadigliando rumorosamente. Bulma annuì distrattamente.

“Vai pure, io resto ancora un po’ … devo finire di fare una chiacchierata con qualcuno …” disse, alzando gli occhi al cielo e sorridendo. Il dottor Brief sorrise a sua volta, soddisfatto nel vedere quella leggera increspatura delle labbra sul volto di sua figlia.

“D’accordo, come vuoi. Buonanotte, tesoro.” Disse, incamminandosi verso casa.

“Papà!” lo richiamò pochi secondi dopo Bulma. Si voltò sorpreso, fissando sua figlia confuso. Bulma accennò un mezzo sorriso, gli occhi colmi di dolcezza.

“Grazie …” disse solamente. E suo padre non rispose, si limitò a lanciarle uno sguardo pieno di affetto e sorriderle teneramente, prima di rientrare in casa. Bulma tornò a fissare il cielo sopra di lei, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Le sue labbra carnose si distesero poi in un sorriso furbetto, mentre un lampo di sfida brillò nei suoi occhi blu.

“Vedremo come andrà a finire, mio caro … ricordati che ride bene chi ride ultimo …” disse al suo “amico lassù”, soddisfatta. Infondo, pensò teneramente,nonostante tutto Dio sembrava essere l’unico a credere veramente in lei e Vegeta …
 
Nota autrice:
Ma che roba ho scritto? Seriamente, ma questa da dove mi è venuta fuori? Credo di aver lasciato il cervello sulle piste da sci, perché altrimenti tutto ciò non si spiega … probabilmente sto impazzendo perché dopo essere ritornata a casa da un giorno sento già la mancanza della montagna … nooo, rivoglio i miei amati sci e le mie fantastiche piste nere!! T-T By the way, tralasciando il mio sfogo, vi chiedo umilmente perdono per questa “Cosa” qua che ho scritto. Non ha senso, ma mi era venuta in mente questa idea e mi sono buttata … linciatemi pure. Bene, vado a studiare latino … (-_-) Alla prossima (sperando migliore) storia!
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