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Autore: redhales    23/02/2015    2 recensioni
Derek, da buon proprietario dell'edificio in cui abita, è sempre gentile e premuroso verso i suoi condomini. In particolare è molto legato ad una sua vicina, una signora ultra sessantenne, che non perde occasione per stuzzicarlo riguardo una certa persona che fa spesso visita a Derek...
[Sterek]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'idea per questa storia è nata dagli headcanon random del gruppo Sterek di wa (ciao se mi state leggendo <3). Inizialmente doveva essere solo un'ideuccia veloce, ma poi ovviamente ho pensato bene di farne una long di tre capitoli (mannaggia a me). Ma, siccome i capitoli dovrebbero essere piccinipicciò come questo, dovrei riuscire a finirla presto (notate quanti condizionali gratis in questa frase).
Enjoy! :*

 


Erano le 9.35 quando Derek uscì di casa, dopo aver già fatto due ore di esercizio fisico, una doccia e una colazione veloce.

Essere una persona mattutina aveva i suoi vantaggi: poteva svegliarsi presto e vivere quando gli altri attorno a lui erano ancora nel mondo dei sogni.

Quello era un orario abbastanza tranquillo. Le mamme avevano già accompagnato i figli a scuola ed erano in giro per svolgere faccende varie e i lavoratori erano usciti già da un bel po'.

Derek, in quanto proprietario dell'edificio in cui abitava, si sentiva in dovere di tenere d'occhio i suoi condomini e assicurarsi che non avessero problemi con i loro appartamenti.

Essendo un lupo mannaro dalla nascita, aveva imparato fin da subito a lasciare fuori i suoni di troppo, ma ogni tanto acuiva l'udito per cercare di capire se tutto era a posto, soprattutto per quanto riguardava gli anziani che abitavano da soli. Quella mattina sembrava tutto tranquillo: il signor Watson del terzo piano dormiva ancora, la signora Johnson del primo guardava la tv, e gli altri non erano in casa. Derek sapeva chi di loro solitamente usciva la mattina per una passeggiata, e in effetti in quel momento non erano in casa.

Salì in auto e si allontanò dall'edificio.

Tornò un'ora dopo con le braccia cariche di buste della spesa - il branco si sarebbe riunito a casa sua come ogni venerdì sera, e non era facile sfamare un gruppo formato da teenager e lupi mannari.

Le porte dell'ascensore stavano per chiudersi, quando una mano le bloccò, ed esse si riaprirono per far entrare la signora Smith, del sesto piano.
La signora Smith era un'allegra sessantacinquenne il cui appartamento si trovava proprio sotto quello di Derek. Avevano legato sin da subito, o meglio era stata lei ad insinuarsi nella vita di Derek il giorno in cui era arrivata all’edificio accompagnata da due camion da trasporto e aveva suonato ogni campanello fin quando non aveva trovato quello del proprietario. Derek l’aveva aiutata a portare su tutte le sue cose e lei gli aveva offerto un pezzo di torta.

Era diventata una sorta di nonna per Derek. Aveva perso i suoi nonni materni quando era molto piccolo, mentre non aveva conosciuto affatto quelli paterni, quindi per lui era una novità avere qualcuno che si prendeva cura di lui in quel modo. La signora Smith gli portava ogni domenica un dolce e qualche volta Derek l’aveva invitata a fermarsi per un tè.

Era quel tipo di persona che sapeva sempre tutto di tutti, e Derek non riusciva proprio a spiegarsi come lei potesse captare cose che sfuggivano anche ai suoi sensi sviluppati.

La signora Smith premette il numero del suo piano e l’ascensore iniziò a salire traballante. Si voltò verso Derek e lo osservò con il suo solito sguardo inquisitore, che era a metà tra “mi preoccupo per te” e “so che mi stai nascondendo qualcosa”.

Poi la sua espressione corrucciata si sciolse in un sorriso.

“Caro,” cinguettò. “Vedo che hai fatto scorta per l’inverno, eh?”

“Avrò uhm- ospiti, questa sera”, mormorò Derek.

“Ah, a proposito di ospiti! Dimmi un po’ caro, chi è quel giovanotto che fa sempre casino quando corre su per le scale ed è stato qui cinque volte negli ultimi tre giorni, uh?”

Solo una persona nella lista piuttosto ristretta delle conoscenze di Derek rispondeva a quella descrizione.

“Si chiama Stiles”

“E questo Stiles è il tuo ragazzo?”

Derek abbassò la testa per nascondere il rossore che gli colorava le guance. Forse, se iniziava a desiderarlo abbastanza, il pavimento si sarebbe aperto e la terra l’avrebbe risucchiato al suo interno. Ma non accadde nulla, come previsto.

“Uhm- no…io- “, borbottò imbarazzato, cercando inutilmente di evitare che i suoi pensieri andassero in quella direzione.

Insomma era di Stiles che stavano parlando. Lui non era innamorato di quel ragazzino iperattivo e con un filtro cervello-bocca non funzionante, non poteva esserlo per una serie di validi motivi.

E se anche fosse stato innamorato di lui (“impossibile”, continuava a ripetersi), c’era una lunghissima lista di ragioni per cui Stiles non avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti.

Derek si accorse di essere rimasto per troppo tempo in silenzio alla ricerca di una risposta solo quando l’ascensore si interruppe violentemente. Le porte di aprirono e la signora Smith gli lanciò un sorrisetto di intesa e gli fece un occhiolino prima di uscire e dirigersi verso la porta del suo appartamento, senza nemmeno una parola.

Le porte si richiusero, lasciando Derek all’interno, sommerso da mille nuovi dubbi.
   
 
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