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Autore: Momo Entertainment    23/02/2015    4 recensioni
"Getchis forse aveva capito che fare del male ai Pokemon è una cosa orribile, ma fare del male al proprio figlio era una cosa disastrosa. Forse lo ricorderà per sempre."
Update 2.0: revisione di impaginazione e sintassi
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ghecis, N
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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1 chapter

Father...

(Update: sistemata l'impaginazione, corretti gli errori e migliorata la grafica. Grazie a Cy per i consigli.)



Era un pomeriggio di febbraio, uno dei mesi più freddi nella regione di Unima.

Getchis controllava che nel sontuoso castello funzionasse tutto come al solito: servi che si davano da fare, reclute che organizzavano le catture, seguaci addetti ad ammaestrare i Pokemon rubati... Tutto filava liscio.

Mancava solo una cosa.

L'uomo si avvicinò alla fessura di una porta blindata, aprì un piccolo sportello e diede un'occhiata: la stanza era illuminata dalla fioca luce di una torcia.

"Vai Zekrom, usa Incrotuono!" Urlava il piccolo Natural, mentre scagliava a tutta velocità il pupazzo contro una nave pirata, mente il suo Zorua gli correva incontro.

"Forza Zekrom, resisti! Lo facciamo per la libertà dei Pokémon!".
 
A quel punto si fece serio.

Da quando il bambino sapeva dell'esistenza dei Pokemon Leggendari della regione di Unima passava intere giornate chiuso nella sua stanza, immaginando.

Immaginava.
Tutta la sua vita era sempre stata un'immaginazione.



Nessuno sapeva chi avesse dato alla luce quel bambino e nessuno osava chiederselo.

Era stato trovato un giorno nel bel mezzo del Bosco Smarrimento.

Era avvolto in una coperta di lino bianco, adagiato sopra una cesta.

Il piccolo tremava di freddo e sembrava molto denutrito.

Getchis si domandava spesso che persona spietata potesse abbandonare così una creatura innocente mentre ripensava a quell'episodio.

Preso dalla compassione donò al piccolo un Darmanitan, che procurasse a lui il cibo e lo scaldasse con le sue fiamme.

Per la prima volta Getchis Gropius Harmonia aveva dimostrato un cuore magnanimo e generoso verso qualcuno.

Passò poco tempo affinché il capo del famigerato Team Plasma prese sotto la sua custodia il fanciullo.

Il piccolo venne portato al castello e trattato come un vero principe.

Il "padre" si prendeva lui stesso cura di lui, sotto l'attenzione di tutti i servi.
Pensò anche a dargli una cultura generale sul mondo dei Pokemon.

Natural, tutte le volte che il padre gli parlava di Zekrom, di Reshiram, di Kyurem e Keldeo sgranava gli occhi e sembrava pendere dalle sue labbra.

Natural aveva tutto. Ma si sentiva solo.

Getchis pensò a lungo come abbattere la tristezza del figlio.

Ci voleva un Pokemon che, gli tenesse compagnia... ma quale poteva essere il Pokemon giusto per lui?

"Un Pokemon che, sebbene sia piccolo possa sembrare anche leggendario..."

"Zorua" fu la risposta al rompicapo di Getchis.

Certo, trovarne uno non fu facile, ma quando Natural lo vide fece i salti di gioia.



Forse quell'idea non era così buona.

Il bimbo passava le giornate chiuso nella sua stanza a giocare con Zorua.
Non parlava più con nessuno, non voleva più uscire, non giocava con gli altri bambini: desiderava solo stare con il suo Pokemon.

"Quello è pazzo... Parla con i Pokemon, è un vero malato mentale!" Gli dicevano. Tutti deridevano il ragazzino, che era stato soprannominato N.

N come "Nessuno".

"Padre, credimi, Zorua mi parla!" diceva disperato, aggrappandosi alla tunica dai preziosi ricami del padre.

"Cosa ti dice, figliolo?" gli rispondeva lui, quasi in lacrime.

"Mi dice che devo aiutare i suoi amici, che sono maltrattati da un uomo cattivo! Questo glielo ha detto Zekrom, credimi!".

Getchis non capiva.
Non poteva capire che il bimbo che aveva cresciuto con cura e amore immaginasse suo padre  il capo di una banda di furfanti.

Non poteva accettare che suo figlio lo odiasse.

Infine si convinse che N dovesse essere malato psicologicamente.

"La solitudine lo ha fatto diventare matto!" diceva a chi lo accusava.

Una notte Getchis decise di risvegliare N da quel mondo di illusioni e sciocchezze che si era creato.

"Sei diverso! È un fanatico dei Pokemon! Tu pensi che Zorua ti parli, disgraziato che non sei altro! I Pokemon sono fatti per essere sfruttati, per i propri scopi, non per "essere ascoltati": i Pokemon sono solo strumenti!".

Dopo queste parole N non parlò più con il padre per sette mesi.
E quel febbraio era il settimo mese di silenzio con il figlio.



Dalla stanza di N si sentiva piangere.

L'uomo, insospettito, fece una cosa che non aveva mai fatto: prese le chiavi della stanza di N e aprì la porta.

Trovò N accasciato a terra, che piangeva ed urlava, come se fosse ferito. L'uomo si chinò per rialzare da terra il figlio, ma questo sembrava non volergli dare ascolto.

"Natural, alzati!" gli urlò con voce dura.

"No, ci sono dei Pokemon che stanno soffrendo e se soffrono loro soffrirò anche io!".

N continuava a piangere e a singhiozzare, tenendo il suo amato Zorua fra le braccia.

"Smettila di scherzare!". Questa volta glielo disse con una voce piena di rimorso.

Il piccolo si voltò: "Non sto scherzando..." disse quasi moribondo.

Forse N era triste perché suo padre sfruttava i Pokemon.

Forse era triste perché nessuno lo capiva.

Ma forse N non era triste.

Il piccolo si gettò fra le braccia del padre che lo strinse nel suo mantello
"Padre... Ti voglio bene!" urlò il figlio in lacrime.

Getchis forse aveva capito che fare del male ai Pokemon è una cosa orribile, ma fare del male al proprio figlio era una cosa disastrosa.
Forse lo ricorderà per sempre.


_



Spazio autrice (che ha freddo):

Lo so che update fa pensare all'ultima versione di Whatsapp, ma non trovavo altri termini.
Spero di aver reso la storia più leggibile e corretta. Se riscontrate ulteriori errori non esitate comunque a mostrarmeli!
Nazi-grammar for life, giusto ragazzi?

Ariga-chu~ Morning Musume
  
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