Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: ZereJoke94    24/02/2015    1 recensioni
[Jamie Dornan]
Mi porse la mano -James-
-James- Ripetei, come un idiota.
Non riuscivo a credere all’idea che si stava facendo largo nella mia mente, ma più lo guardavo e più mi convincevo di quello che stavo pensando.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
Balbettai qualcosa in italiano, mentre sbattevo le palpebre più volte, incredula.
-C...che ci fai qui?!- Me ne uscii così, senza motivo. Non sapevo che dire; sempre meglio che starmene li impalata a fissarlo come un idiota.
Mi Guardò, e rise. "Oh mio Dio" pensai, mentre i miei ormoni si davano alla pazza gioia.
-Sono in vacanza- Rispose semplicemente, togliendosi gli occhiali e pulendoli con un angolo della camicia. Alzò gli occhi grigi su di me, aspettando che dicessi qualcosa.
"Dovrai avere pazienza, bello" pensai, ero senza parole.
Si rese conto che non avrei aperto bocca, così continuò -Mi piace prendermi una pausa, a volte. Non che la mia vita sia mai stata tanto frenetica come in questo momento...- fece spallucce -Rilassati-
-Sono rilassata- Risi automaticamente a quella bugia pietosa. -E' solo che...insomma, ti ho visto al cinema un mese fa, e ora se qui in carne ed ossa!-
Sorrise, e mi fece cenno di fargli strada. Avevo paura di aver dimenticato dove si trovasse quella mostra. In realtà, forse non ricordavo nemmeno il mio nome.

-Eccoci- Gli indicai l'entrata, impacciata. Trovavo strano che girasse da solo, senza una specie di scorta o di assistente, quelle cose da vip.
-Non entri con me?-
Sbiancai. "Cosa? Vuole che entri con lui?"
-Ehm, non credo sia la mostra adatta a me- Risposi arrossendo. La mia faccia cambiava colore a intervalli regolari. Bianco rosso bianco rosso bianco rosso.
Non insistette, ma indugiò più del dovuto sul mio viso, sui miei capelli castano scuro.
-Allora ti saluto. Grazie mille per avermi accompagnato...- Allungò la mano.
Gliela strinsi, forte. Non volevo andarmene, avrebbe significato non vederlo mai più.
"Allora entra, genio"
-Di niente, è stato bello- Non lo avrei rivisto, quindi tanto valeva che sapesse che avevo passato tutto il pomeriggio a sbavare. Viva la sincerità.
-Anche per me- Rispose, continuando a stringermi la mano.
Non so come nè perchè, ma le parole che mi uscirono dalla bocca immediatamente dopo mi sconvolgono ancora, -Se vuoi fare qualche altro giro della città, chiamami-
Prima ancora di rendermene conto, avevo tirato fuori dalla borsa  i miei appunti e scarabocchiato il mio numero su un angolo in fondo ad una pagina, avevo strappato il piccolo pezzo di carta e glielo avevo allungato.
Lui lo prese, e se lo infilò in tasca. Mi aveva sorriso e si era avviato verso l'entrata.
Quano lo vidi sparire oltre l'ingresso, sospirai abbastanza rumorosamente, tanto che una signora che mi passava davanti in quel momento mi rivolse un'occhiata storta.
Girai i tacchi mentre avvampavo, immaginandolo mentre prendeva il biglietto dalla tasca e lo gettava per terra.
"Patetica". Decisi che sarebbe stato meglio dimenticare tutto, e mi ricordai che mi aspettavano un centinaio di pagine di appunti da riguardare.
Appena arrivai a casa mi gettai a capofitto nello studio e, strano a dirsi, non riuscii neanche per un istante a concentrarmi davvero.
Cenai in silenzio, ignorando le occhiate preoccupate dei miei genitori.
-Sere, tutto a posto?- Chiese mia madre, prendendomi la mano.
-Si, perchè?- Mi sforzai di sorriderle.
-Sei così silenziosa...-
-E' che ho studiato parecchio oggi, e sono un pò preoccupata per l'esame di letteratura inglese...-

Una settimana dopo, avevo quasi dimenticato quel pomeriggio così surreale.
Stavo per mettermi a letto, dopo aver studiato come una disperata. La mattina dopo avevo un esame.
Mi girai e rigirai, come facevo sempre quando ero preoccupata, senza riuscire a prenere sonno.
Quando finalmente stavo per scivolare nella tanto agognata incoscienza, il mio telefono vibrò sul comodino. Una, due, tre volte.
Maledissi quel maledetto idiota, chiunque fosse. Afferrai il cellulare e risposi, senza nemmeno controllare chi fosse.
-Pronto- Borbottai.
-Serena?- Una voce famigliare, anche se pronunciò il mio nome in moo strano.
Il mio cuore mancò un battito, mentre scattavo a sedere sul letto.
-Si? Chi è?- Non potevo crederci.
-Ehm, sono Jamie. Spero di non disturbarti-
   
 
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